Le pietre degli dei
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Anteprima del libro
Le pietre degli dei - Daniele Lapenna
dei
Daniele Lapenna
Le pietre degli dei
Youcanprint Self-Publishing
1
2
Titolo | Le pietre degli dei
Autore | Daniele Lapenna
ISBN | 978-88-92605-73-2
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta
senza il preventivo assenso dell’Autore.
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma, 73 - 73039 Tricase (LE) - Italy
www.youcanprint.it
info@youcanprint.it
Facebook: facebook.com/youcanprint.it
Twitter: twitter.com/youcanprintit
3
I ntroduzione
Questo romanzo è il sequel di "Il Cavaliere di
Ghiaccio" ( YouCanPrint Isbn 9788891138644 –
16,90 euro ).
Il racconto riparte dall' anno 1015, sette anni dopo la
guerra che portò alla disfatta di Re Alejandro
Gordito e del suo esercito pasnèo. Glower e i suoi
compagni partono dalle coste occidentali di
Dreamsfield a bordo della loro nave Mèthagon
in
direzione dell' oceano ancora inesplorato dalla civiltà
conosciuta. Incuriositi dai papiri antichissimi in
possesso della Regina Florenza che narravano di
conterranei che centinaia di anni prima avevano
scoperto un' isola sconosciuta sita in mezzo al mare,
ad occidente, decidono di partire all' avventura per
verificare la reale esistenza di questo territorio e
della statua d' oro descritta su quei fogli antichi.
Non sanno se troveranno un continente nuovo,
qualche popolazione sconosciuta e se ritorneranno
tutti vivi. Questa volta non ci sarà un guerra da
affrontare, ma un solo nemico. Inoltre, come sempre,
la trama si adagerà su un filo conduttore che
toccherà i valori importanti della vita.
Sarà un' avventura pericolosa, incredibile, che li
porterà ad incontrare una nuova popolazione, un
nuovo mondo e scoprire il segreto del Potere degli
Dèi.
I nomi dei personaggi, dei luoghi e della lingua
indigena sono completamente inventati dal
sottoscritto. Qualsiasi omonimia o riferimento a cose,
persone o altro è del tutto casuale e non voluta.
4
Per chi volesse contattarmi, può scrivermi alla mail
dankash@hotmail.it o trovarmi ai miei siti web
http://www.ilcavalieredighiaccio.blogspot.it
http://www.lecreazionidilapennadaniele.blogspot.it
http://www.ilventunesimosecolo.blogspot.it
http://danielelapenna.scrivere.info
Lapenna Daniele
Se hai paura, sei vivo.
Se sei vivo, puoi uccidere la paura
5
6
DIZIONARIO
Un piccolo manuale di traduzione per capire alcune
parole della lingua indigena
Noi = wi
Voi = kuwù
Essi = tiku
Sì = akì
No = iwò
Grazie = kiwaka
Dio = Withù
Venire = inki / inkiwi
Terre lontane = aka ahtu
Di là = iti yalaw
Provare dolore = ku aktazùn
Nome = nubu
Amore/bene = awakò/yutut
Per sempre = atahì
Seguici/segui noi = inki wi
Uomo-persona = ahwala
Uomo bianco = ubuntu
Fare = aka
Re = Kobo
Soldati/guerrieri = aktun
Mezzo-nave = vatkun
Altolà = kakayà
Attaccate lì = aka iti ahuà
Nemico = aktahì
Pace = alì
Non morire = aktò iwà
Eclissi = Ichtuà
Giorno = akhmut
Dov'è = akiwì
Non so = iwokò
Sole = Akitu
Importante = aktyhà
Arrenditi = katahì
Insegnare = aktanò
Andate via da qui = kaya iki awì
Pericoloso = aktun akà
Peperoncino = khili
Melone = mekowa
Pomodori = khilùn
Cacao = kokoa
Non sapere = aka iwin
7
1
Inizia l' avventura!
I l gruppo folto di uomini dalle pelle scura
continuava a battere i palmi delle mani su quei
grandi tamburi: il suono diveniva più forte, veloce,
assordante. Una serie di colpi consecutivi che
metteva ansia a chiunque non fosse abituato a quel
rumore. L' aria era calda, molto calda, il cielo era
sgombro di nuvole ed il sole bruciava la pelle.
Il tizio inginocchiato in cima alla piramide a gradoni
urlava parole incomprensibili, battendosi le mani sul
petto ed alzandole entrambe al cielo. Aveva un
copricapo tondo, decorato con piume rosse e
bianche, e portava una cintura intorno alla vita fatta
con la pelle di un qualche animale.
L' uomo, dalla pelle color nocciola, prese una lama
nera, affilata, e la tenne in alto, continuando a
pronunciare parole in una strana lingua che
accompagnavano il suo rito sacro.
« Dannazione, Andrew! Ti prego! » urlò l' uomo dalla
pelle bianca, sdraiato supino, con altri uomini dalla
pelle scura che lo tenevano fermo con i polsi e le
caviglie sul pavimento dell' edificio. Il suono delle
percussioni aumentò di velocità e lui iniziò a
respirare velocemente, in preda alla paura. Tremava,
con le lacrime che gli scendevano in grande quantità
dai suoi occhi scuri
« Andrew.. » parlò a voce più debole, con lo sguardo
rivolto al cielo.
Un altro uomo, sempre dalla pelle bianca, era seduto
su di un trono in legno, imbellito di tantissime piume
colorate: ai lati, due donne vestite solo di una gonna
di foglie. L'uomo, senza alzarsi dalla sua postazione,
con lo sguardo fiero, sorrise, mostrandosi
8
soddisfatto. Fece cenno col capo: il tizio sull' edificio
in pietra partì con la lama colpendo l' addome di
quell' individuo che lanciò un urlo spaventoso.
Il popolo intero si chinò, inneggiando canti e
scuotendo le mani al cielo ogni qual volta ognuno di
loro si rialzava col busto da terra, in un rituale che li
faceva sembrare guidati da una stessa mente. L'
uomo dal copricapo piumato sembrava indemoniato:
pochi secondi, ed estrasse il cuore della vittima
alzandolo al cielo e mostrandolo a tutti coloro che
stavano
assistendo
al
sacrificio.
Alla base della piramide, come primi del folto gruppo
di persone, sei uomini dalla pelle bianca, vestiti di
stracci sporchi, inginocchiati con il volto sul terreno.
Altri individui dalla pelle scura impugnavano le
stesse lame nere e lucide contro le teste dei
prigionieri.
« Ora mi sono proprio stancato! » urlò d' improvviso
uno di loro, alzandosi di scatto e correndo verso il
tizio seduto su quella sedia maestosa, degna di un
grande imperatore rispettato dal suo popolo.
« Sei un bastardo! » gridò, fermandosi a pochi metri
dall' imperatore, puntandogli il dito contro « un vile
e fottuto bastardo! Ti credi un Dio, ma sei solo un
assassino senza dignità! ». Quattro uomini tra quelli
armati partirono correndo per fermare il prigioniero
che si era ribellato. Lo circondarono strattonandolo
con
forza
per
le
braccia.
L' imperatore alzò il palmo della mano facendo
cenno ai suoi uomini di fermarsi. Sorrise
« Sei un brav' uomo, lo so » parlò in tono pacato e
fiero
« Io sì, forse tuo padre, ma tu no! »
« Mio padre? » aggrottò le sopracciglia « Non hai il
diritto di fare il suo nome » urlò l' imperatore,
cambiando l' espressione del viso e mostrandosi
offeso. I suoi occhi scuri incutevano terrore. Scosse il
capo ed i suoi fedeli colpirono il ribelle spingendolo a
terra
9
« Bastardo! Ti aspetto all' inferno! All' inferno! »
gridò a squarciagola, mentre una lama si infilzava
nel suo petto con le altre che penetravano
ripetutamente nella sua carne.
L' uomo sorrise, si voltò e chiamò le due donzelle,
giovanissime, che gli corsero accanto e gli si
avvinghiarono sotto le braccia. Lui accarezzò il seno
di una delle due, ed i tre si allontanarono.
Il prigioniero fu preso e trasportato via, mentre il
corpo dell' altra vittima, in cima alla piramide, era
già stato fatto a pezzi e sacrificato alla loro divinità
tra le urla gioiose del popolo.
Ad oltre cinquemila chilometri di distanza, oltre
quell' oceano immenso e, all' apparenza, infinito, una
nave a forma di guscio di noce viaggiava spinto dal
forte vento dell' est, con una bandiera blu che
sventolava in cima all' albero centrale, guidata da un
cielo sgombro di nuvole.
« Beh dai, quattro mani in più in effetti ci servivano!
» rise Robert, dando una pacca sulla schiena del
fratello Fabièn. Il ragazzetto, ormai sedicenne, fisico
atletico, capelli molto corti, biondissimi, occhi
azzurri, aveva ancora quello sguardo da furbetto che
sempre lo aveva contraddistinto da piccolo
« In realtà, ci dovrebbero essere due mani in più .. »
parlò Fabièn, avvicinandosi al grosso baule da dove
era sbucato d' improvviso: guardò dentro ed urlò
« Sveglia! ». Una testa sbucò fuori
« Accidenti! Mi ero addormentato » sorrise Robert
Rosbery, sistemandosi i suoi capelli neri, corti e folti,
maldestramente pettinati.
« Anche tu? » esclamò Glower « Voi due, insieme,
siete peggio di una tempesta di neve! ». I due
ragazzi scoppiarono a ridere, con Whide che spinse
Robert di nuovo nel baule, rinchiudendolo dentro.
« Apri! Ho paura del buio! » gridò. I due, dopo la fine
della guerra avvenuta in Dreamsfield, divennero così
amici da iniziare a sostenere, a chi li fermava per
10
strada, che fossero fratelli separati alla nascita. L'
esperienza vissuta sette anni prima fu terribile, dura,
ma li unì a tal punto che uno non muoveva passo
senza l' altro. Robert, di tre anni in più dell' amico,
era rimasto col fisico robusto, leggermente
sovrappeso, ma molto agile quando necessario. Era
cresciuto parecchio, tanto da sembrare più grande
della sua età.
« Su, dai, iniziate a pulire il ponte, così vi date subito
da fare » ordinò Glower, sistemandosi la sua lunga
chioma color castano scuro.
L' eroe di Dreamsfield era giunto all' età di ventinove
anni, ed era ormai diventato un uomo. La sua statura
e possanza fisica non erano tanto mutati dall' ultima
volta: nonostante il periodo di pace, si era continuato
ad allenare, anche se non con costanza. Finalmente,
dopo un' estenuante lavoro psicologico del suo
miglior amico Robert, si decise ad accettare la carica
prestigiosa di Cavaliere dell' esercito di Dreamsfield,
lo stesso ruolo che ebbe suo padre James. Sedhòra,
sua moglie, dopo un anno dall' inizio della loro
storia, gli fece un doppio regalo: Elizabeth ed
Alyson, due splendide gemelle. Avevano sei anni, ed
erano bellissime ed intelligenti proprio come i loro
genitori.
« Dobbiamo fare gli schiavetti? » ribatté Rosbery,
contrariato, mentre usciva goffamente dal baule.
« Voi siete i più piccoli del gruppo e dovete fare
esperienza,.. molta esperienza » rise Robert, dando
una pacca in testa al ragazzetto che portava il suo
stesso nome. A tal proposito, Whide si rivolse ai due
« C'è il problema dei nomi. Perché diavolo vi
chiamate entrambi Robert? Come vi distinguiamo
quando dobbiamo chiamarvi? »
« Io ho già l' idea! » sorrise il fratello di Fabièn.
« Ah, sì? Quale? » chiese Glower, che conosceva così
bene il suo amico che già si aspettava qualcosa di
stravagante, ma geniale.
11
« Robbie. Lui si chiamerà Robbie » rise soddisfatto,
Robert
« Robbie?! Che razza di soprannome orrendo! È
proprio brutto » rispose contrariato il giovane
Rosbery.
« Le regole sono regole: io, Robert » proseguì l'
arciere, avvicinandosi al giovane e poggiando il
braccio sulle sue spalle « e tu, piccolo Robbie! ». Il
gruppo scoppiò a ridere con Whide che non riusciva
a smettere. Questi era cresciuto parecchio: alto
quasi quanto Robert, capelli un po' lunghi, castani,
sistemati esattamente come il suo eroe Glower, fisico
esile ma scolpito. Quando raccontava d' esser
vegetariano, nessuno gli credeva: pensavano fosse
impossibile avere un buon fisico senza mangiare
carni. Fu merito di Mèthagon se riuscì a irrobustirsi
continuando a rispettare la propria scelta di vita.
Seguì proprio la dieta che gli diete il maestro,
rispettandola ogni giorno, persino quando incappava
in qualche malanno di stagione.
Suo padre Luigi, alla fine della guerra, orgoglioso
per il grande coraggio mostrato da suo figlio, lo
nominò, con l' approvazione di tutta la popolazione
del villaggio, capo onorario di Wolf Town. Whide
accettò, ma continuò a vivere a Goldenville, assieme
ai suoi inseparabili amici, dacché ormai anche lui
apparteneva all' esercito dell' Impero più forte del
continente.
« Il capo sono io e decido io » sorrise Robert,
allontanandosi dai ragazzetti, camminando ad occhi
chiusi e braccia conserte.
« Ma » lo fermò Glower, mettendogli una mano sulla
spalla « tu.. il capo? »
« Suvvia, Ghiacciolo » rise l' amico, poggiandosi a un
lato del ponte di prua « siamo qui per divertirci, no?
E quindi, rilassati! ». L' altro sorrise, scosse la testa
e diede disposizioni ai tre nuovi membri dell'
equipaggio su dove si sarebbero sistemati.
La nave era lunga circa una ventina di metri, aveva
12
una forma tondeggiante, fatta di un legno scuro e
resistente, adatta a contenere più di venti uomini.
Durante la costruzione, Robert decise di creare due
grandi camere sotto coperta, perché già pregustava i
momenti in cui avrebbe incontrato le donne delle
terre lontane ed avesse amoreggiato con loro:
ovviamente, sostenne, una delle due stanze era per
Glower! Inoltre, i due giovani crearono una stiva
molto capiente dacché speravano di trovare ori,
pietre preziose e qualcos' altro che potesse esser di
valore e, forse, farli diventare ricchi. Nel punto più
basso vi era un sistema costruito da un gruppo di
falegnami del Regno: muovendo una ruota, si
attivava una specie di ventola posizionata
verticalmente sott' acqua, nella parte esterna, che
permetteva di muovere il mezzo in assenza di vento.
Robert era ormai sempre accompagnato dal suo bel
arco blu costruito dal maestro Mèthagon, sette anni
addietro. Lui e Glower andarono a trovarlo parecchi
giorni dopo la fine della guerra del 1008 ma, con
grandissimo dolore, appresero la brutta notizia:
quell' uomo che aveva insegnato loro le arti di
combattimento, di comportamento e trasmesso dei
consigli importantissimi sui sensi, era morto. Nei
suoi ultimi giorni di vita fu accudito da uno degli
abitanti di Magic Town, che gli fu vicino sino a
quando spirò. Ai suoi allievi lasciò tutte le sue cose.
Robert e Glower, assieme a Ryan, Teodor ed altri
soldati di corte, partirono con dei carri sino al monte
The King, dove prelevarono tutti gli oggetti che l'
anziano lasciò loro: l' uomo fu sepolto nel terreno del
suo bel giardino, così come chiese poco prima di
morire: il suo spirito, disse, non si sarebbe dovuto
allontanare da quel luogo meraviglioso che era la
sua montagna.
Tra le tantissime carte lasciate loro, molte delle quali
riportavano antidoti per curare determinate
malattie, vi erano degli scritti che narravano storie
strane, con disegni di territori sconosciuti siti al di là
13
del mare. Un giorno, Fabièn le prese per farle vedere
a Violetta, visto che era più acculturata di lui: la
ragazza scoprì che una specie di cartina geografica
era identica ad una disegnata su quei fogli che sua
madre gli consegnò tempo addietro, poco prima che
scoppiasse la guerra contro i pasnèi. Violetta li aveva
letti più volte, affascinata dai racconti spezzettati,
confusi ma interessanti, riportati su quei papiri. Le
rimase impressa una specie di mappa che descriveva
un'
isola
lontana.
Fabièn radunò quindi tutti i fogli in possesso della
ragazza, che era nel frattempo divenuta sua
compagna e promessa sposa, e li portò da suo
fratello: i due intuirono che i racconti di quelle
persone, le quali sostenevano di esser approdati in
una terra misteriosa ove vivevano persone dalla pelle
scura, assieme ad animali mai visti, corrispondevano
alla realtà.
Robert e Glower, quest' ultimo informato
immediatamente dall' amico, decisero così di
costruire una nave per partire verso ovest e scoprire
cosa ci fosse oltre quel mare. Molti ci si
avventurarono decenni addietro, ma nessuno, tranne
quegli uomini che lasciarono i loro racconti su quei
fogli, tornò indietro per raccontare cosa avesse
trovato. I due amici nascosero a tutti il progetto di
costruzione della nave, ma furono scoperti da Fabièn
che attese per mesi il giorno della loro partenza per
intrufolarsi furtivamente a bordo assieme al suo
fedele amico Robert. Così fece anche Whide, che
seguì di nascosto i due ragazzetti, salendo anch' egli
sul veliero.
« Allora, le vediamo queste carte misteriose? »
chiese Whide, che era l' unico a non aver visionato
attentamente l' uguaglianza dei papiri lasciati a loro
da Mèthagon e quelli che erano in possesso della
Regina Florenza.
I ragazzi si spostarono nella larga stanza al coperto,
sul ponte. Glower e Robert tirarono fuori le mappe
14
adagiando il tutto, confusamente, sul largo tavolo in
legno.
« Ecco » indicò Glower col dito « qui vi è un' isola a
forma di mezza luna, e più a ovest un altro territorio.
Presumibilmente non un' isola ».
« Un nuovo continente! » urlò, euforico, Fabièn
« È ciò che presumiamo, soprattutto perché non vi
sono riportate le coste più a ovest di questo
territorio »
« Sì ma » intervenne Whide « ammesso che queste
cartine rispecchino la realtà, sapete quanto distino
dalle coste di Dreamsfield? ».
Glower e Robert si fissarono in volto, mostrandosi
dubbiosi ed imbarazzati.
« Non lo sapete? » esclamò Robbie, stupefatto.
« E che saranno mai! Dieci? Venti giorni di
navigazione? » esclamò Fabièn, sbattendo il suo
sedere su di una delle quattro sedie in legno che
erano accanto al tavolo. L' ambiente era semplice:
una panca in legno di noce costeggiava il muro
passando per l' angolo sud della stanza; il tavolo era
piccolo, essenziale, ed era nei pressi dell' unica
finestra larga che dava fuori, permettendo alla luce
di illuminare la sala.
« E ne vale la pena? Per trovare cosa, poi? Mettiamo
sia un viaggio rischioso e lunghissimo, alla cui fine
non vi è alcuna isola? » si interrogò Whide.
« Hai paura, eh? » lo prese in giro Robert,
punzecchiandolo con le dita
« Io? Giammai! E dovresti saperlo » ribatté il
ragazzo, sistemando il suo bel bastone fatto di
lightmoon sulla lunga cassapanca adagiata contro il
muro, anch' essa in legno, che fungeva sia da
panchina che da contenitore di cibarie.
« Ti stai chiedendo se c'è qualcosa di interessante? »
sorrise Glower, che fissò Robert e gli fece un cenno.
L' arciere rovistò tra i papiri, ne prese uno, lo
sventolò in aria tra le risa dei presenti, ed iniziò a
leggere
15
« "L' isola pullula di individui vestiti di piume, con
facce dipinte con colori sgargianti. Cantano spesso e
parlano una lingua strana, incomprensibile.." ».
Robert si fermò un attimo e sorrise soddisfatto,
pensando ai giorni in cui ogni parola ed ogni lettera
gli sembravano sconosciute. Il ragazzo, grazie
soprattutto all' aiuto di Glower, durante il lungo
periodo di pace, imparò a leggere e a scrivere. Era
testardo come suo fratello, anche se perdeva troppo
facilmente la pazienza, soprattutto quando
sbagliava.
« E di tesori? » chiese Robbie, avvicinandosi all'
arciere
« Sta' calmo, formicona! » esclamò Robert, che si
destò
e
rise
da
solo
« ti piace il soprannome? Hai dei capelli così neri
che sembri una formica. Anche se molto più grossa
». Tutti risero, con Robbie che lo spinse un po'
infastidito, ma stando al gioco.
« I racconti sono spezzettati » intervenne Glower,
sparpagliando con due mani il mucchio di fogli sul
tavolo « probabilmente molti papiri sono andati
perduti però, il punto che ci ha colpito e che ci ha
fatto venire in mente la pazza idea di partire all'
avventura, è proprio qui». Il ragazzo porse il foglio a
Whide, invitando anche Robbie e Fabièn a visionare
il contenuto. Il primo dei tre iniziò a leggere,
spalancando gli occhi dallo stupore
« "Oggi abbiamo vissuto un' esperienza che mai
dimenticheremo: il tizio più anziano, cui tutti si
inchinano ogni qual volta gli si debba rivolger la
parola, ci ha condotto in una zona della foresta dove
vi è un edificio in pietra, pieno di sculture e
bassorilievi..." qui non si legge più »
« Vai più sotto. Il resto continua dietro il foglio »
invitò Glower. Whide allora proseguì
« ".. così dura e luccicante che facevano male gli
occhi solo a guardarla: era una statua alta circa
quattro metri, incastrata nella roccia, fatta
16
completamente di..." » esitò un attimo ed alzò lo
sguardo verso i presenti « … ... oro
! »
« Evvai! Oro! » esclamò Fabièn, urlando di gioia,
assieme al suo inseparabile amico Robbie,
prendendosi per le mani e balzando come due
bambini.
« E come andò a finire? » chiese Whide
« Se hanno portato via la statua, dici? » chiese
Robert
« No » si spiegò Whide « se son tornati sani e salvi
qui, o nel territorio da dove provenivano »
« Purtroppo non si sa. Questi scritti sono stati dati
alla Regina Florenza da un anziano che non spiegò
mai dove li avesse reperiti » spiegò l' arciere,
sedendosi sulla cassapanca.
« E gli scritti di Mèthagon? È così che si chiamava il
vostro maestro? » domandò Robbie
« Sì, Mèthagon » parlò malinconico Glower,
camminando in direzione dell' apertura che dava all'
esterno « Non lo so. Non me li ha mai mostrati »
proseguì « Ma dalle carte pare siano partiti dal
continente »
« La tua domanda, Whide, non ha senso » rise
Fabièn, avvicinandosi all' amico e guardandolo in
faccia
« Perché? » rispose l' altro
« Se questi fogli sono qui, ora, nelle nostra mani, è
ovvio che loro siano tornati sani e salvi! »
« Beh, possono esser storie trascritte da altre
persone in base a dei racconti tramandati a voce da
altri, che a loro volta li hanno ascoltati da altri
ancora... » spiegò la sua opinione Whide.
« In effetti » mugugnò Robbie.
« Impossibile » esclamò Fabièn « se, come dici tu,
hanno riferito la loro esperienza, significa che
almeno uno è tornato sano e salvo! »
« Appunto » rise ironicamente Whide « dobbiamo
solo decidere chi di noi cinque deve tornare a casa
per raccontare la nostra di avventura! »
17
« Che volete dire..? » sgranò gli occhi Robbie,
sbiancando in viso.
« Che ne sopravviverà solo uno... » parlò Fabièn,
fissando il suo amico negli occhi, come fosse una
specie di minaccia. L' altro scrollò il capo e lo spinse
via con forza. Il ragazzotto era molto forte
fisicamente, e quando i due si allenavano a lottare, il
biondino perdeva sempre.
I ragazzi risero e Robert, con un sorriso soddisfatto,
si alzò in piedi e ricordò ai presenti
« Ormai siamo in viaggio, e viaggeremo! ». I ragazzi
urlarono festosi con la nave che continuava a
navigare verso ovest. Le pochissime nuvole si
spostavano spinte dal forte vento di levante, e l' aria
era tiepida.
Passarono i giorni, e le coste dell' isola di
Dreamsfield scomparvero ai loro occhi. I ragazzi si
diressero verso sud ovest, scorgendo di tanto in
tanto le coste della Pesnèa nord occidentale
dopodiché, trascorsi esattamente ventun giorni, ogni
terra all' orizzonte sparì alla loro vista.
Fabièn si alzò una mattina particolarmente affamato.
Salì sul ponte e fissò per un attimo l' orizzonte: non
vi era nulla, solo acqua, un mare immenso ed infinito
di sola acqua. Il ragazzetto ebbe un leggero brivido,
ma poi sorrise. Era un brivido che non sentiva da
tempo: lo spirito avventuriero si era riacceso in lui.
Dopo la fine della guerra, assieme a Robbie, evitava
le noie della vita di corte girando per boschi e
foreste, facendo conoscenza con la nuova gente dei
villaggi appena costruiti, arrivando a creare un loro
gruppo di giovani avventurieri. Fabièn era quello che
decideva dove andare, ed il suo fedele amico Robert
lo seguiva.
I pensieri del ragazzetto furono interrotti da una
folata di vento che gli smosse i capelli biondi a
spazzola. In direzione sud vide dei nuvoloni grigi
bluastri, grandissimi, che il vento spingeva verso la
loro direzione. Non riuscì a capire da dove fossero
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spuntati dacché pochi minuti prima vi era un cielo
limpido. Robert apparve sul ponte uscendo dalla
stanza di bordo, mostrandosi visibilmente assonnato
« Fratellone! Guai in vista! » urlò Fabièn
« Eh? » balbettò l' altro, voltandosi a sud, verso la
direzione indicata dal fratello: l' arciere spalancò gli
occhi notando già dei fulmini che illuminavano quelle
nubi così scure.
« Accidenti! » urlò « Glower! Burrasca! Burrasca! »
gridò, cercando di capire come agire. Intanto
giunsero anche Whide e Robbie, con quest' ultimo
che stava addentando un frutto.
Glower iniziò a cambiare rotta, spostando la prua
della nave a nord, in modo che il forte vento li
spingesse lontano da quelle nubi.
« Avete fatto un po' di esperienza di navigazione? »
chiese Robbie, mentre reggeva una fune della vela
centrale assieme a Robert
« Certo! » rispose l' arciere « ci siamo allontanati
qualche centinaia di metri dalla costa per pescare
del pesce »
« Cosa? Nient' altro? » esclamò Robbie.
« Beh, nient' altro. Nel mare ci sono solo pesci.
Volevi che trovassimo maiali? »
« Accidenti! Siamo nei guai! » esclamò il ragazzetto
dai capelli neri, mettendosi le mani in testa « Però
un viaggio di prova in qualche zona più lontana
potevate anche farlo! »
« In effetti.. » mugugnò l' altro, mostrando il suo
solito sguardo di colui che non sapeva mai cosa fare.
Il mare iniziò ad ingrossarsi, non permettendo di
cambiare rotta: le onde s' innalzarono in modo
spaventoso gettandosi con violenza a bordo della
Mèthagon. Robbie iniziò ad avere paura, molta
paura, e scappò nella stiva per evitare che un' onda
lo gettasse in mare. Glower invitò Fabièn a fare
altrettanto
« Glower! » chiamò Robert, preoccupato « così
rischiamo anche noi di cadere fuori dalla nave! »
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« Vuoi andare in coperta con il tuo fratellino? »
« Perché no? »
« Uh? »
« Certo che no! Lo sai che scherzo sempre io! »
mostrò un sorriso di circostanza il ragazzo, cercando
di mascherare la sua paura.
« E allora continua a reggerti al timone! »
« E tu? » domandò Whide, abbracciato all' albero di
poppa, rivolgendosi a Glower e facendogli notare che
anche lui doveva afferrare un appiglio per non
cadere in mare.
Proprio in quell' istante, un' onda alta quattro metri
apparsa a babordo si schiantò contro i ragazzi: lo
spadaccino fu sbalzato via cadendo in mare.
« Dannazione! Glower! » gridò Robert « Whide, tu
reggi il timone »
« No! Tu rimani lì. Ci penso io! » rispose il ragazzo «
Avete delle corde a bordo? »
« Sì, nella cassapanca » rispose l' altro,
completamente bagnato dall' onda che si era
abbattuta sulla nave.
Whide corse nella sala del ponte a prenderla: uscì
fuori e la gettò in mare in direzione dell' amico il
quale cercava di nuotare senza farsi vincere dal
mare in tempesta. La nave dondolava paurosamente
e sembrava che da un momento all' altro potesse
capovolgersi.
Nel momento in cui il ragazzo riuscì ad afferrare la
fune, iniziò a piovere. Una pioggia fortissima ed
incessante. Contemporaneamente le nuvole resero il
cielo scuro. Sembrava notte.
Robert lasciò il timone ed afferrò la corda assieme a
Whide: si misero coi piedi contro la murata laterale
con Glower che si arrampicava cercando di risalire a
bordo. Il vento spingeva il giovane contro la nave,
mentre le onde lo colpivano in continuazione. Bevve
parecchia acqua, ma non sembrava in difficoltà,
proseguendo nella scalata. Aveva passato di peggio.
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Whide sentì la corda tirare verso il ponte, si voltò e
vide Robbie e Fabièn che reggevano anch' essi la
fune
« Facciamo parte dell' equipaggio! Non possiamo
starcene nella stiva » urlò Fabièn, mentre dei tuoni
tagliarono il suono incessante che il vento provocava
nelle orecchie dei naviganti.
Con un ulteriore sforzo Glower raggiunse il ponte e
si gettò a terra, poi si alzò immediatamente,
sputando acqua dalla bocca.
« Com' era l' acqua? Freddina? Salata? Saporita? »
chiese Robert. L' altro abbozzò una risata e dette
una
spinta
all'
amico.
« Siamo in balìa delle onde. Guidare il timone non
serve a nulla. E neanche stare sul ponte » commentò
Glower.
« E allora che facciamo? Giochiamo a carte? » chiese
Whide. I ragazzi si fissarono per un attimo.
« Tutti nella stiva! In questo momento dobbiamo
confidare solo in qualche forza soprannaturale »
parlò Robert.
I ragazzi passarono al piano inferiore della nave, con
il mezzo che continuava a traballare paurosamente.
Fabièn e Robbie erano visibilmente impauriti e
pensavano che la nave si potesse ribaltare e
scagliarli nei fondali oscuri di quel mare in burrasca.
Mai nella loro vita videro onde così alte.
« Sono rischi da correre » parlò in modo pacato
Glower, sedendosi a terra, nel buio schiarito solo da
un lumino acceso da Robert.
« Sì ma, io sono ancora giovane. Accidenti! » rispose,
preoccupato, Robbie. Whide sorrise, gli si avvicinò e
si sedette accanto
« Sappi che noi tre siamo protetti da diverse buone
stelle ». Il ragazzo sorrise ai suoi due compagni d'
avventura.
Robert ripensò a cosa accadde nel combattimento
fra Glower e Sir James Crowland, portando alla
mente il momento in cui si era sentito una mano
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sulla spalla, proprio un attimo prima che il suo amico
riprendesse conoscenza. Glower ripensò anch' egli a
quel momento, solo che volse i suoi pensieri a
Mèthagon, che forse ora lo stava proteggendo
seduto in meditazione da qualche parte del cielo.
Il nubifragio durò parecchie ore, così tante che
Robbie e Fabièn si addormentarono. La pioggia
dapprima diminuì, poi divenne quasi impercettibile.
La nave procedeva calma.
Erano le primissime ore del mattino. Glower decise
di salire su a controllare la situazione. Il ragazzo fu
sul ponte e rimase a bocca aperta: il cielo era
completamente sgombro di nuvole, ed alla sua
sinistra vi era uno spicchio di sole che faceva
capolino sbucando dal mare. Il giovane notò dalla
posizione del sole che si stavano dirigendo verso sud
ovest. Whide e Robert raggiunsero il compagno.
« Cavoli! Sono sparite tutte le nuvole » esclamò il
primo « mai vista una cosa simile: dieci ore di
tempesta e poi... neanche una nuvola! »
« Qui siamo in un altro mare, ci sono probabilmente
dei venti diversi » commentò Glower « poi questa
nave è invincibile ».
« Eh già » sorrise Robert, avvicinandosi al
compagno. Whide lo seguì mostrando un volto
incuriosito. I due si fissarono e Glower spiegò
« La nave si chiama Mèthagon
». Il giovane sorrise
come se avesse trovato l' oro più prezioso al mondo,
guardò in alto, verso la bandiera che sventolava, e
ripensò a quell' uomo straordinario.
« Guardate lì! » urlò d' improvviso Glower.
I compagni scrutarono immediatamente l' orizzonte:
vi era un' isola. I due iniziarono a saltare gioiosi, con
Whide che corse verso la botola della stiva a
chiamare gli altri. Lo spadaccino però scuoteva la
testa, visibilmente dubbioso
« Che c'è Ghiacciolo? Qualcosa non va? » chiese
Robert, fissandolo con la faccia da ebete
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« Uh? » mugugnò distratto il ragazzo « No, no... è
solo che mi aspettavo un viaggio più lungo »
« Il solito mostro! Guarda che il fatto tu sia scampato
vivo ad un colpo di spada mortale non vuol dire che
la tua vita debba esser sempre difficile!