Viaggio verso la libertà dell'essere
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Anteprima del libro
Viaggio verso la libertà dell'essere - Luisita Gasparini
633/1941.
CAPITOLO 1
VERSO UNA MAGGIORE
CONSAPEVOLEZZA
UNA MOLTITUDINE DI PRIGIONIERI
Quella sera, di ritorno da un seminario, arrivai in stazione a Rimini accompagnata da un collega.
Una moltitudine di persone camminava frettolosamente davanti a me per raggiungere il binario e, mentre udivo l'annuncio di treni in ritardo o soppressi, si intensificava il vociferare confuso della gente. Cominciai allora a percepire nell'aria una vibrazione di ansia e nervosismo tra le persone che, come me, erano in attesa di prendere il treno. Improvvisamente decisi di isolarmi mentalmente dalla nube negativa ricca di frustrazione, ansia, vittimismo e lamentele, che si stava cristallizzando nell'aria.
Salii sul treno e mi misi comodamente seduta in carrozza.
Ogni persona ha la sua storia. Quante persone su quel treno stavano soffrendo per un torto subito o per un abbandono? Quante di loro erano stressate o in preda alla paura? Quante di loro si erano fatte sopraffare dall'ansia? Quante si sentivano sole o soffrivano per amore, per una storia finita da tempo dalla quale non riuscivano a rompere le catene, a spezzare i fili energetici? Quante persone erano prigioniere delle loro abitudini e di convinzioni paralizzanti?
I ritmi di vita che ci siamo creati, l'attaccamento a esperienze passate, le abitudini che vorremmo cambiare e la frustrazione derivante dal fatto che ogni giorno posticipiamo l'azione
al giorno successivo, continuando così a non agire, possono travolgere emotivamente la nostra mente, mettendo a dura prova il nostro sistema nervoso che va a interferire sulla serenità personale.
Inoltre i continui condizionamenti subiti dalla famiglia, dalla scuola, dalla società, dai mass media o dagli amici possono portarci ad aderire a modelli di comportamento che in realtà non sentiamo come nostri, finché un bel giorno ci svegliamo dal torpore del condizionamento emotivo e cominciamo a farci delle domande del tipo: Che cosa sto facendo della mia vita?
Questo è solo l'inizio del risveglio della nostra coscienza, un risveglio che costituisce la base del cambiamento. Fondamentale è capire dove vogliamo andare, che direzione vogliamo prendere per poter sfuggire alla prigione mentale che ci siamo costruiti e scegliere le chiavi giuste che aprono le porte del cambiamento e della libertà dell'Essere.
Giunsi finalmente a destinazione, scesi dal treno e, tra la folla di prigionieri, m'incamminai verso l'uscita della stazione, dove mia figlia mi stava aspettando.
CAPIRE GLI STATI D'ANIMO
L'area del cervello responsabile dell'origine e della gestione delle emozioni è il sistema limbico, un insieme di strutture che contiene la parte più antica del cervello, l'amigdala, che è stata progettata per reagire rapidamente agli stimoli e che da secoli si attiva per salvaguardarci da eventuali danni, mettendo in moto il nostro istinto di sopravvivenza.
Il mondo, però, sta cambiando, le sfide che oggi dobbiamo affrontare sono completamente diverse da quelle dei nostri antenati e il nostro comportamento è il risultato dello stato d'animo nel quale ci troviamo. Gran parte dei nostri stati d'animo si verifica senza che ci sia un controllo conscio da parte nostra. Di solito c'è un evento scatenante che causa un certo stato d'animo: il tono di voce aspro e irritante di qualcuno, un confronto polemico con un collega di lavoro, un atteggiamento sgradevole da parte di una persona cara, un maltrattamento o comunque una situazione che minaccia la nostra incolumità. La reazione fisica è istantanea: il battito cardiaco aumenta, le mani cominciano a sudare, la gola si chiude, le ginocchia tremano e la mente si svuota. Questa reazione è causata dagli ormoni dello stress che vengono rilasciati nel corpo dall'amigdala. Contemporaneamente alla reazione fisica, proviamo forti emozioni di rabbia, paura o confusione mentale: ci arrabbiamo, restiamo paralizzati dalla paura, sprofondiamo nell'imbarazzo o nella vergogna. Alla fine reagiamo automaticamente senza essere consapevoli del risultato che tale reazione può scatenare, urlando in modo furioso e trattando male chi ci sta di fronte, lanciando anche qualche frecciatina tagliente oppure implodiamo, tenendoci dentro la frustrazione e restando svegli la notte a pensare a come avremmo potuto reagire col senno di poi, criticandoci senza pietà.
Noi siamo soliti reagire senza pensare. Quando veniamo sopraffatti da forti emozioni, la visione delle cose è così offuscata che ci è difficile poter valutare la situazione da un'altra angolazione o in modo più razionale e spesso reagiamo inconsciamente.
Tuttavia il solo fatto di esserne consapevole, ci aiuta a conoscere meglio le nostre reazioni, a poterle anticipare senza farci travolgere da reazioni automatiche e involontarie. Possiamo riprogrammare la nostra risposta creando nuove connessioni neuronali più salutari che, se ripetute nel tempo, danno luogo a una nuova abitudine non più autosabotante.
Capire gli stati d'animo è la chiave per comprendere il cambiamento. I nostri comportamenti derivano dallo stato d'animo in cui ci troviamo, dalle nostre rappresentazioni interne e dalla nostra fisiologia.
Poniamo il caso di avere un appuntamento galante con il nostro partner e che sia in ritardo. Il nostro comportamento dipenderà dallo stato d'animo in cui ci troveremo quando il nostro partner si farà vivo all'appuntamento e sarà dettato dalle nostre raffigurazioni interne, da ciò che la nostra mente ha elaborato circa il motivo del ritardo.
Se la nostra mente si è immaginata un incidente quale causa del ritardo, accoglieremo il nostro partner con un sospiro di sollievo. In questo caso il nostro comportamento è dettato da uno stato di preoccupazione. Se invece ci raffiguriamo il nostro partner impegnato in un'altra relazione, le nostre rappresentazioni interne ci metteranno in una condizione di sfiducia e di rabbia. Che cosa induce una persona a raffigurarsi le cose a partire da uno stato d'animo di preoccupazione piuttosto che da uno stato d'animo di sfiducia?
Quali sono i motivi per cui le persone di fronte allo stesso fatto si creano rappresentazioni interne completamente diverse?
Semplicemente potrebbero essere ricordi del passato. Potremmo aver imitato reazioni tipiche dei nostri genitori o di altre persone che abbiamo preso come modello nel corso della vita.
Possiamo avere il ricordo di nostra madre, che si preoccupava ogniqualvolta nostro padre rincasava tardi, oppure possiamo averla sentita lamentarsi riguardo alla sua inaffidabilità nel rispettare gli appuntamenti. Credenze, atteggiamenti ed esperienze del passato condizionano inevitabilmente le nostre rappresentazioni interne future.
Un altro fattore importante del modo in cui percepiamo e rappresentiamo la realtà interna è la nostra fisiologia: la tensione muscolare, il tipo di alimentazione, il nostro modo di respirare e le funzioni biochimiche del nostro organismo influiscono notevolmente sul nostro stato d'animo.
Se ci sentiamo bene, se siamo in un periodo in cui ci sentiamo produttivi ed energici, probabilmente ci immagineremo che il nostro partner sia rimasto bloccato nel traffico o abbia avuto un piccolo contrattempo di lavoro. Se invece ci troviamo in uno stato fisiologico di tensione o stiamo affrontando un periodo di grande stanchezza, tenderemo a farci travolgere da sentimenti negativi.
Prestiamo attenzione ai segnali del corpo che ci avvisa sempre dei nostri stati emotivi più profondi.
Rappresentazioni interne e fisiologia interagiscono continuamente fra loro, creando il nostro stato d'animo.
Il nostro cervello riceve e filtra le informazioni e gli stimoli provenienti dall'ambiente esterno attraverso i nostri organi di senso, quindi attraverso le immagini, i suoni e le parole, e attraverso le sensazioni, i sapori e gli odori. Il processo di filtraggio spiega la ragione per cui due individui, che abbiano assistito allo stesso evento, possano averlo sperimentato da prospettive diverse, fornendo resoconti completamente differenti. Uno può aver prestato maggiore attenzione a ciò che vedeva mentre l'altro a ciò che udiva.
IL POTERE DELLA MENTE
Uno degli scopi principali di questo libro è imparare a dirigere al meglio il proprio cervello per acquisire la libertà di controllare i propri pensieri e gestire le proprie emozioni in modo tale da poter manifestare sensazioni positive e stati d'animo potenzianti.
Noi sperimentiamo la realtà sotto forma di sensazioni visive, auditive e cinestesiche.
Per ottenere un risultato, non solo è indispensabile filtrare il mondo attraverso i cinque sensi ma anche attraverso le submodalità, strumenti più sofisticati, che consentono di cogliere nel dettaglio ciò che accade nella mente. Per avere il controllo della nostra esperienza visiva, dobbiamo sapere se ciò che vediamo con l'occhio della mente è in bianco e nero o a colori, se i colori sono chiari o scuri, se l'immagine è statica come una foto o in movimento come le sequenze di un film. Dobbiamo sapere se a livello uditivo percepiamo dei suoni o dei rumori, se sono vicini o lontani, se i toni sono sommessi o roboanti. A livello di percezione cinestesica dobbiamo sapere se la nostra rappresentazione è dolce o dura, tagliente o smussata, liscia o ruvida, morbida o rigida, asciutta o bagnata e se sentiamo degli odori o dei profumi.
È altresì importante sapere che un'immagine può essere associata o dissociata. Un'immagine di cui si ha esperienza come se si fosse realmente presenti, la si vede coi propri occhi, si ode e si sente quello che si vedrebbe, udirebbe e sentirebbe come se si fosse veramente presenti col proprio corpo in quel dato momento. Un'immagine dissociata è quella che si sperimenta come se la si osservasse dal di fuori. È come assistere alla proiezione di un film.
Nella maggior parte delle persone, ingrandire e rendere più luminosa un'immagine di un bel ricordo ha l'effetto di produrre una sensazione ancora più piacevole, uno stato d'animo più positivo.
Per contro, proviamo a rievocare un ricordo negativo e a rimpicciolirne l'immagine, ponendo attenzione alle nostre sensazioni mano a mano che l'immagine si riduce. Rendiamola più pallida e sfocata e togliamo il volume come se avessimo in mano un telecomando. Facciamo la stessa cosa con le nostre percezioni cinestesiche, in modo da rendere l'immagine priva di consistenza. Poi allontaniamola da noi fino a farla scomparire.
Generalmente l'immagine perde così il suo potere su di noi, diventa meno dolorosa o addirittura inesistente.
In questo modo abbiamo la possibilità di governare il nostro cervello in maniera conscia, scegliendo di infondergli gli stimoli che vogliamo.
CAPITOLO 2
TECNICHE DI CAMBIAMENTO:
RISOLVERE I CONFLITTI
TECNICA DELLO SWISH
Questa tecnica consiste nel modificare rappresentazioni interne che generano stati indesiderati e improduttivi, promuovendo automaticamente nuove rappresentazioni più produttive. Se, per esempio, scopriamo che le nostre rappresentazioni interne ci fanno provare la voglia di mangiare in eccesso, con lo swish possiamo creare una nuova rappresentazione interna, che