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Fuga verso il destino, volume due: una serie romantica new adult: La serie Fuga verso il destino, #2
Fuga verso il destino, volume due: una serie romantica new adult: La serie Fuga verso il destino, #2
Fuga verso il destino, volume due: una serie romantica new adult: La serie Fuga verso il destino, #2
E-book153 pagine2 ore

Fuga verso il destino, volume due: una serie romantica new adult: La serie Fuga verso il destino, #2

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Info su questo ebook

Un amore in pericolo. Una lotta per la sopravvivenza. Il loro amore riuscirà a superare la tempesta?

Una lotta per essere accettata
Mentre il rapporto tra Damien e Mia si rinsalda, forze oscure minacciano il loro amore appena sbocciato. Quando i facoltosi genitori di Damien scoprono la sua relazione con Mia, non si fermano davanti a niente pur di cacciarla dalla sua vita… e dal suo cuore.

Una battaglia per la sopravvivenza
Quando la madre di Damien scatena la parte peggiore di sé, Mia si trova sul punto di vedere sfumare il futuro per cui ha duramente lottato. Riusciranno i due ragazzi a fermare la madre di Damien e i suoi vendicativi tentativi di rovinare la vita di Mia?  

Oppure denaro e potere l'aiuteranno a distruggere Mia e a separare i due giovani innamorati?

La serie completa ora disponibile
Fuga verso il destino e una serie romantica e sensuale. Questo libro è la seconda e ultima parte di una serie in due volumi.

Continua a seguire la storia di Damien e Mia leggendo il secondo volume di Fuga verso il destino.

LinguaItaliano
EditoreErika Rhys
Data di uscita17 mar 2016
ISBN9781540151872
Fuga verso il destino, volume due: una serie romantica new adult: La serie Fuga verso il destino, #2
Autore

Erika Rhys

International bestselling author Erika Rhys writes contemporary romance novels featuring sexy men, strong women, and dashes of sparkling wit—the kind of books she enjoys reading. Her books include Heir of the Hamptons and the Gentlemen’s Club, Over the Edge, and On the Brink series. Erika’s heroes are driven, determined, and often wealthy, but can also be sensitive and vulnerable. Her heroines come from a range of backgrounds, and are strong, smart, and independent, but also sympathetic and caring. All her books feature laugh-out-loud moments, because humor is sexy! Erika loves dance music, shoes, long walks by herself, long dinners with friends, dark chocolate, strong coffee, and ice-cold martinis. She also loves hearing from readers, so get in touch!  http://erikarhys.com http://facebook.com/ErikaRhys.Author http://twitter.com/erikarhysauthor http://instagram.com/erikarhysauthor http://pinterest.com/erikarhysauthor

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    Anteprima del libro

    Fuga verso il destino, volume due - Erika Rhys

    1

    Capitolo Uno

    Aprii gli occhi con un fremito. C'erano luci rosse che lampeggiavano e nell'aria fredda della notte si era sparso un forte odore di gomma bruciata. Sbattei varie volte le palpebre e tentai di capire dove mi trovavo.

    Sono in ambulanza?

    Un uomo in camice si chinò sopra di me. Il suo sguardo clinico mi percorse dalla testa ai piedi e poi si posò di nuovo sulla mia fronte. Ha una ferita superficiale alla testa e dei tagli su mani e ginocchia.

    La parte destra della fronte mi pulsava con un dolore sordo. Con cautela, toccai il punto dolente e le dita rimasero appiccicose di sangue. Mi aggrappai ai lati della barella e cercai di alzarmi, ma mi ritrovai legata.

    Il soccorritore alzò la mano. Stia giù per favore, signorina. Ha un brutto taglio e forse anche una commozione cerebrale. La sto portando al pronto soccorso.

    Cosa mi è successo?

    Schiusi le labbra per rivolgergli la domanda, ma le parole non uscivano. Ero troppo confusa per parlare.

    Eccoci arrivati, disse il soccorritore. Spinse la barella verso la porta a vetri dell'ingresso, su cui si leggeva Ospedale di Cambridge.

    Ospedale. Di Cambridge.

    Una marea d’immagini e di emozioni mi sommerse.

    I due malviventi che ci avevano rapinato, trasformando una serata tranquilla in una corsa contro la morte.

    Gli occhi crudeli del rapinatore più piccolo. La lama del coltello, fredda e affilata contro la mia gola.

    Il bagliore dell'acciaio quando il coltello del rapinatore più grosso aveva lampeggiato verso Damien.

    Lo shock di vederla affondare nel petto di Damien con quel rumore denso che non avrei mai potuto dimenticato.

    Il soccorritore spinse la barella all'interno dell'affollata sala d'attesa del pronto soccorso, passando davanti a gruppetti di persone. Su una faccia dopo l'altra si leggevano stati d’animo tra il cupo stoicismo e la timorosa attesa di ricevere brutte notizie.

    Stavo intanto tornando a pensare in modo coerente e la valanga degli eventi di poco prima mi travolse.

    Mi ricordavo del terrore agghiacciante che provato quando Damien si era afflosciato sul marciapiedi e non si era più rialzato.

    Mi ricordavo il suo corpo steso sul marciapiedi e stranamente immobile.

    Rivedevo il suo viso con le labbra sbiancate spiccare sul sangue che gli intrideva la maglietta e si allargava in una pozza vicino alle spalle e alla testa.

    Tanto sangue.

    Il soccorritore continuava a spingere la barella, passando davanti a una fila di ambulatori. Da uno giungeva il lamento di un paziente e un brivido gelato mi percorse la schiena. Dov'era Damien? La polizia era arrivata in tempo per salvarlo? Era ancora vivo o l'avevo perso per sempre?

    Sentivo un'oppressione al petto. Avevo il cuore in gola e i polmoni sembravano paralizzati. Puntini bianchi mi fluttuavano davanti agli occhi, ma lottai per restare cosciente. Non potevo svenire. Non più. Non ora. Dovevo trovare Damien.

    Strinsi i lati della barella e tirai un lungo respiro, prima di afferrare il soccorritore per un braccio. Il mio ragazzo. Damien Barlow. Dov'è? È vivo?

    Il soccorritore abbassò lo sguardo verso di me. Il suo ragazzo è stato trasportato d'urgenza in sala operatoria appena è arrivata l'ambulanza con voi due a bordo. È vivo, ma ha ricevuto una coltellata alla spalla e ha perso molto sangue.

    Chiusi gli occhi pensando a quello che mi aveva detto. Damien era stato colpito alla spalla e non al petto. Grazie a Dio. Ma c'era tanto sangue. Perché così tanto? Forse il coltello aveva reciso un'arteria o altro?

    Ce la farà? La prego, mi dica la verità.

    Lo sguardo del soccorritore si addolcì. Non lo sappiamo ancora. La chirurgia d'urgenza, però, compie miracoli ogni giorno. Mi creda, stanno facendo di tutto per salvare il suo ragazzo.

    Le ore successive furono tra le più lunghe della mia vita. Ero seduta in una cella verde e sterile che puzzava di antisettico e brillava di pulizia, acciaio inossidabile e luci fluorescenti.

    Il tempo si trascinava lentamente intanto che il personale del pronto soccorso mi ripuliva e si assicurava che stessi bene. Avevo tagli sulle mani e sulle ginocchia e un taglio profondo e sanguinante sulla fronte che mi ero fatta cadendo sul marciapiedi quando avevo perso i sensi.

    Ero stata fortunata. Me lo ripetevano tutti. In un certo senso avevano ragione. Sarei uscita dall'ospedale con le mie gambe. Non avevo i sintomi di una commozione cerebrale e non avevo riportato ferite di rilievo.

    Almeno non visibili.

    Fisicamente, essendo stata per anni il bersaglio dei pugni di mio padre, ne avevo passate di peggiori. Forse avrei dovuto provare sollievo per non essere stata ferita gravemente. Forse avrei dovuto essere grata a quegli abili infermieri che mi stavano incerottando. Ma di cosa avrei potuto essere grata se la vita di Damien era appesa a un filo?

    Gli infermieri erano gentili e simpatici, ma rispondevo con difficoltà alle loro domande. Sì, la testa mi doleva. No, non avevo vomitato. No, non mi girava più la testa e non avevo più la nausea. No, non mi ricordavo quando ero stata vaccinata contro il tetano l'ultima volta.

    Tra pulizia, vaccini e tre punti in fronte, continuavo a chiedere di Damien a un'infermiera dopo l'altra, ma tutto quello che sapevano o volevano dirmi era che si trovava ancora in sala operatoria. Facevo fatica ad aspettare che finissero.

    Quando sarò fuori di qui, forse troverò qualcuno che mi darà delle informazioni in più.

    Finalmente, dopo un turbinare di scartoffie mi lasciarono andare.

    Uscii dall'ambulatorio in cui avevo trascorso un paio d'ore e mi diressi verso la sala d'attesa del pronto soccorso. Forse là qualcuno mi avrebbe potuto aggiornare sulle condizioni di Damien.

    Arrivata lì, mi avvicinai al bancone con il ripiano di formica della reception, dietro cui sedevano due donne.

    Una sollevò gli occhi dal computer. Lei si chiama? domandò. Posso aiutarla?

    Mia Martel. Vorrei informazioni su Damien Barlow; mi hanno detto che è in sala operatoria. Siamo arrivati insieme.

    La receptionist batté su vari tasti del computer. Damien Barlow è uscito dalla sala operatoria. L'hanno trasferito in terapia intensiva. Lei è un famigliare?

    No, sono la ragazza di Damien. Ero con lui prima questa sera… quando l'anno accoltellato.

    Scribacchiò un numero su un post-it rosa e me lo porse. Deve chiamare la polizia di Cambridge a questo numero.

    Presi il biglietto. Posso vedere Damien?

    Scosse il capo. Non senza il permesso della sua famiglia. Adesso deve chiamare la polizia e fissare un appuntamento per fare la sua deposizione e ritirare i suoi effetti personali. Se desidera, può servirsi di uno dei nostri telefoni di servizio.

    I miei effetti personali? In quel momento non me ne importava niente della mia borsa e di quello che c'era dentro.

    Sì. Sulla scena del crimine, la polizia ha raccolto alcuni dei suoi oggetti personali per raccogliere le impronte digitali.

    Proprio in quel momento una voce femminile parlò dietro di me. Mi scusi. Lei era con Damien stasera? La voce era bassa e misurata con un accento raffinato.

    Voltai il capo nella direzione da cui proveniva e vidi un'elegante donna bruna di circa cinquant'anni con uno splendido abito da sera color blu notte. Aveva brillanti che le scintillavano alle orecchie e intorno al collo. In contrasto con il rumore, il colore e il caos della sala d'attesa affollata, lei emanava calma, ricchezza e controllo.

    dissi. Lei è una parente di Damien?

    I suoi occhi guizzarono su di me e avvertii che dietro la sua impeccabile acconciatura, i numeri del tabellone dei punteggi ruotavano combinandosi. Sono Anne Barlow. La madre di Damien. Fece un cenno verso l'uomo alto con i capelli argentei accanto a lei. Questo è mio marito, il padre di Damien, Edward Barlow. Siamo arrivati circa un'ora fa. Quando ci hanno telefonato dall’ospedale, stavamo uscendo dalla residenza del governatore dopo cena.

    Feci un cenno a entrambi. Piacere di conoscervi, signora Barlow, signor Barlow. Sono Mia Martel. Sapete dirmi qualcosa di Damien?

    Anne sollevò un sopracciglio perfettamente arcuato. Damien sta bene, per quanto lo consente la situazione. Il chirurgo ha riparato una vena intaccata e un nervo danneggiato della spalla sinistra.

    Un nervo danneggiato? domandai. Cosa significa? Lanciai un'occhiata ad Anne ed Edward.

    Contrariamente all'impassibile Anne, Edward era visibilmente sconvolto. Aveva il volto segnato dallo sfinimento e gli occhi arrossati e tormentati. Si schiarì la gola e parlò con voce tesa. Damien è fuori pericolo. Ma avrà bisogno di tempo e cure fisioterapiche per recuperare completamente l'uso del braccio.

    Per la prima volta dal momento dell'aggressione, la morsa che avevo allo stomaco si allentò e sentii la tensione scivolare via. La vita di Damien non era più appesa a un filo. Forse, quest'incubo senza senso finalmente stava per finire.

    È cosciente? domandai. Posso vederlo?

    Anne mi guardò come se fossi stata una mosca posatasi su una delle sue mani curatissime. Ora no. A Damien sono stati somministrati dei forti sedativi per alleviare il dolore delle ferite. In questo momento ha bisogno soprattutto di riposo. La sua voce assunse un tono glaciale. Ha detto di essere la sua ultima ragazza, giusto? Se questo è vero, sono sicura che la chiamerà appena starà bene.

    La sua ultima ragazza? La guardai ed ebbi un brutto presagio. Cosa stava cercando di dirmi?

    Comprendo che Damien non deve essere disturbato, dissi. Vorrei solo vederlo per un momento, anche attraverso il vetro. Quale problema aveva Anne? Non le stavo chiedendo di farmi entrare di soppiatto nel reparto di terapia intensiva. Volevo solo vedere con i miei occhi che l'uomo che amavo era vivo.

    Edward si rivolse alla moglie. Anne, forse potremmo…?

    Assolutamente no. Le sue labbra si contrassero in una sprezzante linea sottile. Mio figlio ha rischiato di morire questa notte. Non è in condizioni di ricevere visite. Mia… è il suo nome, vero?

    Sì.

    Vada a casa, Mia. La famiglia di Damien è qui con lui. I migliori neurologi di Boston gli assicureranno tutte le cure necessarie e quando si sarà ripreso abbastanza da ricevere visite, sono sicura che la chiamerà. Questa è la seconda volta che glielo dico, spero che lei non mi costringa a ripetermi ancora.

    La sua crudeltà mi annientò. Desideravo soprattutto vedere Damien, stringergli la mano e sentire che la vita scorreva

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