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Un matrimonio obbligato: Harmony Collezione
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Un matrimonio obbligato: Harmony Collezione
E-book157 pagine2 ore

Un matrimonio obbligato: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il milionario spagnolo Santos Cordero non è un uomo che accetta facilmente un'umiliazione, e vedere sfumare il suo matrimonio proprio il giorno delle nozze lo fa andare su tutte le furie. Non perché provasse dei sentimenti per la sua futura sposa: aveva semplicemente bisogno del cognome di lei per entrare nell'élite aristocratica di Siviglia, che lo ha sempre snobbato per via dei suoi natali illegittimi. Però, la persona incaricata di informarlo della fuga della sposa potrebbe rispondere comunque allo scopo, visto che è la sorella, Alexa Montague. Lei, con quell'aria timida e dimessa, non è certo la moglie che Santos si aspettava, eppure non riesce a toglierle gli occhi e le mani di dosso. Deve farla sua, ma forse questa volta non solo per il cognome che porta.
LinguaItaliano
Data di uscita9 apr 2017
ISBN9788858963258
Un matrimonio obbligato: Harmony Collezione
Autore

Kate Walker

Autrice inglese originaria della regione di Nottingham, ha anche diretto una libreria per bambini.

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    Anteprima del libro

    Un matrimonio obbligato - Kate Walker

    successivo.

    1

    Alexa doveva darsi una mossa. Anzi, doveva agire subito. Non aveva alternative.

    Qualcuno doveva pur farlo, poco ma sicuro.

    Natalie non sarebbe mai riuscita ad affrontare Santos Cordero. Lo avrebbe sposato, perdendo ogni possibilità di una vera relazione. No, meglio che Natalie andasse all'aeroporto per iniziare una nuova vita con l'uomo che amava davvero.

    Se ne sarebbe occupata lei, in qualità di sorella maggiore. Sorellastra, per la precisione. Adesso era compito di Alexa fare l'annuncio, scusarsi, dare spiegazioni.

    Scese dall'auto che l'aveva lasciata davanti all'enorme portone della cattedrale di Santa Maria della Sede, nel centro di Siviglia. Alzando brevemente lo sguardo verso la torre campanaria – la Giralda – che si stagliava contro il cielo terso, fece un respiro profondo per calmarsi. La folla di paparazzi radunatasi per immortalare l'evento richiamò la sua attenzione. Gli scatti delle macchine fotografiche risuonarono come una raffica di proiettili, ma lei cercò di ignorarli mentre percorreva i pochi gradini anteriori.

    «Non cadrai in trappola, Nat. Non più.»

    Lo disse ad alta voce, ma capì subito che quelle parole mancavano della convinzione sperata. Non le avrebbero infuso la forza necessaria per entrare in cattedrale, comunicare quanto accaduto e affrontare il caos che ne sarebbe seguito.

    «Coraggio, Alexa. Devi farlo, lo sai!»

    Sospirando con rassegnazione, allungò una mano verso il pomo di ferro. Ma aveva i palmi sudati per il nervosismo, così le dita scivolarono, vanificando il primo tentativo di aprire il portone.

    «Oh, accidenti!»

    Si passò le mani sull'ampia gonna dell'abito nel tentativo di asciugarle. Il gesto non giovò al satin rosa, ma al momento quella era l'ultima delle sue preoccupazioni. Dopotutto, la cerimonia non avrebbe avuto luogo, quindi non aveva importanza in che stato si fosse ridotto il suo vestito da damigella d'onore.

    Inoltre, l'abito non era affatto nel suo stile. Era il genere di look appariscente che la sua matrigna aveva sempre sognato per il matrimonio della figlia, e Alexa sapeva che quel colore non era il più lusinghiero per i suoi capelli castani e gli occhi nocciola. Ma aveva accettato ogni cosa per amore della sorella: era il grande giorno di Natalie e nulla lo avrebbe rovinato, benché Alexa non ritenesse lo sposo l'uomo giusto per lei.

    Un matrimonio che ormai non avrebbe più avuto luogo, ricordò mestamente. Avrebbe avuto bisogno di tutto il suo coraggio per dirlo davanti a tutti.

    Probabilmente la sua matrigna avrebbe avuto un attacco isterico. Suo padre si sarebbe chiuso ancor più in se stesso. E lo sposo...

    Il pensiero le provocò un groppo in gola mentre l'enorme portone si apriva lentamente, per poi fermarsi con un tonfo sepolcrale contro la parete di pietra consunta, facendo girare tutti gli invitati, che la fissarono in trepida attesa.

    Non aveva idea di come avrebbe reagito Santos Cordero alla notizia che la sua futura sposa lo aveva piantato all'altare per scappare con un altro uomo. Il solo pensiero di dovergli dare la notizia le fece venire la tremarella.

    Aveva incontrato il futuro cognato una volta sola, alla cena organizzata nella splendida villa di Santos a pochi chilometri da Siviglia la sera del suo arrivo in Spagna, due giorni prima. Ma aveva sentito molto parlare di lui. E aveva notato gli effetti che la sua influenza aveva avuto su suo padre: da quando i due uomini erano diventati soci in affari, Stanley Montague le sembrava ogni volta più vecchio, più magro, più grigio. E chiaramente stressato. Non era abituato ad affrontare gli squali della finanza, e Santos Cordero era uno degli squali più grossi in circolazione.

    Mica per altro era conosciuto come el Brigante, il bandito. Un soprannome cui aveva ampiamente tenuto fede.

    «Aspetta di vederlo! È uno schianto! Ed è ricco come il mare» aveva detto Natalie, entusiasta.

    Troppo entusiasta, comprese ora Alexa, ricordando la nota forzata nella voce della sorella, che tradiva lo sforzo di sembrare una giovane disperatamente innamorata del futuro sposo.

    Ma Natalie aveva avuto ragione almeno su un particolare: Santos era davvero attraente. Era uno degli uomini più affascinanti che avesse mai conosciuto. Alto, moro, con una figura asciutta ma imponente e i tratti del viso che sembravano scolpiti.

    Ma quando erano stati presentati e lo aveva guardato negli occhi, aveva capito all'istante di trovarsi al cospetto di un uomo pericoloso.

    La sua stretta di mano era stata distaccata e decisa, il sorriso cortese e studiato, ma lei si era scoperta a fissare gli occhi più gelidi che avesse mai visto. Uno sguardo di un grigio inaspettatamente pallido che l'aveva trafitta con la forza crudele di un raggio laser. Aveva avvertito un formicolio generale, brividi di caldo e freddo allo stesso tempo, come se fosse in preda alla febbre. Dopo qualche insulsa parola di cortesia, si era defilata il più in fretta possibile e aveva cercato di evitare Santos per il resto della serata.

    «Alexandra?»

    Era la voce di suo padre, confusa e quasi attutita dal brusio di sorpresa della congregazione. Veniva verso di lei, sorpreso di non veder arrivare la figlia più piccola. Natalie aveva addotto come scusa che non voleva affaticarlo più del necessario, e aveva insistito perché la precedesse in chiesa, invece di viaggiare a bordo della stessa auto con la sposa.

    «Alexandra...»

    «Cos'è successo?»

    Un'altra voce sovrastò il brusio d'interesse per l'arrivo della damigella d'onore. Una damigella pallida e a disagio, rifletté Alexa mentre il tono supponente dello sposo giungeva dal fondo della navata, sovrastando ogni altra conversazione.

    «Cos'è successo?» domandò di nuovo, e gli occhi di Alexa si spostarono riluttanti verso l'altare, dove lui attendeva alto e pericolosamente imponente.

    Se le era sembrato magnifico la sera di quella famosa cena, in un sobrio bianco e nero, adesso vederlo con il tight le fece girare la testa. E nell'istante in cui incontrò il suo sguardo fu come se ci fossero soltanto loro due al mondo. Il resto dei presenti, l'ambiente circostante, le candele tremolanti e i fiori meravigliosi... tutto si fuse in una grande foschia, al centro della quale si stagliava un volto cupo e scolpito, una bocca serrata e occhi accesi, appassionati.

    «Parla!» le ordinò Santos Cordero, che la raggiunse con tutta la forza di una freccia perfettamente scoccata, proprio dal fondo della chiesa.

    L'impatto la fece pencolare all'indietro, facendole sollevare il mento. I suoi occhi dardeggiarono in segno di sfida per quel tono dittatoriale.

    «Por favor» aggiunse con un tale impeto che per Alexa fu come uno schiaffo in pieno viso.

    Non era affatto un per favore, pensò furiosamente. Era soltanto un altro modo di esprimere un comando, e con un tono che le fece venir voglia di prenderlo a improperi, girare sui tacchi e andarsene. Oppure sbattergli in faccia la verità e guardare quella sua espressione arrogante dissolversi una volta per tutte.

    Ma Santos Cordero era pur sempre uno sposo nel giorno delle nozze. Si era presentato in chiesa credendo di sposare sua sorella Natalie, che probabilmente adesso si trovava all'aeroporto con l'uomo che amava. Lasciando ad Alexa il compito di spiegare cos'era accaduto.

    Quel pensiero le lasciò la gola secca, e per un istante si concesse il lusso di considerare l'eventualità di voltarsi e scappare da lì il più in fretta possibile. Non era un suo problema, una sua responsabilità. Che fosse qualcun altro a spiegare a quel borioso spagnolo che la sua futura sposa ci aveva ripensato. Che ci pensasse qualcun altro a...

    Ma non c'era nessun altro.

    In prima fila, la sua matrigna, splendida nell'abito verde smeraldo e con un cappello che sfoggiava piume di pavone colorate e fluttuanti, si contorceva a disagio, con un viso tanto pallido e tirato come se già sospettasse che qualcosa era andato storto. E suo padre...

    No, non osò guardarlo negli occhi, sapendo che avrebbe intuito che era messaggera delle peggiori notizie. E probabilmente avrebbe avuto anche uno scoppio d'ira. La reazione peggiore in quel momento.

    «Señorita...»

    L'invito di Santos Cordero a continuare sembrava gentile, ma guardandolo negli occhi Alexa comprese che era tutt'altro. Aveva controllato a malapena la propria impazienza. Sembrava sul punto di esplodere.

    Questo era il Santos Cordero che si era aspettata. Questo era el Brigante, la cui reputazione d'arroganza e spietatezza l'aveva raggiunta fino a casa sua, nello Yorkshire, a chilometri di distanza dalla casa di famiglia a Londra.

    Quando aveva annunciato che stava per concludere un affare con Santos, il padre le era sembrato estremamente entusiasta, del tutto certo che avrebbe fruttato una fortuna e alleggerito tutti i suoi problemi finanziari. Ma non era passato molto tempo prima che si accorgesse che non era così. Era chiaro che l'accordo non era il successo che Stanley aveva sognato, ma solo un'enorme fonte di stress.

    «Señorita...»

    Ancora una volta quel tono terribilmente mellifluo la spinse a guardare l'uomo che avrebbe dovuto sposare la sua sorellastra. E trovò impossibile distogliere lo sguardo da quella sua forza magnetica. Ancora una volta ebbe la sensazione di avere la vista annebbiata.

    «Cosa devi dire? Perché sei venuta qui per dire qualcosa, presumo.»

    Inspirando a fatica, Alexa lottò per ignorare il suo tono sarcastico, che la colpì come un colpo di frusta.

    «Devo parlare con te» riuscì a dire, senza fiato come se avesse corso per chilometri e chilometri. «Per favore...» aggiunse, quando vide le sue sopracciglia aggrottarsi pericolosamente.

    «Allora parla.»

    Un cenno autoritario della lunga mano abbronzata enfatizzò il comando con tutta la superbia di un antico imperatore.

    «Sono impaziente di sapere cos'hai da dire.»

    Era impaziente davvero. Non avrebbe potuto renderlo più evidente. E Alexa gli avrebbe raccontato tutto. Ma non lì. Non davanti a seicento invitati chiaramente affascinati da quanto stava accadendo e ansiosi di assistere all'episodio successivo della soap opera che si era improvvisamente materializzata davanti a loro.

    Alexa si costrinse a percorrere la navata per andargli incontro.

    Sapeva che era impossibile, ma più si avvicinava e più aveva l'impressione che Santos fosse più alto e più imponente di quanto le era sembrato la sera in cui lo aveva conosciuto. La fattura del tight metteva in risalto le spalle larghe, il torace ampio, la vita sottile e lunghe, lunghissime gambe. E il bianco immacolato della camicia faceva risaltare la sua carnagione dorata.

    «Possiamo discuterne in privato, per favore?»

    La voce le uscì flebile e tremante, ma sapeva che lui l'aveva sentita chiaramente.

    «Come?»

    Fece un passo avanti e Alexa quasi credette di sentire il calore del suo corpo solido allungarsi per avvolgerla, portando con sé la traccia sottile di una colonia agrumata, sottolineata e arricchita dal profumo pulito, intimo della sua pelle. Il cuore le batteva ancora più forte ormai, ma stavolta comprese con un certo shock che non era solo il senso di apprensione che la attanagliava, ma un'improvvisa ondata di pura reazione femminile alla presenza di un maschio sessualmente attraente. E quella era l'ultima cosa che voleva provare per l'uomo che sembrava aver creato solo problemi alla sua famiglia.

    «Possiamo andare in un luogo più appartato, per favore?»

    Si costrinse a ripeterlo, a voce più alta, benché in realtà

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