Sofia - La farsa della politica
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Anteprima del libro
Sofia - La farsa della politica - Domenico Cocuzzi
Sofia la farsa della politica
Domenico Cocuzzi
Copyright © 2015 Domenico Cocuzzi
All rights reserved.
ISBN-13: 9788893066860
DEDICATION
A tutti coloro che dedicano la loro esistenza alla cura degli altri, che
sacrificano la loro vita per gli ultimi, per i diseredati, per i più sfortunati
Alle donne e agli uomini di EMERGENCY
A tutti coloro che sapranno reagire alla tracotanza, alla protervia, alla
prepotenza, all’ingiustizia.
A tutti coloro che avranno avuto il coraggio di guardare finalmente la realtà
che ci circonda senza egocentrismo.
A tutti coloro che avranno l’ardire di riconoscere che non esistono razze
dominanti
A tutti coloro che inizieranno a rispettare anche gli alieni della porta a fianco
CONTENTS
Acknowledgments
I
1 I Consortini
Pg 4
2 I laboratory di Pomezia
Pg 11
3 L’aspetto tecnico
Pg 18
4 Sofia scomparsa
Pg 22
5 Sofia cambia identità
Pg 30
6 Il gioco delle identità
Pg 35
7 Berlin Pagliacci ricompare
Pg 38
8 Il mistero della famiglia Zatek
Pg 40
9 I preparative
Pg 42
10 Il discorso alla nazione
Pg 46
11 Sofia Zatek ed il ‘CHE’
Pg 53
12 La caccia
Pg 65
13 Il Colonnello ferito
Pg 73
14 Il vetraio ed il giocatore
Pg 77
15 Lo scontro
Pg 90
16 Il laboratorio di Pomezia
Pg 99
17 La macchina
Pg 108
18 Il generale risorto
Pg 116
19 Sofia ed il Generale
Pg 124
Sofia la farsa della politica
20 Il nuovo scontro
Pg 136
21 Stitichini si rubella
Pg 144
22 I principi fondamentali semiseri della clonazione Pg 153
23 Le cene eleganti del Berlin
Pg 161
24 L’opposizione
Pg 168
25 I ministri del Governo Berlin Pagliacci
Pg 173
26 La crisi
Pg 196
27 La crisi ed il governo dei professori
Pg 199
28 La strategia di Berlin
Pg 204
29 La strategia delle opposizioni
Pg 208
30 La guardia presidenziale e la Guerra dei cloni
Pg 213
31 La fine dei cloni
Pg 222
32 La strategia politica di Sofia
Pg 228
33
Prima conclusione imperfetta Pg 239
34 Seconda conclusione imperfetta Pg 246
La poesia del Generale Pg 277
v
i
Domenico Cocuzzi
ACKNOWLEDGMENTS
L’unico ringraziamento possibile sarà la rinuncia di ogni diritto
d’autore a favore di EMERGENCY.
I DIRITTI DERIVANTI DALLA VENDITA DI QUESTO
LIBRO SARANNO COMPLETAMENTE DEVOLUTI PER IL
FINANZIAMENTO DELLE ATTIVITA’ DI EMERGENCY
IN TUTTO IL MONDO E SENZA DISCRIMINAZIONI.
ii
1 I CONSORTINI
Vomitava con spasmi e singulti. Seduta per terra a
ridosso della tazza del cesso. Erano i mostri che
invadevano il suo corpo. La Consortina è una
fanciulla delicata, una bambolina di giada, in lotta
contro i mali oscuri che non appannano la sua
bellezza. E’ minuta, il viso ben proporzionato
incorniciato da una folta cascata di capelli neri.
"Amo’, porca vacca, che cazzo stai a fa’. Nun te senti’
male a sforo, se no, porco Due, sfonno tutto.
Mannaggia tutte le sbudellate, nun lo vedi che me
s’arimpone er ciborio. Amo’, m’hai capito, nun te senti’
male. Mo’ te preparo ‘na bomba, se famo le coccole e
tutto er monno arifiata." Il Consortino era atterrito, non
accettava lo strazio della sua compagna, avrebbe
attirato su di sé i diavoli che banchettavano nelle
giunture della Consortina. Alto, snello con i capelli
lunghi raccolti con un elastico, bello dallo sguardo
intelligente e profondo è vivamente preoccupato ed
4
Sofia la farsa della politica
angustiato. Non capiva e non si capacitava di quel
continuo tormento a cui era sottoposta la sua
compagna.
"Amo’ famo come te dico. Vie’ fori da lì, sdraiate sur
letto, mo’ te preparo ‘na tisana che t’arimette ar
monno." Le piante erano la sua passione, sapeva
come coccolarle, conosceva i reconditi segreti meglio
di un botanico esperto. Le sue curiosità invadevano il
confuso mondo della scienza. Avrebbe voluto
riprodurre la pioggia, l’energia nelle sue multiforme
varietà. Preoccupato delle congiure planetarie,
credeva seriamente al progetto d’eliminazione
programmata di gran parte dell’umanità.
La Consortina continuava a star male, era scossa da
singulti che squassavano lo stomaco e gli intestini,
intanto un feroce dolore alla testa annichiliva ogni
suo razionale pensiero. I mostri stavano lentamente
divorando il suo corpo. Non davano tregua.
"Amo’, cazzo, stracazzo, se sto qui fori a flescia’ nun
risolvo. Esci fori."
La Consortina recuperò un po’ delle perdute forze: "
Micio sta calmo, adesso esco. Non voglio farmi
vedere così. Fammi un favore chiama Sofia, mi serve
lei, mi può aiutare." Fu interrotta da un nuovo singulto.
Il Consortino intanto si precipitò al telefono:
"Sofì, scusa se te rompo, Micia mia sta male, chiusa
nel cesso, vole te, nun me fa manco entra’. Te la senti
da veni’?"
Arrivo subito
disse attaccando il telefono per fare più
in fretta. Abitavano vicini a due isolati, impiegò
pochissimo.
"Che è successo – era appena entrata – richiudendo
5
Domenico Cocuzzi
la porta del bagno alle sue spalle. La Consortina era
rannicchiata in posizione fetale."
"Sto malissimo- disse con un filo di voce – potresti
aiutarmi a lavare e cambiare?"
Sofia si chinò su di lei, dolcemente le sollevò la testa.
Bagnò un asciugamano, lo passò sulla fronte madida
di sudore della sua giovane amica. Poi pulì
delicatamente tutto il viso. Riempì la vasca di acqua
calda, le tolse gli indumenti sporchi e bagnati. L’aiutò
ad entrare nella vasca. Il calore ebbe il suo effetto
benefico. La Consortina sembrava stare meglio. I
dolori si andavano attenuando.
Sofia uscì in cerca di vestiti puliti. Il Consortino
continuava il suo andirivieni:
"Quei mostri del cazzo l’hanno ridotta un sacco di
panni e stracci zozzi. Che posso fa’? dai dimme
qualcosa."
Sofia continuava a rovistare nei cassetti della
biancheria:
Andrà tutto bene, vedrai, stai tranquillo
"Tranquillo, tranquillo un cazzo, lo sai come se dice a
Roma? A Tranquillo hanno fatto il culo a spillo."
"Aiutami a trovare panni puliti, invece di stare a
bofonchiare tutto il tempo."
Sofia scomparve dietro la porta del bagno. Il
Consortino rimase solo con i suoi pensieri.
"Devo costrui’ ‘na macchina seria, quelle che te fanno
flescia’. Risolvo io il problema de Micia mia. Me devo
prenne un po’ de libri. So’ sicuro – pensava – devo
parti’ dall’orgasmatica. Wilhelm Reich s’è fermato
troppo presto. Quella macchina è un tajo, se te leva
6
Sofia la farsa della politica
tutti i dolori hai risorto. Te butti dentro n’oretta esci
che sei rinato. Questione di fisica quantica, con
qualche algoritmo in più je faccio fa’ faville. Però me
devo mette a panza sotto. Devo trova’ gli schemi, i
pezzi me li faccio, un po’ alla volta. Certo vorte ‘sti
grandi scienziati der cazzo c’hanno ‘na bona idea ma
poi se cacano ‘n mano. Certo se potessi rimedia’ con
le erbe je farei er culo a strisce a li mostri che
rompono sempre li cojoni a Micia mia.
Il Consortino non si perse d’animo. Raccolse la
documentazione che gli interessava, in particolare gli
schemi della macchina orgasmatica di Reich. La sua
predilezione per l’utilizzo delle staminali, lo portò a
cercare di introdurre nel sistema propulsivo, la
volatilizzazione delle cellule staminali, che avrebbero
potuto risanare le parti lese o danneggiate del corpo.
Era un aspetto pericoloso, doveva assolutamente
procurarsi le cellule non ancora specializzate in
singole parti del corpo umano, le totipotenti. Questa
era la parte più difficile, procurarsi i cordoni ombelicali
non era come andare dal suo spacciatore abituale per
qualche etto di erba. Avrebbe dovuto trovare la strada
per entrare in qualche ospedale per gestanti,
corrompere l’infermiera addetta agli smaltimenti dei
rifiuti organici. Il restante lavoro era lavoro da
laboratorio. Sapeva dove andare. La fabbrica
dismessa per prodotti farmaceutici, vicino Pomezia
sarebbe servita all’occorrenza. C’era stato diverse
volte, i laboratori di sperimentazione erano intatti, con
l’alimentazione garantita per questioni di sicurezza. I
prodotti contenuti nei capienti frigoriferi non potevano
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Domenico Cocuzzi
deteriorarsi. Ma per le strane coincidenze
burocratiche che spesso capitano in questi casi, non
vi era ancora l’accordo su chi e come dovesse
provvedere alla sorveglianza. La società di vigilanti,
impegnati fino alla crisi, aveva mantenuto un suo
presidio, ma considerando i mancati pagamenti delle
fatture emesse per il servizio avevano abbandonato la
postazione. Il problema era nelle mani del magistrato
del fallimento che ancora non aveva preso alcuna
decisione. Il Consortino, con il suo furgone attrezzato
per le riparazioni meccaniche degli automatismi di
sofisticate macchine, aveva avuto una segnalazione
ancora prima della crisi della società farmaceutica,
l’aveva messa nella sua lista non urgente. Suonò
diverse volte al campanello del cancello d’ingresso.
Non ebbe nessuna risposta. Spinse leggermente il
battente ed entrò. I laboratori, che erano in una zona
isolata della fabbrica, erano completamenti illuminati.
Girò sulla parte retrostante, fermò il furgone, prese i
suoi attrezzi e senza porsi più interrogativi
sull’assenza di personale, raggiunse gli attivatori
gravitazionali. Erano due enormi cilindri, legati a delle
pompe a vuoto, gestite da un consolle completamente
illuminata, con spie rosse intermittenti che
segnalavano il guasto. Smontò le schede elettroniche,
sicuramente fuori uso, sperando che il problema
fosse elettronico e non meccanico. Avrebbe così
impiegato molto meno tempo per la riparazione.
Mentre così lavorava, si accorse che non sentiva
nessun tipo di abituale rumore, solo il sibilo dei motori
in funzioni delle celle frigo e delle attrezzature di
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Sofia la farsa della politica
sedimentazione dei materiali. I grossi cilindri di
fermentazione erano fermi, questo significava che
non vi erano lavorazioni in corso. I miscelatori erano
stati recentemente trattati, ma non vi era nulla da
miscelare. Si guardò intorno, ma tutti gli ambienti
illuminati erano completamenti vuoti. Anche le camere
asettiche, che poteva vedere sulla sua destra erano
completamente deserte. Gli scafandri e le tute,
indossate per entrare in quei luoghi così
scrupolosamente curati, erano riposte nei loro armadi
di plexiglass, sicuramente sotto vuoto. Fu in quel
momento che gli balenò l’idea di servirsi dei laboratori
per la realizzazione delle sua macchina orgasmatica.
Avrebbe potuto utilizzare tutti gli strumenti per
apportare le modifiche necessarie a trasformare la
macchina in una vera e propria incubatrice di nuova
vita. Avrebbe modificato il DNA della sua Consortina,
tale da renderla inattaccabile dai mostri.
Tra tutti i materiali che aveva recuperato, aveva
scovato un documento, che ritenne subito importante,
di una certa Irina Kosfighin, meglio conosciuta come
Signora Zatek. Lo studio descriveva le modalità di
riproduzione del DNA da uno preesistente,
modificando errori di comportamento nello sviluppo.
Non vi erano descritte tutte le fasi delle
sperimentazioni portate a termine, ma il Consortino
con la sua capacità innata di entrare nei meandri dei
discorsi complessi, capì immediatamente l’uso che
avrebbe potuto fare dello studio. Le sue erano
conoscenze biologicamente innate, si erano riassunte
nel suo modo di agire i risultati di secoli di studi ed
esperienze. Il suo cervello sembrava appozzare nelle
9
Domenico Cocuzzi
memorie dei più grandi studiosi del passato e del
presente. Alcune volte si stupiva come le sue mani
potessero tranquillamente orientarsi nel dipanare i
misteri delle più complesse attrezzature, senza
nessuno sforzo apparente. Sbalordiva chiunque
quando riusciva ad esporre, nel suo involuto
linguaggio dialettale, le più difficili ed incomprensibili
teorie della fisica e della chimica, delle scienze in
genere. Nel campo della botanica era addirittura
superlativo. Avrebbe voluto dare alle piante la
possibilità di staccarsi dal suolo ed adottare una vita
animale, muovendosi nel mondo circostante. La sua
semplificazione lo aveva portato a credere che se
avesse trasformato la clorofilla in emoglobina, il
processo di sradicamento avrebbe potuto prodursi
con una facilità estrema. Le piante gli parlavano,
sapevano delle sue capacità e lo facilitavano in
queste sue fantasticherie. Non vi era conoscenza
non adatta alla sua capacità di semplificazione. Se le
piante avessero avuto la capacità di muoversi,
scegliendo i terreni più adatti alla loro sopravvivenza
saremmo tutti vissuti in un mondo migliore, pensava,
ma questo era una altro discorso. Ora doveva
concentrarsi sulla macchina della rigenerazione
orgasmatica.
10
Sofia la farsa della politica
2 I LABORATORI DI POMEZIA
Cominciò a riempire il suo furgone di attrezzature
sempre più strane, un misto di meccanica elettronica
–organica. La frequentazione dei laboratori di
Pomezia divenne giornaliera. Aveva occupato tutta la
zona dei laboratori. La parte più difficile fu la
separazione delle staminali totipotenti dai cordoni
ombelicali, sottratti al San Camillo, ed il loro
inserimento in forma di aerosol nel complesso
macchinario di insufflaggio. Conservazione, tempi di
decadenza, ambienti sterili, furono le sue sole
preoccupazioni. Non pensava ad altro. Avrebbe
dovuto sperimentare, stadio di avanzamento per
stadio di avanzamento, le sue mirabolanti scoperte.
Non voleva trovarsi davanti a sorprese incorreggibili.
11
Domenico Cocuzzi
Avrebbe dovuto trovare, prima degli animali, ma
successivamente dei volontari, o nominati tali a loro
insaputa.
"Amo’ datte pace, ancora ‘na ‘nticchietta e t’arimovo i
mostroni. Je do n’carcio ner culo ed uno in mezzo ai
cojoni. Ho studiato tutto , ‘sti scienziati der cazzo
scrivono cor pisello, pe’ nun fa capi’ un cazzo a
nisuno. Ma io so’ tosto, co’ me nun c’è da scherza’ li
rivolto come pedalini. ‘Sti zozzi scrivono tutte merde
pure scorette. Tanto fra de loro nun se mozzicano.
Poi devono sperimenta’, mesi, anni, secoli, ‘sti
merdosi. Come se nun se sapesse che se nun c’è
convenienza di quei quattro maiali che c’hanno er
monopolio nun se po’ fa’ un cazzo. Mortacci loro e de
‘sti stronzi, ma io je rompo li giochetti loro, li sfascio,
sti rincojoniti, te faccio vede, amo’, so quasi pronto".
Il gattone della vicina si stava spelacchiando, a stento
riusciva ancora a camminare, viveva quasi sempre
disteso, era fortemente debilitato, viveva grazie alle
cure delle gattare che riuscivano ancora ad
alimentarlo con latte e croccantini. Ma tutti si
aspettavano che da un giorno all’altro il micione
avrebbe stirato in silenzio, andandosene da questo
mondo di sofferenza. Il Consortino decise che la
prima sperimentazione della sua cazzutissima
macchina orgasmatica l’avrebbe fatta con il gattone
ormai vicino alla fine dei suoi giorni. Se i suoi calcoli
erano giusti, avrebbe dovuto rivitalizzarlo, tanto da
ridargli una nuova vita piena di energia, e lontana
dalle malattie che angustiavano la sua esistenza. Non
fu difficile caricarlo sul furgone, era docile docile, si
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Sofia la farsa della politica
lasciava trasportare come un fagotto senza nessuna
reazione, nemmeno un miagolio di disapprovazione.
Il Consortino rivoltò il gattaccio, lo esaminò in tutti i
modi, voleva capire che tipo di malattie avesse
contratto. La sua diagnosi, dopo gli esami accurati fu
di invecchiamento precoce, non gli rimaneva molto da
vivere in quelle condizioni.
Mentre chiudeva la porticina della macchina, dopo
aver adagiato il micio al suo interno, quasi gli
dispiaceva. Era preoccupato, non avrebbe voluto
ritrovarselo lessato. Il gattone spelacchiato, non
sembrava preoccupato. Il Consortino avviò il
macchinario, un sibilo persistente lo avvertì che i
motori si erano avviati regolarmente. Si spostò sulla
consolle per verificare i parametri vitali del gattaccio
sotto l’effetto della macchina. Tutto nella normalità.
Decise che come primo esperimento quindici minuti
sarebbero bastati, avrebbe incrementati i tempi in
relazione allo stato di salute del suo inconsapevole
paziente. Allo scader del tempo spense i motori, che
avevano continuamente iniettato energie vitali
nell’abitacolo della macchina. Aprì lo sportello e trovò
il gatto completamente rilassato, quasi dormiva. Lo
tirò fuori e prese ad esaminarlo. Tutti i parametri,
cuore, pressione sanguigna, temperatura erano
inalterati rispetto a prima. Il Consortino sembrò
sorpreso si aspettava delle minime variazioni. Lasciò
perdere, pensando che era ancora minimo il tempo di
permanenza nella macchina orgasmatica. Avrebbe
continuato aumentando i minuti nei giorni successivi.
Dopo la quinta seduta, tutte intervallate da un giorno
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Domenico Cocuzzi
di riposo, il Consortino non notò miglioramenti
apprezzabili, ad eccezione dell’apparente rilassatezza
del gattaccio e del suo pelo lucido, come se fosse
stato appena lavato con uno shampoo. Gli organi
interni sembravano più vitali: i battiti del cuore si
erano fatti regolari, la pressione sanguigna non
presentava
anomalie.
Poteva
essere
una
sintomatologia positiva. Il Consortino provò a pensare
che forse la macchina era in grado di produrre un
piccolissimo processo di ringiovanimento delle cellule.
Se così fosse stato il suo lavoro avrebbe avuto un
successo strepitoso. Continuò la sua sperimentazione
per oltre un mese, il gattaccio ormai lo seguiva passo,
passo. Sembrava sempre più vitale ed in piena forma.
Poi all’improvviso avvenne un fenomeno che lo
sconvolse profondamente. Il gattaccio sembrava
capire
le
sue
argomentazioni,
e
seguiva
pedissequamente i suoi ordini. Provò esercizi sempre
più difficili:
Portame il giornale schifido gattaccio putrido
la
povera bestiolina si guardava intorno, poi saltellando
su e giù afferrava ‘L’Unità’ aperto sulla sedia e lo
portava al suo nuovo padrone.
Prennime il cacciavite a stella
e come un docile
assistente tornava con in bocca l’oggetto richiesto. Il
Consortino dapprima incredulo, diventò sempre più
eccitato dalla nuova situazione che si stava creando.
Quasi non credeva ai suoi occhi. Continuò così con
sperimentazioni sempre più difficili, ma ormai era
chiaro il micione capiva i suoi comandi e riconosceva
tutti gli oggetti, sapeva distinguere tra una chiave
14
Sofia la farsa della politica
inglese ed una pinza. Cercava gli oggetti fino a
trovarli. Provò ad indicare oggetti inesistenti, ma il
gatto, dopo un primo disorientamento ritornava
scuotendo il testolone, come per dire: Non c’è
.
Non sapeva darsi una spiegazione scientifica di
questo fenomeno, era certo che la macchina
orgasmatica aveva avuto una influenza sulle cellule
neuronali, forse producendo un processo di
ringiovanimento, cosa che era possibile notare anche
per altri organi vitali. Non restava che sperimentare su
esseri umani, prima avrebbe provato con Artù il
cagnaccio del suo amico Pasquale, un bastardello di
taglia medio grande, sempre pronto a fare feste,
scodinzolando e leccando le mani a chiunque fosse a
tiro delle sue smancerie. Arturazzo era un po’ tonto,
non ascoltava nessun ordine, era completamente
autonomo, poco gli importava delle sgridate del suo
padrone, continuava a fare quello che si era prefisso
di fare, incurante di ogni altra indicazione diversa.
Poteva essere il soggetto adatto. Non era stato
difficile portare Artù a spasso. Lo caricò sul suo
furgone e si diresse senza esitazione nei laboratori di
Pomezia. Come al solito i primi trattamenti non
ebbero effetti visibili. Poi