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50 luoghi magici dei Pirenei: Viaggi, #6
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E-book370 pagine3 ore

50 luoghi magici dei Pirenei: Viaggi, #6

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Info su questo ebook

“50 luoghi magici nei Pirenei” è un viaggio attraverso i luoghi magici più sorprendenti dei Pirenei. Il lettore scoprirà storie leggendarie, cronache misteriose, antiche tradizioni pagane, esseri mitologici, miracoli, costruzioni dei catari e dei templari, tesori nascosti, ecc. Un'intera selezione insolita che copre diverse aree dell’Aragona, della Catalogna, di Andorra, della Francia, dei Paesi Baschi e della Navarra attraversate da questa catena montuosa, per avvicinare le persone interessate e i viaggiatori ad alcune enclavi uniche dove il mistero persiste ancora. Accanto agli aspetti magici, in questo affascinante viaggio, trova spazio anche la storia più sconosciuta, per offrire una visione più ampia degli angoli straordinari proposti. Inoltre, questo libro —illustrato con numerose fotografie— offre indicazioni chiare per arrivare a ognuno dei 50 luoghi magici, nonché le coordinate esatte per essere guidati dal GPS. Buon viaggio!

LinguaItaliano
EditoreCydonia
Data di uscita15 dic 2022
ISBN9781667447155
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    Anteprima del libro

    50 luoghi magici dei Pirenei - Carlos Ollés Estopñá

    Prefazione

    di Jesús Callejo

    N

    ON SO A VOI, MA A ME piace visitare luoghi di potere e che qualcuno mi racconti le loro leggende o i loro misteri. Quante volte ci sarà capitato di visitare questo o quel luogo e, non conoscendo i suoi segreti e le sue leggende, ce ne andiamo senza che quel luogo sia entrato in noi. L'informazione è potere, di questo non c'è dubbio, e quando parlo di informazione mi riferisco alla storia di quell'enclave, ma anche alla intrahistoria, una parola introdotta da Miguel de Unamuno per riferirsi alla vita tradizionale che serve da scenario alla storia più visibile. È quella che non si divulga molto perché è all'ombra di ciò che è più conosciuto, ufficiale, ortodosso o pubblico, intrappolata in una ragnatela di credenze popolari, di superstizioni e di racconti della nonna.

    Storia e leggenda, l'una e l'altra, vanno di pari passo quando parliamo della Spagna Magica, come è il caso di questo libro. Ma mentre è facile trovare questi luoghi su una mappa stradale o sul GPS, ciò che non è così facile è trovare qualcuno che sappia quasi tutto di questi luoghi (perché come dice una famosa frase nessuno sa tutto, nessuno ignora tutto; tutti sappiamo qualcosa, tutti ignoriamo qualcosa). E, per di più, non è facile trovare qualcuno che sappia raccontare bene. Questo è Carlos Ollés.

    Le volte che la vita e il destino mi hanno permesso di condividere un percorso, un incontro, una tavola con Carlos Ollés, ho visto come racconta quello che sa, la passione e l'entusiasmo che mette in quello che fa, semplicemente perché, come si dice nel gergo giornalistico, lo vive. Ed è proprio così che si devono fare le cose, sia che le scriviate sia che le raccontiate, vivendole, contagiando con il vostro entusiasmo coloro che vi stanno leggendo o ascoltando. Come ci ha ricordato Raphael in una delle sue più celebri canzoni:

    Innamorato della vita io vivo Innamorato delle cose del mondo Delle stelle e delle notti con la luna Che sono meravigliose.

    Carlos Ollés Estopiñá, grande persona, grande amico e grande divulgatore, riunisce tutte queste caratteristiche, e per questo sono felice di scrivere la prefazione a questo libro, perché racconta quello che c'è da raccontare, senza fronzoli, andando al punto, al cuore della questione, senza dimenticare nessun episodio importante della realtà trascendente. Racconta di tutto: partendo dall'origine mitologica dei Pirenei, passando per la curiosa storia endogamica dei Golluts o il sonno profondo in cui cadde l'abate Virila negli edifici del monastero di Leyre in pieno Medio Evo. La cosa difficile è selezionare i temi che entreranno nell'indice finale di un libro e ancor di più quando si hanno tante informazioni e bisogna abbracciare un così vasto territorio geografico, come quello della grande cordigliera montuosa chiamata Pirenei, più di 400 chilometri di estensione che tanta storia e intrahistoria riunisce tra le sue vallate e le sue vette.

    Alla fine, tutto dipende dal criterio soggettivo dell'autore, dalla sua intuizione e dalle sue conoscenze per sapere cosa può interessare di più al lettore. Perché Carlos è una di quelle persone che si mette nei panni dell'altro, in questo caso del lettore, come se lui non fosse l'autore del libro ma lo prendesse tra le mani per la prima volta disposto a passare una splendida serata con la sua lettura. È sia critico, che sagace ed empatico. Per questo motivo, sa cosa il lettore vorrebbe leggere e conoscere. E di sicuro conosce questa cordigliera a occhi chiusi, poiché sono enclavi e luoghi che ha visitato, percorso e ispezionato con frequenza.

    Quando ho letto il libro, ho avuto la strana sensazione che Carlos Ollés mi conoscesse alla perfezione, perché ha incluso quei temi che sarebbe un peccato non includere: quelle costruzioni made in angels (come il santuario di Guayente), il sorprendente sarcofago di Arles-sur-Tec o due enclavi fondamentali nella geografia magica europea, come San Juan de la Peña - con tutto il retroscena del Santo Graal - e Montsegur - con la storia dei Catari - insieme a quei molteplici segreti che dicono nascondano entrambe le strade. Non manca nulla nel libro: demoni, angeli, streghe, megaliti, templari, ossa di santi, necropoli, croci, apparizioni mariane, vampiri, esseri incantati, castelli, fate, pietre danzanti... Continuo? Penso che ci si renda subito conto della quantità di dati e della varietà di argomenti che possono farci trascorrere ore deliziose.

    Ricordo quando lessi il precedente libro di Carlos, Lugares mágicos de Aragón, sapendo che era la sua prima opera, con tutto ciò che comporta il primo approccio al mondo della letteratura di viaggio, lasciandomi piacevolmente sorpreso nel leggere i quindici percorsi che propone.

    Santuario di Nuria.

    In questo secondo libro ci consiglia un percorso transpirenaico alla ricerca di luoghi molto speciali e guadagna molto, come direbbe un economista di borsa, perché si nota una grande fluidità nello scrivere, dimostrando che porta questo mestiere nelle vene.

    Caro Carlos, grazie per le ore che hai dedicato all'elaborazione di questo libro (in viaggi, letture e scrittura) perché il tempo non è proprio quello che ti avanza. Mi resta solo da dire che coloro che non hanno il piacere di conoscerti ancora di persona, che almeno abbiano questo libro tra le mani quando visitano i luoghi che ci proponi. Non è la stessa cosa che averti dal vivo e in diretta (il tuo buon umore è leggendario) raccontandoci, ad esempio, le peripezie delle streghe ribagorzane della montagna del Turbón, ma il libro è una tua proiezione, è un tuo figlio (letterario, bello e magico), dove c'è gran parte della tua essenza e del tuo buon lavoro.

    Grazie per questo regalo che ci fai e che i tuoi lettori sapranno apprezzare. La ninfa Pyrene è entusiasta...

    Introduzione

    C

    ARO LETTORE, con questo libro voglio introdurti in un fantastico paese chiamato Pirenei, i cui confini sono sfumati ma, allo stesso tempo, molto concreti nelle menti di coloro che lo abitano, grazie alle tradizioni, portatrici di una grande ricchezza culturale, e al sapere trasmesso dagli antenati che hanno forgiato questa terra, che sopravvivono in ognuno dei molti angoli di questo magnifico paese.

    Stai per addentrarti in un territorio ricco di credenze e luoghi magici, dove gli abitanti di questa tellurica spina dorsale hanno forgiato un mondo parallelo, alimentato da esseri magici e luoghi sacri, che sono affiorati nel corso della propria storia e lungo secoli e secoli di convivenza tra queste aspre terre.

    Il nome PIRENEI – Piros-Neos (fuoco nuovo) - di questa cordigliera sacra, ci dà la chiave per comprendere questo luogo magico e l'intenso vivere e sentire delle persone che abitano queste montagne, che vedono queste vette come qualcosa che fa parte del divino. Infatti, i nostri antenati situavano qui, in questo agglomerato di vette, la dimora dei loro dei, proprio come un Olimpo. Questa barriera montuosa è stata, da sempre e fino ai nostri giorni, il confine naturale tra la penisola iberica e il resto del continente europeo. Diverse culture hanno disegnato i sentieri che la attraversano come fossero arterie, il cui sangue sono le persone che le hanno attraversate dall'inizio dell'umanità fino ai nostri giorni e che sono state e sono portatrici di cultura e di saperi ancestrali che hanno plasmato le zone più profonde di questa cordigliera.

    E non possiamo dimenticare l'altra colonna vertebrale che la attraversa in diversi punti, conosciuta come il cammino di Santiago, la Via Lattea piena di stelle, incisa perpetuamente nel cielo e che riflette nel suolo un sentiero iniziatico sul quale infiniti pellegrini attraversarono questa cordigliera seguendo le orme del santo fino alla fine della terra (Finisterre). Inoltre, è bene ricordare che prima della cristianità, questo itinerario era già stato percorso da coloro che cercavano l'iniziazione druidica e il sapere ancestrale, il che ci indica che gli esseri umani calpestano questa magica catena montuosa dalla notte dei tempi.

    Amico lettore, accomodati sulla tua poltrona, quella del tuo veicolo o quella della tua casa, e accompagnami per questo paese delle vette. Ti assicuro che d'ora in poi, e dopo aver concluso questo libro, vedrai con occhi diversi questa bella ed enigmatica terra, che abbraccia diversi paesi e culture, ma che tutte confluiscono nelle sue alte cime e nell'idiosincrasia della sua gente, il che li fa sentire come fratelli, qualunque sia il luogo in cui abitano. E questo rende questa meravigliosa terra un angolo del mondo unico e ineguagliabile.

    Buon viaggio!

    Le signore dei Pirenei

    N

    ON POSSO INIZIARE QUESTO LIBRO senza rendere un affettuoso omaggio, con un paio di leggende, alle signore che hanno regnato su queste cime innevate e che, in forma implicita, hanno contagiato con la loro personalità questi boschi, perdurando sotto forma di storie mitiche fino ai nostri giorni e impregnando di un'aura femminile questa fantastica catena montuosa. Perché, anche se il lettore non se ne accorge, è la parte femminile che domina, governa e vive nei boschi e nei fiumi dei Pirenei. Infatti, lo spirito della Dea Madre invade ogni angolo di questo luogo magico, facendo sì che la femminilità e la bellezza affiorino nei luoghi più insospettati, regalando immagini a coloro che, come me, hanno avuto il privilegio di addentrarsi (sempre con il permesso delle signore) negli angoli più belli che una mente possa immaginare.

    Pyrene

    Nella notte dei tempi, quando il mondo era dominato dagli dei dell'Olimpo, quando gli uomini erano semplici burattini nelle mani della capricciosa volontà divina, qui, dove oggi sorge maestosa la catena montuosa pirenaica, Túbal, discendente di Noè, risiedeva in pacifica esistenza con la sua bella figlia, la principessa Pyrene.

    Tutta la zona era formata da fertili pianure piene di pascoli e di boschi, un luogo dove Túbal amministrava con sapiente mano tutti gli esseri umani che risiedevano in questo territorio.

    La leggenda narra che Pyrene amasse, di nascosto dal suo amato padre, Eracle (meglio conosciuto come Ercole, eroe greco e figlio di dei). Túbal voleva proteggere sua figlia dall'ambizione divina, quindi la teneva gelosamente sorvegliata all'interno delle sue terre e desiderava per lei una vita felice accanto a un semplice mortale. Ma Pyrene aveva già scelto: desiderava stare accanto al suo amato Eracle ed essere felice con lui.

    Un giorno, Túbal stava cacciando in una delle sue foreste e sorprese la coppia amoreggiare. Arrabbiato, il discendente di Noè bandì Eracle dai suoi domini, proibendogli l'ingresso e condannando la principessa a un'eterna malinconia.

    Pyrene usciva tutti i giorni a passeggiare nel bosco dove tante volte aveva incontrato il suo amato, ma quel giorno il destino volle che incontrasse sulla sua strada il gigante Gerione, un essere con tre teste che vagava per quei boschi. Vedendo Pyrene, rimase affascinato dalla sua bellezza e si innamorò di lei.

    Il gigante cominciò a corteggiarla con la conseguente rabbia di Túbal, ma Pyrene aveva occhi solo per il suo amato Eracle. Gerione, infuriato per i continui rifiuti della principessa e per i rimproveri di Túbal, decise di uccidere il padre della principessa per lasciarla indifesa. In un momento di distrazione il discendente di Noè venne ferito a morte. Vedendo la tremenda violenza, la principessa fuggì nel bosco, perdendosi immediatamente nella boscaglia, ma il gigante non si diede per vinto e inseguì Pyrene. Poiché non riusciva a trovarla, incendiò la foresta per costringerla ad uscire, ma il fuoco si propagò molto rapidamente, tanto che il gigante non poté accedere per aiutare Pyrene, che gridava terrorizzata.

    Eracle, che aveva sentito le grida, riconobbe la sua amata e si avvicinò velocemente alla foresta, da cui vide uscire il gigante Gerione avvolto dalle fiamme. L'eroe si addentrò nel folto bosco seguendo i singhiozzi del suo amore e quando arrivò accanto a lei, Pyrene giaceva a terra. Lui l’abbracciò forte e lei morì tra le sue braccia. L'eroe, lacerato dal dolore, accumulò grandi rocce intorno a Pyrene e non si fermò finché non soffocò le pene del suo cuore. Il giorno in cui questo bellissimo mausoleo fu terminato, nacque la cordigliera dei Pirenei, muta testimone di un amore impossibile tra Eracle e Pyrene. Da allora, in onore della principessa che tanto amava questa terra, le montagne presero il suo nome, per decisione di Eracle, perché rimanesse viva la memoria della sua amata.

    Mari

    È la dea per antonomasia dell'ampio Olimpo basco. Questa figura mitologica, legata simbolicamente alla terra, si trova al di sopra delle altre creature magiche che abbondano nei Paesi Baschi. Conosciuta come la dama di Anboto (monte basco dove si trova la sua dimora principale), questo personaggio vive nelle viscere della terra, facendosi vedere agli ingressi delle grotte e delle voragini mentre pettina i suoi lunghi capelli dorati. Dicono che ogni sette anni cambia dimora, spostandosi attraverso i cieli dei Paesi Baschi sotto forma di brace avvolta in fiamme fino a un'altra vetta.

    Per i nostri antenati, Mari rappresentava la madre terra, sostenitrice della vita, e portava il simbolismo archetipico del matriarcato. I primi abitanti la relazionavano con tutti i tipi di fenomeni naturali atmosferici, fossero essi benefici o dannosi, ed era sia datrice di vita che seminatrice di morte.

    La parte più umana di Mari la possiamo trovare nella sua famiglia. Era sposata con un essere chiamato Maju, anch'egli appartenente alla mitologia basca, e avevano due figli: Atarrabi, il buono, e Mikelots, il cattivo. A titolo personale mi sembra una sorta di Caino e Abele. Si dice che Mari avesse una predilezione per gli uomini, per cui, nelle sue molteplici leggende, si trovano numerosi discendenti attribuiti all'unione con questi.

    A Mari si possono chiedere favori, ma devono essere nobili e con una buona finalità. Quando si va alla sua dimora a chiedere il suo aiuto o intervento, si devono seguire delle regole: bisogna sempre darle del tu, non bisogna mai sedersi alla sua presenza anche se te lo chiede e bisogna sempre uscire dalla sua dimora nello stesso modo in cui si è entrati, cioè, se si entra di fronte, bisogna uscire di spalle.

    La provenienza di questa dea è molto varia, arrivando persino ad essere imparentata con la nobiltà della Navarra. In ogni zona dei Paesi Baschi esiste una leggenda che descrive come nacque la figura di Mari. Una delle più conosciute ci racconta che donna Urraca, figlia del monarca navarro, sposò Pedro Ruiz, signore di Muntsaratz. Il figlio maggiore, Ibor, era l'erede di questa nobile casa e la sorella minore, Mariurrika, lo odiava profondamente perché era l'eletto. Un giorno si trovavano a passeggiare sul monte Anboto e, con la scusa di mostrargli il paesaggio, fece avvicinare Ibor a un precipizio, per poi spingerlo nel vuoto.

    Nel corso del tempo, Mariurrika provò molto dolore e un forte rimorso di coscienza per quello che aveva fatto. Fu tanta la pena che sentiva, che una notte si presentarono nei suoi alloggi gli ximelgorri, geni diabolici, la portarono in aria e la introdussero in una delle voragini del monte Anboto. Con il tempo, Marriuka divenne Mari.

    Mari e il signore di Biscaglia

    Il signore di Biscaglia, don Diego López de Haro, che visse nel XIV secolo, era molto appassionato alle battute di caccia e a tutto ciò che riguardava la caccia quindi, ogni volta che poteva, andava a cacciare qualche capriolo o cinghiale, che a quel tempo erano molto abbondanti sui monti dei Paesi Baschi.

    Mentre era a caccia, un bel giorno sentì il canto di una donna che si trovava in cima a una roccia. Era così bello che il nobile abbandonò la caccia per cercare di conoscere colei che aveva una voce così melodiosa.

    Dicono che don Diego rimase paralizzato nel vedere una donna così bella. La descrive come alta e magra, di carnagione chiara, occhi neri e capelli biondi come l'oro. Don Diego si innamorò subito perdutamente di lei. Non riuscì a trattenere la voglia di parlare con la bella donna e si avvicinò per chiederle come si chiamasse, e lei rispose che era la signora di Anboto. Don Diego le disse: Visto che tu sei la signora di Anboto e io il signore di Biscaglia, vuoi sposarti con me? L'enigmatica signora acconsentì, ma a un patto: non doveva mai fare il segno della croce in sua presenza, né parlare di Dio.

    Don Diego accettò volentieri senza dare importanza a questa questione. Presto si sposarono ed ebbero una figlia di nome Urraca e un figlio, Iñigo. Passò il tempo e la felicità regnava nel castello del nobile. Un giorno, don Diego tornò dalla caccia con un grande bottino di prede, che depositò nelle dispense e chiese ai cuochi di preparare qualcosa di quella caccia per la cena. Arrivò l'ora di cena e il gruppo familiare era intorno al tavolo, quando i servi iniziarono a servire la gustosa carne cacciata e arrostita. In quello stesso istante, due dei cani del castello si presentarono nella sala da pranzo abbaiando e chiedendo cibo. Uno dei due era un grosso mastino e l'altro un cagnolino da compagnia. Il nobile prese una zampa di cinghiale e la lanciò ai cani, che immediatamente si impegnarono in una feroce lotta, per finire come mai avrebbe immaginato don Diego: il piccolo uccise il grande cane con un morso alla gola.

    Vedendo la scena al di fuori di ogni previsione, don Diego non poté reprimersi e fece il segno della croce, mentre diceva: Mio Dio!... Non ho mai visto niente di simile! Nello stesso istante, Mari prese per mano la figlia Urraca e le due uscirono volando da una delle finestre del castello.

    Passarono gli anni, i tempi cambiarono e la pace si trasformò in guerra, nella quale il nostro cavaliere lottò contro i castigliani, e venne arrestato. Iñigo, preoccupato di riuscire a liberare suo padre, andò a consultare un vecchio saggio e mezzo stregone per sapere come aiutare don Diego. Il vecchio gli consigliò di andare a trovare sua madre, Mari, perché sarebbe stata l'unica che avrebbe potuto aiutarlo. Va' sul monte Anboto, lì la incontrerai. Esce a mezzogiorno quando il sole è alto a pettinarsi i capelli, saprai che è vicina per il suo incantevole canto che ti porterà fino a lei.

    Iñigo andò sul monte e aspettò che il sole fosse allo zenit. Proprio in quel momento sentì un bel canto che lo condusse da Mari. Quando vide suo figlio gli disse: So perché sei venuto, vuoi che ti aiuti a salvare tuo padre dalla sua prigionia. Mari lanciò uno strano grido e apparve sul posto un bel cavallo bianco. La donna disse a Iñigo: "Ti do questo cavallo, si chiama Pardal, con lui farai prodigi e vincerai battaglie, ma non devi mai togliergli la sella e non devi dargli da

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