Riforma costituzionale: le ragioni del no!
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Anteprima del libro
Riforma costituzionale - Francesco Forciniti
Indice
Start
FRANCESCO FORCINITI
RIFORMA COSTITUZIONALE:
LE RAGIONI DEL NO!
Breve guida al referendum del 4 dicembre 2016
Per osservazioni, suggerimenti, critiche o altro:
fraforciniti@gmail.com
https://www.facebook.com/fraforciniti
Corigliano Calabro, ottobre 2016
SOMMARIO
Introduzione
Partecipiamo oggi per poter continuare a partecipare domani!
Capitolo I
La più bella del mondo
1.1 1° gennaio 1948: da sudditi a cittadini
1.2 Il bicameralismo perfetto
1.3 L’equilibrio fra poteri e organi dello Stato
1.4 Primo interrogativo: abbiamo davvero bisogno di cambiarla?
Capitolo II
L’Italicum e il falso mito della governabilità
2.1 Il rischio di una dittatura della minoranza più numerosa
2.2 I capilista bloccati e il trionfo della partitocrazia
2.3 Secondo interrogativo: perché sacrificare la rappresentatività?
Capitolo III
Perché la riforma Boschi va respinta
3.1 Composizione e funzioni del nuovo Senato: dilettanti allo sbaraglio
3.2 Iniziativa legislativa governativa e delegittimazione del Parlamento
3.3 L’indebolimento degli strumenti di democrazia diretta
3.4 Il dominio
dello Stato centrale sulle Regioni
3.5 L’elezione del Presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali
Conclusioni
Terzo interrogativo: cambiare la seconda parte per meglio violare la prima. Cui prodest?
Introduzione – Partecipiamo oggi per poter continuare a partecipare domani!
La riforma costituzionale su cui saremo chiamati ad esprimerci il 4 dicembre non riguarda solo mere questioni tecniche vertenti i processi di formazione delle leggi e dei governi. Approcciarsi alla prossima consultazione popolare con questa convinzione sarebbe un errore, e svilirebbe la portata del quesito che di qui a breve ci verrà sottoposto. La posta in gioco è ben altra ed è ben più importante. Il prossimo referendum costituzionale metterà a confronto due mondi diversi e opposti, che sono assolutamente incompatibili fra di loro.
Da una parte c’è la visione solidaristica di chi intende lo Stato come una gigantesca associazione
di cittadini liberi, che ispira la sua azione al generale riconoscimento dei diritti civili, mira all’uguaglianza sostanziale fra gli individui, si adopera per ridurre le disparità sociali, garantisce, stimola e addirittura promuove la partecipazione attiva dei cittadini, attribuendo al popolo l’esercizio della sovranità. Fu questa l’impostazione tenacemente scelta dai padri costituenti, con l’obiettivo di mettere per sempre al riparo il Paese da nuove derive autoritarie.
Dall’altra c’è invece il cinico disegno di una spietata oligarchia tecnocratica che, per poter meglio imporre le proprie volontà, ha bisogno di smantellare le costituzioni democratiche e garantiste degli stati sovrani. Il suo obiettivo è quello di minare le fondamenta delle istituzioni democratiche, depotenziandole e delegittimandole, al fine di piegare l’ordinamento al bieco volere di una ristretta cerchia di portatori di interessi personali, che non ama agire su piani democratici e trasparenti, ma preferisce imporre i propri diktat muovendosi dietro le quinte
.
Il presunto bisogno di snellire, razionalizzare, velocizzare la democrazia, accentrare il potere nelle mani di pochi, è la base principale delle vuote argomentazioni con cui una certa élite molto vicina ai grandi gruppi economico-finanziari vuole oggi indurci a rinunciare a buona parte delle garanzie e dei diritti che caratterizzano il nostro ordinamento, e che sono frutto di anni di lotte e rivendicazioni sociali.
Ma questa riforma razionalizza e ottimizza i processi decisionali, o piuttosto abbatte le garanzie democratiche tipiche di un Stato di diritto? E davvero una democrazia sana è anche veloce
? Non dovrebbero comunque essere osservati dei tempi fisiologici a garanzia della non avventatezza
delle decisioni? Il tanto vituperato bicameralismo perfetto
è realmente causa di immobilismo decisionale? E andando nella direzione della velocità, non si rischia di sacrificare ulteriormente la qualità e