L erede segreta: Harmony Collezione
Di Kelly Hunter
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Info su questo ebook
Per questi due sovrani il dovere viene prima di tutto. Anche dell'amore.
Tra le braccia della dolce e sensuale Anastasia Douglas, in una notte di selvaggio abbandono, il principe Casimir di Byzenmaach ha dimenticato i propri doveri reali, per la prima e ultima volta nella sua vita.
Sono passati sette anni da allora ma Casimir non riesce ad allontanare il ricordo di quelle labbra morbide e audaci. Adesso che per motivi dinastici è costretto a prendere moglie, parte alla ricerca della donna che non ha mai dimenticato... e che gli nasconde un segreto. Sette anni prima Anastasia ha infatti messo al mondo sua figlia, la sua erede! Ora niente potrà dissuadere Casimir dal reclamarle entrambe.
Kelly Hunter
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
L erede segreta - Kelly Hunter
successivo.
Prologo
Casimir, il principe incoronato di Byzenmaach, si svegliò con una donna nella testa e un penoso desiderio nei lombi. Rotolò sulla schiena ed emise un grugnito quando il cotone del lenzuolo lo sfregò in un modo che lo indusse a muovere i fianchi e poi ancora...
No, non di nuovo! Non lei... era la terza volta quella settimana.
La cosa lo contrariava.
Impiegò più tempo del solito per far sbiadire quegli indomabili ricordi del loro far l'amore e rotolare fuori dal letto. Nudo, camminò sugli antichi tappeti verso la porta che immetteva nel loggiato che portava alle terme, un ambiente costruito per un gladiatore romano, dal soffitto a cupola con marmi e vasche che contenevano acqua di diverse temperature e una cascata che sgorgava da una grotta.
L'aria fredda lo investì non appena uscì dalle doppie porte, e se prima non era del tutto sveglio, ora si destò di colpo.
L'estate era ormai nel pieno in Byzenmaach, ma lì sulle montagne ancora incappucciate di neve persistevano gli echi dell'inverno, che non se ne sarebbero mai andati. Però a lui piaceva quella carezza ghiacciata sulla pelle, anche perché questo rendeva più dolce il momento in cui si sarebbe immerso nella piscina riscaldata.
Niente poteva allentare la tensione del suo corpo e chiarire la sua mente come trascorrere cinque minuti sotto lo scrosciante getto d'acqua che si apriva nella grotta a una estremità della vasca, e altri cinque in im-mersione nell'acqua immota e silenziosa nella vasca più tiepida. La presenza della SPA termale era una delle ragioni che lo aveva convinto a fare della remota fortezza invernale la sua dimora permanente.
Edonista. Non aveva mai negato quella accusa. La ricerca del piacere era una parte integrante della sua natura. Anche se non l'unica.
La donna nella sua mente, Anastasia, era stata un errore, un'impudenza giovanile, una follia edonistica, eppure lei tornava a tormentarlo fin troppo spesso. Al tempo Anastasia era una studentessa di lingue e viveva a Ginevra, mentre lui stava tornando a casa dopo un noioso incontro con alcuni delegati.
Il locale dove si erano incontrati la prima volta si chiamava The Barrel and Fawn.
Chi ricordava dettagli simili dopo sette anni?
Il loggiato che portava alla SPA era aperto su un lato, l'alto soffitto sorretto da colonne e arcate marmoree. La vista sulla vallata sottostante riusciva ancora a impressionarlo, a dispetto di quante volte l'avesse contemplata.
D'inverno usava il passaggio più lungo all'interno del palazzo, ma in estate gli piaceva l'aria fredda delle montagne sulla pelle nuda. Forse l'avrebbe aiutato a sbollire l'ardore mattutino.
Non funzionò.
Perché mai dopo sette anni dalla loro brevissima relazione Anastasia Douglas ancora lo tormentava? Perché continuava a rammentare il modo in cui prendeva il suo caffè al mattino, quando aveva centinaia, anzi migliaia di altre cose da tenere bene a mente?
Doppio, nero e con un cucchiaino di zucchero, caldo da bruciare. I capelli scuri le ricadevano sul viso quando si piegava per soffiare sulla tazzina prima di portarla alle labbra. Non era stato l'unico edonista nella loro breve storia.
Le magie che lei sapeva fare con quella bocca... Rabbrividì, e non per il refolo freddo.
Doveva esserci stato qualcosa nell'aria, nell'acqua, in quella notte in cui l'aveva incontrata. Qualcosa che lo aveva indotto a comportarsi con inusuale abbandono. Aveva usato tutto il carisma di cui disponeva, e prima che la notte terminasse si erano ritrovati nudi nel suo piccolo appartamento da studentessa. Invece di andarsene il mattino dopo, come sarebbe stato normale, si era fermato da lei altre quattro notti, voltando le spalle a qualsiasi altra cosa che non riguardasse quella donna.
Intendeva conoscerla, amarla, affondare nella sua vita senza incontrare alcuna resistenza, beandosi.
Aveva monopolizzato le sue notti e si era infiltrato nelle sue giornate. Erano stati distesi sull'erba del piccolo parco con il viso al sole, la testa di Anastasia posata sul suo bacino mentre gli leggeva a voce alta poesie in russo e poi in inglese.
Parlava fluentemente entrambe le lingue, grazie alla madre russa e al padre inglese, ma il risultato delle sue traduzioni era stato piuttosto confuso.
Le poesie russe non erano adatte a essere tradotte in inglese, gli aveva spiegato, e lui aveva chiesto perché allora si cimentasse a farlo. Anastasia aveva risposto che intendeva diventare traduttrice nella sede delle Nazioni Unite, e per poterlo fare doveva essere al top. Doveva studiare molto ed esercitarsi senza sosta.
Aveva condiviso con lui i suoi sogni e le sue ambizioni, oltre che il suo corpo e il suo appartamento. Lui invece non aveva condiviso nulla.
Anastasia non aveva saputo che stava parlando con il principe incoronato di Byzenmaach, dal lignaggio impeccabile, aerei privati e castelli scavati nei fianchi delle montagne. Non le aveva detto di essere Casimir, erede al trono, che studiava diplomazia e politica fin da quando era abbastanza grande da sedere sulle ginocchia del padre e ascoltarlo.
Per quattro giorni e cinque notti lui non era stato Casimir, la cui madre era morta, così come la sorella, con un padre malato e responsabilità incombenti per le quali non era pronto. Si era presentato come Cas, e l'opportunità di essere solo Cas era stata liberatoria.
Forse era per questo che ricordava tanto spesso Anastasia Douglas. I suoi gemiti e la morbidezza della sua pelle, il modo in cui si era stretta a lui... forse l'aveva associata alla libertà, o almeno all'illusione della libertà. Forse, anche se era passato molto tempo da quando era dovuto venire a patti con le sue responsabilità regali, in cuor suo covava ancora l'anelito di poter scegliere da solo il proprio destino.
Nella prima luce del mattino l'acqua della grande vasca era blu e argento. Il vapore saliva a spirale verso l'alto soffitto a cupola, e la carezza dell'acqua intorno ai piedi mentre scendeva i gradini lo fece sospirare di piacere. L'acqua era quasi troppo calda da sopportare, ma gli piaceva. Era come il caffè che Anastasia amava tanto.
Fece qualche altro passo finché l'acqua gli arrivò alle cosce, poi s'immerse.
Presto avrebbe fatto la sua proposta di matrimonio alla principessa Moriana della vicina monarchia di Arun. Era una donna intelligente, beneducata, versata per gli affari di Stato e con ottime conoscenze. Non sarebbe stato un matrimonio d'amore, ma non se ne sarebbe pentito. Moriana sarebbe stata una buona moglie per lui, e una buona regina per Byzenmaach. Lo sapeva.
Moriana, non Anastasia.
Cercò di far virare i suoi pensieri verso la prima, ma non ci riuscì. Anastasia ebbe la meglio.
Vinceva sempre.
Girandosi, uscì dalla vasca e si avviò alla doccia, nascosta nella parete di marmo dietro l'entrata. Aprì l'acqua e regolò la temperatura, lasciando che il potente getto gli cascasse sulle spalle. Allungò la mano a prendere l'olio da bagno.
Forse avrebbe dovuto scoprire cosa stava facendo Anastasia Douglas; magari era un buon modo per liberarsi una volta per tutte di lei. Poteva essere felicemente sposata, con due o tre figli. Irraggiungibile, inviolabile.
Nuovi ricordi, di gran lunga meno inquietanti, per rimpiazzare quelli che lo torturavano: Anastasia sazia e sorridente, lunghe gambe e pelle d'alabastro, capelli di seta in cui un uomo si poteva perdere. Anastasia sulle ginocchia per lui, mentre mormorava parole come ancora e ti prego. Anastasia con quella sensualità così libera che lo accendeva ogni volta.
Niente pressioni, niente reputazione da mantenere, nessuna aspettativa né domande. Piacere per il puro gusto del piacere. Mani svelte ed esperte che lo indirizzavano nei posti giusti. Parole colme di passione e di fuoco che il suo cuore comprendeva, anche se il linguaggio gli restava sconosciuto.
Almeno nella sua mente, se non altrove, poteva avere questo. Chiudendo gli occhi e volgendo il viso al getto dell'acqua, lasciò che i ricordi fluissero.
1
«Un momento del suo tempo, Vostra Altezza...»
Casimir sollevò lo sguardo dalle carte che aveva sulla scrivania e annuì a Rudolpho. Il consigliere del sovrano sembrò più cauto del solito ma era comprensibile giacché il suo re, il padre di Casimir, stava morendo. Leale fino in fondo, Rudolpho trovava difficile accettare il trasferimento di potere da Leonidas al figlio. Principe incoronato o meno, lui era pur sempre un uomo del re. E non amava i cambiamenti che Casimir aveva in animo di fare.
Il principe sapeva che presto avrebbe dovuto lasciare la sua fortezza tra le montagne per trasferirsi lì in modo permanente, nel palazzo nella capitale. Presto non avrebbe più dovuto confrontarsi con i testimoni del lento cammino del padre verso la fine. Lui e Leonidas non erano molto vicini. Una parte di lui lo detestava, e l'avrebbe sempre fatto. Un'altra parte provava pietà. Poi c'era una piccola zona oscura in lui che desiderava la sua approvazione.
Rudolpho era più rigido del solito, quasi guardingo. Qualcosa non andava.
«Che notizie di mio padre?»
«Ha avuto una serata confortevole. La morfina aiuta, ora sta dormendo.» Rudolpho raggiunse la scrivania, lo sguardo che indugiava sulla pila di carte accanto al laptop. «Dovrebbe delegare un po' di lavoro, Vostra Altezza.»
«È quello che intendo fare, non appena avrò compreso esattamente quello che sto delegando.» Alcuni di quegli impegni erano nuovi per lui, e ne stava prendendo visione. «Pensavo che avesse lasciato il palazzo ore fa.» Se il re dormiva tranquillo, che cosa stava facendo ancora lì?
Rudolpho appoggiò una busta gialla sulla scrivania, come se non vedesse l'ora di liberarsene. «Il rapporto che ha ordinato su Anastasia Douglas. Mi sono preso la libertà di aprirlo.»
«Lei apre qualsiasi cosa.» Niente d'insolito in questo.
«Non tutti i rapporti che leggo hanno la capacità di togliermi il fiato. Lo sapeva?» Il tono dell'uomo aveva una nota stridente, qualcosa che Casimir non riuscì a identificare. Paura? Disperazione? Forse delusione.
«Sapevo cosa?»
«Sarò nel mio ufficio» rispose Rudolpho allontanandosi, la postura una linea di disapprovazione.
Quindi era deluso. Casimir fissò la busta con sospetto prima di prenderla. Nuovi ricordi per rimpiazzare i vecchi. Una chiusura definitiva, piuttosto che curiosità. Niente di cui preoccuparsi. Era quello che a-veva chiesto. Allora perché la sua mano tremava mentre estraeva il contenuto?
C'erano delle fotografie, molte, e la prima era un primo piano di Anastasia. Un viso a forma di cuore, con occhi profondi e labbra che promettevano il paradiso. Aveva belle sopracciglia ben disegnate, ciglia folte e nere, che rendevano ancor più profondo il blu degli occhi. I capelli scuri erano raccolti all'indietro in una coda, mentre nella foto seguente erano lasciati liberi in morbidi riccioli che ricadevano sulle spalle. Era un volto che mozzava il fiato. Casimir si massaggiò la mascella con forza prima di passare oltre.
Era diventata ancora più bella. Nessuna sorpresa.
La foto seguente era di Anastasia a figura intera, che saliva una scala esterna facendo i gradini a due a due. Gambe snelle e curve piene, i capelli ancora sciolti. Indossava un completo giacca e pantalone grigio scuro molto professionale e aveva una cartella sotto il braccio sinistro. Altre due fotografie erano una variazione dello stesso tema.
Poi