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Una seducente interpretazione
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E-book164 pagine2 ore

Una seducente interpretazione

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Info su questo ebook

Il milionario Ethan Devereux vive fronteggiando ogni giorno le pressioni della stampa, tentando di contenere i danni d'immagine provocati dalla sua condotta sopra le righe. Così, quando viene a sapere che la notte trascorsa tra le braccia dell'attrice Merida Cartwright ha avuto delle conseguenze, è costretto a correre ai ripari per cercare di arginare lo scandalo che ne potrebbe derivare.

Improvvisamente, Merida si ritrova a interpretare il ruolo più impegnativo della sua carriera: quello dell'amorevole signora Devereux. Ma sa bene che la sfida più grande è fingere di ignorare la potente attrazione che la unisce a Ethan...
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2020
ISBN9788830521827
Una seducente interpretazione
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    Una seducente interpretazione - Carol Marinelli

    successivo.

    1

    «Merida! Grazie a Dio sei qui!»

    Reece sembrò decisamente sollevato quando Merida entrò nella piccola galleria della Quinta Avenue.

    Un acquazzone estivo l'aveva sorpresa nel tragitto dalla metro, ed essendo uscita di corsa da casa non aveva preso l'ombrello. I suoi lunghi riccioli rossi sembravano ancora più selvaggi del solito, ma probabilmente avrebbe avuto il tempo di sistemarsi prima che lui arrivasse, pensò.

    Il sorriso di Merida Cartwright era così brillante e simpatico che nessuno avrebbe immaginato che l'ultima cosa che desiderasse quella sera era correre alla galleria per far fare un tour privato a qualche VIP.

    Mentre durante la settimana faceva l'assistente in galleria, nel finesettimana era un'attrice. Ed era questa l'attività che preferiva. Era arrivata a New York dall'Inghilterra con Broadway nella testa, e si era data un anno per arrivarci. Adesso, a distanza di dieci mesi, il tempo a sua disposizione stava per scadere. Ma aveva bisogno di denaro, e anche se aveva una importante audizione il giorno dopo e avrebbe preferito restare nel suo appartamento per prepararsi, si sforzò di apparire radiosa. «Non è davvero un problema, Reece.»

    «Avevo giusto cominciato a chiudere, quando Helene ha chiamato.»

    «Helene?»

    «L'assistente personale di Ethan Devereux. Non posso credere che stia venendo a visitare la galleria e io non posso essere qui a mostrargliela!»

    «Andrà tutto bene.» Reece era molto agitato e Merida fece del suo meglio per calmarlo. «A che ora è il tuo volo?»

    «Alle nove, e se voglio prenderlo devo andare via in fretta.» Ma non fece cenno di muoversi. «Hai letto il manuale che ti ho mandato sugli amuleti?»

    «Certo che l'ho letto.» Merida annuì mentre apriva la cintura del suo trench. In realtà, era stata lei che aveva sistemato l'esposizione degli amuleti.

    «Deve andare bene, Merida. Ho provato a suggerire a Helene che Devereux venga a visitare la galleria al mio ritorno dall'Egitto, ma lei è stata adamantina nell'affermare che lui vuole venire questa sera. Sarebbe inaccettabile deluderlo. Una parola negativa detta da lui, e siamo spacciati.»

    «Davvero? E chi diavolo è?» si informò Merida.

    Reece fece una risata incredula. «Ah, sì, dimenticavo che vieni dall'Inghilterra, e non sei cresciuta nutrendoti di ogni dettaglio sulla famiglia Devereux. Di base, sono i nostri padroni di casa, cara.»

    «Possiedono il palazzo?»

    «Possiedono almeno la metà dell'East Side, e anche oltre. Sono la monarchia di NYC. Jobe è il padre, e ha due figli, Ethan e Abe. E sono tutti degli assoluti bastardi.»

    «Questo non è carino.»

    «Loro non sono carini» ribatté Reece. «La povera Elizabeth...»

    «Chi?»

    «Elizabeth Devereux, la moglie di Jobe, be', la seconda moglie, e madre dei suoi figli. Era un vero angelo, e per un po' sono stati quasi una famiglia felice.» Lanciò uno sguardo oltre la porta per accertarsi che fossero soli. «A quanto pare, scoprì che Jobe aveva una relazione.» Abbassò la voce. «Di solito lei cercava di chiudere un occhio, ma i pettegolezzi sostenevano che quella volta se la facesse con la tata dei bambini.»

    «Hanno divorziato?»

    «No, lei è volata ai Caraibi per cercare di riprendersi, ed è morta in un incidente di sci d'acqua. Fin da allora gli uomini Devereux sono noti per passare da uno scandalo all'altro. Non farti incantare dall'indiscutibile fascino di Ethan, potrebbe stritolarti nel palmo della sua mano.»

    Merida fece una smorfia ma non disse nulla.

    «Allora, c'è lo champagne in ghiaccio. Stappalo non appena vedi la sua auto. Ho ordinato degli stuzzichini da Barnaby che dovrebbero arrivare a breve...»

    «Con quanti ospiti verrà?»

    «Non ne sono sicuro. Probabilmente solo la sua ultima conquista, ho cercato on-line chi potrebbe essere, ma mi sono perso nelle speculazioni, così lo vedrai da te. Oh, e Gemma ha portato uno dei suoi vestiti per te, è sul retro.»

    «Prego?» Gli occhi verdi di Merida si socchiusero. Non era certa di avere udito bene. Reece non le aveva mai detto come vestirsi prima.

    «Si tratta di un semplice abito nero. E Gemma ha portato anche delle perle.»

    «Che cosa c'è che non va in quello che indosso?»

    Merida portava un bellissimo kilt Buchanan, forse un po' corto, ma aveva dei leggings neri e stivali scamosciati, e un giubbetto di pelle nera. Stava bene con i suoi colori ed era il suo completo preferito, che di solito riservava per le audizioni, ma che aveva indossato quella sera in omaggio all'ospite importante.

    «Sei favolosa» assicurò Reece. «Lo sei sempre, Merida, ma se di solito mi piacciono le tue eccentricità, con Ethan Devereux...»

    «Eccentricità?»

    Reece si rifiutò di approfondire. «Guarda, apprezzo molto che tu sia venuta» concluse prendendo la borsa. «Sono sicuro che c'è qualche ragazzo che mi detesta per averti chiamato al lavoro questa sera.»

    Merida fece un sorriso non compromettente. Aveva deciso da tempo che non intendeva discutere con Reece della sua vita sentimentale. O della sua assoluta mancanza.

    «E una volta che Ethan se ne sarà andato, ti dispiacerebbe aggiornare il sito web? Clint non l'ha fatto.»

    «Certo.»

    Alla fine Reece uscì e Merida andò subito sul retro. A differenza della maggioranza delle gallerie, che consistevano di ampi spazi aperti, colori cangianti e tessuti eleganti, quella aveva pareti con intonaco color marrone ed era terribilmente ridotta.

    Trovò l'abito nero appeso a una gruccia e avvolto nel cellophan nello stanzino di servizio. C'erano anche delle scarpe con tacco a spillo e una collana di perle. Strinse i denti. Reece sapeva essere così irritante a volte, ma lei aveva bisogno di quel lavoro.

    Indossò il vestito, che era senza spalline e agganciato al collo. Ovviamente Gemma non aveva pensato che potesse non avere un reggiseno adeguato, così non ebbe altra scelta che fare senza, per fortuna non era così dotata sul davanti. L'unico trucco che portava consisteva in un po' di mascara che metteva in rilievo i suoi occhi verdi, e un'ombra di colore sulle guance per illuminare la pelle pallida. Il lucidalabbra corallo completava il tutto. Si guardò allo specchio e le sembrò quasi di essere vestita per un funerale, se non fosse stato per quello che l'abito lasciava scoperto. Sembrava più una di quelle hostess dei club esclusivi. A parte per i capelli. Le ci sarebbe voluta una settimana per apparire sofisticata in quel settore, quindi si passò un po' di gel sulle punte e li raccolse in una bassa coda di cavallo. Non poteva fare altro.

    Passò nella sala principale per controllare le vetrine, quindi scese le scale per verificare anche gli amuleti. Le luci si accendevano con dei sensori, e le pareti che portavano alla sala erano coperte con velluti color violetto. Sembrava di entrare in un altro mondo.

    Era tutto a posto anche lì, e tornò di sopra giusto in tempo per ricevere gli stuzzichini di Barnaby. Poi si sedette al bancone e aprì il computer. Mentre recitare era la sua vera passione, il lavoro alla galleria era un impegno serio. E lei lavorava duro. Più di Clint, il responsabile del marketing, che lavorava su commissione e ovviamente quella sera non era stato disponibile.

    Stava ancora ribollendo quando vide un'elegante vettura nera fermarsi davanti all'ingresso, e l'autista scendere. Stappò lo champagne e cominciò a versarlo.

    La prima cosa che entrò nel suo campo visivo fu un paio di scarpe di pelle fatte a mano. Quindi apparvero le gambe e infine l'uomo uscì dalla vettura e poté vedere l'alta figura elegante. Dalla sicurezza con cui si muoveva, il signor Devereux si comportava esattamente come se possedesse tutta la strada in cui si trovava.

    Merida sentì il freddo dello champagne che aveva preso a scorrerle sulle dita dopo essere traboccato dal bicchiere. Ma invece di pulire il pasticcio, rimase immobile a contemplare quella bellezza maschile mentre ne aveva l'opportunità. Aveva la carnagione pallida e i capelli neri come l'ala di un corvo. Quando girò il volto e socchiuse gli occhi nell'ultima luce del giorno, lei poté osservare il suo profilo: pura, mascolina eleganza.

    Stranamente, si sentì come folgorata. Era abituata a uomini ricchi, affascinanti ed eleganti che arrivavano alla galleria. Ma in lui c'era qualcosa di diverso. Solo che non aveva il tempo di esaminare i propri pensieri, o le emozioni che quell'uomo le suscitava.

    Con un tovagliolo asciugò il vassoio e il bicchiere, poi ne riempì un altro per qualsiasi ospite lui avesse portato. Guardò fuori aspettandosi di vedere una gloriosa bellezza che emergeva dall'auto per raggiungerlo, invece lui si diresse da solo verso l'ingresso.

    Sebbene fosse stata messa in guardia sul suo aspetto, niente l'aveva preparata alla reazione a esso. Merida si ritrovò con le labbra serrate e le mani chiuse a pugno. Cercò di distendersi e di lisciarsi la gonna, grata di avere qualche secondo per ricomporsi, ma quando la porta a vetri si aprì e l'uomo le apparve senza alcuna barriera, ebbe l'impressione che i suoi sensi fossero sotto attacco.

    Gli occhi di lui si fissarono dritti nei suoi. Non la esaminò con lo sguardo, era troppo cortese per questo, eppure lei sentì la pelle che le formicolava.

    «Signor Devereux...» Si schiarì la gola e tentò la sua migliore recita di nonchalance mentre gli porgeva la mano. «È un piacere incontrarla. Sono Merida Cartwright.»

    «Merida.» La sua voce era ricca e profonda mentre ripeteva il suo nome. «Mi chiami Ethan.» E le strinse la mano.

    Fu un contatto breve, tuttavia la presa era ferma, la pelle abbastanza calda da trasmetterle una piccola scossa elettrica e lei avvertì una vampata e dovette trattenersi dal controllare le dita. «Sono l'assistente gallerista.»

    «Assistente?» interloquì Ethan brusco, come se si fosse aspettato qualcosa di meglio.

    «Sì.» Merida annuì. «Reece avrebbe tanto voluto accoglierla di persona, ma è dovuto partire per l'Egitto.»

    Lui non parve contento. Anche con un preavviso tanto breve, si era aspettato di trovare qualcosa di più di un'assistente a intrattenerlo. Il principe sceicco Khalid di Al-Zahan, il proprietario della collezione degli amuleti, era suo amico e collega d'affari. Si conoscevano fin dal tempo in cui studiavano alla Columbia. E durante la cena in Al-Zahan, la sera prima, Khalid gli aveva spiegato che era preoccupato che la galleria alla quale aveva prestato la sua collezione reale non fosse all'altezza dei preziosi oggetti e non li avesse esposti con la doverosa considerazione, e quindi gli aveva chiesto di verificare, con discrezione.

    Ethan gli aveva fatto notare che niente di ciò che faceva a New York poteva passare per discreto, ma aveva comunque acconsentito a fare un'apparizione a sorpresa e riferirgli poi la situazione. Il fatto di trovare solo una assistente ad accoglierlo era il primo punto a sfavore.

    Che fosse bellissima non rimediava alla mancanza.

    «Prima di farle iniziare la visita, desidera bere qualcosa?» offrì Merida.

    «Limitiamoci a iniziare, d'accordo?»

    Era brusco, nervoso e impaziente. Non guardò neppure gli stuzzichini, cosa insolita giacché di solito riscuotevano notevole successo.

    Ma Ethan Devereux non aveva bisogno di champagne o caviale gratis. Lui,

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