La prossima fermata
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Anteprima del libro
La prossima fermata - Angela Giulietti
dell'autore
Una mattina di settembre
Non è facile abituarsi a nuovi riti mattutini. Ma per Kim svegliarsi accanto a Greg era una piacevole novità, che non avrebbe fatto fatica ad assorbire come rito dolcissimo e affettuoso. Anche quella notte, lui si era fermato a dormire da lei, avevano fatto sesso e poi si erano assopiti ascoltando i rumori della strada con le finestre semiaperte, per far entrare l'aria calda di settembre. Si conoscevano da solo due mesi e già i ruoli si palesavano con chiarezza: lui l'uomo indaffarato, nevrotico, in sintonia con New York, lei la parte più rilassata e paziente della coppia. Quando Greg si svegliò, Kim si allacciò al suo collo, tirandolo giù:
Resta un minuto qui, che fretta hai?
Ho un appuntamento
Replicò lui Bevo un caffè al volo e scappo
Russi? Giapponesi?
Americani
Greg ridacchiò Del Sud Dakota. Un gruppo di varie età in visita alla Grande Mela
Oh... beh, li farai aspettare
Non credo proprio. Nel pacchetto turistico la puntualità è un nostro punto di forza. Alle 9 ci troveremo all'osservatorio del WTC e non un minuto dopo
Kim annuì. Sapeva che Greg teneva al suo lavoro, che gestiva con grande impegno la sua attività di guida turistica, in collaborazione con le più famose agenzie di viaggi locali. Era nato per guidare la gente, per programmarne le giornate, era un vero e proprio appiglio per le comitive di turisti americani e non solo, poiché parlava cinque lingue correttamente. E lei lo apprezzava per questo, però avrebbe desiderato un po' più di tempo libero per loro due.
Andiamo al mare nel weekend?
Domandò, seguendo Greg in cucina, e lui scosse la testa mentre buttava giù il caffè:
Non credo, dovrei avere dei francesi
Quando andiamo al mare?
Non insistere. Settembre è un mese impegnativo, in autunno vedrai che ci riusciremo
In autunno sarà freddo
Osservò Kim. Ma non disse altro. La sua storia con Greg era agli inizi, e fare pressione poteva danneggiarla. Ci aveva messo 30 anni a trovare un uomo che rispondesse a tutti i requisiti: che fosse educato e civile ma non cerimonioso, che rispettasse lei e il suo lavoro, che si affezionasse a Ruth e che non rincorresse gli status symbol. E adesso che Greg era il suo ragazzo, era necessario lasciargli i suoi spazi e non pressarlo. Lo osservò, mentre si infilava la camicia chiara e si pettinava, e poi mentre si chinava su Ruth, la vecchia dalmata ormai cieca, e le dava appuntamento per la sera.
E' lei la tua vera compagna!
Kim scherzò, accomodandosi sulla dondolo con una tazza di caffelatte e corn flakes Tu ti sei messo con me per arrivare a lei
Ecco, mi hai scoperto!
Greg allargò le braccia Non se ne fa una pulita, vedo!
Se ne stava lì, in piedi, nella luce avvolgente della mattina, ed era bellissimo, con quei capelli scuri un po' mossi che gli solleticavano un sopracciglio. Kim guardò l'orologio:
Hai tempo, ancora
Preferisco arrivare in anticipo che in ritardo
Replicò lui. La baciò con affetto e si diresse verso la porta, pronto per la sua giornata. Kim stava per sorridergli, ma qualcosa la bloccò. Avvertì come un disagio, una sensazione indefinita. Le venne alla mente un flash di sua madre, e decise di assecondarlo. Quando le capitava, si stendeva sul letto a occhi chiusi, lasciando fluire i ricordi. Mamma, lei piccina, un negozio di giocattoli e una bambola che non c'è...
Pianse tantissimo. Non aveva mai amato le bambole, ma voleva quella: la piccola inca col maglione fatto a mano. Sua madre sospirò, e poi le strinse la manina:
Questo era solo il primo negozio. Ce ne sono altri. C'è sempre qualcosa d'altro. Ricordatelo, Kim: non è mai finita. Se cerchi una bambola, o una torta, o un abito, ci sono sempre altri posti dove trovarli. Se perdi un amico, per quanto tu possa stare male, ne troverai un altro. Se ti salta una vacanza ne farai una più bella
Ma se prendo un brutto voto, non è che un voto buono salta fuori così
Ribatté lei, sentendosi molto saggia nei suoi sette anni. Sua madre scosse la testa:
Non ho mai detto che le cose saltano fuori, ma solo che ci sono e le devi trovare. Il percorso del treno della vita non è lineare. Passa attraverso montagne e gallerie, fa tante curve, ma c'è sempre una prossima fermata, e forse è lì che ci aspetta ciò che stiamo cercando
Anche la bambola inca?
Anche la bambola inca
Alla fine, Kim ebbe la sua bambola. E quella sera stessa scrisse sul suo diario tutta la storia del treno della vita. Le era piaciuta, e non faceva fatica ad immaginarsi seduta accanto al finestrino, a osservare il mondo in attesa di decidere dove scendere. Il suo viaggio era appena iniziato e la attendevano tante stazioni, grandi e moderne o intime e un po' acciaccate. Ma di certo avrebbe affrontato quel viaggio con la sua bambola che aveva appena chiamato Zezè.
Si alzò dal letto, si lavò velocemente la faccia e poi aprì l'armadio per scegliere un paio di jeans e una t-shirt. Ma quasi subito si voltò verso Ruth. Aveva percepito qualcosa, e le domandò:
Va tutto bene?
No, affatto
Le rispose il cane Ti prego, devi dire a Greg che lo ami
Ma io non lo amo... mi piace molto, però stiamo insieme solo da due mesi!
E' meglio se glielo dici
Kim scosse la testa. Tornò ad occuparsi del suo look, pensando che Ruth fosse troppo romantica. Ma quando udì un urlo provenire dal piano di sopra e una voce di donna che gridava:
Oddio! E' terribile!
D'impulso, spinta da una forza oscura, accese la tv. E vide un aereo infilarsi nella torre nord del World Trade Center. Per circa un minuto rimase come paralizzata, poi prese il telefono. Greg rispose con un tono scocciato:
Sì, ho visto, un cretino ha bucato l'altra torre. Ma qui è tutto tranquillo, spero solo che non chiudano anche la torre sud, altrimenti addio turisti
Forse dovresti uscire
Osservò lei, ma lui replicò:
Non vedo perché. Abbiamo appuntamento quassù, il danno è solo alla torre nord
Io... non lo so, ma sento che è meglio se te ne vai
Su, non fare la paranoica. Ci vediamo stasera, okay?
Devo dirti una cosa
Kim prese fiato Ti amo, Greg
Cosa?
Ti amo... adesso non agitarti, ma volevo fartelo sapere
Ti amo anch'io
Rispose lui Anche se non credo sia qualcosa da dirsi al telefono, senza guardaris negli occhi
Non potevo aspettare...
E circa cinque minuti dopo Kim capì il perché. Un secondo aereo colpì la torre sud, tagliandola a metà. Il sangue le si gelò nelle vene, mentre cercava di razionalizzare: dall'osservatorio Greg sarebbe potuto scendere? A quanto diceva il giornalista alla tv le speranze erano pochissime. E quel pochissime
, lei lo intuì, era rivolto ai parenti e agli amici di coloro che si trovavano ai piani più alti. Perché la parola più esatta sarebbe stata pressoché nulle
. Quello che lei non sapeva era che una scala era rimasta intatta, che qualcuno stava cercando di lasciare l'edificio. Non era al corrente di cosa accadeva dentro la torre, ma guardò Ruth e capì che la frase Ti amo
era stata l'ultima che aveva detto a Greg. Lui non ce l'avrebbe fatta. Kim iniziò a piangere, pianse per quasi un'ora. E quando osservò la torre crollare, e notò la grande nube di polvere fuori dalla finestra, seppe che l'uomo che amava era rimasto là sotto. Nel giorno in cui New York era stata colpita al cuore, straziata, massacrata, lei aveva confessato di amare per la prima volta nella sua vita, a qualcuno che stava per morire.
Via dal dolore
Quella fu la notte in cui nessuno dormì. L'intera città era in preda al dolore e all'angoscia. Kim era scesa nell'atrio del palazzo prima di cena, ma si era resa conto che nessuno dei suoi vicini avrebbe potuto consolarla. Il brutto delle tragedie collettive è che tutti hanno perso un amico, un parente o un conoscente. Ti abbracciano, ti tengono la mano, ma il loro dolore è troppo forte perché possano mitigare il tuo. Così era tornata nel suo appartamento, aveva risposto alle telefonate allarmate di suo padre e di qualche amico, infine aveva staccato il telefono. Se ne stava a letto immobile, con lo sguardo fisso alla tv. Recuperò un paio di Xanax dalla tasca della giacca che Greg aveva lasciato nel suo armadio, e strinse a sé la piccola bambola inca, pregando:
Mamma, accogli Greg. Fai che sia in pace, perché lui è un tipo molto nervoso
Il sonno arrivò di soppiatto, come un visitatore inaspettato. Non fu un sonno tranquillo, ma agitato da incubi e sensazioni di paura. Poi, all'improvviso Ruth saltò sul letto. Era strano: da quasi un anno non era più capace di farlo! Kim la fissò, e realizzò che non era più cieca: i suoi occhi scuri la fissavano, intensi e vivaci come quando stava bene. La accarezzò, piangendo. Il cane le leccò una mano e scodinzolò:
Ciao, Kim. Non posso lasciare Greg da solo
Cosa vuoi dire?
Chiese lei, perplessa
Soffro molto. Ho le ossa doloranti, i reni che funzionano male... non ho più voglia di soffrire, perciò ho deciso di accompagnare Greg nel suo viaggio
E a me non pensi?
Tu sei giovane e piena di risorse. Avrai altre fermate a cui scendere
Kim si svegliò di soprassalto. Scese dal letto e andò verso il tappeto sul quale dormiva Ruth. Non le serviva una prova empirica: sapeva che era morta. Le alzò la testa, ponendola sulle proprie ginocchia, e con una voce rotta dal pianto sussurrò:
Stai accanto a Greg, e per favore non dimenticatevi di me
Era strano, quasi buffo. Le persone, per strada, non camminavano più normalmente. Si muovevano come se fossero su una scala mobile, come se una forza le spingesse loro malgrado. E tutti si voltavano al minimo rumore, spaventati. Le belle donne che solitamente passavano da un negozio all'altro ondeggiando sui tacchi adesso avevano addosso tute di felpa e scarpe da ginnastica ai piedi. Non c'era in giro nessuna coi capelli ben acconciati e l'aria spavalda. I bambini avevano perso il sorriso, le voci erano sempre basse e incerte. In quello scenario di dolore e