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Lezioni sull'Inferno di Dante
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Lezioni sull'Inferno di Dante
E-book69 pagine37 minuti

Lezioni sull'Inferno di Dante

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Si può fare scienza della letteratura? Esiste un punto in cui poesia e matematica, teologia ed astronomia s'incontrano? Nel 1588 Galileo Galilei tenne, su invito dell'Accademia Fiorentina, due lezioni “intorno la figura, sito e grandezza” dell'Inferno di Dante: il risultato fu un singolare trattatello in cui il padre della scienza moderna applicava alla prima cantica del poema dantesco le più rigorose osservazioni e misurazioni cosmografiche. Operazione che, se da un lato può far sorridere, dall'altro testimonia dell'eclettismo della cultura rinascimentale, di cui Galileo era figlio.
A cura di Daniele Lucchini.
LinguaItaliano
Data di uscita1 mag 2016
ISBN9781326642754
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    Lezioni sull'Inferno di Dante - Galileo Galilei

    Colophon

    Finisterrae 20

    Titolo originale: Due lezioni di Galileo Galilei all'Accademia Fiorentina intorno la figura, sito e grandezza dell'Inferno di Dante Alighieri

    Prima edizione: Firenze, 1588

    Prima volta in Finisterrae: 2009

    A cura di Daniele Lucchini.

    In copertina: Olexandr Lytovcenko

    Caronte trasporta le anime attraverso il fiume Stige, 1861 (particolare)

    © 2009 Daniele Lucchini, Mantova

    www.librifinisterrae.com

    Tutti i diritti riservati

    ISBN: 9781326642754

    Epigrafe

    Quivi sospiri, pianti e alti guai

    risonavan per l'aere sanza stelle.

    Dante Alighieri, Inferno, III 22-23

    Prefazione

    Nel 1588 il ventiquattrenne Galileo Galilei (1564 - 1642) viene chiamato dall'Accademia Fiorentina a tenere due lezioni intorno la figura, sito e grandezza dell'inferno descritto da Dante nella Commedia. L'accademia, già Accademia degli Umidi, era stata fondata nel 1540 con lo scopo di valorizzare la letteratura in volgare fiorentino, mentre Galileo all'epoca non è che un brillante studente irregolare di fisica. Il padre, musicista prestato al commercio per necessità economiche, lo aveva fatto iscrivere all'università di Pisa nel 1581 per studiare medicina, immaginando per il figlio un lucroso avvenire in quella professione; tuttavia il futuro inventore del metodo scientifico, mostrando scarso interesse per la materia e avvicinatosi più volentieri alla matematica e alla fisica, dopo quattro anni torna a Firenze senza aver conseguito alcun titolo di studio ufficiale. Ma ha già approfondito in proprio gli studi che più lo appassionano: nel 1585 arriva alla sua prima personale scoperta, l'isocronismo delle oscillazioni del pendolo, e nel 1586 inventa uno strumento per la determinazione idrostatica del peso specifico dei corpi, che descrive nel trattatello La bilancetta, pubblicato postumo nel 1644. Inoltre nel 1587 ha già tentato una prima volta d'ottenere una raccomandazione per ricevere un incarico di docenza presso l'università di Bologna, ma invano; vi riuscirà nel 1589 con quella di Pisa (1589 - 1592) e quindi con Padova (1592 - 1610), dove, per merito della maggior libertà di pensiero garantita dalla Serenissima Repubblica di Venezia, svilupperà i suoi studi maggiori e passerà quello che avrà a definire il periodo migliore della sua vita.

    D'altra parte Galileo, come accade in genere agli uomini di cultura del suo tempo, si interessa anche di molte altre materie, tra cui le lettere. Di quegli anni è una serie di appunti sparsi, a margine delle proprie copie private, sull'Orlando furioso di Ludovico Ariosto e sulla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, che dimostra una certa dimestichezza con la riflessione anche di carattere letterario.

    Non dunque ad un affermato studioso si rivolge l'Accademia Fiorentina per tenere queste due lezioni sull'opera più amata della maggior gloria letteraria cittadina, ma ad un giovane in cerca di spazi che ha già lasciato intravedere, pur in modo ancora disordinato, qualche barlume di promessa. Non sarebbe addirittura implausibile immaginare che lo stesso Galileo abbia sollecitato degli interessamenti per ottenere il piccolo incarico che gli doveva fornire un palcoscenico da cui dar sfoggio, più che dei suoi interessi per la poesia, di quelli per i numeri e l'astronomia.

    Le due lezioni infatti si risolvono nell'esposizione delle misurazioni dell'inferno dantesco elaborate da

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