Così per caso
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Anteprima del libro
Così per caso - Mariapiera Miele
Laura
1.Camilla
Il clacson della macchina suonava già da un po’.
Camilla, naturalmente non era pronta.
Sono dieci giorni che non faccio altro che pensare a questo weekend. Mi sono detta vedrai preparerò tutto in anticipo e sarò pronta quando verrà a prendermi. E soprattutto sarò impeccabile. Il risultato, invece, sarebbe questo. I miei capelli sembrano appena tornati da un picnic in una giornata molto ventilata. Li ho lavorati un’ora spazzola e phon ma non ci crederebbe nessuno
.
Camilla si affacciò alla finestra, agitò le mani tipo segnali di fumo e laggiù qualcuno riuscì a capire che forse, con un po’ di fortuna, avrebbe aspettato solo un altro quarto d’ora.
Il tempo passò, e il clacson della macchina aveva ormai reso partecipe tutto il quartiere del weekend di Camilla.
Eccomi, eccomi. Non c’è bisogno di far sapere a tutti che partiamo. L’ho già fatto io
, disse Camilla, mentre, uscendo dal portone di casa, si dirigeva verso la macchina.
Ciao Cami. Allora, ci siamo?
Direi di si. Ti ho fatto aspettare un po’, ma dì la verità, ne valeva la pena
, disse scherzando.
Promettimi una cosa
.
Cosa?
Che non diventerai mai puntuale
.
E perché?
Perché sarebbe un tale evento che non so quali conseguenze potrebbero esserci nel mondo
.
Scemo! Comunque sono molto emozionata. Perugia deve essere bellissima in questo periodo
.
Aprile aveva fatto capolino regalando una serie di giornate dal clima quasi estivo. Il sole splendeva alto, tutto intorno era verde ed in fiore. Un vento caldo faceva riecheggiare nell’aria un profumo splendido, risultato di una natura così rigogliosa.
Camilla abbassò il finestrino della macchina per assaporare tutto ciò. Il vento le passava tra i capelli scuri, un po’ ribelli, che morbidi le scendevano sulle spalle e la luce del sole le illuminava il viso. Indossava una maglietta azzurra con il disegno di un fiore dallo stelo lungo. Un paio di jeans blu scuro, che le segnavano la vita e i fianchi.
E’ bellissima
, pensò Diego, sbirciandola senza farsi notare.
Siamo quasi arrivati, penso
, esclamò Camilla, Ho letto l’indicazione per l’Hotel Margherita. E’ lì che hai prenotato vero?
Diego però non sembrava ascoltare.
Ehi, parlo con te!
No, alla fine…Insomma, c’è stato un cambiamento. Ho preferito prenotare in un altro albergo
. Diego era in evidente difficoltà.
Alla fine qui il prezzo era troppo alto. E così…Ma vedrai ti piacerà quest’altro posto
.
Camilla era sbalordita.
Lei e Diego stavano insieme da tre anni. Da dieci mesi lui era stato trasferito a Perugia. Si incontravano sempre a Roma da lei. Lui divideva l’appartamento, un bilocale molto piccolo, con un altro ragazzo, a detta sua non molto simpatico e non propenso a far salire ragazze in casa, fidanzate incluse.
E così Diego raggiungeva Camilla a Roma ogni quindici o venti giorni.
Era da un po’ che lui proponeva questo weekend e aveva sempre parlato dell’Hotel Margherita. Era carino e accogliente, diceva. I proprietari li conosceva in quanto, lavorando come amministratore in un’azienda produttrice di stoffe, erano stati loro a rifornire l’albergo per la ristrutturazione. Da qualche settimana l’hotel aveva riaperto e così era nata l’idea del weekend. In fondo si vedevano sempre a Roma, sarebbe stato carino una volta tanto organizzarsi in maniera diversa. Lui stesso si era messo a disposizione per andarla a prendere e ripartire subito. A Camilla la cosa era sembrata parecchio strana, ma la gioia era tale che negli ultimi giorni non aveva pensato ad altro che a questo.
Il cambio di albergo, però, l’aveva lasciata letteralmente senza parole.
Come? Hai prenotato da un’altra parte? Ma è da mesi che non mi parli d’altro che di questo Hotel Margherita, che la vostra azienda ha ricavato molta pubblicità da questa fornitura. L’albergo dopo la ristrutturazione ha cambiato faccia, è molto più carino, sei stato tu a dirlo. Come è possibile che adesso non vuoi andarci più? Hai detto di conoscere bene i proprietari, o mi sbaglio? Non posso credere che ti abbiano chiesto una cifra così esorbitante
.
E io sono d’accordo con te
, rispose pronto Diego. Erano settimane che mi invitavano a trascorrere qualche giorno da loro. Venga con la sua ragazza, per un weekend magari, ecco quello che mi dicevano. Io ho perfino pensato che volessero ospitarmi gratis. E invece, quando finalmente decido di prenotare mi sparano una cifra altissima. Al che molto elegantemente gli ho detto che per un prezzo così alto probabilmente ti avrei portato all’Hilton
.
E perché non me ne hai parlato?
Beh, non volevo fare una figuraccia ai tuoi occhi. Mi sono tanto vantato e poi alla fine…Qui comunque è bello, ti piacerà
.
Camilla non sapeva se arrabbiarsi, se controbattere qualcosa. Ma cosa?
Sapeva benissimo che Diego parlava spesso di soldi e che non era proprio il tipo da fare follie per amore. E così visto che era già incredibile che avesse di sua iniziativa organizzato tutto, che fosse andato a prenderla a Roma e tutto il resto, pensò di non dire nulla, anzi di tranquillizzarlo.
Non ti preoccupare. Il posto non è importante. A me fa piacere passare il weekend con te e non con la stanza di questo o di quell’altro albergo
.
Diego annuì e le fece un sorriso.
Finalmente arrivarono. Il posto non era male. L’albergo era un palazzo antico che si ergeva in uno dei tanti vicoletti del centro storico. Era soprattutto molto intimo e a Camilla piaceva proprio per questo. Tutto intorno era un pullulare di salite e discese. Vicoli e vicoletti che si intrecciavano all’infinito e sembravano diventare sempre più piccoli.
La proprietaria, una donna sulla cinquantina, li aveva accolti molto gentilmente. Aveva spiegato loro che si trattava di un albergo a conduzione familiare ma che di qualsiasi cosa avessero avuto bisogno lei era lì, a loro completa disposizione. La stanza dava per metà sul cortile di un altro palazzo antico e per l’altra metà sulla stradina di accesso.
Sistemati i bagagli si cambiarono e si diressero alla scoperta della città.
Scoperta che riguardava solo Camilla, perché da quando Diego viveva a Perugia lei c’era stata solo una volta per poche ore, di passaggio. E poi da allora mai più. Spesso si chiedeva il perché e la risposta era sempre la stessa. Diego lavorava molto, motivo per cui se lei lo avesse raggiunto durante la settimana non ci sarebbe stato il tempo di stare insieme e durante il weekend a lui faceva piacere cambiare aria. I weekend in cui non si vedevano per Camilla erano diventati la regola. I primi tempi si era spesso chiesta il motivo, ma poi le spiegazioni di Diego erano diventate le sue ad alla fine aveva smesso di chiederselo accettando tutto come un dato di fatto. Lui le aveva sempre detto che non potevano vedersi sempre perché economicamente era troppo dispendioso e lei neolaureata e neoassunta in uno studio di grafica pubblicitaria non poteva proprio permettersi certe spese. Così aveva finito per accettare con serenità la cosa.
Si sentivano quotidianamente per telefono e per il momento tutto questo andava bene.
Passeggiarono per ore, piazza Italia, corso Vannucci, piazza della Repubblica. Per la verità, il loro percorso, su scelta di Diego, riguardò più da vicino i vicoli secondari. Le piazze e le via dai grandi nomi Camilla le vide più che altro solo da lontano. Ma nonostante tutto, riuscì a farsi la sua idea della città. Pullulava di giovani, studenti universitari e non. Negozi eleganti, ma soprattutto pasticcerie con vetrine che erano delle vere e proprie tentazioni. Ce n’era addirittura una che sfornava
tavolette di cioccolata appena fatte, freschissime. Al latte, fondenti o bianche.
Che ne dici di andare a mangiare qualcosa in quel localino nella piazza? Mi piaceva molto. Ti va?
Camilla era entusiasta.
Io preferirei prendere una pizza e portarla in albergo. Potremmo mangiare in stanza soli soletti. Sarebbe romantico, no? Tu dici sempre che non mi dedico mai abbastanza a te. Questo potrebbe essere un modo per coccolarti
.
Senti
, esordì dopo qualche secondo in cui cercò di raccogliere le idee, io non so cosa ti sia successo. Probabilmente soffri di disturbi di sdoppiamento della personalità. Non ti riconosco più
. La voce cominciava a farsi tremante ma riusciva ancora a mantenersi calma.
Sono arrivata qui pensando di andare in un certo albergo e poi così non è stato. Ma non importa, gli imprevisti capitano a tutti. Abbiamo passeggiato per le vie più insolite della città. Mi hai detto che lo facevi per me perché sai che odio le cose turistiche. Ciò significa che mi hai fatto vedere le piazze principali da lontano. Poi ti chiedo dove andiamo a mangiare e tu mi rispondi che ti piacerebbe andare in albergo. Quindi
, adesso la voce si fece ancora più seria, o sei pazzo, o mi nascondi qualcosa. Mentre camminiamo sei teso e ti guardi spesso intorno. Credi che non me ne sia accorta?
Diego, che all’inizio sembrava spaventato, all’improvviso cambiò espressione in viso e con tutta la dialettica di cui disponeva disse, sei sempre la solita. Riesci solo a rovinare tutto. Ho organizzato questo weekend per te, ti sono venuto a prendere fino a Roma e tu mi ringrazi così, sospettando di me!
Camilla cominciò a ribollire dalla rabbia.
Che vuol dire che hai organizzato questo weekend per me? Pensi che lo stare insieme voglia dire farsi dei piaceri a vicenda?
Ormai la tensione aveva raggiunto dei livelli troppo alti. Si guardarono per qualche istante senza dirsi una parola.
Ehi Diego, cosa ci fai tu qui?
Una voce alle loro spalle.
Camilla si voltò. Si voltò anche Diego e il suo imbarazzo salì fino alla punta dell’ultimo capello.
Cercando di non farsi vedere da Camilla cominciò a fare smorfie di ogni tipo per zittire Francesco. Si, Francesco, il suo coinquilino di Perugia.
Un ragazzo alto, un po’ grosso, dall’aria simpatica.
Passarono dei secondi che sembrarono eterni, dopodiché ci furono le presentazioni.
Ciao Francesco, lei è Camilla. Camilla, lui è Francesco, il mio coinquilino. Ma piuttosto cosa ci fai tu qui? Non avevi il weekend di full immersion con i tuoi genitori? Sai
, aggiunse rivolgendosi a Camilla, loro vivono lontano e così ogni tanto gli fanno una sorpresa e lo vengono a trovare
.
Francesco capì subito. Beh, si. Infatti devo scappare perché mi aspettano. Ci vediamo. Camilla è stato un piacere conoscerti
.
Anche per me
, pensò ironicamente Camilla, chiedendosi quale piacere poteva esserci nel conoscere una persona alla quale non si da il tempo di dire neanche una parola.
Non mi sembra antipatico come lo descrivi
, disse Camilla non appena Francesco andò via.
Si, generalmente agli estranei fa questa impressione. Conoscendolo meglio non è poi così simpatico come sembra
, disse Diego perplesso.
Poi aggiunse subito facciamo pace. E’ o non è il nostro weekend! Godiamocelo
.
Camilla ormai non ascoltava più. Nella sua mente si affollavano troppi pensieri, dubbi soprattutto.
Iniziò ad avere la certezza che Diego nascondeva qualcosa. Il problema era cosa e come scoprirlo?
Per primo pensò che doveva farlo rilassare. In questo modo avrebbe smesso di stare sulla difensiva e forse sarebbe saltato fuori qualche particolare importante. Fece finta di essersi calmata.
Di fronte alla reazione di Camilla anche Diego si calmò.
Le propose addirittura di andare a mangiare qualcosa in un ristorantino che lui conosceva. Naturalmente, però, fuori città.
Questo non fece che confermare i sospetti di Camilla.
Che ne dici Cami, ti piace?
Camilla entrò nel locale un po’ dubbiosa. Era quasi vuoto.
Il cameriere sembrava conoscere Diego, il quale però mantenne le distanze, cercando di apparire un cliente qualunque.
E’…intimo
, riuscì solo a dire Camilla.
La cena e tutto il resto della serata fu una delle imprese più difficili da portare avanti. Però riuscì nel suo intento. Ormai aveva un piano.
"Forse hai ragione tu, Diego, in fondo quel Francesco aveva l’aria un po’ finta. Poi non so, uno che si chiama Francesco! Mi viene in mente che tutti i Francesco che conosco non sono poi un granché. Beh, magari il