Estate greca: Harmony Collezione
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La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...
La tremenda reputazione che ammanta il nome di Dimitri Kyriakis non lascia dubbi su quanto possa essere spietato negli affari. Ma il primo impegno segnato sulla sua agenda, ora, è di tipo personale: vendicarsi di suo padre. E quale modo migliore, per portare a termine quel piano, che sedurre Bonnie Wade, l'ultima fiamma del suo vecchio? La cosa, fra l'altro, non sarà nemmeno così noiosa, a giudicare da quello che Dimitri può vedere.
Diana Hamilton
Prolifica autrice inglese, adora la bellissima villa in stile Tudor in cui vive con il marito.
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Anteprima del libro
Estate greca - Diana Hamilton
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Kyriakis’s Innocent Mistress
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2009 Diana Hamilton
Traduzione di Silvana Mancuso
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2010 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5898-552-6
Prologo
Dimitri Kyriakis fissò la casa del padre e si disse che non ne era per niente intimidito. La villa - la parte che scorgeva lui dal fondo del viale fiancheggiato da alberi - era immensa: un monumento al benessere e al potere di un bianco abbagliante. Non c’era modo di percorrere quel viale senza sapere la corretta sequenza di numeri necessaria ad attivare il meccanismo altamente tecnologico che avrebbe aperto il massiccio cancello di ferro battuto. E cercare di scavalcarlo avrebbe sicuramente fatto accorrere la sicurezza.
Ma avrebbe trovato un modo. Doveva trovarlo. Per il bene della madre.
Le era dovuto.
Aveva quattordici anni. Era un uomo, o quasi. Ed era venuto a riscuotere. Nessuno al mondo gli avrebbe impedito di fare ciò che doveva.
Drizzando le spalle ossute, si mosse, esplorando l’alto muro perimetrale della proprietà, mentre il cocente sole greco bruciava attraverso il tessuto bianco ed economico della sua camicia migliore. La madre sarebbe uscita fuori dai gangheri se avesse saputo cosa stava facendo.
Cercò di sorridere all’immagine di Eleni Kyriakis, fragile e gentile, che perdeva le staffe, ma il nodo in gola divenne simile a un grumo di lava incandescente e uccise qualsiasi tentativo.
Gli aveva raccontato tutto la notte precedente, quando Dimitri era rientrato a casa, nelle stanze claustrofobiche che avevano preso in affitto in una delle stradine interne. Aveva appena terminato il lavoro da sguattero che faceva dopo la scuola, nelle cucine soffocanti di uno degli hotel più prestigiosi di Atene - proprietà del padre, come sapeva adesso - e aveva trovato la madre piegata su una pila di roba da stirare. Faceva parte del servizio di lavanderia intrapreso parecchi anni prima, per aumentare il denaro guadagnato con il suo lavoro quotidiano di pulizie.
Aveva allontanato dalla fronte una ciocca di capelli grigi e, come sempre, lo aveva accolto con un sorriso, senza dare alcun segno di ciò che sarebbe accaduto.
«Siediti qui con me, figlio mio. Devo dirti una cosa.» Aveva emesso un sospiro lieve. «Mi hai chiesto tante volte chi è tuo padre, e io ho sempre risposto che ti avrei raccontato tutto di lui quando saresti stato più grande, e la maturità ti avrebbe fatto vedere le cose con chiarezza, senza la nebbia dei sentimenti infantili. Ma le circostanze sono cambiate.»
Gli occhi le erano brillati di rare lacrime e in quel momento lui aveva capito che qualcosa non andava.
Ancora adesso sentiva gli echi del suo stomaco in subbuglio, la gola stretta, sensazioni che gli avevano indebolito le ossa mentre lei gli diceva che aveva fatto delle analisi. Il cuore non funzionava più bene e poteva abbandonarla da un momento all’altro. A quel punto gli aveva sorriso, con coraggio; un sorriso che Dimitri avrebbe ricordato per il resto della sua vita.
Gli aveva preso le mani. «Ma che ne sanno loro? Io sono forte. Proverò che si sbagliano... vedrai! Però, nell’eventualità che abbiano ragione, devo parlarti di tuo padre. Era così bello, così carismatico, e io lo amavo tantissimo.»
Era stato allora, quando gli aveva rivelato l’identità dell’uomo che lo aveva procreato, che Dimitri aveva visto l’adorata madre con occhi diversi. Non appena si era reso conto della stanchezza su quel viso un tempo bello, delle guance scavate e dell’evidente colore bluastro delle sue labbra, aveva saputo esattamente cosa doveva fare.
Stringendo con determinazione la giovane mascella, in un atteggiamento che sarebbe diventato abituale, Dimitri cominciò ad arrampicarsi sul muro, i muscoli tesi mentre cercava appigli per le mani e i piedi, poi la tensione si allentò quando, giunto in cima, balzò in silenzio sul prato.
Oltre la fila di alberi e siepi, vide la distesa di un prato immacolato e ben tenuto, e sentì provenire da qualche parte l’odore suggestivo del gelsomino estivo, e il suono di voci distanti. Un sibilo maschile, secco e duro, e quello petulante di una donna.
Venendo fuori sotto il sole implacabile, Dimitri li vide. L’uomo che indossava un abito di lino color crema era suo padre. Era immediatamente riconoscibile, poiché la sua foto era spesso sbattuta sulle pagine di economia dei giornali. La donna, giovane e sinuosa, aveva un abito che fluttuava intorno al corpo a ogni brezza, a ogni suo movimento. Aveva un parasole, la testa bionda si voltò appena e Dimitri vide il bagliore freddo di diamanti che pendevano dalle orecchie. Il prezzo di quelle gemme avrebbe permesso alla madre di non ammazzarsi di lavoro almeno per un paio di anni.
Quindi, quella doveva essere la seconda moglie di cui aveva parlato la madre.
La determinazione lo incitò ad andare verso di loro, le gambe lunghe, allampanate, lo fecero uscire automaticamente allo scoperto dove poteva essere visto. Quel miserabile, sposato e con un figlio piccolo, aveva sedotto una sua dipendente e se n’era sbarazzato quando lei gli aveva detto di essere incinta.
Di lui!
E per questo avrebbe pagato!
Lo avevano visto. La sua intrusione era stata registrata. Ogni nervo del corpo magro di Dimitri si tese e la bocca si fece secca. Ma il mento si sollevò non appena l’uomo, suo padre, camminò verso di lui, lasciando lì la moglie.
«Chi sei e cosa vuoi?» La voce aveva la durezza del despota che quell’uomo di fatto era, sicuro nel suo regno, il ricco proprietario di navi da crociera e hotel lussuosi. Dimitri notò che allungava una mano verso la tasca interna della giacca. Aveva una pistola?, congetturò ferocemente. Intendeva sparare allo zoticone cencioso e invocare la legittima difesa? O voleva usare un dispositivo per chiamare le guardie e farlo buttare fuori senza tante cerimonie come se fosse un ammasso inqualificabile di rifiuti?
Senza lasciare che i nervi tesi avessero la meglio, Dimitri parlò, deprecando lo squittio acuto e misero con cui talvolta la voce da adolescente lo imbarazzava. «Sono Dimitri Kyriakis, figlio di Eleni. Tuo figlio.»
Silenzio, sempre più denso sotto il sole cocente. La mano del padre ricadde sul fianco. Vuota.
Una figura massiccia, in abito scuro, si avvicinò da un sentiero che serpeggiava dalla villa. La donna cominciò a muoversi verso di loro. Il padre fece cenno a entrambi di non avvicinarsi con un gesto impaziente del braccio. «È facile dichiarare una cosa simile. E perfino più facile smentirla. Che cosa vuoi da me?»
I bei lineamenti erano deturpati da quello che era indubbiamente un ghigno perenne. Dimitri arrossì. Non si faceva insultare da nessuno, ma non aveva orgoglio se si trattava del benessere della madre. Si era ammazzata di lavoro per mantenere entrambi, talvolta era rimasta digiuna per non lasciare il figlio affamato. Senza mai lamentarsi.
Raddrizzò le spalle ossute. Era alto quasi quanto quell’uomo. Sperò che la voce suonasse ferma. «Tu sei Andreas Papadiamantis. Tutti sanno quanto sei ricco e potente... tutti quei begli hotel e le navi da crociera. Tu hai tutto, mia madre non ha niente. Quindici anni fa Eleni Kyriakis lavorava qui per te, come domestica. Le hai detto che il tuo matrimonio era finito. L’hai sedotta. Allora lei era bella e ti amava.» Il suo cuore sussultò non appena vide che negli occhi del padre balenò inequivocabile il riconoscimento. La ricordava, ricordava ciò che era successo! Questo rese più facile ciò che aveva da dire, da chiedere. «Ma lei è rimasta incinta, e quando te lo ha detto tu l’hai cacciata via. Credo che tu le abbia spezzato il cuore.»
La madre non lo aveva detto, ma Dimitri aveva avvertito una profonda tristezza quando gli aveva raccontato cos’era successo tutti quegli anni prima.
Incontrò gli occhi sprezzanti del padre e affermò con veemenza: «Non sa che sono venuto qui a parlare con te. Non chiederebbe mai nulla per sé. Mai. Ma io lo farò. È malata. Il suo cuore non regge più. Ha bisogno di riposo, di pasti decenti. Io faccio quello che posso. Nei fine settimana e dopo la scuola lavoro nelle cucine di uno dei tuoi hotel ad Atene. È già qualcosa, ma non è abbastanza». Trasse un respiro profondo. «Chiedo solo che le passi un piccolo mensile. Quel tanto che basti per non dover lavorare per l’affitto e la spesa. E solo fino a che io stesso non sarò in grado di provvedere a lei. Ha bisogno di riposo, di vivere senza ansia» ribadì, la voce che s’incrinava.
Poiché correva voce che fosse uno degli uomini più ricchi della Grecia, ad Andreas Papadiamantis non sarebbe pesato sborsare un modesto mensile. Probabilmente avrebbe speso di più per una cena al ristorante con la sua bella moglie.
Rifiutandosi di lasciarsi umiliare sotto lo sguardo inflessibile degli occhi scuri e duri del padre, Dimitri sbottò: «Non voglio nulla per me, e non ti chiederò altro. Un piccolo mensile non significherebbe niente per te, ma per mia madre farebbe la differenza tra la vita e una morte prematura. Chiedi ai medici, se non mi credi!».
L’uomo, a quel punto, sorrise. Una smorfia delle labbra belle e dure senza alcuna allegria. E la voce fu tagliente. «Non mi lascio ricattare... come hanno imparato a loro spese persone più furbe di te. Di’ solo una parola di tutto questo a qualcuno e io schiaccerò te e tua madre come foste scarafaggi sotto i miei piedi. Anche se la tua storia fosse vera, Eleni Kyriakis sapeva ciò che faceva quando mi si è concessa. Impara questo e imparalo bene: cane morde cane in questo mondo, e i deboli hanno la peggio.»
Un improvviso movimento del braccio fece avanzare la guardia di sicurezza. Con quella piccola parte di cervello che non era sopraffatta dalla rabbia impotente, Dimitri notò che le sue mani erano come prosciutti.
«Spiro, accompagna questa persona fuori dalla mia proprietà.»
Senza neanche guardarlo, Andreas Papadiamantis si voltò e tornò dalla donna, mentre Dimitri si ritrovò ad avanzare a spintoni verso i cancelli e fu sbattuto fuori nella polvere bianca della strada.
Sentendo i cancelli che si chiudevano, Dimitri si issò in piedi, i pugni chiusi, la mascella tesa.
La madre era stata insultata. Lui era stato insultato. Odiava l’uomo che era suo padre. Si sarebbe vendicato. Si ripulì i vestiti, e a testa alta cominciò il lungo e faticoso cammino verso la città.
L’avrebbe fatta pagare al padre per i suoi insulti insensibili. Avrebbe trovato un modo per farlo.
Quel giuramento fu rafforzato dalla scoperta di non avere più un lavoro nelle cucine dell’hotel del padre. La perdita della magra paga era un atto malevolo di quell’uomo.
E il giuramento di Dimitri fu scolpito nella pietra in modo indelebile quando, dieci mesi dopo, la madre morì per un attacco di cuore.
1
Dimitri Kyriakis posò la busta color camoscio davanti a sé, sulla scrivania ampia e luccicante altrimenti vuota, e cercò di non mostrare il proprio disgusto nel congedare l’investigatore privato.
Con la punta delle lunghe dita sulla busta, guardò fuori della finestra di vetro a tutta altezza, senza vedere nulla.
Dimitri era un uomo motivato, aveva passato ventidue dei suoi trentasei anni a cercare di vendicarsi freddamente e con precisione clinica dell’uomo che era suo padre, per gli insulti imperdonabili che questi gli aveva scagliato e per essersi rifiutato seccamente di aiutare la madre. Lei, affettuosa e gentile, aveva avuto bisogno di un aiuto economico quanto dell’ossigeno, e lui, suo figlio, all’epoca quattordicenne, non era stato