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Da Servo A Padrone
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E-book438 pagine6 ore

Da Servo A Padrone

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Info su questo ebook

Il viaggio mistico di un uomo alla ricerca della verità su alcune delle vicende più drammatiche della storia umana, tutte legate da un comune denominatore: il potere del denaro esercitato attraverso i banchieri.
Il protagonista si ritrova tra le mani un libro speciale che lo catapulta nel luogo magico di Castel del Monte dove fantasia e realtà si fondono per dare vita agli incontri capaci di svelare inquietanti misteri.
In questo percorso verso la conoscenza il viaggiatore ha come guida Tommaso d'Aquino che lo conduce passo dopo passo alla scoperta di complotti e cospirazioni che mai la storia ufficiale ha raccontato.
E come un intrigante rebus poco alla volta emergono le risposte agli enigmi di crimini compiuti nell'arco di due millenni; da Gesù Cristo ad Enrico Mattei, da Giulio Cesare a Thomas Sankara, da Dante Alighieri ad Albino Luciani, da Oliver Cromwell ad Aldo Moro, da Napoleone Bonaparte a Salvador Allende, da Abraham Lincoln a John Kennedy, da Cavour a Nicola secondo di Russia, da Ivan Heyn a Hendrik Jozef Kouwenhoven.
Tutti assassinati per consentire alla classe privilegiata di proteggere ed aumentare a dismisura quella ricchezza ottenuta diffondendo il virus dell'infelicità.
(email dell'autore: alfredbrevenge@gmail.com)
LinguaItaliano
Data di uscita22 giu 2017
ISBN9788826458557
Da Servo A Padrone

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    Anteprima del libro

    Da Servo A Padrone - Alfred B. Revenge

    Alfred B. Revenge

    Da Servo

    A Padrone

    Romanzo

    "Ci sono due storie, la storia ufficiale, menzognera, che ci viene insegnata, la storia ad usum delphini; poi la storia segreta, in cui ci sono le vere cause degli avvenimenti,

     una storia vergognosa."

    (da Illusioni Perdute di Honoré de Balzac)

    Copyright © 2016-2017 Alfred B.Revenge.  Da Servo a Padrone.

    Tutti i diritti riservati.

    Quest'opera è protetta dalla Legge sul diritto d'autore.

    E' vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

    Questa è un'opera che viaggia sul confine tra realtà e fantasia.

    Alle mie Figlie

    Antefatto

    Era il ventitré dicembre, la pioggia cadeva ininterrottamente da due giorni. Percorrendo le vie della città si avvertiva distintamente il rumore dell'acqua che defluiva nelle grondaie. Le persone preferivano rimanere in casa e quelle che decidevano di uscire camminavano rapidamente strisciando i muri dei palazzi per cercare un minimo riparo.

    Alle cinque del pomeriggio il cielo sembrava avvolto da una enorme tenda nera e la classica gioiosa atmosfera del vicino Natale appariva coperta da una pesante coltre di tristezza.

    Io ero in casa seduto sulla vecchia poltrona donatami da mio padre alcuni giorni prima della morte. La sua caratteristica era quella di favorire due specifiche reazioni umane, la meditazione e il sonno. Ebbene; in quel momento si trovava in azione la prima, visto che stavo leggendo con attenzione alcuni testi utili alla realizzazione del mio studio sullo stretto rapporto tra la storica attività dei banchieri e le disgrazie di chi si era adoperato per ridurre la loro influenza nell'interesse del popolo.

    E in questa fase di concentrazione giunsi alla conclusione che i banchieri avevano favorito la decisione della chiesa di creare il purgatorio. La consapevolezza che la forza del denaro influenzava e indirizzava da millenni i comportamenti degli uomini fece partorire un amaro sorriso.

    Sino al tredicesimo secolo l'attività dei banchieri, meglio noti nel periodo antico come cambiavalute o usurai, era considerata peccaminosa dal credo cristiano. Non a caso il grande teologo Tommaso d'Aquino disse: La moneta è stata inventata per gli scambi; il suo uso naturale è dunque di essere utilizzata e spesa negli scambi. Pertanto è in sé ingiusto ricevere un prezzo per l'uso del denaro prestato; e in ciò che consiste l'usura.

    Con l'attività di banchiere si rischiava di dannarsi l'anima, infatti nel Medioevo chi prestava soldi applicando l'interesse era considerato un usuraio, e questo a prescindere dalla sua stessa entità. In pratica, questo ruolo conduceva a compiere un peccato contro natura poiché faceva accoppiare il denaro.

    Ma i soldi servivano ed ecco che i banchieri, cioè gli usurai, convinsero le gerarchie ecclesiastiche dell'epoca che si sarebbero ripuliti l'anima facendo carità ai poveri, sostenendo gli artisti e, soprattutto, effettuando munifiche donazioni alla chiesa. E la risposta non si fece attendere; la dottrina del purgatorio nacque già con il secondo Concilio di Lione nel 1274, si consolidò con quello di Firenze del 1438 ed infine con quello di Trento del 1563.

    I banchieri riuscirono a liberarsi dal peccato dell'usura e, quindi, dal fuoco eterno dell'inferno ottenendo la garanzia di salire in paradiso dopo una sosta purificatrice nel purgatorio.

    Ah, il potere del denaro! Neanche Gesù Cristo avrebbe potuto prevedere un'evoluzione così radicale del proprio insegnamento.

    Nel mentre ero immerso in questo pensiero alzai gli occhi e vidi di fronte a me lo schermo scuro della televisione; quasi avessi ricevuto una silenziosa istruzione presi il telecomando e l'accesi. Subito apparve la giornalista di uno dei tanti notiziari che comunicava distrattamente l'ultima notizia di cronaca:

    Un imprenditore di sessant'anni si è impiccato nel capannone della sua ditta. Il cadavere è stato trovato dalla giovane figlia. All'origine del gesto ancora una volta la paura di non farcela a causa della grave crisi economica in atto. In una tasca della giacca è stata ritrovata la raccomandata con la quale la banca gli revocava il fido chiedendo l'immediato rientro.

    La rabbia iniziò a montare dentro di me; ormai era diventato un fatto normale ascoltare eventi di questo genere. Ma il culmine arrivò improvviso quando, subito dopo, la stessa annunciatrice disse con tono ricco di grande entusiasmo:

    Il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi ha stupito il mondo finanziario con la sua ultima mossa. Liquidità immediata ed illimitata alle banche commerciali ad un tasso negativo. Di fatto la Banca Centrale pagherà gli interessi sui finanziamenti che concederà alle banche private, purché queste ultime impieghino i fondi a favore dell'economia reale.

    Mi alzai di colpo dalla comoda poltrona facendo cadere i libri e gli appunti; lo sdegno totale aveva annebbiato la mente. Ma come diamine era possibile; da un lato esseri umani morivano per colpa di finanziamenti con alti tassi d'interesse e dall'altro le banche ottenevano prestiti illimitati a tassi negativi. Insomma, le banche incassavano interessi sui crediti ed ora anche sui debiti. Il solito gioco delle tre carte veniva ancora applicato ammantato, come di consueto, da parole professorali appena sfornate dai sacerdoti e unici depositari della verità sul dio denaro.

    La misura era colma; avevo bisogno di uscire, di sbollire la rabbia cercando di stancarmi con una lunga passeggiata. La pioggia aveva ridotto la sua intensità e così iniziai a vagare tra le vie della città senza una meta, con l'unico scopo di abbassare il livello di adrenalina presente nel corpo attraverso il moto e l'aria fresca invernale. Come l'imprenditore suicida anch'io ero prossimo alla soglia dei sessant'anni; tuttavia, rispetto a lui, avevo sempre seguito uno dei tre fondamentali insegnamenti di mio padre: mai arrendersi. E mai la spugna era stata gettata, neanche nei momenti in cui autentici tornado avevano vorticosamente avvolto la vita trascinandola nei baratri più bui e profondi.

    Figlio di persone semplici e dignitose trascorsi la giovinezza tra studio, sport e piccoli lavoretti per consentire di guadagnare qualche spicciolo e non pesare troppo sulle scarse disponibilità della famiglia. D'altronde la pratica di attività agonistiche quali l'atletica leggera e la boxe mi avevano consentito di svolgere lavori anche particolarmente impegnativi e faticosi. Comunque, la passione vera si era ben consolidata nella mia testa e impiegando persino il tempo destinato al riposo notturno riuscii in breve tempo a concretizzare il sogno gelosamente custodito e mai esplicitato se non a me stesso: diventare un banchiere. Sì, nel passato ardevo dal desiderio di avere una banca che desse lustro all'ambizione personale. Io fui membro di quella categoria adesso avversata con tutte le forze. Gli avvenimenti successivi hanno lasciato cicatrici che in nessun tempo potranno cancellarsi; ma questa è tutta un'altra storia.

    Bene, ora questo passato tempestoso, benché ricco di esperienza nel settore bancario e finanziario, cercavo di metterlo a disposizione del prossimo canalizzandolo nell'arma più efficace di cui disponevo, la penna.

    E riflettendo sul come potevo lottare ancora una volta contro l'avversario più temibile non mi accorsi del tempo e della distanza percorsa a piedi lungo la città. La via dove adesso mi trovavo era stretta e poco illuminata, non ricordavo di averla mai percorsa; neppure un veicolo percorreva lo scuro asfalto; nessun passante; i pochi negozi avevano le saracinesche chiuse e le insegne spente; le stesse facciate dei palazzi apparivano come nere ombre in una notte senza luna. Automaticamente guardai il vecchio orologio da polso e rimasi sorpreso nel constatare che fossero passate le nove di sera; stavo camminando da circa tre ore senza aver avvertito neanche il minimo segnale di stanchezza.

    Improvvisamente i miei occhi si posarono su una vecchia e logora insegna dove appariva la scritta Libreria Veritas. Era l'unica in funzione in tutta la strada e la sua debole e tremolante luce generava insolite figure danzanti sulle pareti. Distava non più di venti metri e incuriosito iniziai ad avvicinarmi. In quel momento un uomo anziano con scarsi capelli bianchi alle tempie usciva dal negozio e iniziava ad armeggiare con la saracinesca, evidentemente per chiuderla. Ormai non distavo che dieci metri quando da un angolo completamente all'oscuro apparvero due giovani uomini che con estrema rapidità aggredirono l'ignaro commerciante, scaraventandolo a terra e tentando di rapinarlo.

    La mia reazione fu immediata. Percorsi i pochi metri come un fulmine sul suo bersaglio e senza pensare tirai un calcio sulla testa del primo ladro inginocchiato e intento a colpire il vecchio inerme. L'uomo fece quasi una piroetta prima di cadere gemendo sull'asfalto. Il secondo si alzò di scatto e mi affrontò; poteva avere sui venticinque anni, massiccio, della mia stessa altezza e dagli occhi velenosi. Tentò di colpirmi con un largo gancio destro, ma, purtroppo per lui, aveva di fronte uno che conosceva la tecnica pugilistica. Parai facilmente il suo colpo e risposi con un violento diretto al volto che lo mandò a far compagnia al suo amico. I due, visto che ormai il tentativo di rapina era fallito, si allontanarono rapidamente così com'erano apparsi. A quel punto dedicai l'attenzione all'uomo anziano ancora a terra; perdeva sangue dal naso, era di corporatura robusta, indossava un cappotto classico grigio scuro e dimostrava una settantina d'anni. Presi dalla tasca del mio pantalone un paio di fazzoletti di carta per bloccare la piccola emorragia e, aiutandolo a sollevarsi, gli chiesi.

    L'uomo, guardandomi con espressione grata e amichevole, rispose.

    Individuai subito le lenti, ancora intatte, accanto ad un vecchio cappello Borsalino probabilmente caduto durante l'aggressione. Raccolsi entrambi gli oggetti e sostenni per un braccio l'anziano mentre rientrava lentamente nel negozio. Per sicurezza richiusi la porta d'ingresso del locale con la chiave ancora presente nella serratura. L'uomo si sedette su un piccolo divanetto collocato alle spalle della cassa e dopo alcuni secondi disse.

    - Risposi. -

    Il vecchio commerciante mi sorrise.

    Poi guardandomi con perplessità esclamò.

    Non so per quale ragione, forse per l'aspetto mite e rassicurante dell'interlocutore, forse per l'adrenalina che scorreva ancora nel corpo, ma iniziai a parlare a ruota libera di quello che avevo provato sentendo alcune notizie in tv; del tentativo, da novello Don Chisciotte, di combattere lo strapotere del sistema bancario; del mio stesso burrascoso passato. Chissà, probabilmente avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno e l'espressione di quell'uomo assorbiva le tensioni più profonde.

    Sembravo un fiume in piena, eppure l'anziano signore  ascoltava con attenzione e con un costante leggero sorriso tra le labbra. Ad un certo punto interruppe il lungo discorso.

    A quel punto il libraio si alzò dal divanetto, mi fissò con occhi vividi e disse.

    - risposi incuriosito.-

    Detto questo mi condusse lungo stretti corridoi avvolti da scaffali ricolmi di libri di ogni genere sino ad un vecchio e impolverato armadio vetrina in mogano massiccio. Raccolse una piccola chiave dalla tasca della giacca e lentamente aprì una delle ante. All'interno erano sistemati diversi testi con pregiate rilegature; con grande delicatezza prese una custodia e osservandomi intensamente pronunciò parole che in quel momento compresi solo superficialmente.

    Così detto lasciò nelle mie mani quella sorta di reliquia. Incerto sul da farsi replicai.

    A quel punto pensai che quel vecchio fosse un po' troppo bizzarro persino per uno come me.

    °°°°°

    Per ritornare a casa presi un taxi, la stanchezza si era fatta sentire e la voglia di camminare volata via. Fatta una salutare doccia cenai con un'abbondante e gustosissima porzione di parmigiana a base di melanzane trovata miracolosamente nel forno; certamente opera di una visita a sorpresa della mia amata primogenita.

    Ormai era quasi l'una di notte quando, seduto sulla poltrona, decisi di togliere dalla custodia il volume che mi aveva donato il libraio Tommaso.

    Rimasi meravigliato nel constatare che si trattava di un libro rilegato con del semplice cartone e privo di scritte all'esterno. Iniziai a sfogliare le prime pagine realizzate con carta color crema di ordinaria qualità, ma la sorpresa si tramutò in sconcerto quando notai che tutti i fogli erano bianchi, completamente bianchi. Pensai che le fatiche fisiche della serata stessero giocando un brutto scherzo, quindi mi rilassai e stropicciai gli occhi per tentare di stimolare la vista e allontanare la nebbia della stanchezza. Il tentativo riuscì poiché subito dopo tutto ritornò in ordine. Sulla copertina c'era unicamente il titolo: Da Servo a Padrone. Iniziai a leggere la prima pagina.

    Capitolo 1. La Guida

    Stavo percorrendo una terra in apparenza ignota, respiravo un'aria tonificata dal profumo di gelsomini sparsi lungo i muri a secco che delimitavano un naturale sentiero erboso. In lontananza scorgevo un brillante mare azzurro mentre il cielo di un limpido celeste donava arcobaleni di serenità, quasi fosse stato il nettare inebriante capace di allontanare dall'anima qualsiasi ombra.

    La luce intorno a me liberava la mente dai velenosi pensieri responsabili di tanti tormenti interiori. Il sole era alto in cielo, ai lati della via solo una costante e ricca presenza di maestosi ulivi secolari con forme talmente aggraziate che imponevano una religiosa ammirazione. La strada appariva interminabile, passava tra campi fioriti e si perdeva all'orizzonte; fin dove giungeva l'occhio la verde prateria era sparsa di masserie in pietra; a diversi chilometri di distanza scorgevo sulla sinistra una collina povera di alberi ma con in cima una sola imponente costruzione, un edificio dalla forma familiare.

    Avvertivo un benessere speciale che si propagava per tutto il corpo; i miei passi erano lenti e tranquilli come se volessero ritardare l'inesorabile trascorrere del tempo.

    Raramente avevo avvertito una sensazione di tale completo appagamento. L'unico aspetto che lasciava perplesso era una domanda che girava vorticosamente nella mente.

    Dove mi trovavo?

    Non riuscivo a individuare una spiegazione del come fossi giunto in questa deliziosa campagna; in un luogo da sogno, dove avrei sicuramente desiderato trascorrere l'ultima parte di una vita intensa e colma di ogni genere di esperienza.

    Ah, ecco! Forse la spiegazione era molto semplice; il mio era un sogno, soltanto un bellissimo sogno che a breve avrebbe esaurito il suo benefico effetto.

    Nondimeno, mai in una visione onirica avevo così distintamente avvertito il profumo del gelsomino, il mio fiore preferito. Tutto mi lasciava incantato e incredulo nello stesso istante. Che insolita, ma piacevolissima situazione.

    Mi stavo avvicinando ad un largo tratturo che conduceva ad una vecchia costruzione in pietra distante non più di una decina di metri. Era una classica masseria murgiana realizzata nella parte inferiore con il mazzaro duro, una pietra particolarmente compatta e pregiata; mentre la parte superiore costruita con il più classico tufo calcareo. La stavo oltrepassando quando la mia attenzione fu attratta da una formella rettangolare posta sopra l'ingresso e su cui era incisa la parola Veritas.

    Per un attimo rimasi interdetto, quella scritta ricordava qualcosa; mi fermai per osservare meglio quando improvvisamente dalla porta principale uscì un uomo robusto, di media statura, quasi calvo e con pochi capelli grigi alle tempie. Indossava una tonaca bianca con cappa e cappuccio nero, alla vita aveva una cintura di cuoio dov'era appesa una corona di rosario. In pochi passi mi raggiunse ed esclamò.

    Impiegai qualche secondo prima di riconoscerlo.

    - era il librario che avevo salvato dall'aggressione la sera prima; o almeno così credevo.

    Un sorriso illuminò lo sguardo dell'anziano.

    Tommaso sollevò la mano destra e la puntò sulla mia sinistra.

    Quell'uomo aveva sin dall'inizio ispirato una grande fiducia per cui mi affiancai a lui per intraprendere questo insolito viaggio.

    Dopo un centinaio di metri ripresi l'argomento prima accantonato.

    Prestai maggiore attenzione, notai la particolare forma ottagonale e dopo alcuni secondi compresi.

    Guardai con attenzione l'uomo al mio fianco. La sua espressione indicava uno stato di consapevole e maturata serenità.

    L'inquietudine nella voce favorì l'immediata risposta.

    La mia sorpresa dovette trasparire in tutta la sua evidenza visto che un largo sorriso incorniciò il viso di Tommaso.

    Guardai il saggio studioso che amabilmente sorrideva. Intorno a me la radiosa natura forniva nutrimento al costante benessere del corpo; stavo realmente nella condizione in cui l'emozione dovuta a questa incredibile avventura si fondeva con l'intenso e inaspettato sollievo sorto nella parte più profonda del mio essere. La breve meditazione fu interrotta dalla voce di Tommaso.

    Preso dal dialogo con Tommaso il tempo era trascorso rapidamente. Avevamo percorso gran parte della distanza e la sagoma del noto Castel del Monte iniziava ad apparire in tutta la sua maestosità. In poco tempo sarei giunto nel luogo dove mi attendevano incontri molto speciali. La natura stava cambiando gradatamente mentre procedevamo verso l'alto; sempre più assumeva le caratteristiche di una pianura montana, triste, malinconica, dove verdi valli si alternavano a deserte colline. Un fascino misterioso aleggiava intorno a questo ambiente selvaggio.

    La voce di Tommaso stava diventando familiare.

    Tommaso mi rivolse uno sguardo incuriosito e dopo alcuni secondi rispose.

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