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Ricordo di un tempo che è stato
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E-book105 pagine1 ora

Ricordo di un tempo che è stato

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L’autore, in questa sua opera, tende a descrivere, con cognizione di causa, virgole temporali di un tempo che è stato, individuando, molto paradossalmente, nella arretratezza e nel sottosviluppo sociale un’ oscurantismo di un passato nel quale le disuguaglianze sociali trapelano la tetra immagine di un popolo abituato a vivere nell'ignoranza, nel malessere, nella chiusura mentale, nell'indigenza e nella penuria.

Man mano che si sfogliano le pagine di questo diario libro si ammonisce, nel profondo dell’anima, un intrinseco piacere di una lettura onesta, autentica oltre che istruttiva al tempo stesso.

Ecco allora che, a differenza di quanto viene riesumato dai libri di storia, in questo diario libro vengono citate esigue notizie, quasi incidentalmente, nei resoconti di persone del passato, di viaggiatori, di eruditi che in chiave storiografica stimolano la curiosità del lettore moderno.

In questa opera si riscoprono le vestigia e ogni singola anticaglia di un paesaggio segnato da una frequentazione umana intensa e duratura che mostra momenti di crisi acuta per i meno abbienti e di grande sviluppo per i nobili del periodo.

Un libro bello e complesso, dunque, che, pur partendo da uno scenario descritto talvolta in forma apocalittica, conserva sempre una vena di speranza per il presente, per il futuro.

Grazie alle intuizioni maturate a lungo, da parte del Gualtieri, il lettore troverà, in questo diario libro, l’innesto sacro tra il passato e il presente, per tracciare un cammino futuro che valorizzi bene ogni frammento: come per i mosaici belli, sia per la preziosità delle singole tessere che per la pianezza dell’insieme.

Così è la cultura: preziosa nel suo piccolo, vasta nei suoi infiniti orizzonti.

Buona lettura e buona riflessione, in un impegno condiviso perché la nostra bella terra si trasformi sempre più in giardino, amato e sposato.
LinguaItaliano
Data di uscita14 lug 2017
ISBN9788892673274
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    Anteprima del libro

    Ricordo di un tempo che è stato - Francesco Gualtieri

    Caro Lettore, quando si è fanciulli il tempo non ha tempo. L’innocenza della verde età, dell’esser fanciullo, confonde apparentemente il tempo, lasciando inizialmente al tempo, il tempo che esso trova.

    Ma lento, lento il tempo si fa beffa di quel fanciullo poiché, anche se il tempo inizialmente non ha tempo, nella vita di un uomo il tempo ha sempre un suo tempo definito e limitato. Così, mentre il tempo mangia tempo poiché ha tempo, nell’uomo il breve corso del suo tempo mortale è condizionato da un tempo che ha, inevitabilmente e forzosamente, dei tempi definiti e ben assennati in soli tre strati:

    nel primo strato il tempo non ha tempo;

    nel secondo strato il tempo è vita, ricco di naturale attività umana;

    nel terzo strato il tempo è saggio, come un caro e vecchio compagno d’armi.

    Oggi, da uomo adulto e potenzialmente saggio, comprendo quei silenzi di chi è cresciuto prima di me; di chi, prima di me, ha compreso quel sacro tempo che nella vita dell’uomo è proporzionato è scaglionato a strati nei quali è possibile perseguire e coronare determinati obiettivi. Un tempo, dunque, che, dolente o volente, va inevitabilmente vissuto a strati, per l’appunto. Nei primi due strati il tempo regala sogni, obiettivi, speranze per il presente e per il futuro.

    Nel terzo strato, invece, il tempo viene irrorato di vita

    nuova attraverso una metamorfosi capace di trasformare i sogni in ricordi, il futuro in passato.

    Oggi, mentre vivo il sacro rito del terzo tempo, mi capita spesso, con molta naturalezza, di confondere la vita del presente con la vita di un mio tempo che è stato attraverso un portale magico che mi trasporta piacevolmente nell’immenso labirinto di un mio caro passato, illuminato dai miei dolci ricordi e scaldato dalle mie forti nostalgie. Ciò, però, sovente accade solo d’inverno, quando le giornate buie diventano lunghe, fredde, solitarie; quando il singolo giorno viene angariato dal bianco luce della neve ghiacciata, dal colore celeste spento del cielo, dall’aria fredda, pungente, da quel quadro di paese privo di colore che richiamano nella mia testa i ricordi amari del lavoro, dell’inizio della giornata lavorativa durante il periodo invernale: ricca, povera, bella e amara!

    Il succedersi degli eventi, il trascorrere delle cose che s’ immagina avvenga in una successione d’ istanti; successione di istanti considerata in sé o in rapporto alle vicende che in essa si svolgono, come una opposizione fra mondo della natura - retto dai ritmi della specie, dell'organismo, delle stagioni - e mondo della tecnica, sottoposto alla dittatura della produttività, è il tempo; un concetto inscindibilmente legato alla natura e all'esperienza dell'uomo in tutte le sue fasi. Esso viene posto, insieme con il concetto di spazio, a fondamento dei modelli, costruiti dall'uomo, dell'Universo e dei fenomeni che in esso accadono. Tuttavia, il tempo può essere modificato dall'uomo in due modi fondamentali: involontariamente, come conseguenza di alcune attività umane quali quelle che portano a rilevanti modifiche dello stato del suolo e quelle che introducono in aria sostanze inquinanti, tali da modificare i bilanci energetici dell'atmosfera (anidride carbonica e conseguente effetto serra, idrocarburi alogenati e distruzione dell'ozonosfera); e volontariamente, come esigenza di eliminare quelle condizioni di tempo che influiscono negativamente su certe attività umane o sul benessere socio-economico di determinate regioni particolarmente esposte a eventi meteorologici calamitosi. Nel primo caso si tratta di pianificare le attività umane e l'uso delle risorse naturali in modo tale da non indurre perturbazioni irreversibili all'ambiente e, in particolare, al tempo e al clima. Nel secondo caso si tratta di un vero e proprio controllo del tempo da parte dell'uomo. Non sempre, pero, è possibile definire il confine preciso tra il mondo naturale e il mondo artificiale perché l’uomo stesso appartiene alla natura, anzi si considera il più alto capolavoro fra le meraviglie naturali, e quindi un grattacielo potrebbe essere considerato alla stregua di un formicaio o di un alveare. Bastano queste prime semplici riflessioni per comprendere come qualsiasi definizione del concetto di tempo finisca per diventare o troppo semplice, e quindi deludente, oppure estremamente complicata e suscettibile di infinite interpretazioni. Potremmo, per un insieme di fattori, riconoscere il tempo come nozione astratta capace di scandire il passato, il presente, il futuro attraverso un’entità misurabile del pensiero umano su uno sfondo peculiare di fatti storici avvenuti e ritenuti meritevoli di ricordo. Rivolgersi al tempo trascorso per l’uomo è un po’ come guardarsi allo specchio; e non solo perché il tempo gli rimanda l’immagine di ciò che la sua presenza ha determinato: immergendosi nel ricordo di un tempo che è stato, l’uomo ritrova il suo passato, quel passato lontano quando ancora il suo rapporto col mondo era tutto da inventare: l’uomo, che tagliava le piante più vecchie per lasciare posto alle giovani, che uccideva alcuni animali per nutrirsene, l’uomo che con gesta semplici, anche banali, era l’arbitro indiscusso di tutti i processi vitali, creando un equilibrio perfetto tra le relazioni di vita animale e vita vegetale. Il tempo, proprio come l’acqua di un piccolo ruscello, nella vita dell’uomo, scorre lento, continuo, senza interruzioni, trascinando nel suo bagaglio infinito virgole temporali che rimembrano nella memoria la reminiscenza eterna di un passato sontuoso di vite vissute, sbirciate su uno sfondo di fatti ed immortalate nell’epigrafe della storia e del firmamento! Nel tempo va ricercato anche quel trascorso di vita che non appartiene più al presente, che è legato a giorni, a momenti lontani, che hanno perduto la freschezza originaria, ma che vivono in quello stato di conservazione eterna del passato. L’atto del ricordarsi l’affetto sacro di persone del passato, richiama alla memoria il piacere, il sapore di un tempo bello che è stato. L’atto del ricordarsi l’affetto del passato fa comprendere alle generazioni future che la vita di una persona, altro non è, che la somma degli anni vissuti cumulata alla ingiuria degli anni della vecchiaia, per serbare nella memoria che il tempo passa inesorabile sopra ogni cosa: luce, buio, spazio vita.

    E’ una storia d’origine popolare nella

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