Lo strano caso di Great Falls
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Anteprima del libro
Lo strano caso di Great Falls - Daniele D'Alberto
Daniele D'Alberto
Lo strano caso di Great Falls
Cavinato Editore International
© Copyright 2016 Cavinato Editore International
ISBN: 978-88-6982-357-2
I edizione 2016
Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi
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Realizzazione ebook a cura di Simone Pifferi
Indice
CAP.I
CAP. II
CAP. III
CAP. IV
CAP. V
CAP. VI
CAP. VII
CAP.VIII
CAP.IX
CAP.X
CAP. XI
CAP.I
L'orologio batteva il ritmo dei minuti, quando, poco dopo le 24, le porte del reparto di prima accoglienza del Medical Psychiatric Center si spalancarono con forza. Il cigolio delle rotelle anticipò le voce degli infermieri.
- Fate attenzione così finirà per terra. - Sul lettino sporco di fango e sangue il corpo di un uomo si agitava scosso dalle urla e per il dolore.
- Jack tienilo fermo. -
- Ci sto provando Cristo, ci sto provando. -
Avvinghiato ai polsi, uno dei due inservienti, Jack, lottava per immobilizzare il paziente che, scosso nel profondo dell'animo, si dimenava e sbraitava parole incomprensibili.
- Mnikonwjou, ye Mnikonwjou. - ancora - Hetane Hetane. -
Avvolta nella sua divisa bianco latte la caposala Marilyn Mac Brait si diresse a passo spedito verso il lettino. Nel frastuono delle voci concitate, cercò di intuire il corpo di quel caso adrenalinico, contorto e privo di resa, quando si avvicinò, a fatica riuscì a definire l'aspetto dell'uomo, aveva il volto ricoperto di uno spesso strato di sangue coagulato che, come una maschera, ne camuffava i lineamenti.
- Tenetegli fermo il braccio -
Marilyn legò il laccio emostatico poi con la siringa estrasse una grossa quantità di on vuole essere disturbato, figuriamoci a quest'ora della notte, sarebbe una tragedia. sedativo dalla boccetta di vetro, puntò la vena dell'avambraccio e iniettò la dose.
- Caposala Mac Brait non crede che sia il caso di chiamare il dottore? - Quelle dell'inserviente Jack furono parole tremolanti, ma in sé si celavano il timore e l'angoscia dei presenti per il macabro aspetto del paziente.
- Chiamare il dottore?! - intonò Marilyn sorpresa - è fuori discussione! Sapete che non vuole essere disturbato, figuriamoci a quest'ora della notte, sarebbe una tragedia. sedativo dalla boccetta di vetro, puntò la vena dell'avambraccio e iniettò la dose.
!!br0ken!!
- Mah caposala Mac Brait, mi sembra che si tratti di un'urgenza e che… - La smorfia infastidita della donna anticipò di un solo istante il tono perentorio di voce.
- Gli ordini del dottore sono ordini, non si discutono, punto. Piuttosto rendetevi utili, prendente tutto il necessario e ripulite il volto di quest'uomo. -
Il sedativo aveva fatto il suo effetto. In parte domato, l'uomo giaceva sul lettino in uno stato di semi incoscienza, i vestiti sporchi e logori furono tagliati per poi essere sfilati. Rimasto con poco addosso, il corpo mostrò l'aspetto di un signore in là con gli anni, circa sessantanni di età, di corporatura e statura media ma nel complesso incredibilmente tonico e splendidamente in forma. Con garze imbevute di acqua tiepida, gli infermieri si presero cura di lui, con estrema cura tolsero i grossi grumi di sangue, ad ogni passata il volto svelava il suo aspetto, prima il mento, poi la bocca fino a che, giunti all'altezza degli occhi si resero conto quanto fosse grave il caso.
- Oh Signore! - imprecò un infermiere - caposala!caposala! - Le voci di Jack e colleghi corsero veloci nel lungo corridoio, afferrarono Marilyn e la sua attenzione che, di scatto, si girò.
- Santo Iddio, si può sapere cosa vi prende? Devo occuparmi delle carte di questo tizio non potete pensarci voi! -
Metodica e diligente, Marilyn Mac Brait non amava alcun tipo di interruzione nel suo lavoro, dunque anche in tal caso, come spesso capitava, visse con una punta di fastidio il rapporto con i suoi colleghi. Eppure l'attimo presupponeva qualcos'altro, la normale routine mutò di aspetto, perse il suo normale svolgimento, non era il solito agire, semmai, frenetico e distratto, si trattò del fragoroso e sbalorditivo volto del terrore.
Lei, Scioccata, rimase inerme per ciò che aveva di fronte, persa nell'incredulità del momento, fece un passo indietro a sé e con la mente annebbiata da un'onda di pensieri, lasciò cadere inavvertitamente un nuvolo di fogli svolazzanti. Lenti, scivolarono sulla superficie liscia del pavimento chiaro.
- Non muovetelo da qui, io corro a chiamare qualcuno. - Non aveva più dubbi, l'istinto fu quello di correre alle scale che dal reparto di prima accoglienza portavano direttamente agli uffici del piano superiore.
Al di là del vetro, l'immagine ricurva del dottor Teddy Wilson si proiettava tra la finestra e la laurea incorniciata a muro. Una bottiglia mezza piena e un bicchiere delimitavano l'angolo della scrivania, nelle pause non troppo ricorrenti, amava assaporare due dita di scotch dal colore ambrato, invecchiato nelle botti di rovere e proveniente da qualche distilleria del nord della Scozia. Era immerso nella lettura di un grosso manuale medico dal titolo terapia convulsivante, il dottor Teddy Wilson era un rinomato quanto rispettabile primario, da sempre attento sostenitore della cura dei disturbi psichici per mezzo dell'elettroshock quale applicava a suoi pazienti del Medical Psyhiatric Center con una certa costanza.
La stanza profumava di tabacco, la pipa spenta e riposta distrattamente nella custodia in legno sprigionava un piacevole aroma di sole e piantagioni del sud America. Più in là, il calendario riportata la data del 31 ottobre 1974, a lato una scritta in penna diceva dolcetti,l'allusione doveva servire al dottore come promemoria, era la sera di Halloween ed era chiaro che in città, una brulicante quanto accanita masnada di giovani vestiti e truccati a tema avrebbero invaso le strade dei quartieri, suonato di porta in porta e rivolto il rito del dolcetto o scherzetto? La casa della famiglia Wilson non avrebbe fatto eccezione, così Teddy, preferì trascorrere gran parte della notte nel suo studio, lontano dalla confusione e dalle richieste di qualche bambino impertinente.
La caposala Marilyn era nata e cresciuta a due passi dall'ospedale, fin dai primi anni di età si era dimostrata una bambina educata e cortese, rispettosa e diligente delle regole di quell'educazione un po' ottusa e rigida impostagli dalla famiglia. Cresciuta al riparo dalle distrazioni peccaminose del tempo, coccolata fra le rassicuranti braccia della Chiesa Evangelista del reverendo Lee Roy, aveva sviluppato una spiccata attitudine all'obbedienza, caratteristica questa che le valse il merito per la sua promozione da infermiera a caposala.
In dieci anni di onorata carriera, non aveva mai saltato un solo giorno di lavoro, non un ritardo ne una semplice disattenzione e tanto meno era mai venuta meno ai propri obblighi professionali, figuriamoci disubbidire a un ordine datole da un superiore, perciò avvicinarsi alla porta a vetri di quell'ufficio e bussarvi, non fu una cosa per niente facile. Accostò l'orecchio poi con un po' di titubanza picchiò la mano sullo stipite in legno.
- Dottore sono la caposala Marilyn Mac Brait. -
L'ombra sfuocata di Teddy Wilson assunse sulla sedia una postura eretta, trascorsero alcuni istanti di silenzio in cui il Dottore passò in rassegna la propria memoria in cerca di un valido motivo per quella visita, alla mente chiese uno spunto inatteso, qualcosa a lui sfuggito e in grado di giustificare la presenza alla sua porta della metodica caposala Mac Brait. Nulla di fatto, non ricordò alcunché.
- Sbaglio o pensavo di essere stato chiaro, quante volte devo ripeterle che non voglio essere disturbato durante le mie letture? -
- Lo so Dottore, e non mi sarei mai permessa se non si trattasse di qualcosa di estremamente serio, si tratta di un paziente. -
- Maledizione! e lei viene qui a interrompermi per un paziente?! Lo visiterò domani, come tutti gli altri, durante il mio consueto giro nei reparti. -
Un nodo in gola soffocò l' intenzioni di Marilyn che, seppur contro natura, si impose e con voce decisa disse
- Dottore è il caso che venga subito. -
Al di là del vetro opaco, la figura frastagliata di Teddy Wilson si alzò e con passo deciso raggiunse la porta, cercò di ricomporsi, si sistemò alla bene e meglio la cravatta, si passò una mano tra i pochi capelli bianchi per poi girare la maniglia. Con lo sguardo l'uomo ispezionò il volto di Marilyn, l'espressione tanto seria quanto preoccupata della donna placò in parte il suo risentimento, pur sempre presente e vigoroso nei suoi modi vagamente intimidatori.
- Spero che si tratti di un caso urgente, ne va della sua carriera signorina Mac Brait. -
- Lo è dottore, lo è. -
Dal secondo piano del Medical Psychiatric Center la caposala e il dottore percorsero a ritroso il tragitto dagli uffici al reparto di prima accoglienza. Come in un fermo immagine, il corpo sedato del l'uomo giaceva immobile sul lettino, i polsi e le caviglie avevano assunto il colore violaceo segno che si era dibattuto ancora a lungo dopo essere stato assicurato alle cinghie di cuoio. il busto era rigido in una posa innaturale, la schiena era leggermente inarcata, era