Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Sofia - La farsa della politica
Sofia - La farsa della politica
Sofia - La farsa della politica
E-book300 pagine3 ore

Sofia - La farsa della politica

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Il primo libro “ Sofia il teatro della politica” pubblicato presso l’editore “Sensoinverso editore” nel 2012, nella sua conclusione apriva la porta ad un nuovo romanzo, con nuovi personaggi ma sempre calato nella realtà ossessiva degli avvenimenti politici di un mondo immaginato ma non troppo. Storie variopinte in un rapporto diretto fra narrazione ed ipertrofie delle verità, colorate con la fantasia dei desiderata che trovano sempre e comunque un qualche collegamento con la quotidianità.

Prefigurare un futuro possibile è come al solito un esercizio difficilissimo...
LinguaItaliano
Data di uscita19 set 2015
ISBN9788893066860
Sofia - La farsa della politica

Correlato a Sofia - La farsa della politica

Ebook correlati

Narrativa generale per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Sofia - La farsa della politica

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Sofia - La farsa della politica - Domenico Cocuzzi

    Sofia la farsa della politica

    Domenico Cocuzzi

    Copyright © 2015 Domenico Cocuzzi

    All rights reserved.

    ISBN-13: 9788893066860

    DEDICATION

    A tutti coloro che dedicano la loro esistenza alla cura degli altri, che

    sacrificano la loro vita per gli ultimi, per i diseredati, per i più sfortunati

    Alle donne e agli uomini di EMERGENCY

    A tutti coloro che sapranno reagire alla tracotanza, alla protervia, alla

    prepotenza, all’ingiustizia.

    A tutti coloro che avranno avuto il coraggio di guardare finalmente la realtà

    che ci circonda senza egocentrismo.

    A tutti coloro che avranno l’ardire di riconoscere che non esistono razze

    dominanti

    A tutti coloro che inizieranno a rispettare anche gli alieni della porta a fianco

    CONTENTS

    Acknowledgments

    I

    1 I Consortini

    Pg 4

    2 I laboratory di Pomezia

    Pg 11

    3 L’aspetto tecnico

    Pg 18

    4 Sofia scomparsa

    Pg 22

    5 Sofia cambia identità

    Pg 30

    6 Il gioco delle identità

    Pg 35

    7 Berlin Pagliacci ricompare

    Pg 38

    8 Il mistero della famiglia Zatek

    Pg 40

    9 I preparative

    Pg 42

    10 Il discorso alla nazione

    Pg 46

    11 Sofia Zatek ed il ‘CHE’

    Pg 53

    12 La caccia

    Pg 65

    13 Il Colonnello ferito

    Pg 73

    14 Il vetraio ed il giocatore

    Pg 77

    15 Lo scontro

    Pg 90

    16 Il laboratorio di Pomezia

    Pg 99

    17 La macchina

    Pg 108

    18 Il generale risorto

    Pg 116

    19 Sofia ed il Generale

    Pg 124

    Sofia la farsa della politica

    20 Il nuovo scontro

    Pg 136

    21 Stitichini si rubella

    Pg 144

    22 I principi fondamentali semiseri della clonazione Pg 153

    23 Le cene eleganti del Berlin

    Pg 161

    24 L’opposizione

    Pg 168

    25 I ministri del Governo Berlin Pagliacci

    Pg 173

    26 La crisi

    Pg 196

    27 La crisi ed il governo dei professori

    Pg 199

    28 La strategia di Berlin

    Pg 204

    29 La strategia delle opposizioni

    Pg 208

    30 La guardia presidenziale e la Guerra dei cloni

    Pg 213

    31 La fine dei cloni

    Pg 222

    32 La strategia politica di Sofia

    Pg 228

    33

    Prima conclusione imperfetta Pg 239

    34 Seconda conclusione imperfetta Pg 246

    La poesia del Generale Pg 277

    v

    i

    Domenico Cocuzzi

    ACKNOWLEDGMENTS

    L’unico ringraziamento possibile sarà la rinuncia di ogni diritto

    d’autore a favore di EMERGENCY.

    I DIRITTI DERIVANTI DALLA VENDITA DI QUESTO

    LIBRO SARANNO COMPLETAMENTE DEVOLUTI PER IL

    FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITA’ DI EMERGENCY

    IN TUTTO IL MONDO E SENZA DISCRIMINAZIONI.

    ii

    1 I CONSORTINI

    Vomitava con spasmi e singulti. Seduta per terra a

    ridosso della tazza del cesso. Erano i mostri che

    invadevano il suo corpo. La Consortina è una

    fanciulla delicata, una bambolina di giada, in lotta

    contro i mali oscuri che non appannano la sua

    bellezza. E’ minuta, il viso ben proporzionato

    incorniciato da una folta cascata di capelli neri.

    "Amo’, porca vacca, che cazzo stai a fa’. Nun te senti’

    male a sforo, se no, porco Due, sfonno tutto.

    Mannaggia tutte le sbudellate, nun lo vedi che me

    s’arimpone er ciborio. Amo’, m’hai capito, nun te senti’

    male. Mo’ te preparo ‘na bomba, se famo le coccole e

    tutto er monno arifiata." Il Consortino era atterrito, non

    accettava lo strazio della sua compagna, avrebbe

    attirato su di sé i diavoli che banchettavano nelle

    giunture della Consortina. Alto, snello con i capelli

    lunghi raccolti con un elastico, bello dallo sguardo

    intelligente e profondo è vivamente preoccupato ed

    4

    Sofia la farsa della politica

    angustiato. Non capiva e non si capacitava di quel

    continuo tormento a cui era sottoposta la sua

    compagna.

    "Amo’ famo come te dico. Vie’ fori da lì, sdraiate sur

    letto, mo’ te preparo ‘na tisana che t’arimette ar

    monno." Le piante erano la sua passione, sapeva

    come coccolarle, conosceva i reconditi segreti meglio

    di un botanico esperto. Le sue curiosità invadevano il

    confuso mondo della scienza. Avrebbe voluto

    riprodurre la pioggia, l’energia nelle sue multiforme

    varietà. Preoccupato delle congiure planetarie,

    credeva seriamente al progetto d’eliminazione

    programmata di gran parte dell’umanità.

    La Consortina continuava a star male, era scossa da

    singulti che squassavano lo stomaco e gli intestini,

    intanto un feroce dolore alla testa annichiliva ogni

    suo razionale pensiero. I mostri stavano lentamente

    divorando il suo corpo. Non davano tregua.

    "Amo’, cazzo, stracazzo, se sto qui fori a flescia’ nun

    risolvo. Esci fori."

    La Consortina recuperò un po’ delle perdute forze: "

    Micio sta calmo, adesso esco. Non voglio farmi

    vedere così. Fammi un favore chiama Sofia, mi serve

    lei, mi può aiutare." Fu interrotta da un nuovo singulto.

    Il Consortino intanto si precipitò al telefono:

    "Sofì, scusa se te rompo, Micia mia sta male, chiusa

    nel cesso, vole te, nun me fa manco entra’. Te la senti

    da veni’?"

    Arrivo subito disse attaccando il telefono per fare più

    in fretta. Abitavano vicini a due isolati, impiegò

    pochissimo.

    "Che è successo – era appena entrata – richiudendo

    5

    Domenico Cocuzzi

    la porta del bagno alle sue spalle. La Consortina era

    rannicchiata in posizione fetale."

    "Sto malissimo- disse con un filo di voce – potresti

    aiutarmi a lavare e cambiare?"

    Sofia si chinò su di lei, dolcemente le sollevò la testa.

    Bagnò un asciugamano, lo passò sulla fronte madida

    di sudore della sua giovane amica. Poi pulì

    delicatamente tutto il viso. Riempì la vasca di acqua

    calda, le tolse gli indumenti sporchi e bagnati. L’aiutò

    ad entrare nella vasca. Il calore ebbe il suo effetto

    benefico. La Consortina sembrava stare meglio. I

    dolori si andavano attenuando.

    Sofia uscì in cerca di vestiti puliti. Il Consortino

    continuava il suo andirivieni:

    "Quei mostri del cazzo l’hanno ridotta un sacco di

    panni e stracci zozzi. Che posso fa’? dai dimme

    qualcosa."

    Sofia continuava a rovistare nei cassetti della

    biancheria:

    Andrà tutto bene, vedrai, stai tranquillo

    "Tranquillo, tranquillo un cazzo, lo sai come se dice a

    Roma? A Tranquillo hanno fatto il culo a spillo."

    "Aiutami a trovare panni puliti, invece di stare a

    bofonchiare tutto il tempo."

    Sofia scomparve dietro la porta del bagno. Il

    Consortino rimase solo con i suoi pensieri.

    "Devo costrui’ ‘na macchina seria, quelle che te fanno

    flescia’. Risolvo io il problema de Micia mia. Me devo

    prenne un po’ de libri. So’ sicuro – pensava – devo

    parti’ dall’orgasmatica. Wilhelm Reich s’è fermato

    troppo presto. Quella macchina è un tajo, se te leva

    6

    Sofia la farsa della politica

    tutti i dolori hai risorto. Te butti dentro n’oretta esci

    che sei rinato. Questione di fisica quantica, con

    qualche algoritmo in più je faccio fa’ faville. Però me

    devo mette a panza sotto. Devo trova’ gli schemi, i

    pezzi me li faccio, un po’ alla volta. Certo vorte ‘sti

    grandi scienziati der cazzo c’hanno ‘na bona idea ma

    poi se cacano ‘n mano. Certo se potessi rimedia’ con

    le erbe je farei er culo a strisce a li mostri che

    rompono sempre li cojoni a Micia mia.

    Il Consortino non si perse d’animo. Raccolse la

    documentazione che gli interessava, in particolare gli

    schemi della macchina orgasmatica di Reich. La sua

    predilezione per l’utilizzo delle staminali, lo portò a

    cercare di introdurre nel sistema propulsivo, la

    volatilizzazione delle cellule staminali, che avrebbero

    potuto risanare le parti lese o danneggiate del corpo.

    Era un aspetto pericoloso, doveva assolutamente

    procurarsi le cellule non ancora specializzate in

    singole parti del corpo umano, le totipotenti. Questa

    era la parte più difficile, procurarsi i cordoni ombelicali

    non era come andare dal suo spacciatore abituale per

    qualche etto di erba. Avrebbe dovuto trovare la strada

    per entrare in qualche ospedale per gestanti,

    corrompere l’infermiera addetta agli smaltimenti dei

    rifiuti organici. Il restante lavoro era lavoro da

    laboratorio. Sapeva dove andare. La fabbrica

    dismessa per prodotti farmaceutici, vicino Pomezia

    sarebbe servita all’occorrenza. C’era stato diverse

    volte, i laboratori di sperimentazione erano intatti, con

    l’alimentazione garantita per questioni di sicurezza. I

    prodotti contenuti nei capienti frigoriferi non potevano

    7

    Domenico Cocuzzi

    deteriorarsi. Ma per le strane coincidenze

    burocratiche che spesso capitano in questi casi, non

    vi era ancora l’accordo su chi e come dovesse

    provvedere alla sorveglianza. La società di vigilanti,

    impegnati fino alla crisi, aveva mantenuto un suo

    presidio, ma considerando i mancati pagamenti delle

    fatture emesse per il servizio avevano abbandonato la

    postazione. Il problema era nelle mani del magistrato

    del fallimento che ancora non aveva preso alcuna

    decisione. Il Consortino, con il suo furgone attrezzato

    per le riparazioni meccaniche degli automatismi di

    sofisticate macchine, aveva avuto una segnalazione

    ancora prima della crisi della società farmaceutica,

    l’aveva messa nella sua lista non urgente. Suonò

    diverse volte al campanello del cancello d’ingresso.

    Non ebbe nessuna risposta. Spinse leggermente il

    battente ed entrò. I laboratori, che erano in una zona

    isolata della fabbrica, erano completamenti illuminati.

    Girò sulla parte retrostante, fermò il furgone, prese i

    suoi attrezzi e senza porsi più interrogativi

    sull’assenza di personale, raggiunse gli attivatori

    gravitazionali. Erano due enormi cilindri, legati a delle

    pompe a vuoto, gestite da un consolle completamente

    illuminata, con spie rosse intermittenti che

    segnalavano il guasto. Smontò le schede elettroniche,

    sicuramente fuori uso, sperando che il problema

    fosse elettronico e non meccanico. Avrebbe così

    impiegato molto meno tempo per la riparazione.

    Mentre così lavorava, si accorse che non sentiva

    nessun tipo di abituale rumore, solo il sibilo dei motori

    in funzioni delle celle frigo e delle attrezzature di

    8

    Sofia la farsa della politica

    sedimentazione dei materiali. I grossi cilindri di

    fermentazione erano fermi, questo significava che

    non vi erano lavorazioni in corso. I miscelatori erano

    stati recentemente trattati, ma non vi era nulla da

    miscelare. Si guardò intorno, ma tutti gli ambienti

    illuminati erano completamenti vuoti. Anche le camere

    asettiche, che poteva vedere sulla sua destra erano

    completamente deserte. Gli scafandri e le tute,

    indossate per entrare in quei luoghi così

    scrupolosamente curati, erano riposte nei loro armadi

    di plexiglass, sicuramente sotto vuoto. Fu in quel

    momento che gli balenò l’idea di servirsi dei laboratori

    per la realizzazione delle sua macchina orgasmatica.

    Avrebbe potuto utilizzare tutti gli strumenti per

    apportare le modifiche necessarie a trasformare la

    macchina in una vera e propria incubatrice di nuova

    vita. Avrebbe modificato il DNA della sua Consortina,

    tale da renderla inattaccabile dai mostri.

    Tra tutti i materiali che aveva recuperato, aveva

    scovato un documento, che ritenne subito importante,

    di una certa Irina Kosfighin, meglio conosciuta come

    Signora Zatek. Lo studio descriveva le modalità di

    riproduzione del DNA da uno preesistente,

    modificando errori di comportamento nello sviluppo.

    Non vi erano descritte tutte le fasi delle

    sperimentazioni portate a termine, ma il Consortino

    con la sua capacità innata di entrare nei meandri dei

    discorsi complessi, capì immediatamente l’uso che

    avrebbe potuto fare dello studio. Le sue erano

    conoscenze biologicamente innate, si erano riassunte

    nel suo modo di agire i risultati di secoli di studi ed

    esperienze. Il suo cervello sembrava appozzare nelle

    9

    Domenico Cocuzzi

    memorie dei più grandi studiosi del passato e del

    presente. Alcune volte si stupiva come le sue mani

    potessero tranquillamente orientarsi nel dipanare i

    misteri delle più complesse attrezzature, senza

    nessuno sforzo apparente. Sbalordiva chiunque

    quando riusciva ad esporre, nel suo involuto

    linguaggio dialettale, le più difficili ed incomprensibili

    teorie della fisica e della chimica, delle scienze in

    genere. Nel campo della botanica era addirittura

    superlativo. Avrebbe voluto dare alle piante la

    possibilità di staccarsi dal suolo ed adottare una vita

    animale, muovendosi nel mondo circostante. La sua

    semplificazione lo aveva portato a credere che se

    avesse trasformato la clorofilla in emoglobina, il

    processo di sradicamento avrebbe potuto prodursi

    con una facilità estrema. Le piante gli parlavano,

    sapevano delle sue capacità e lo facilitavano in

    queste sue fantasticherie. Non vi era conoscenza

    non adatta alla sua capacità di semplificazione. Se le

    piante avessero avuto la capacità di muoversi,

    scegliendo i terreni più adatti alla loro sopravvivenza

    saremmo tutti vissuti in un mondo migliore, pensava,

    ma questo era una altro discorso. Ora doveva

    concentrarsi sulla macchina della rigenerazione

    orgasmatica.

    10

    Sofia la farsa della politica

    2 I LABORATORI DI POMEZIA

    Cominciò a riempire il suo furgone di attrezzature

    sempre più strane, un misto di meccanica elettronica

    –organica. La frequentazione dei laboratori di

    Pomezia divenne giornaliera. Aveva occupato tutta la

    zona dei laboratori. La parte più difficile fu la

    separazione delle staminali totipotenti dai cordoni

    ombelicali, sottratti al San Camillo, ed il loro

    inserimento in forma di aerosol nel complesso

    macchinario di insufflaggio. Conservazione, tempi di

    decadenza, ambienti sterili, furono le sue sole

    preoccupazioni. Non pensava ad altro. Avrebbe

    dovuto sperimentare, stadio di avanzamento per

    stadio di avanzamento, le sue mirabolanti scoperte.

    Non voleva trovarsi davanti a sorprese incorreggibili.

    11

    Domenico Cocuzzi

    Avrebbe dovuto trovare, prima degli animali, ma

    successivamente dei volontari, o nominati tali a loro

    insaputa.

    "Amo’ datte pace, ancora ‘na ‘nticchietta e t’arimovo i

    mostroni. Je do n’carcio ner culo ed uno in mezzo ai

    cojoni. Ho studiato tutto , ‘sti scienziati der cazzo

    scrivono cor pisello, pe’ nun fa capi’ un cazzo a

    nisuno. Ma io so’ tosto, co’ me nun c’è da scherza’ li

    rivolto come pedalini. ‘Sti zozzi scrivono tutte merde

    pure scorette. Tanto fra de loro nun se mozzicano.

    Poi devono sperimenta’, mesi, anni, secoli, ‘sti

    merdosi. Come se nun se sapesse che se nun c’è

    convenienza di quei quattro maiali che c’hanno er

    monopolio nun se po’ fa’ un cazzo. Mortacci loro e de

    ‘sti stronzi, ma io je rompo li giochetti loro, li sfascio,

    sti rincojoniti, te faccio vede, amo’, so quasi pronto".

    Il gattone della vicina si stava spelacchiando, a stento

    riusciva ancora a camminare, viveva quasi sempre

    disteso, era fortemente debilitato, viveva grazie alle

    cure delle gattare che riuscivano ancora ad

    alimentarlo con latte e croccantini. Ma tutti si

    aspettavano che da un giorno all’altro il micione

    avrebbe stirato in silenzio, andandosene da questo

    mondo di sofferenza. Il Consortino decise che la

    prima sperimentazione della sua cazzutissima

    macchina orgasmatica l’avrebbe fatta con il gattone

    ormai vicino alla fine dei suoi giorni. Se i suoi calcoli

    erano giusti, avrebbe dovuto rivitalizzarlo, tanto da

    ridargli una nuova vita piena di energia, e lontana

    dalle malattie che angustiavano la sua esistenza. Non

    fu difficile caricarlo sul furgone, era docile docile, si

    12

    Sofia la farsa della politica

    lasciava trasportare come un fagotto senza nessuna

    reazione, nemmeno un miagolio di disapprovazione.

    Il Consortino rivoltò il gattaccio, lo esaminò in tutti i

    modi, voleva capire che tipo di malattie avesse

    contratto. La sua diagnosi, dopo gli esami accurati fu

    di invecchiamento precoce, non gli rimaneva molto da

    vivere in quelle condizioni.

    Mentre chiudeva la porticina della macchina, dopo

    aver adagiato il micio al suo interno, quasi gli

    dispiaceva. Era preoccupato, non avrebbe voluto

    ritrovarselo lessato. Il gattone spelacchiato, non

    sembrava preoccupato. Il Consortino avviò il

    macchinario, un sibilo persistente lo avvertì che i

    motori si erano avviati regolarmente. Si spostò sulla

    consolle per verificare i parametri vitali del gattaccio

    sotto l’effetto della macchina. Tutto nella normalità.

    Decise che come primo esperimento quindici minuti

    sarebbero bastati, avrebbe incrementati i tempi in

    relazione allo stato di salute del suo inconsapevole

    paziente. Allo scader del tempo spense i motori, che

    avevano continuamente iniettato energie vitali

    nell’abitacolo della macchina. Aprì lo sportello e trovò

    il gatto completamente rilassato, quasi dormiva. Lo

    tirò fuori e prese ad esaminarlo. Tutti i parametri,

    cuore, pressione sanguigna, temperatura erano

    inalterati rispetto a prima. Il Consortino sembrò

    sorpreso si aspettava delle minime variazioni. Lasciò

    perdere, pensando che era ancora minimo il tempo di

    permanenza nella macchina orgasmatica. Avrebbe

    continuato aumentando i minuti nei giorni successivi.

    Dopo la quinta seduta, tutte intervallate da un giorno

    13

    Domenico Cocuzzi

    di riposo, il Consortino non notò miglioramenti

    apprezzabili, ad eccezione dell’apparente rilassatezza

    del gattaccio e del suo pelo lucido, come se fosse

    stato appena lavato con uno shampoo. Gli organi

    interni sembravano più vitali: i battiti del cuore si

    erano fatti regolari, la pressione sanguigna non

    presentava

    anomalie.

    Poteva

    essere

    una

    sintomatologia positiva. Il Consortino provò a pensare

    che forse la macchina era in grado di produrre un

    piccolissimo processo di ringiovanimento delle cellule.

    Se così fosse stato il suo lavoro avrebbe avuto un

    successo strepitoso. Continuò la sua sperimentazione

    per oltre un mese, il gattaccio ormai lo seguiva passo,

    passo. Sembrava sempre più vitale ed in piena forma.

    Poi all’improvviso avvenne un fenomeno che lo

    sconvolse profondamente. Il gattaccio sembrava

    capire

    le

    sue

    argomentazioni,

    e

    seguiva

    pedissequamente i suoi ordini. Provò esercizi sempre

    più difficili:

    Portame il giornale schifido gattaccio putrido la

    povera bestiolina si guardava intorno, poi saltellando

    su e giù afferrava ‘L’Unità’ aperto sulla sedia e lo

    portava al suo nuovo padrone.

    Prennime il cacciavite a stella e come un docile

    assistente tornava con in bocca l’oggetto richiesto. Il

    Consortino dapprima incredulo, diventò sempre più

    eccitato dalla nuova situazione che si stava creando.

    Quasi non credeva ai suoi occhi. Continuò così con

    sperimentazioni sempre più difficili, ma ormai era

    chiaro il micione capiva i suoi comandi e riconosceva

    tutti gli oggetti, sapeva distinguere tra una chiave

    14

    Sofia la farsa della politica

    inglese ed una pinza. Cercava gli oggetti fino a

    trovarli. Provò ad indicare oggetti inesistenti, ma il

    gatto, dopo un primo disorientamento ritornava

    scuotendo il testolone, come per dire: Non c’è.

    Non sapeva darsi una spiegazione scientifica di

    questo fenomeno, era certo che la macchina

    orgasmatica aveva avuto una influenza sulle cellule

    neuronali, forse producendo un processo di

    ringiovanimento, cosa che era possibile notare anche

    per altri organi vitali. Non restava che sperimentare su

    esseri umani, prima avrebbe provato con Artù il

    cagnaccio del suo amico Pasquale, un bastardello di

    taglia medio grande, sempre pronto a fare feste,

    scodinzolando e leccando le mani a chiunque fosse a

    tiro delle sue smancerie. Arturazzo era un po’ tonto,

    non ascoltava nessun ordine, era completamente

    autonomo, poco gli importava delle sgridate del suo

    padrone, continuava a fare quello che si era prefisso

    di fare, incurante di ogni altra indicazione diversa.

    Poteva essere il soggetto adatto. Non era stato

    difficile portare Artù a spasso. Lo caricò sul suo

    furgone e si diresse senza esitazione nei laboratori di

    Pomezia. Come al solito i primi trattamenti non

    ebbero effetti visibili. Poi

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1