Come una perla sul cuore
Di Tessa Emme
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Anteprima del libro
Come una perla sul cuore - Tessa Emme
20
PROLOGO
Immagina di stare seduta al tavolo di un ristorante, ti servono delle ostriche ed ecco l'imprevisto: ne apri una e cosa ci trovi dentro tra l’incredulità e l’emozione? Una perla, oggetto misterioso, tanto prezioso quanto raro. È la cosa più bella che ti possa capitare, trovare qualcosa di prezioso che non ti saresti mai aspettato, mentre vivi tranquillamente la tua vita. Ed è esattamente quello che succede quando qualcuno, inizia tutto a un tratto a camminare sulla tua strada, ciò che sembra una coincidenza a volte, avviene per una ragione. Hai un sentiero segnato e ci cammini con la convinzione che sia l'unico percorribile e poi all'improvviso, quell'incontro, che non solo ti fa cambiare direzione, ma cambia la tua intera esistenza. Le tue certezze, le tue convinzioni, iniziano a non avere più un senso, perdi il controllo della tua vita e inizi a farti trasportare dagli eventi, esattamente come una foglia ancorata al suo ramo che di colpo viene portata via dal vento e lasciata cadere su un corso d'acqua, segue la corrente senza sapere di preciso dove la porterà...
1
Anna, era una ragazza comune, altezza media, fisico asciutto, lunghi capelli scuri che portava sempre sciolti, quasi a nascondere un viso pallido e poco truccato ma di una bellezza eterea, anche il suo modo di vestire, era molto ordinario poco appariscente e molto poco femminile, tutto in lei, persino il suo carattere schivo e riservato, la rendeva una persona quasi invisibile al mondo.
Anna frequentava la facoltà di biochimica all'università, aveva una mente brillante e un quoziente intellettivo ben al di sopra della media, aveva fretta di laurearsi e diventare ricercatrice per realizzare finalmente il suo proposito di trovare una cura per una qualsiasi malattia ancora incurabile, qualcosa che potesse salvare delle vite. Lo studio assorbiva gran parte del suo tempo, entrava la mattina presto in facoltà per uscirne a tarda sera, dividendosi tra le lezioni e il laboratorio, questo ovviamente non le permetteva di avere una vita sociale ma di certo per lei, tutto ciò non rappresentava un problema.
Come tutte le mattine anche quel giorno alla stessa ora, le sette in punto, prese l'autobus che l'avrebbe condotta all'università, salì e si sedette al suo solito posto accanto al finestrino, amava guardare il fiume che costeggiava la strada, un paio di cuffie nelle orecchie e in mano un libro, sempre lo stesso che non apriva mai per leggere ma che portava sempre con sé quasi come un accessorio. Era un libro consunto, usurato, sembrava venire da un'epoca lontana, aver vissuto cento vite ed essere passato di mano altrettante volte o forse era stato semplicemente rovinato dall'essere stato esposto a ogni condizione meteorologica, pioggia, vento, sole o solo perché aperto e riaperto innumerevoli volte così come accade con certi libri, che ogni volta che li rileggi, ti sembra di cogliere qualcosa che ti era sfuggito le volte precedenti.
In ogni caso, quel libro, così come la particolare personalità della sua proprietaria, avevano attirato la curiosità di qualcuno su quell'autobus, e non c'è istinto più dirompente della curiosità.
Ed il più delle volte la curiosità sfocia nell'indiscrezione. In realtà se David non fosse stato indiscreto, non avrebbe mai iniziato a camminare sulla strada di Anna, cambiando forse il destino di entrambi per sempre.
La osservava ormai da qualche tempo, seduto qualche posto dietro a lei su quell'autobus che anche lui prendeva regolarmente tutte le mattine, da quando si era trasferito.
David era un musicista o meglio un artista a tutto tondo, amava osservare il mondo intorno a lui per trarne ispirazione e quest'attitudine lo portava ad accorgersi di cose a cui, la maggior parte delle persone non faceva caso. Da quando aveva incontrato Anna, si chiedeva spesso da chi o da cosa si nascondesse, perché è questa l'impressione che ebbe di lei. Quegli abiti larghi, quei grandi occhiali scuri, le cuffie nelle orecchie e lo sguardo costantemente rivolto oltre il finestrino, insomma tutto nel suo atteggiamento faceva pensare che non volesse avere niente a che fare col mondo circostante e soprattutto quel libro che stringeva gelosamente a se, come se da esso dovesse dipendere la sua vita ... quel velo di mistero, la rendeva agli occhi di David una persona meravigliosamente interessante al punto che, più la vedeva e più cresceva in lui il desiderio di stabilirci un contatto.
L'occasione o meglio l'imprevisto che diede il via al tutto, avvenne proprio quella mattina di novembre. Anna inaspettatamente, dopo essersi appisolata per un po’, scese di getto alla fermata non accorgendosi che il libro le era scivolato via sotto il sedile, David lo raccolse con l'intento di ridarglielo ma, quando scese, lei non c'era già più, come se si fosse dileguata, allora lo portò con sé con l’intenzione di restituirlo alla prima occasione. Finalmente, aveva tra le mani quel misterioso libro, dalla copertina si rese conto che si trattava semplicemente di una raccolta di poesie di vari poeti, lo aprì e sulla prima pagina c'era una dedica:
"Alla mia adorata sorellina, con i piedi troppo per terra e la testa troppo poco tra le nuvole. Ricorda che ogni tanto fa bene all’anima scappare dalla realtà e rifugiarsi nei sogni.
P.S. Non c'è posto così lontano da tenermi distante da te, se avrai bisogno di me, fai un fischio ed io arriverò, contaci!
T.V.T.T.B."
Scorrendo le pagine si accorse che, a un certo punto, il libro si apriva naturalmente, rivelando dei fogli ingialliti e più usurati rispetto al resto, come se fosse stato aperto là per molto tempo. Su quei fogli c'era una poesia dedicata al valore ed al senso della vita, un testo così intenso e profondo…
David rimase profondamente colpito da quelle parole e pensò che di sicuro quella poesia, dovesse avere un significato speciale per quella persona, così come il libro doveva essere importante perché, a giudicare dalla dedica, le doveva essere stato donato dalla sorella, con la quale presumibilmente aveva un legame molto forte, ragione di più per restituirglielo appena possibile.
La mattina dopo, puntuale come sempre Anna uscì di casa, una bella villetta in un quartiere residenziale, doveva attraversare un bellissimo parco e un viale alberato per arrivare alla fermata dell’autobus. Lungo il percorso, indossava uno a uno gli elementi della sua armatura, prima gli occhiali da sole, anche quando il sole non c’era, poi frugava nella borsa per trovare le cuffiette e infine il suo scudo, quel libro che sembrava più un compagno di viaggio. Quella mattina successe però, qualcosa d'inaspettato, per quanto cercasse, il libro non si trovava, presa dal panico, tolse velocemente gli occhiali e le cuffie, si sedette su una panchina, rovesciò caoticamente tutto il contenuto della borsa ma, il libro non c’era; pensò allora di averlo lasciato a casa, anche se le sembrava strano, per accertarsene prese il cellulare e chiamò la madre …
«pronto mamma, sono io …»
«sì tesoro dimmi, è successo qualcosa?»
«mamma hai per caso visto il mio libro?»
«veramente no, non ce l’hai sempre in borsa?»
«mamma non c’è, altrimenti non ti avrei chiamato non pensi?»
«va bene, adesso calmati, vado a vedere in camera tua forse l’hai lasciato là».
Nonostante le ricerche, il libro non saltò fuori allora riprese il telefono e disse:
«Anna il libro non c’è in casa, l’avrai dimenticato da qualche parte»
«mamma che dici, non posso averlo perso, lo sai»
«Anna tesoro, è solo un libro non farne una tragedia …»
«come sempre, non capisci …»
Dicendo questo riagganciò il telefono senza lasciare possibilità di replica.
Arrivata alla fermata, aspettò con grande impazienza l’arrivo dell’autobus, appena ci salì, percorse il corridoio centrale cercando affannosamente sopra e sotto i sedili con la speranza di trovarlo lì, ma niente, allora si sedette al solito posto ma stavolta non indossava né occhiali né cuffie. Portò uno alla volta i piedi sul sedile, si rannicchiò su sé stessa e appoggiò la testa sulle ginocchia, presa da più totale sconforto, si passò le mani tra i capelli.
David come ogni mattina, stava seduto qualche posto dietro ad Anna e si accorse di tutto, osservandola in silenzio. Non appena il posto accanto a lei si liberò, dopo circa due fermate, lui si sedette là … era la prima volta che riusciva a vedere i suoi occhi, occhi grandi, verdi e velati di malinconia … quegli occhi ebbero un impatto forte e inaspettato su David …
«scusami …» disse
Anna, ovviamente persa nei suoi pensieri, non fece minimamente caso al fatto che qualcuno le stesse parlando, allora lui cercò di attirare la sua attenzione battendo un dito sul suo braccio …
«scusami …» ripeté
«ce l’hai con me?» rispose lei stizzita. Quando si voltò verso di lui, David notò che era molto pallida e sudata in volto
«ti senti bene?» le domandò
«ma che vuoi? Vedi di lasciarmi in pace …» ribatté lei.
Allora lui, senza pensarci un attimo, appoggiò la sua mano sulla fronte di Anna
«ehi ma che fai?» disse lei in cagnesco, rimanendo completamente spiazzata da quel gesto «come ti permetti di toccarmi?»
«stai sudando freddo e sei pallida, hai sicuramente un calo di zuccheri se non mangi qualcosa di dolce, tra un po’ sverrai …»
«che ne sai tu, sei forse un medico?»
«credimi, conosco i sintomi e so di cosa sto parlando. Tieni mangia queste» le porse un paio di caramelle alla frutta
«cosa? Ma stai scherzando?»
«D’accordo, lo so che non si dovrebbero accettare caramelle dagli sconosciuti ma, ti consiglio di mangiarle o andrai a finire dritta in ospedale»
«d’accordo, dammi quelle caramelle e poi sparisci …»
«ok, ok» disse David alzando le mani «sparisco ma, non prima di averti restituito questo … credo ti appartenga».
Mentre diceva queste parole, tirò fuori dalla borsa il suo libro, appena lei lo vide, non riuscì a credere ai suoi occhi, il suo cuore divenne progressivamente più leggero e con un sospiro spinse fuori tutta l’angoscia che aveva provato fino a quel momento …
«il mio libro, perché ce l’hai tu?» chiese e glielo strappò dalle mani …
«ti è caduto e non te ne sei accorta, così l’ho raccolto io per evitare che andasse perduto»
«oh …» è l’unica cosa che riuscì a dire
«sai, ti ho osservata per un po’ e mi sono accorto che devi tenerci molto a quel libro … forse, perché è un regalo di tua sorella?»
All’udire quelle parole Anna trasalì e disse:
«e tu che ne sai?»
«l’ho capito dalla dedica, non ti dispiace vero che io l’abbia letta? Sai anche a me piacciono molto le poesie …» aggiunse.
A quel punto, Anna si girò verso di lui con uno sguardo di ghiaccio e con tono fermo e pacato gli disse
«non conosci quella cosa meravigliosa chiamata privacy? L’averlo trovato ti autorizza forse ad aprirlo e leggerlo a tuo piacimento impicciandoti dei fatti altrui? E poi non parlare con tanta leggerezza di cose che non conosci … A questo punto non aspettarti di essere ringraziato …»
David rimase alquanto spiazzato da quelle parole e da quell’atteggiamento così duro, si sarebbe aspettato un grazie, non di certo una reazione così estrema
«sì è vero, forse sono stato inopportuno ma ero in assoluta buonafede volevo solo …»
«solo cosa?» lo interruppe lei, «a qualunque cosa tu stessi pensando, dimenticala …»
Anna si alzò dal suo posto mentre l’autobus rallentava …
«dove vai?» Chiese David senza pensarci
«è la mia fermata, devo scendere e comunque non sono affari tuoi.»
«Oh, anch’io devo scendere qua, aspettami devo prendere lo strumento …»
David si caricò addosso un enorme involucro, una custodia nera abbastanza usurata al cui interno c’era un violoncello, strumento che suonava fin da bambino a cui si aggiunsero negli anni anche il pianoforte e la chitarra …
«comunque, io mi chiamo David» disse sussurrando all’orecchio di Anna, tanto vicino da sfiorarla, mentre aspettavano di scendere,
«sto alla facoltà di arte e spettacolo …»
«oh, capisco» disse lei con apparente indifferenza, nonostante l’inaspettata vicinanza di quello sconosciuto le avesse provocato un improvviso turbamento,
«beh, ciao» aggiunse e scese dall’autobus lasciandosi David indietro …
«ehi aspetta, non mi dici come ti chiami?»
Anna sentì ma, non si voltò, continuò dritta, imperturbabile, sulla sua strada ma con un peso in meno sul cuore per il fatto di avere ritrovato il suo tesoro. L’unica cosa che fece nei confronti di David, verso cui nonostante tutto si sentiva grata, fu alzare una mano in segno di saluto.
All’ora di pranzo come tutti i giorni, Anna andò in mensa. Al suo solito tavolo, l’aspettava Linda, la sua unica e sola amica, una persona che conosceva fin dall'infanzia e con la quale amava passare un po’ di tempo tra una lezione e l'altra, anche lei frequentava la stessa università ma alla facoltà di psicologia. Pranzare