La leggenda dei Dark Killers - quarta parte -
Di Manuel Mura
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La leggenda dei Dark Killers - quarta parte - - Manuel Mura
Resa dei conti
La pioggia incessante non fermava la moltitudine di persone radunate nella piazza principale per assistere all'esecuzione di Lion, tenute a stento a freno dalle guardie.
La speranza di pace che quel ragazzo aveva portato insieme al suo gruppo di ribelli andava svanendo, ma non la rabbia.
La fame, le discriminazioni, i continui soprusi che dovevano subire dal dispotico regime imperiale avevano sfiancato all'inverosimile la loro pazienza, sfociando spesso in ribellioni, sempre duramente represse col sangue. Ma nemmeno la certezza di una fine atroce fermava l'esasperata popolazione.
Tutti speravano che i Red Storm, guidati dal generale Exxa, portassero finalmente l'agognata libertà e una vita migliore in cui crescere i loro figli. Ma ogni volta che credevano il momento fosse giunto ecco che la speranza svaniva come neve al sole. E in quella giornata cupa e temporalesca stava succedendo proprio quello: un giovane coraggioso che si era opposto al regime stava per essere giustiziato.
Urla e insulti si sovrapponevano mentre la massa di persone sembrava moltiplicarsi, spingendo con maggior vigore contro il cordone di guardie che sempre più a fatica li trattenevano.
Anche la minaccia delle armi puntate contro, che non avrebbero esitato ad usare al minimo segno di rivolta, non fermava quella mandria inferocita.
Un anziano capitano era pronto a dare l'ordine di sparare quando un impetuoso rullo di tamburi sovrastò gli altri rumori.
Tutti si voltarono in direzione del suono e fu presto chiaro cosa significava: annunciava l'arrivo dell'odiato sovrano.
Lo videro avvicinarsi in pompa magna sopra una lettiga ben riparata dalla pioggia e trainata da un gruppo di schiavi in catene, tenuti a freno da un insolito conducente: Invenia Snow.
La sua figura così imperiosa, lo sguardo così minaccioso da sembrare quello di un demonio e il sorriso sprezzante e sicuro di sé la facevano apparire come la più grande delle regine, mettendo in secondo piano l'esile figura dell'imperatore. Di fatto fu la presenza della donna a tenere a freno la rabbia della folla.
Confronto a lei i due membri della Black Force, che la seguivano a cavallo insieme al suo collaboratore Angel, apparivano poca cosa e lo stesso le numerose guardie al seguito. L'unico essere che spiccava sia per dimensioni che per inquietudine era Teddy. Chiudeva il corteo ma attirava gli sguardi di tutti, mentre Serìa all'interno della sua bocca veniva appena notata.
Ci fu diverso mormorare al loro passaggio ma quando Invernia scese e, insieme ai suoi uomini e ai due membri della Black Force, raggiunse il centro della piazza tutti tacquero. Fu quello il momento in cui intervenne il sovrano, rimasto sulla sua lettiga a debita distanza.
Fece un discorso lungo e ardito in cui enfatizzava la grandezza dell'Impero e l'importanza delle leggi e dell'ordine. Continuava col dire quanto amava il suo popolo e quanto era inflessibile nel punire chi vi portava ingiuria, indicando Lion con lo sguardo.
Il ragazzo, incatenato mani e piedi alla croce, nemmeno l'ascoltava.
Si sentiva malissimo e non solo per l'infausta posizione: era stato drogato affinché non opponesse resistenza e soprattutto non utilizzasse la Kami.
Anch'essa era presente, incatenata ai suoi piedi e bloccata da uno spesso strato di ghiaccio, ma continuava a suscitare timore tra le guardie. Proprio per evitare spiacevoli sorprese quattro di loro erano posizionate attorno alla croce, pronte a colpirlo con le lance elettrificate alla minima reazione ostile.
Finora non c'era stata alcuna reazione da parte sua ma ora che si approssimava la fine sentiva le forze riaffiorargli.
Aprì gli occhi di scatto cercando di focalizzare la vista, che con la pioggia battente e il sudore era alquanto sfuocata.
Vide per primo Teddy con in bocca Serìa, poi Angel, i due membri della Black Force di cui non rammentava i nomi, infine Invernia.
Anche la donna lo stava guardando, nei suoi occhi c'era un misto tra odio e amore.
Avvertiva chiaramente il suo risentimento penetrargli fino alle ossa, comprensibile visto non contraccambiava il suo sentimento, tuttavia non giustificava l'accanimento verso di lui e chi gli stava attorno.
Di colpo si ricordò quanto successo durante la giornata passata e il suo pensiero andò subito ai suoi amici. Si guardò attorno: c'era una moltitudine di gente e di guardie e nessuna traccia di loro, eppure era certo fossero vicini. E questo era un male, visto si trattava di una trappola.
Di sicuro Delia li aveva avvisati ma lo stesso non avrebbero rinunciato a salvarlo: li conosceva troppo bene per sbagliarsi. Però in quella maniera facevano il gioco del primo ministro e di suo figlio.
Pensando a lui vide giusto un tizio incappucciato in prima fila a cui anche Invenia aveva posato lo sguardo in precedenza.
Era certo si trattasse di Bastard e doveva aver organizzato una trappola con i fiocchi per i suoi amici.
Stava pensando a come avvisarli quando una forte scarica lo riportò alla realtà.
«L'imperatore ti sta parlando, pezzente! Rispondi!» lo incitò una delle guardie, pronta a colpirlo nuovamente.
«L'imperatore?»
«Lion Cap!» tuonò il sovrano.
Malgrado il temporale e la distanza la sua voce giungeva forte e linda fino a lui.
«Lion Cap! Non te lo chiederò più: sei disposto a pentirti dei tuoi peccati contro l'Impero e giurarvi fedeltà?»
«Mai!» rispose d'impulso, forte e chiaro in modo che non ci fossero dubbi a riguardo. «Preferisco la morte, piuttosto!» continuò ancora più forte.
«Allora così sia, non posso mostrare pietà per chi si macchia di delitti contro il popolo e diffonde odio tra la mia gente. In virtù del potere conferitomi ti condanno a morte, Lion Cap! L'esecuzione avverrà immediatamente per mano del generale Invernia Snow.»
Lion non batté ciglio per lo scontato epilogo che lo vedeva protagonista, tuttavia, prima di morire voleva dire la sua.
«L'Impero che indegnamente guidate è destinato a cadere!» urlò con tutto il fiato, suscitando clamore tra la folla. «Se davvero amate la vostra gente perché non...»
Due forti scosse lo costrinsero a tacere.
«Nella mia grande generosità ti ho concesso l'onore unico di pentirti di tuoi peccati e usare le tue capacità per la giusta causa ma hai appena dimostrato...»
«Non ho niente di cui pentirmi! Non sono io ad avere la coscienza sporca, imperatore!» urlò.
Le scosse che seguirono lo fecero nuovamente tacere ma non fermarono il suo impeto. Inoltre, trovarono grande consenso tra la folla che tornò a farsi sentire con veemenza, mettendo in difficoltà le guardie.
«Adesso basta!» urlò il sovrano. «Generale Invernia, eseguite la sentenza!»
«Sì.»
Si avvicinò puntandogli la spada al cuore, tuttavia c'era sgomento nel suo sguardo: per la prima volta in vita sua fu preda dell'insicurezza.
Non le era mai capitato di provare pietà per qualcuno o mostrare indecisione alcuna né tantomeno discutere gli ordini ricevuti tuttavia questa volta qualcosa fermava la sua mano. Nell'attimo in cui lei e Lion si guardarono negli occhi si bloccò sul posto, non sapendo cosa fare.
«Generale...»
«Imperatore, perché non mi uccidete di persona come farebbe un sovrano che si rispetti?»
«Maledetto impertinente!»
La solita guardia lo colpì senza causargli il ben che minimo problema. Lion puntava il sovrano come una belva feroce e niente e nessuno gli avrebbe impedito di dirgli in faccia quello che pensava di lui.
«Imperatore!» tuonò facendogli gelare il sangue nelle vene. «Prendete coscienza di voi stesso e vi renderete conto che il popolo che dite tanto di amare soffre le pene dell'inferno per le continue angherie che è costretto a subire!» I tentativi di tre guardie nel farlo tacere si dimostrarono vani: un alone di luce dorata l'avvolgeva, proteggendolo dalle loro scariche. «E per questo» continuò con sempre maggiore enfasi, «il popolo vi odia!»
«Taci!» ordinò senza successo.
«Invece parlerò fino alla fine e voi mi ascolterete perché sapete meglio di me che ho ragione, basta guardarvi attorno per capirlo. Guardate gli occhi della gente, guardate la sofferenza stampata nei loro volti e ditemi se sono pieni di amore o risentimento nei vostri confronti.»
Lo fece e vide solo odio nei loro occhi: rimase basito.
«Non è possibile!»
Eppure, non vi era dubbio: dovunque posasse lo sguardo vedeva masse inferocite che inveivano contro di lui. Ma perché succedeva? Non aveva sempre fatto tutto quello che gli era stato consigliato per il benessere della popolazione? Come potevano non amarlo e guardarlo a quel modo per giunta?
La risposta a quelle domande venne da sé: non era possibile.
Se c'era malcontento tra la sua gente la colpa era solo di quel ragazzo e dei suoi compagni che diffondevano odio e maldicenze: non li avrebbe mai perdonati.
«Generale Invernia, uccidetelo!» ordinò pieno di rabbia.
Ma la donna rimaneva immobile, bloccata dal fascino che il ragazzo esercitava sui cuori della gente, da cui nemmeno lei era immune.
«Che state aspettando? Uccidetelo! Ve lo or...»
«Se davvero amate il vostro popolo perché non vi dimostrate più indulgente nei suoi riguardi e punite chi veramente si compie di efferati delitti? Sto parlando del primo ministro che si avvale del suo potere per il proprio tornaconto, affliggendo il popolo con mille tormenti senza che nessuno lo fermi. Da quando sono qui ho visto soprusi di ogni genere ai danni della povera gente, costretta a subire mille angherie senza possibilità di reagire. E così, mentre voi vi lodate di amare il popolo, la gente soffre la fame, le discriminazioni, le ingiustizie e muore tra mille tormenti. È questo che chiamate governare una nazione con saggezza e amare il vostro popolo? È così che intendete portare la pace nel regno: con guerre, repressioni e soprusi?»
La gente urlò in approvazione delle sue parole mentre il corpo del sovrano aveva cominciato a tremare senza che se ne rendesse conto. C'era qualcosa in quel giovane che gli metteva addosso una paura folle, tuttavia era pur sempre l'imperatore e nessuno poteva permettersi di parlargli così, tanto meno un condannato a morte, un nemico dell'Impero.
«Generale Invernia, uccidete subito il prigioniero o sarete considerata traditrice dell'Impero!» urlò con quanto più fiato aveva. Ma la donna non riusciva a muoversi e lo stesso le guardie attorno a Lion. La luce dorata che l'avvolgeva si propagò tutt'intorno, fino alla spada le cui catene si spezzarono come fossero grissini e anche il ghiaccio cominciò a sgretolarsi.
Tutto ciò, unito alle urla inferocite della folla che stava sfondando il perimetro di contenimento, aumentò la paura che si era insidiata nell'animo del sovrano.
«Generale, uccidetelo! Ora!»
Invernia si destò dal torpore che l'aveva presa come realizzò quello che stava succedendo. Anche se si trattava dell'uomo amato doveva compiere il suo dovere fino in fondo. Conscia di ciò affondò la spada nel cuore del ragazzo, ma questa si spezzò in due, colpita da un raggio d'energia. Un altro colpo calò su di lei ma venne respinto da un muro di ghiaccio, comparso all'istante a sua protezione. Seguirono una serie di rapidi colpi contro i seguaci di Invernia, assorbiti tutti da Teddy che si mise a loro protezione. E ne seguirono altri ancora, rivolti alle guardie che vennero polverizzandole all'istante.
Delle quattro attorno al ragazzo solo una rimase in piedi, la stessa che aveva appena colpito i compari con la lancia elettrificata mettendoli a tacere. Subito dopo lanciò una scarica elettrica contro Invernia.
La donna, presa alla sprovvista, non riuscì a fermare l'energia scaturita, rimanendo per un istante immobilizzata.
La finta guardia ne approfittò per liberare Lion dalla croce.
Nel frattempo, Serìa si guardava attorno in cerca della sua acerrima nemica, sicura che fosse stata lei a sparare quei colpi.
«Lo so che ci sei!» urlò. «Vieni fuori!»
«Sono qui, lurida bagascia!» tuonò Mina che insieme a Feel si calò da un palazzo vicino fino alla piazza, grazie ai fili creati dal ragazzo. Al contempo piombarono nella piazza anche Exxa e Melkom, attirando l'attenzione generale, compresa quella di Bastard che aspettava con ansia quel momento.
L'intera piazza brillò: un cerchio di luce verde l'avvolse trasportando tutte le persone al suo interno in un altro luogo.
La sua tattica era semplice quanto efficace, far combattere i suoi nemici gli uni contro gli altri, in modo da liberarsi di ogni ostacolo sul suo cammino.
Rise mentre gli sventurati si riprendevano e cercavano di fare mente locale.
Exxa e Melkom si ritrovarono nella bocca di un vulcano. Erano sulla cima di un lungo e sottile costone roccioso, circondati dalla lava che scorreva fluente a una decina di metri sotto di loro. Dozzine di costoni similari al loro spezzettavano il mare di lava ma non diminuivano il senso di soffocamento dovuto al caldo torrido e alle esalazioni tossiche. Tuttavia, la maggior preoccupazione era rappresentata dalla loro nemica: videro Invernia situata sopra al costone più vicino al loro. In quel luogo infernale avrebbero disputato l'ultima battaglia.
Serìa e Mina si ritrovarono invece tra i resti di un grande stadio ancora in buone condizioni, con le mura crepate in qualche punto ma sempre possenti. La zona dello scontro era soleggiata e completamente deserta: potevano così dar sfogo a tutta la loro rabbia senza che nessuno le disturbasse. Entrambe non chiedevano di meglio.
Feel dal canto suo si ritrovò in uno strano ambiente. C'erano tutt'intorno strade dissestate ed enormi palazzi di vetro che s'innalzavano in lunghezza verso il cielo, come a volerlo grattare. Tuttavia, molti erano spaccati in due o ridotti a cumuli di macerie e anche i pochi ancora parzialmente intatti ricordavano solo vagamente la forma di un tempo. Nonostante tutto apparvero stupefacenti agli occhi del ragazzo. Sarebbe rimasto volentieri a contemplarli non fosse per l'ombra del suo nemico, appollaiato sopra un palazzo diviso in due.
Inizialmente incredulo vide due grandi ali dispiegarsi e una figura longilinea piombare su di lui. Solo in quel momento si ricordò di Angel e realizzò che si trovava in un luogo sconosciuto in cui doveva battersi per la vita.
Lion si ritrovò lungo una gola all'apparenza infinita, situata in mezzo a due alte montagne. La sua particolarità era dovuta al vento forte e terribile che soffiava senza sosta al suo interno, ulteriormente alimentato dal temporale che imperversava senza sosta, rendendo difficile anche solo rimanere in piedi. Debole come si sentiva vacillò subito, ritrovandosi sulle ginocchia.
Indossò immediatamente l'armatura che gli dette la forza di rialzarsi tuttavia, dopo tutti gli sforzi della giornata precedente e la droga somministrata, riusciva a malapena a stare in piedi, almeno fino alla raffica seguente. Fu così forte che sembrava dover spazzare via il mondo intero, fatto sta che si ritrovò piegato in due senza nemmeno accorgersene, venendo sostenuto all'ultimo istante da una mano amica.
«Prendi questa!»
Bevve in un sorso la pozione offerta senza nemmeno rendersene conto, sentendo le forze tornare velocemente e gli effetti della droga sparire.
Stupefatto si guardò attorno, accorgendosi solo in quel momento della presenza di Delia.
«Delia, tu qui?»
«Ti sono sempre stata accanto.»
Vedendola vestita da guardia con ancora parte dell'armatura addosso e la lancia elettrificata realizzò le sue parole.
«Quindi eri una delle guardie!» Delia annuì. «Allora perché sei rimasta vittima della trappola di Bastard?»
«Non potevo mancare alla festa.»
«Ma...» Una raffica di vento fece andare a vuoto il resto del discorso. «Maledetto vento! Ma dove diavolo siamo?»
«Questa deve essere la Gola del Diavolo, detta così per via del vento impetuoso. Si trova molto distante dalla capitale, a nord-ovest.»
«Maledizione! E gli altri dove sono?»
«Penso che Bastard abbia mandato ognuno di noi in un luogo diverso per prenderci in trappola.»
«Ma perché non li hai avvertiti del pericolo?»
«L'ho fatto e abbiamo concordato insieme di correre il rischio per liberarti.»
«Ma così facendo mettete a rischio la causa.»
«Lion, fai parte della nostra famiglia e nessuno di noi intende abbandonarti, inoltre così facendo abbiamo l'occasione di liberarci una