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Impronte scolpite sulla roccia
Impronte scolpite sulla roccia
Impronte scolpite sulla roccia
E-book164 pagine2 ore

Impronte scolpite sulla roccia

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Info su questo ebook

"Impronte scolpite sulla roccia" è una raccolta di tre opere. "La goccia cinese": un commissario gaudente è alle prese con un’eterogenea rosa di sospetti e, con il suo metodo particolare, conduce le indagini per poter risolvere il caso. "Usque ad Sidera": un sms arrivato per caso dà una svolta inattesa alla vita del fotografo Stefano Bucci. "Senza pretese": un’isola speciale con un pirata e tre streghe, una notte maledetta che fa scorrere davanti agli occhi tutta la vita, un grande atto d’amore o un colpo di fulmine. Racconti che stupiscono perché nulla è scontato e, soprattutto, spesso la fantasia si mescola alla realtà.
LinguaItaliano
Data di uscita13 apr 2013
ISBN9788898017621
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    Anteprima del libro

    Impronte scolpite sulla roccia - Bruno Biondi

    EDU - Edizioni DrawUp

    www.edizionidrawup.it

    Collana Sentieri

    Impronte scolpite sulla roccia

    di Bruno Biondi

    Proprietà letteraria riservata

    ©2012 Edizioni DrawUp

    Latina (LT) - Viale Le Corbusier, 421

    Email: redazione@edizionidrawup.it

    Sito: www.edizionidrawup.it

    Progetto editoriale: Edizioni DrawUp

    Direttore editoriale: Alessandro Vizzino

    Grafica di copertina: Roberto Di Mauro per Edizioni DrawUp

    I diritti di riproduzione e traduzione sono riservati.

    Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata, riprodotta o diffusa, con qualsiasi mezzo, senza alcuna autorizzazione scritta.

    I nomi delle persone e le vicende narrate non hanno alcun riferimento con la realtà.

    EBOOK: Isbn 978 -88 -98017 -62 -1

    LA GOCCIA CINESE

    Un’indagine del Commissario Lorenzo Conte

    Non è una bella posizione trovarsi seduti in poltrona con una pistola puntata contro!

    Forse, però, è il caso che vi racconti tutto dall’inizio.

    Mi chiamo Lorenzo Conte, ho sessant’anni, divorziato, ex Commissario di Polizia e attualmente in pensione. Sono alto circa un metro e ottanta. Brizzolato, con un bel paio di folti baffi; abbastanza magro ma con un piccolo accenno di pancetta che non riesco a mandare via perché mi piace molto bere birra, fumo troppo e, quando posso, non disdegno qualche avventura occasionale, ma mai niente di serio perché una moglie mi è già bastata. Con i soldi della liquidazione ho ristrutturato una grande villa dei miei genitori all’EUR, un quartiere di lusso alla periferia di Roma. Al piano superiore ho ricavato cinque stanze, con bagno annesso, e arredate con ogni confort, dal frigo bar all’aria condizionata. Al piano terra un’altra stanza da letto, la mia, un’ampia cucina abitabile, un bagno di servizio con lavasciuga, un grande salone con un grande tavolo d un comodo salotto dove si può guardare la televisione e che è, un poco, il nostro ritrovo quando siamo in casa.

    La villa è circondata da un ampio giardino ed è dotata di una piccola depandance dove abita Carmine, un ex poliziotto che ha lavorato con me appena entrato in polizia e caduto in disgrazia perché aveva messo in cinta una minorenne. Radiato, ha fatto mille lavori e quando l’ho incontrato di nuovo, un anno fa, era alla fame; visto che mi ha giurato che lui non sapeva che la ragazza fosse minorenne ho creduto nella sua buona fede e gli offerto un lavoro come factotum.

    Dalla parte della cucina ho fatto costruire un ampio recinto coperto per la mia meticcia Lizzy, un lupoide nero con una croce bianca sul petto e di media taglia, che spesso mi ha salvato la vita perché, pur non essendo addestrata alla guardia, ha come un sesto senso nel fiutare i criminali e, soprattutto, i guai. Le ho comprato la cuccia più grande che ho trovato in commercio e un bel materassino comodo al suo interno, perché mi è sempre stata fedele e sta invecchiando con me. È molto gelosa del suo territorio e solo io vi posso entrare. Ci tiene così tanto che a costo di scoppiare non fa neppure un bisogno nel suo spazio ed aspetta di uscire, tre volte al giorno con me, per andare a passeggiare nel Parco.

    Avendo diretto il Posto di Polizia dell’Aeroporto Leonardo Da Vinci sono riuscito, tramite il passaparola, visto che l’EUR non è molto lontano dallo scalo e permette di raggiungerlo facilmente con l’autostrada, ad affittare tutte le camere ed ad arrotondare, così, la mia modesta pensione.

    Il mio primo affittuario è stato Marco Cossu, responsabile del deposito bagagli dell’Aeroporto, che si trovava nell’urgenza di avere dove andare ad abitare in quanto la moglie lo ha buttato fuori di casa e si è messa a vivere con un altro uomo. Ha circa quarantacinque anni, bassetto, secco, con folti capelli brizzolati e due baffetti a cui tiene moltissimo.

    Purtroppo, dopo la separazione, ha cominciato a esagerare nel bere e si ritira sempre ubriaco la sera. Ha cominciato anche a giocare ai cavalli e, nel tempo libero, si reca in una sala giochi il cui proprietario è un allibratore chiamato Er Cravatta che non gode di un’ottima fama ed è una vecchia conoscenza della Polizia in quanto gestisce molte attività illecite, ma fino ad ora l’ha sempre fatta franca.

    Il secondo inquilino è una hostess di volo, Anna Bellini, una bella ragazza di venticinque anni, alta, bionda, con un fisico da schianto, e che conosce tre o quattro lingue.

    Quando non è in divisa veste molto ricercato e ama correre nel Parco, nel tempo libero, insieme a uno steward, Fabio Messi, un tipo alto e moro palestrato, suo coetaneo e mio terzo ospite e, sempre insieme, vanno in palestra con annessa piscina e sembra che se la intendano. Anna, d’altro canto, fa incetta di uomini e li attira come mosche, da quando è in affitto da me quasi ogni sera libera che ha la passa con un uomo diverso.

    Miriam Sandri è la quarta ed è l’opposto di Anna, non si trucca, veste sempre in jeans e magliette, ama leggere e oziare, è un poco in carne e non l’ho mai vista con un uomo. Lei è una hostess di terra perché ha l’arte di non arrabbiarsi mai e di saper prendere per il verso giusto la gente, anche se per me è troppo scorbutica.

    Ultimo inquilino è Andrea Lupi, un pilota di trent’anni, alto e biondo ma, al contrario di Fabio non ha un fisico da atleta, anzi, pur mangiando molto, è magro come un chiodo. Ci unisce la passione per l’equitazione e tutt’e due frequentiamo lo stesso maneggio; io ormai mi limito a passo, trotto e galoppo, lui, invece gareggia con successo al salto ad ostacoli vincendo, anche, spesso. Anche con Anna si vede molto spesso e sembrerebbe che ci sia del tenero anche fra di loro.

    Io cerco di far finta di non vedere niente anche se, per deformazione professionale, osservo tutti i loro movimenti e atteggiamenti attentamente.

    È difficile che ci si trovi tutti insieme a casa, visto i lavori che fanno, o sempre in viaggio o con orari impossibili, però, almeno una volta a settimana succede di stare, la sera, tutti in casa ed allora noi uomini, compreso Carmine, ci facciamo una partita a poker in salone mentre Anna guarda la televisione e Miriam legge un libro distesa sul divano.

    È una calda serata d’estate e, con l’aria condizionata che rinfresca la stanza, preparo il tavolo con le poste; non sono mai alte, si gioca per divertirsi e passare un poco di tempo insieme. Prendo un mazzo nuovo di carte e la mia immancabile birra fresca. Mi accerto anche che chi fuma, come me, abbia il posacenere e, mentre aspetto che arrivino gli altri, vado a preparare e dare da mangiare a Lizzy che, scodinzolando, mi viene incontro quando entro nel recinto.

    La coccolo un poco ma rientro quasi subito perché, stasera, fa veramente caldo a Roma.

    Mentre mi dirigo in salone sento la voce di Anna che parla al cellulare e la sento ridere di cuore. Entro e la vedo chiudere la comunicazione, è impeccabilmente vestita e sta guardando la televisione seduta su di una poltrona del divano.

    «Ciao come va?»

    Lei mi guarda, mi sorride e risponde: «Come vuoi che vada? Domani mattina mi tocca alzarmi presto perché ho un volo per Monaco, sarà l’ultimo perché poi cambio rotta; mi hanno comunicato proprio ora che sono stata trasferita alle rotte intercontinentali e farò la tratta Roma-Rio De Janeiro perché conosco alla perfezione il portoghese; sono al settimo cielo e non credo che stasera vi farò molta compagnia perché vorrei andare a dormire presto.»

    Sento aprirsi la porta di casa ed entra Carmine con il suo mezzo sigaro spento tra le labbra, senza parlare mi dà una pacca sulla spalla e saluta con la mano Anna e si siede al tavolo al suo posto. Si è portato una boccia di Frascati bianco fresco e, con i denti toglie il tappo e si versa il vino in un bicchiere.

    Un poco alla volta arrivano gli altri, Miriam si stende sul salotto con il suo immancabile libro, salutando a denti stretti Anna; Andrea, Fabio ed io ci sediamo al tavolo e, l’ultimo ad arrivare, è Marco che si è portato una bottiglia di cognac con relativo bicchiere, e notiamo tutti che la bottiglia è già a trequarti.

    Scarto il mazzo nuovo, tolgo le carte che non servono, le mischio, le stendo a ventaglio sul tavolo e prendiamo una carta a testa per vedere chi alza la più alta per dare le carte.

    Tocca a Carmine che ha pescato un re di cuori e, sorridendo, comincia a mischiare e, dopo avermi fatto tagliare, distribuisce le cinque carte a testa, una per una. Ha inizio la partita.

    La fortuna sembra sorridere a Marco che però, purtroppo, comincia a bere troppo e ci troviamo tutti un poco a disagio perché inizia a prenderci in giro e a parlare a voce alta.

    «Senti» gli dico, «siamo qui per divertirci, risparmia il tuo sarcasmo e cerca di abbassare la voce quando parli, non c’è bisogno di urlare ogni volta che fai un piatto e poi il poker è un gioco che impone il silenzio ai giocatori.»

    «Agli ordini, comandante» mi risponde facendo il saluto militare.

    Si è fatta circa mezzanotte e Anna si alza e ci saluta dicendo: «Io vado a dormire, cercate di non fare rumore quando tornate nelle vostre stanze. Ciao a tutti.»

    Passa un’ora e la fortuna ha cominciato a girare; Fabio e Andrea vanno alla grande, Carmine ed io rimaniamo sulla difensiva dato che non vediamo una carta buona da molte mani, mentre Marco ha cominciato a perdere ed è diventato taciturno, con la sua bottiglia che è ormai quasi vuota.

    Alle due Marco propone di fare una sosta perché ha finito il cognac e deve andare a prendere un’altra bottiglia in stanza e perché vuole darsi una lavata al viso per essere più sveglio. Conveniamo tutti che possiamo fare un’ora di sosta anche perché debbo portare Lizzy a fare una passeggiata al Parco. Miriam, intanto, ci saluta e va a dormire. Prendo il guinzaglio e lo metto a Lizzy, passo dal giardino esco dalla villa e con me viene anche Carmine che, tra l’altro, è una sicurezza perché è grande come un armadio ed ha una forza notevole. Ha sempre un atteggiamento di protezione e di riconoscenza nei miei confronti.

    «Non ti sembra che Marco esageri col bere?» mi chiede mentre fuma il suo mezzo toscano. «A me basta che paghi regolarmente l’affitto e non mi interessa quello che fa, se però diventa elemento di disturbo, sarò costretto a fargli fare i bagagli.»

    Passeggiamo ancora per una mezzora e poi torniamo a casa. Sistemo Lizzy e vado in camera mia a cambiarmi le scarpe e a darmi una lavata.

    Puntuale torno in salone e c’è solo Marco, che ha già ricominciato a bere e sembra nervoso e ansioso di ricominciare la partita. Alla spicciolata arrivano anche gli altri, l’ultimo a sedersi è Carmine che ha una faccia che non mi piace, soprattutto come si guarda intorno mentre dà le carte.

    Alle cinque si chiama giro e alla fine si fanno i conti: Marco, ubriaco fradicio, ha perso, Andrea e Fabio hanno vinto, mentre Carmine ed io siamo andati pari. Tutti salutano e vanno in stanza, Carmine mi dà una mano a mettere a posto e poi mi saluta ed esce di casa per andare nel suo alloggio in giardino. Spengo le luci, tranne quella del salotto perché Marco si è addormentato sul divano come spesso gli accade quando è ubriaco.

    Vado in stanza, mi spoglio, mi lavo i denti, mi metto il pigiama e regolo l’aria condizionata; poi, esausto, spengo la luce e mi addormento quasi subito, anche se si vedono già le prime luci dell’alba.

    La mattina mi sveglio a mezzogiorno, mi faccio una doccia e, ancora in accappatoio, vado in cucina dove c’è Carmine che si sta preparando un caffè.

    «Ciao, dormito bene?» gli chiedo.

    «Lascia stare, dice lui, non ho chiuso occhio. Ho visto uscire tutti, tranne Marco che se la russa sul divano e Anna, che starà ancora dormendo.»

    «Ma ieri sera mi aveva detto che aveva un volo per Monaco presto. Come mai non si è ancora alzata? Sei sicuro che non è ancora uscita?»

    «Sicurissimo» risponde, «sono stato tutto il tempo sveglio sulla sdraio davanti all’ingresso e non l’ho vista uscire.»

    «Forse è il caso che andiamo sopra vedere, non è da lei sempre così puntuale; forse si è sentita male?»

    Saliamo le scale e bussiamo alla porta di Anna ma non otteniamo

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