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Medicamentum
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E-book52 pagine35 minuti

Medicamentum

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Horror - racconto lungo (31 pagine) - Un letto d’ospedale, un uomo, una flebo. E uno spettro che osserva.


Clark Kios, fermo in un lettino d’ospedale, ha un’amnesia completa, la sua unica certezza sono gli incubi orribili che lo tormentano. Al suo braccio sono collegate delle strane flebo e da dietro il paravento qualcuno, una donna dai tratti spettrali, lo tormenta, terrorizzando persino infermieri e medici che negano la sua esistenza. Perché gli sta capitando tutto questo? Perché il bizzarro personale medico gli nega la verità?


Michele Gonnella, labrolucchese classe ’88, ha una vita divisa tra libri, tè e arti marziali. In genere, se non sta ficcando il naso nelle bozze altrui correggendole, si diletta con l’insegnamento di Wing Tzun o si dedica all’attività dell’assaggio di tè e caffè. Ha preso a scrivere sul serio solo intorno ai ventotto anni, età in cui inizia la sua vita “editoriale“ di scrittore e, inutile dirlo, ogni sua attività è saggiamente monitorata dai suoi maestri, quattro felini che lo osservano e giudicano spietatamente, qualunque cosa faccia.

LinguaItaliano
Data di uscita17 set 2019
ISBN9788825409833
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    Medicamentum - Michele Gonnella

    9788825409857

    Capitolo 1 – Risveglio

    Fu il suo gridolino di paura a farle capire di essere una femmina. L’altezza, aveva valutato durante la fuga, corrispondeva a quella di una bimba di non più di nove anni. Era certa che ci fosse una festa da qualche parte, ma la curiosità l’aveva spinta nel piccolo labirinto di siepi e questo, alla comparsa della figura scura, era divenuto un dedalo inestricabile, reso tentacolare dal panico che le avvelenava l’animo. Continuò a urlare nella speranza che la sua mamma potesse sentirla, ma il party che andava avanti senza di lei starnazzava gioia, tra canzoni per bambini, giochi e risa la cui allegria surclassava ogni sua più remota speranza di salvezza. Queste fece aggiungere il livore della rabbia ai suoi sentimenti: come potevano gli amici essere sereni mentre il mostro la seguiva? Perché sentiva sua madre cantare insieme al suo fratellone? Il mondo davvero non aveva nessun interesse verso il destino che l’attendeva?

    Giunse senza più voce in un vicolo cieco, la cancellata grigio-ferro che le impediva di superare la siepe lanciò un chiaro messaggio: era la fine. Si voltò verso il mostro, che incedeva lento. Le copiose lacrime velavano gli occhi e conferivano alla bestia tratti grotteschi e deformati, come se già la paura non fosse sufficiente ad attribuire un’impietosa onnipotenza a quell’essere comparso dal nulla.

    Senza nessuna fatica, lui le mise una mano sulla bocca e la sollevò di peso, stringendola fino a farle male. Ogni tentativo di fuga fu vano e la parte di lei conscia di quell’incubo provava inutilmente a risvegliarsi prima del prevedibile epilogo. Saldò le palpebre, ben consapevole del fatto che non le avrebbe mai più aperte.

    Il mostro la portò nel cuore del labirinto, mentre la festa nel parco adiacente continuava indisturbata. Superata una porticina che portava al seminterrato di un fabbricato, lui la incatenò a un tavolo e poi chiuse con diverse mandate la porta alle sue spalle. Usò tutta la sua forza di volontà per cercare di ignorare il rumore del cassetto che si apriva e chiudeva dopo un sibilo metallico. Lui la toccò di nuovo, la mano liscia e molliccia sollevò il vestitino lasciando scoperto il ventre. Quindi una puntura fredda, gelida, sempre più penetrante, finché la lama non squarciò con un taglio disordinato l’ombelico per poi risalire verso lo sterno. Urlò con tutte le sue forze nell’indifferenza del mondo. Poco prima della morte, scoprì che la sensazione delle interiora libere dai vincoli del ventre era ancora peggiore del dolore stesso.

    * * *

    Si svegliò di soprassalto in un urlo muto. Del dolore rimaneva solo un evanescente ricordo che lasciava posto a un senso di quiete e sicurezza accentuato da un bip ritmico. Si voltò verso la fonte del rumore, una lucina verdognola che danzava su uno schermo gli assicurava che il suo battito cardiaco era regolare… Bene, era in un ospedale al sicuro, in cura. Tirò un sospiro di sollievo e, senza smuovere le coperte,

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