Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Le pietre degli dei
Le pietre degli dei
Le pietre degli dei
E-book473 pagine6 ore

Le pietre degli dei

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Gli eroi della guerra di Dreamsfield salpano verso le terre sconosciute site oltre l'oceano. Terre sulle quali mai nessun uomo è ancora approdato. Incontreranno un popolo indigeno, un nuovo nemico, ed un oscuro potere che li porterà, anche stavolta, verso un'avventura incredibile e pericolosa.
LinguaItaliano
Data di uscita8 mar 2017
ISBN9788892652750
Le pietre degli dei

Leggi altro di Daniele Lapenna

Correlato a Le pietre degli dei

Ebook correlati

Narrativa di azione e avventura per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Le pietre degli dei

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Le pietre degli dei - Daniele Lapenna

    dei

    Daniele Lapenna

    Le pietre degli dei

    Youcanprint Self-Publishing

    1

    2

    Titolo | Le pietre degli dei

    Autore | Daniele Lapenna

    ISBN | 978-88-92605-73-2

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta

    senza il preventivo assenso dell’Autore.

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Facebook: facebook.com/youcanprint.it

    Twitter: twitter.com/youcanprintit

    3

    I ntroduzione

    Questo romanzo è il sequel di "Il Cavaliere di

    Ghiaccio" ( YouCanPrint Isbn 9788891138644 –

    16,90 euro ).

    Il racconto riparte dall' anno 1015, sette anni dopo la

    guerra che portò alla disfatta di Re Alejandro

    Gordito e del suo esercito pasnèo. Glower e i suoi

    compagni partono dalle coste occidentali di

    Dreamsfield a bordo della loro nave Mèthagon in

    direzione dell' oceano ancora inesplorato dalla civiltà

    conosciuta. Incuriositi dai papiri antichissimi in

    possesso della Regina Florenza che narravano di

    conterranei che centinaia di anni prima avevano

    scoperto un' isola sconosciuta sita in mezzo al mare,

    ad occidente, decidono di partire all' avventura per

    verificare la reale esistenza di questo territorio e

    della statua d' oro descritta su quei fogli antichi.

    Non sanno se troveranno un continente nuovo,

    qualche popolazione sconosciuta e se ritorneranno

    tutti vivi. Questa volta non ci sarà un guerra da

    affrontare, ma un solo nemico. Inoltre, come sempre,

    la trama si adagerà su un filo conduttore che

    toccherà i valori importanti della vita.

    Sarà un' avventura pericolosa, incredibile, che li

    porterà ad incontrare una nuova popolazione, un

    nuovo mondo e scoprire il segreto del Potere degli

    Dèi.

    I nomi dei personaggi, dei luoghi e della lingua

    indigena sono completamente inventati dal

    sottoscritto. Qualsiasi omonimia o riferimento a cose,

    persone o altro è del tutto casuale e non voluta.

    4

    Per chi volesse contattarmi, può scrivermi alla mail

    dankash@hotmail.it o trovarmi ai miei siti web

    http://www.ilcavalieredighiaccio.blogspot.it

    http://www.lecreazionidilapennadaniele.blogspot.it

    http://www.ilventunesimosecolo.blogspot.it

    http://danielelapenna.scrivere.info

    Lapenna Daniele

    Se hai paura, sei vivo.

    Se sei vivo, puoi uccidere la paura

    5

    6

    DIZIONARIO

    Un piccolo manuale di traduzione per capire alcune

    parole della lingua indigena

    Noi = wi

    Voi = kuwù

    Essi = tiku

    Sì = akì

    No = iwò

    Grazie = kiwaka

    Dio = Withù

    Venire = inki / inkiwi

    Terre lontane = aka ahtu

    Di là = iti yalaw

    Provare dolore = ku aktazùn

    Nome = nubu

    Amore/bene = awakò/yutut

    Per sempre = atahì

    Seguici/segui noi = inki wi

    Uomo-persona = ahwala

    Uomo bianco = ubuntu

    Fare = aka

    Re = Kobo

    Soldati/guerrieri = aktun

    Mezzo-nave = vatkun

    Altolà = kakayà

    Attaccate lì = aka iti ahuà

    Nemico = aktahì

    Pace = alì

    Non morire = aktò iwà

    Eclissi = Ichtuà

    Giorno = akhmut

    Dov'è = akiwì

    Non so = iwokò

    Sole = Akitu

    Importante = aktyhà

    Arrenditi = katahì

    Insegnare = aktanò

    Andate via da qui = kaya iki awì

    Pericoloso = aktun akà

    Peperoncino = khili

    Melone = mekowa

    Pomodori = khilùn

    Cacao = kokoa

    Non sapere = aka iwin

    7

    1

    Inizia l' avventura!

    I l gruppo folto di uomini dalle pelle scura

    continuava a battere i palmi delle mani su quei

    grandi tamburi: il suono diveniva più forte, veloce,

    assordante. Una serie di colpi consecutivi che

    metteva ansia a chiunque non fosse abituato a quel

    rumore. L' aria era calda, molto calda, il cielo era

    sgombro di nuvole ed il sole bruciava la pelle.

    Il tizio inginocchiato in cima alla piramide a gradoni

    urlava parole incomprensibili, battendosi le mani sul

    petto ed alzandole entrambe al cielo. Aveva un

    copricapo tondo, decorato con piume rosse e

    bianche, e portava una cintura intorno alla vita fatta

    con la pelle di un qualche animale.

    L' uomo, dalla pelle color nocciola, prese una lama

    nera, affilata, e la tenne in alto, continuando a

    pronunciare parole in una strana lingua che

    accompagnavano il suo rito sacro.

    « Dannazione, Andrew! Ti prego! » urlò l' uomo dalla

    pelle bianca, sdraiato supino, con altri uomini dalla

    pelle scura che lo tenevano fermo con i polsi e le

    caviglie sul pavimento dell' edificio. Il suono delle

    percussioni aumentò di velocità e lui iniziò a

    respirare velocemente, in preda alla paura. Tremava,

    con le lacrime che gli scendevano in grande quantità

    dai suoi occhi scuri

    « Andrew.. » parlò a voce più debole, con lo sguardo

    rivolto al cielo.

    Un altro uomo, sempre dalla pelle bianca, era seduto

    su di un trono in legno, imbellito di tantissime piume

    colorate: ai lati, due donne vestite solo di una gonna

    di foglie. L'uomo, senza alzarsi dalla sua postazione,

    con lo sguardo fiero, sorrise, mostrandosi

    8

    soddisfatto. Fece cenno col capo: il tizio sull' edificio

    in pietra partì con la lama colpendo l' addome di

    quell' individuo che lanciò un urlo spaventoso.

    Il popolo intero si chinò, inneggiando canti e

    scuotendo le mani al cielo ogni qual volta ognuno di

    loro si rialzava col busto da terra, in un rituale che li

    faceva sembrare guidati da una stessa mente. L'

    uomo dal copricapo piumato sembrava indemoniato:

    pochi secondi, ed estrasse il cuore della vittima

    alzandolo al cielo e mostrandolo a tutti coloro che

    stavano

    assistendo

    al

    sacrificio.

    Alla base della piramide, come primi del folto gruppo

    di persone, sei uomini dalla pelle bianca, vestiti di

    stracci sporchi, inginocchiati con il volto sul terreno.

    Altri individui dalla pelle scura impugnavano le

    stesse lame nere e lucide contro le teste dei

    prigionieri.

    « Ora mi sono proprio stancato! » urlò d' improvviso

    uno di loro, alzandosi di scatto e correndo verso il

    tizio seduto su quella sedia maestosa, degna di un

    grande imperatore rispettato dal suo popolo.

    « Sei un bastardo! » gridò, fermandosi a pochi metri

    dall' imperatore, puntandogli il dito contro « un vile

    e fottuto bastardo! Ti credi un Dio, ma sei solo un

    assassino senza dignità! ». Quattro uomini tra quelli

    armati partirono correndo per fermare il prigioniero

    che si era ribellato. Lo circondarono strattonandolo

    con

    forza

    per

    le

    braccia.

    L' imperatore alzò il palmo della mano facendo

    cenno ai suoi uomini di fermarsi. Sorrise

    « Sei un brav' uomo, lo so » parlò in tono pacato e

    fiero

    « Io sì, forse tuo padre, ma tu no! »

    « Mio padre? » aggrottò le sopracciglia « Non hai il

    diritto di fare il suo nome » urlò l' imperatore,

    cambiando l' espressione del viso e mostrandosi

    offeso. I suoi occhi scuri incutevano terrore. Scosse il

    capo ed i suoi fedeli colpirono il ribelle spingendolo a

    terra

    9

    « Bastardo! Ti aspetto all' inferno! All' inferno! »

    gridò a squarciagola, mentre una lama si infilzava

    nel suo petto con le altre che penetravano

    ripetutamente nella sua carne.

    L' uomo sorrise, si voltò e chiamò le due donzelle,

    giovanissime, che gli corsero accanto e gli si

    avvinghiarono sotto le braccia. Lui accarezzò il seno

    di una delle due, ed i tre si allontanarono.

    Il prigioniero fu preso e trasportato via, mentre il

    corpo dell' altra vittima, in cima alla piramide, era

    già stato fatto a pezzi e sacrificato alla loro divinità

    tra le urla gioiose del popolo.

    Ad oltre cinquemila chilometri di distanza, oltre

    quell' oceano immenso e, all' apparenza, infinito, una

    nave a forma di guscio di noce viaggiava spinto dal

    forte vento dell' est, con una bandiera blu che

    sventolava in cima all' albero centrale, guidata da un

    cielo sgombro di nuvole.

    « Beh dai, quattro mani in più in effetti ci servivano!

    » rise Robert, dando una pacca sulla schiena del

    fratello Fabièn. Il ragazzetto, ormai sedicenne, fisico

    atletico, capelli molto corti, biondissimi, occhi

    azzurri, aveva ancora quello sguardo da furbetto che

    sempre lo aveva contraddistinto da piccolo

    « In realtà, ci dovrebbero essere due mani in più .. »

    parlò Fabièn, avvicinandosi al grosso baule da dove

    era sbucato d' improvviso: guardò dentro ed urlò

    « Sveglia! ». Una testa sbucò fuori

    « Accidenti! Mi ero addormentato » sorrise Robert

    Rosbery, sistemandosi i suoi capelli neri, corti e folti,

    maldestramente pettinati.

    « Anche tu? » esclamò Glower « Voi due, insieme,

    siete peggio di una tempesta di neve! ». I due

    ragazzi scoppiarono a ridere, con Whide che spinse

    Robert di nuovo nel baule, rinchiudendolo dentro.

    « Apri! Ho paura del buio! » gridò. I due, dopo la fine

    della guerra avvenuta in Dreamsfield, divennero così

    amici da iniziare a sostenere, a chi li fermava per

    10

    strada, che fossero fratelli separati alla nascita. L'

    esperienza vissuta sette anni prima fu terribile, dura,

    ma li unì a tal punto che uno non muoveva passo

    senza l' altro. Robert, di tre anni in più dell' amico,

    era rimasto col fisico robusto, leggermente

    sovrappeso, ma molto agile quando necessario. Era

    cresciuto parecchio, tanto da sembrare più grande

    della sua età.

    « Su, dai, iniziate a pulire il ponte, così vi date subito

    da fare » ordinò Glower, sistemandosi la sua lunga

    chioma color castano scuro.

    L' eroe di Dreamsfield era giunto all' età di ventinove

    anni, ed era ormai diventato un uomo. La sua statura

    e possanza fisica non erano tanto mutati dall' ultima

    volta: nonostante il periodo di pace, si era continuato

    ad allenare, anche se non con costanza. Finalmente,

    dopo un' estenuante lavoro psicologico del suo

    miglior amico Robert, si decise ad accettare la carica

    prestigiosa di Cavaliere dell' esercito di Dreamsfield,

    lo stesso ruolo che ebbe suo padre James. Sedhòra,

    sua moglie, dopo un anno dall' inizio della loro

    storia, gli fece un doppio regalo: Elizabeth ed

    Alyson, due splendide gemelle. Avevano sei anni, ed

    erano bellissime ed intelligenti proprio come i loro

    genitori.

    « Dobbiamo fare gli schiavetti? » ribatté Rosbery,

    contrariato, mentre usciva goffamente dal baule.

    « Voi siete i più piccoli del gruppo e dovete fare

    esperienza,.. molta esperienza » rise Robert, dando

    una pacca in testa al ragazzetto che portava il suo

    stesso nome. A tal proposito, Whide si rivolse ai due

    « C'è il problema dei nomi. Perché diavolo vi

    chiamate entrambi Robert? Come vi distinguiamo

    quando dobbiamo chiamarvi? »

    « Io ho già l' idea! » sorrise il fratello di Fabièn.

    « Ah, sì? Quale? » chiese Glower, che conosceva così

    bene il suo amico che già si aspettava qualcosa di

    stravagante, ma geniale.

    11

    « Robbie. Lui si chiamerà Robbie » rise soddisfatto,

    Robert

    « Robbie?! Che razza di soprannome orrendo! È

    proprio brutto » rispose contrariato il giovane

    Rosbery.

    « Le regole sono regole: io, Robert » proseguì l'

    arciere, avvicinandosi al giovane e poggiando il

    braccio sulle sue spalle « e tu, piccolo Robbie! ». Il

    gruppo scoppiò a ridere con Whide che non riusciva

    a smettere. Questi era cresciuto parecchio: alto

    quasi quanto Robert, capelli un po' lunghi, castani,

    sistemati esattamente come il suo eroe Glower, fisico

    esile ma scolpito. Quando raccontava d' esser

    vegetariano, nessuno gli credeva: pensavano fosse

    impossibile avere un buon fisico senza mangiare

    carni. Fu merito di Mèthagon se riuscì a irrobustirsi

    continuando a rispettare la propria scelta di vita.

    Seguì proprio la dieta che gli diete il maestro,

    rispettandola ogni giorno, persino quando incappava

    in qualche malanno di stagione.

    Suo padre Luigi, alla fine della guerra, orgoglioso

    per il grande coraggio mostrato da suo figlio, lo

    nominò, con l' approvazione di tutta la popolazione

    del villaggio, capo onorario di Wolf Town. Whide

    accettò, ma continuò a vivere a Goldenville, assieme

    ai suoi inseparabili amici, dacché ormai anche lui

    apparteneva all' esercito dell' Impero più forte del

    continente.

    « Il capo sono io e decido io » sorrise Robert,

    allontanandosi dai ragazzetti, camminando ad occhi

    chiusi e braccia conserte.

    « Ma » lo fermò Glower, mettendogli una mano sulla

    spalla « tu.. il capo? »

    « Suvvia, Ghiacciolo » rise l' amico, poggiandosi a un

    lato del ponte di prua « siamo qui per divertirci, no?

    E quindi, rilassati! ». L' altro sorrise, scosse la testa

    e diede disposizioni ai tre nuovi membri dell'

    equipaggio su dove si sarebbero sistemati.

    La nave era lunga circa una ventina di metri, aveva

    12

    una forma tondeggiante, fatta di un legno scuro e

    resistente, adatta a contenere più di venti uomini.

    Durante la costruzione, Robert decise di creare due

    grandi camere sotto coperta, perché già pregustava i

    momenti in cui avrebbe incontrato le donne delle

    terre lontane ed avesse amoreggiato con loro:

    ovviamente, sostenne, una delle due stanze era per

    Glower! Inoltre, i due giovani crearono una stiva

    molto capiente dacché speravano di trovare ori,

    pietre preziose e qualcos' altro che potesse esser di

    valore e, forse, farli diventare ricchi. Nel punto più

    basso vi era un sistema costruito da un gruppo di

    falegnami del Regno: muovendo una ruota, si

    attivava una specie di ventola posizionata

    verticalmente sott' acqua, nella parte esterna, che

    permetteva di muovere il mezzo in assenza di vento.

    Robert era ormai sempre accompagnato dal suo bel

    arco blu costruito dal maestro Mèthagon, sette anni

    addietro. Lui e Glower andarono a trovarlo parecchi

    giorni dopo la fine della guerra del 1008 ma, con

    grandissimo dolore, appresero la brutta notizia:

    quell' uomo che aveva insegnato loro le arti di

    combattimento, di comportamento e trasmesso dei

    consigli importantissimi sui sensi, era morto. Nei

    suoi ultimi giorni di vita fu accudito da uno degli

    abitanti di Magic Town, che gli fu vicino sino a

    quando spirò. Ai suoi allievi lasciò tutte le sue cose.

    Robert e Glower, assieme a Ryan, Teodor ed altri

    soldati di corte, partirono con dei carri sino al monte

    The King, dove prelevarono tutti gli oggetti che l'

    anziano lasciò loro: l' uomo fu sepolto nel terreno del

    suo bel giardino, così come chiese poco prima di

    morire: il suo spirito, disse, non si sarebbe dovuto

    allontanare da quel luogo meraviglioso che era la

    sua montagna.

    Tra le tantissime carte lasciate loro, molte delle quali

    riportavano antidoti per curare determinate

    malattie, vi erano degli scritti che narravano storie

    strane, con disegni di territori sconosciuti siti al di là

    13

    del mare. Un giorno, Fabièn le prese per farle vedere

    a Violetta, visto che era più acculturata di lui: la

    ragazza scoprì che una specie di cartina geografica

    era identica ad una disegnata su quei fogli che sua

    madre gli consegnò tempo addietro, poco prima che

    scoppiasse la guerra contro i pasnèi. Violetta li aveva

    letti più volte, affascinata dai racconti spezzettati,

    confusi ma interessanti, riportati su quei papiri. Le

    rimase impressa una specie di mappa che descriveva

    un'

    isola

    lontana.

    Fabièn radunò quindi tutti i fogli in possesso della

    ragazza, che era nel frattempo divenuta sua

    compagna e promessa sposa, e li portò da suo

    fratello: i due intuirono che i racconti di quelle

    persone, le quali sostenevano di esser approdati in

    una terra misteriosa ove vivevano persone dalla pelle

    scura, assieme ad animali mai visti, corrispondevano

    alla realtà.

    Robert e Glower, quest' ultimo informato

    immediatamente dall' amico, decisero così di

    costruire una nave per partire verso ovest e scoprire

    cosa ci fosse oltre quel mare. Molti ci si

    avventurarono decenni addietro, ma nessuno, tranne

    quegli uomini che lasciarono i loro racconti su quei

    fogli, tornò indietro per raccontare cosa avesse

    trovato. I due amici nascosero a tutti il progetto di

    costruzione della nave, ma furono scoperti da Fabièn

    che attese per mesi il giorno della loro partenza per

    intrufolarsi furtivamente a bordo assieme al suo

    fedele amico Robert. Così fece anche Whide, che

    seguì di nascosto i due ragazzetti, salendo anch' egli

    sul veliero.

    « Allora, le vediamo queste carte misteriose? »

    chiese Whide, che era l' unico a non aver visionato

    attentamente l' uguaglianza dei papiri lasciati a loro

    da Mèthagon e quelli che erano in possesso della

    Regina Florenza.

    I ragazzi si spostarono nella larga stanza al coperto,

    sul ponte. Glower e Robert tirarono fuori le mappe

    14

    adagiando il tutto, confusamente, sul largo tavolo in

    legno.

    « Ecco » indicò Glower col dito « qui vi è un' isola a

    forma di mezza luna, e più a ovest un altro territorio.

    Presumibilmente non un' isola ».

    « Un nuovo continente! » urlò, euforico, Fabièn

    « È ciò che presumiamo, soprattutto perché non vi

    sono riportate le coste più a ovest di questo

    territorio »

    « Sì ma » intervenne Whide « ammesso che queste

    cartine rispecchino la realtà, sapete quanto distino

    dalle coste di Dreamsfield? ».

    Glower e Robert si fissarono in volto, mostrandosi

    dubbiosi ed imbarazzati.

    « Non lo sapete? » esclamò Robbie, stupefatto.

    « E che saranno mai! Dieci? Venti giorni di

    navigazione? » esclamò Fabièn, sbattendo il suo

    sedere su di una delle quattro sedie in legno che

    erano accanto al tavolo. L' ambiente era semplice:

    una panca in legno di noce costeggiava il muro

    passando per l' angolo sud della stanza; il tavolo era

    piccolo, essenziale, ed era nei pressi dell' unica

    finestra larga che dava fuori, permettendo alla luce

    di illuminare la sala.

    « E ne vale la pena? Per trovare cosa, poi? Mettiamo

    sia un viaggio rischioso e lunghissimo, alla cui fine

    non vi è alcuna isola? » si interrogò Whide.

    « Hai paura, eh? » lo prese in giro Robert,

    punzecchiandolo con le dita

    « Io? Giammai! E dovresti saperlo » ribatté il

    ragazzo, sistemando il suo bel bastone fatto di

    lightmoon sulla lunga cassapanca adagiata contro il

    muro, anch' essa in legno, che fungeva sia da

    panchina che da contenitore di cibarie.

    « Ti stai chiedendo se c'è qualcosa di interessante? »

    sorrise Glower, che fissò Robert e gli fece un cenno.

    L' arciere rovistò tra i papiri, ne prese uno, lo

    sventolò in aria tra le risa dei presenti, ed iniziò a

    leggere

    15

    « "L' isola pullula di individui vestiti di piume, con

    facce dipinte con colori sgargianti. Cantano spesso e

    parlano una lingua strana, incomprensibile.." ».

    Robert si fermò un attimo e sorrise soddisfatto,

    pensando ai giorni in cui ogni parola ed ogni lettera

    gli sembravano sconosciute. Il ragazzo, grazie

    soprattutto all' aiuto di Glower, durante il lungo

    periodo di pace, imparò a leggere e a scrivere. Era

    testardo come suo fratello, anche se perdeva troppo

    facilmente la pazienza, soprattutto quando

    sbagliava.

    « E di tesori? » chiese Robbie, avvicinandosi all'

    arciere

    « Sta' calmo, formicona! » esclamò Robert, che si

    destò

    e

    rise

    da

    solo

    « ti piace il soprannome? Hai dei capelli così neri

    che sembri una formica. Anche se molto più grossa

    ». Tutti risero, con Robbie che lo spinse un po'

    infastidito, ma stando al gioco.

    « I racconti sono spezzettati » intervenne Glower,

    sparpagliando con due mani il mucchio di fogli sul

    tavolo « probabilmente molti papiri sono andati

    perduti però, il punto che ci ha colpito e che ci ha

    fatto venire in mente la pazza idea di partire all'

    avventura, è proprio qui». Il ragazzo porse il foglio a

    Whide, invitando anche Robbie e Fabièn a visionare

    il contenuto. Il primo dei tre iniziò a leggere,

    spalancando gli occhi dallo stupore

    « "Oggi abbiamo vissuto un' esperienza che mai

    dimenticheremo: il tizio più anziano, cui tutti si

    inchinano ogni qual volta gli si debba rivolger la

    parola, ci ha condotto in una zona della foresta dove

    vi è un edificio in pietra, pieno di sculture e

    bassorilievi..." qui non si legge più »

    « Vai più sotto. Il resto continua dietro il foglio »

    invitò Glower. Whide allora proseguì

    « ".. così dura e luccicante che facevano male gli

    occhi solo a guardarla: era una statua alta circa

    quattro metri, incastrata nella roccia, fatta

    16

    completamente di..." » esitò un attimo ed alzò lo

    sguardo verso i presenti « … ... oro! »

    « Evvai! Oro! » esclamò Fabièn, urlando di gioia,

    assieme al suo inseparabile amico Robbie,

    prendendosi per le mani e balzando come due

    bambini.

    « E come andò a finire? » chiese Whide

    « Se hanno portato via la statua, dici? » chiese

    Robert

    « No » si spiegò Whide « se son tornati sani e salvi

    qui, o nel territorio da dove provenivano »

    « Purtroppo non si sa. Questi scritti sono stati dati

    alla Regina Florenza da un anziano che non spiegò

    mai dove li avesse reperiti » spiegò l' arciere,

    sedendosi sulla cassapanca.

    « E gli scritti di Mèthagon? È così che si chiamava il

    vostro maestro? » domandò Robbie

    « Sì, Mèthagon » parlò malinconico Glower,

    camminando in direzione dell' apertura che dava all'

    esterno « Non lo so. Non me li ha mai mostrati »

    proseguì « Ma dalle carte pare siano partiti dal

    continente »

    « La tua domanda, Whide, non ha senso » rise

    Fabièn, avvicinandosi all' amico e guardandolo in

    faccia

    « Perché? » rispose l' altro

    « Se questi fogli sono qui, ora, nelle nostra mani, è

    ovvio che loro siano tornati sani e salvi! »

    « Beh, possono esser storie trascritte da altre

    persone in base a dei racconti tramandati a voce da

    altri, che a loro volta li hanno ascoltati da altri

    ancora... » spiegò la sua opinione Whide.

    « In effetti » mugugnò Robbie.

    « Impossibile » esclamò Fabièn « se, come dici tu,

    hanno riferito la loro esperienza, significa che

    almeno uno è tornato sano e salvo! »

    « Appunto » rise ironicamente Whide « dobbiamo

    solo decidere chi di noi cinque deve tornare a casa

    per raccontare la nostra di avventura! »

    17

    « Che volete dire..? » sgranò gli occhi Robbie,

    sbiancando in viso.

    « Che ne sopravviverà solo uno... » parlò Fabièn,

    fissando il suo amico negli occhi, come fosse una

    specie di minaccia. L' altro scrollò il capo e lo spinse

    via con forza. Il ragazzotto era molto forte

    fisicamente, e quando i due si allenavano a lottare, il

    biondino perdeva sempre.

    I ragazzi risero e Robert, con un sorriso soddisfatto,

    si alzò in piedi e ricordò ai presenti

    « Ormai siamo in viaggio, e viaggeremo! ». I ragazzi

    urlarono festosi con la nave che continuava a

    navigare verso ovest. Le pochissime nuvole si

    spostavano spinte dal forte vento di levante, e l' aria

    era tiepida.

    Passarono i giorni, e le coste dell' isola di

    Dreamsfield scomparvero ai loro occhi. I ragazzi si

    diressero verso sud ovest, scorgendo di tanto in

    tanto le coste della Pesnèa nord occidentale

    dopodiché, trascorsi esattamente ventun giorni, ogni

    terra all' orizzonte sparì alla loro vista.

    Fabièn si alzò una mattina particolarmente affamato.

    Salì sul ponte e fissò per un attimo l' orizzonte: non

    vi era nulla, solo acqua, un mare immenso ed infinito

    di sola acqua. Il ragazzetto ebbe un leggero brivido,

    ma poi sorrise. Era un brivido che non sentiva da

    tempo: lo spirito avventuriero si era riacceso in lui.

    Dopo la fine della guerra, assieme a Robbie, evitava

    le noie della vita di corte girando per boschi e

    foreste, facendo conoscenza con la nuova gente dei

    villaggi appena costruiti, arrivando a creare un loro

    gruppo di giovani avventurieri. Fabièn era quello che

    decideva dove andare, ed il suo fedele amico Robert

    lo seguiva.

    I pensieri del ragazzetto furono interrotti da una

    folata di vento che gli smosse i capelli biondi a

    spazzola. In direzione sud vide dei nuvoloni grigi

    bluastri, grandissimi, che il vento spingeva verso la

    loro direzione. Non riuscì a capire da dove fossero

    18

    spuntati dacché pochi minuti prima vi era un cielo

    limpido. Robert apparve sul ponte uscendo dalla

    stanza di bordo, mostrandosi visibilmente assonnato

    « Fratellone! Guai in vista! » urlò Fabièn

    « Eh? » balbettò l' altro, voltandosi a sud, verso la

    direzione indicata dal fratello: l' arciere spalancò gli

    occhi notando già dei fulmini che illuminavano quelle

    nubi così scure.

    « Accidenti! » urlò « Glower! Burrasca! Burrasca! »

    gridò, cercando di capire come agire. Intanto

    giunsero anche Whide e Robbie, con quest' ultimo

    che stava addentando un frutto.

    Glower iniziò a cambiare rotta, spostando la prua

    della nave a nord, in modo che il forte vento li

    spingesse lontano da quelle nubi.

    « Avete fatto un po' di esperienza di navigazione? »

    chiese Robbie, mentre reggeva una fune della vela

    centrale assieme a Robert

    « Certo! » rispose l' arciere « ci siamo allontanati

    qualche centinaia di metri dalla costa per pescare

    del pesce »

    « Cosa? Nient' altro? » esclamò Robbie.

    « Beh, nient' altro. Nel mare ci sono solo pesci.

    Volevi che trovassimo maiali? »

    « Accidenti! Siamo nei guai! » esclamò il ragazzetto

    dai capelli neri, mettendosi le mani in testa « Però

    un viaggio di prova in qualche zona più lontana

    potevate anche farlo! »

    « In effetti.. » mugugnò l' altro, mostrando il suo

    solito sguardo di colui che non sapeva mai cosa fare.

    Il mare iniziò ad ingrossarsi, non permettendo di

    cambiare rotta: le onde s' innalzarono in modo

    spaventoso gettandosi con violenza a bordo della

    Mèthagon. Robbie iniziò ad avere paura, molta

    paura, e scappò nella stiva per evitare che un' onda

    lo gettasse in mare. Glower invitò Fabièn a fare

    altrettanto

    « Glower! » chiamò Robert, preoccupato « così

    rischiamo anche noi di cadere fuori dalla nave! »

    19

    « Vuoi andare in coperta con il tuo fratellino? »

    « Perché no? »

    « Uh? »

    « Certo che no! Lo sai che scherzo sempre io! »

    mostrò un sorriso di circostanza il ragazzo, cercando

    di mascherare la sua paura.

    « E allora continua a reggerti al timone! »

    « E tu? » domandò Whide, abbracciato all' albero di

    poppa, rivolgendosi a Glower e facendogli notare che

    anche lui doveva afferrare un appiglio per non

    cadere in mare.

    Proprio in quell' istante, un' onda alta quattro metri

    apparsa a babordo si schiantò contro i ragazzi: lo

    spadaccino fu sbalzato via cadendo in mare.

    « Dannazione! Glower! » gridò Robert « Whide, tu

    reggi il timone »

    « No! Tu rimani lì. Ci penso io! » rispose il ragazzo «

    Avete delle corde a bordo? »

    « Sì, nella cassapanca » rispose l' altro,

    completamente bagnato dall' onda che si era

    abbattuta sulla nave.

    Whide corse nella sala del ponte a prenderla: uscì

    fuori e la gettò in mare in direzione dell' amico il

    quale cercava di nuotare senza farsi vincere dal

    mare in tempesta. La nave dondolava paurosamente

    e sembrava che da un momento all' altro potesse

    capovolgersi.

    Nel momento in cui il ragazzo riuscì ad afferrare la

    fune, iniziò a piovere. Una pioggia fortissima ed

    incessante. Contemporaneamente le nuvole resero il

    cielo scuro. Sembrava notte.

    Robert lasciò il timone ed afferrò la corda assieme a

    Whide: si misero coi piedi contro la murata laterale

    con Glower che si arrampicava cercando di risalire a

    bordo. Il vento spingeva il giovane contro la nave,

    mentre le onde lo colpivano in continuazione. Bevve

    parecchia acqua, ma non sembrava in difficoltà,

    proseguendo nella scalata. Aveva passato di peggio.

    20

    Whide sentì la corda tirare verso il ponte, si voltò e

    vide Robbie e Fabièn che reggevano anch' essi la

    fune

    « Facciamo parte dell' equipaggio! Non possiamo

    starcene nella stiva » urlò Fabièn, mentre dei tuoni

    tagliarono il suono incessante che il vento provocava

    nelle orecchie dei naviganti.

    Con un ulteriore sforzo Glower raggiunse il ponte e

    si gettò a terra, poi si alzò immediatamente,

    sputando acqua dalla bocca.

    « Com' era l' acqua? Freddina? Salata? Saporita? »

    chiese Robert. L' altro abbozzò una risata e dette

    una

    spinta

    all'

    amico.

    « Siamo in balìa delle onde. Guidare il timone non

    serve a nulla. E neanche stare sul ponte » commentò

    Glower.

    « E allora che facciamo? Giochiamo a carte? » chiese

    Whide. I ragazzi si fissarono per un attimo.

    « Tutti nella stiva! In questo momento dobbiamo

    confidare solo in qualche forza soprannaturale »

    parlò Robert.

    I ragazzi passarono al piano inferiore della nave, con

    il mezzo che continuava a traballare paurosamente.

    Fabièn e Robbie erano visibilmente impauriti e

    pensavano che la nave si potesse ribaltare e

    scagliarli nei fondali oscuri di quel mare in burrasca.

    Mai nella loro vita videro onde così alte.

    « Sono rischi da correre » parlò in modo pacato

    Glower, sedendosi a terra, nel buio schiarito solo da

    un lumino acceso da Robert.

    « Sì ma, io sono ancora giovane. Accidenti! » rispose,

    preoccupato, Robbie. Whide sorrise, gli si avvicinò e

    si sedette accanto

    « Sappi che noi tre siamo protetti da diverse buone

    stelle ». Il ragazzo sorrise ai suoi due compagni d'

    avventura.

    Robert ripensò a cosa accadde nel combattimento

    fra Glower e Sir James Crowland, portando alla

    mente il momento in cui si era sentito una mano

    21

    sulla spalla, proprio un attimo prima che il suo amico

    riprendesse conoscenza. Glower ripensò anch' egli a

    quel momento, solo che volse i suoi pensieri a

    Mèthagon, che forse ora lo stava proteggendo

    seduto in meditazione da qualche parte del cielo.

    Il nubifragio durò parecchie ore, così tante che

    Robbie e Fabièn si addormentarono. La pioggia

    dapprima diminuì, poi divenne quasi impercettibile.

    La nave procedeva calma.

    Erano le primissime ore del mattino. Glower decise

    di salire su a controllare la situazione. Il ragazzo fu

    sul ponte e rimase a bocca aperta: il cielo era

    completamente sgombro di nuvole, ed alla sua

    sinistra vi era uno spicchio di sole che faceva

    capolino sbucando dal mare. Il giovane notò dalla

    posizione del sole che si stavano dirigendo verso sud

    ovest. Whide e Robert raggiunsero il compagno.

    « Cavoli! Sono sparite tutte le nuvole » esclamò il

    primo « mai vista una cosa simile: dieci ore di

    tempesta e poi... neanche una nuvola! »

    « Qui siamo in un altro mare, ci sono probabilmente

    dei venti diversi » commentò Glower « poi questa

    nave è invincibile ».

    « Eh già » sorrise Robert, avvicinandosi al

    compagno. Whide lo seguì mostrando un volto

    incuriosito. I due si fissarono e Glower spiegò

    « La nave si chiama Mèthagon ». Il giovane sorrise

    come se avesse trovato l' oro più prezioso al mondo,

    guardò in alto, verso la bandiera che sventolava, e

    ripensò a quell' uomo straordinario.

    « Guardate lì! » urlò d' improvviso Glower.

    I compagni scrutarono immediatamente l' orizzonte:

    vi era un' isola. I due iniziarono a saltare gioiosi, con

    Whide che corse verso la botola della stiva a

    chiamare gli altri. Lo spadaccino però scuoteva la

    testa, visibilmente dubbioso

    « Che c'è Ghiacciolo? Qualcosa non va? » chiese

    Robert, fissandolo con la faccia da ebete

    22

    « Uh? » mugugnò distratto il ragazzo « No, no... è

    solo che mi aspettavo un viaggio più lungo »

    « Il solito mostro! Guarda che il fatto tu sia scampato

    vivo ad un colpo di spada mortale non vuol dire che

    la tua vita debba esser sempre difficile!

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1