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Nel nome di Allah
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E-book52 pagine50 minuti

Nel nome di Allah

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Info su questo ebook

Nadia, padre italiano convertito all’Islam e madre turca nazionalizzata tedesca, si forma nella moschea An-Nur e il suo Centro di Cultura, a Bologna. Da alcuni correligionari estremisti, apprende che dovere d’ogni musulmano è quello di impegnarsi nella Guerra Santa, liberando il mondo dagli infedeli, o convertendoli ed anche -se necessario- sterminandoli con qualsiasi mezzo, pur di magnificare il Califfato. Raggiunge pertanto la Siria e lo Stato Islamico. Delusa perché esso confina le donne nelle retrovie, per assistere i combattenti o per procrearne di nuovi, si avvicina ad al-Qaeda, che invece le impiega in combattimento e sin anche in azioni terroristiche. Non crede nella filosofia del martirio e della ascesa a un paradiso che il Corano riserva agli uomini. Nel momento clou del Giubileo pianifica pertanto -senza voler esporre la vita- una serie di attentati incruenti, d’incidenza superiore alla strage delle Torri Gemelle. Si muove dunque freneticamente tra Berlino ed Inghilterra, Roma ed America Centrale, Lipsia e Grecia, saldando complicità tra sole donne, al fine di sferrare un colpo mortale ai cristiani -siano essi cattolici, copti o anglicani- tutti parimenti responsabili di secolari persecuzioni contro i musulmani e delle alleanze crociate più recentemente strette per soffocarli. Con perspicacia femminile, realizza il suo piano ponendo in essere una vendetta sottile, quella di colpire gli infedeli proprio nella loro professione di credo. Un piano che si rivelerà nel finale e che - alcun giorno- potrebbe riflettersi in episodi di tragica cronaca.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2016
ISBN9788892602601
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    Anteprima del libro

    Nel nome di Allah - Massimo Parisi

    L’AUTORE

    A Berlino, il Corano è di strada.

    Non se l’aspettava, in quell’affollata arteria riservata allo shopping pedonale. Eppure sì, i tre ragazzoni slavati, fasciati in jeans di gabardina celeste, insistevano nel magnificare i precetti dell’Islam. Premurosi, blandivano una pattuglia di corpulente casalinghe, impacciate tra i fagotti marcati Karstadt, il noto mall per dipartimenti. Più addietro, arcigni ed impassibili dietro barbe incolte, due cinquantenni in kandura grezza vigilavano attenti.

    Sul rasatello ocra stinto del bancone, facevano mostra gli esemplari d’una edizione del Corano in lingua tedesca, rilegata in similpelle rubino e con spesse incisioni dorate. Alle insistenze dei giovani ed ancora riluttante, una delle massaie intascò quasi furtivamente la sua copia omaggio, guardandosi sorniona attorno.

    Che ingenui -s’indispettì Nadia mormorando tra se- neppure immaginano che finirà sotto i cioccolatini alla menta e le arance rosse di Enna, sul tavolino del salotto. Il Corano non si vende, né si regala a chi non ha lottato per diffonderne il verbo. Peggio ancora, a un infedele. Lasciatasi alle spalle la Wilmesdorfer e le stazioni della sotterranea e della S-Bahn, la ferrovia di superficie, una volta giunta sulla Ku’damm prese a sinistra, verso lo Zoo.

    Lungo i seguenti otto isolati, tra i turisti svogliati e la calca frettolosa di impiegati, contò una decina di trabal-lanti figure appena femminili infagottate fino al calcagno nei burqa carbone, le vesti che connotano l’Afghanistan. Non paghe d’ondeggiare tronfi scatoloni inneggianti a Prada, Chanel e Versace, si soffermavano ad ogni vetrina di Bulgari e Rolex, senza trascurare i monili Swarovski.

    Kafir ignoranti, rimuginò. Se la legge non parla neppure del chador, del velo!. Nadia sapeva che il Corano si limita a dettare un comportamento schivo in pubblico, ciò che vale anche per gli uomini. Aborriva pertanto quegli ulema che avevano promulgato interpretazioni restrittive, come la fetua del muftí Munajid, l’editto che impone il velo per tutelare l’onore, mentre solo simboleggia oppressione. Odiava il burqa, che serve al maschio per proclamare la sua proprietà, mentre induce nelle donne rachitismo e osteoporosi, negando loro i raggi solari.

    Giunta allo smilzo campanile della Gedächtniskirche, la chiesa della Rimembranza edificata accanto alla basilica voluta dall’imperatore Guglielmo e diroccata dalle bombe alleate, l’indignazione la prese ancora alla gola: Una folla sguaiata bivaccava tra chioschi improvvisati e variopinte carrette, ingurgitando salcicce annerite e birra spumosa da boccali di vetro martellato…. Proprio lì, sulla piazzola che albergava quel che -comunque- era un luogo di culto.

    Porci cibandosi di altri maiali!, insultò sottovoce.

    Scantonò, puntando all’Europa Center. Cercava un qualche unguento che lenisse il gonfiore che le intorpidiva il passo, dopo il tedioso viaggio in bus che da Verona l’aveva condotta alla capitale della Germania riunificata.

    La EuroApoteke, la farmacia, aveva una dependance, una seconda entrata con il logotipo del Dr. Scholls, la casa specializzata in calzature ortopediche e prodotti per la cura degli arti inferiori. Nadia non esitò a varcarla, per affidarsi a un consiglio esperto… e per avvicinarsi alla commessa, che intravedeva dietro gli stivaletti

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