La grande Umbria: Scritti sparsi in memoria di Manlio Farinacci
()
Info su questo ebook
Correlato a La grande Umbria
Ebook correlati
Nippon: Storia del popolo giapponese Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDal Gargano a New York: La difesa delle minoranze in un’intervista a Martin Luther King e altri articoli Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAntiche leggende e tradizioni che illustrano la Divina Commedia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSuperiori. Il ritorno del mito della razza Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa casa e la famiglia di Masaniello: Ricordi della storia e della vita Napolitana nel Secolo XVII Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCanzoniere Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRinascimentali. Come si viveva in Italia nel Cinquecento Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria delle repubbliche italiane dei secoli di mezzo, v. 8 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI Settala. L'arte, la scienza e la peste: Da Federico Borromeo ad Alessandro Manzoni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMiti, leggende e superstizioni del Medio Evo (Edizione integrale in 2 volumi) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSessanta novelle popolari montalesi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniArturo Reghini e la Tradizione Occidentale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniÉlite: Cultura italiana e statunitense tra Settecento e Novecento Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUgo Foscolo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGli albori della vita Italiana: Conferenze tenute a Firenze nel 1890 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAbelardo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria della letteratura italiana Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStorie segrete della storia del Friuli Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'Ombra Del Campanile: Lo Stampatore - Primo Episodio - Seconda Edizione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa vita italiana nel Trecento: Conferenze tenute a Firenze nel 1891 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniEntrate, uscite, memorie: Il registro di Bartolomeo da Orte, 1369-1403 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniColombo e altri navigatori Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa montagna dell’acqua lillà Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUt bene audiantur: Statuti, libri corali e tradizione organistica a Gaeta tra Cinquecento e Settecento Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniViaggio di ritorno: Firenze si racconta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLucrezia Borgia secondo documenti e carteggi del tempo (1885) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPetronio e la Cena di Trimalchione (Storie da non credere 2) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe grandi opere Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa morte presunta di Michel Agnolo Florio Valutazione: 5 su 5 stelle5/5L'altra Europa: Miti, congiure ed enigmi all'ombra dell'unificazione europea Valutazione: 2 su 5 stelle2/5
Storia per voi
Storia dell’Italia moderna Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Civiltà Cartaginese Valutazione: 1 su 5 stelle1/5Codice Ratzinger Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI monumenti esoterici d'Italia Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Antichità - Il Vicino Oriente – Storia: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 1 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMitologia, la grande raccolta! Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMitologia Greca: La raccolta dei Miti Greci. Titani, Dei, Ninfe ed Eroi dell'antica Grecia. Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'altra Europa: Miti, congiure ed enigmi all'ombra dell'unificazione europea Valutazione: 2 su 5 stelle2/5Antichità - La civiltà greca - Storia: Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 5 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStorici greci Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria dei Longobardi: Historia Langobardorum Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMein Kampf - La mia battaglia: Edizione con note e illustrazioni Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Il Principe: testo semplificato in italiano corrente Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniEleusi: la via iniziatica della Tradizione Occidentale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMa davvero veniamo dall’Africa? Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Venezia città aperta: Gli stranieri e la Serenissima XIV-XVIII sec. Valutazione: 1 su 5 stelle1/5Colloqui con se stesso: Ricordi e pensieri Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuando eravamo i padroni del mondo: Roma: l'impero infinito Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL’Oscura Chiesa dei Rettiliani Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Simbolismo templare Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRoma sotto scacco. Da Annibale a Scipione l'Africano Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria d'Europa dalle invasioni al XVI secolo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDi regine,di sante e di streghe. Storie di donne del medioevo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Seicento - Storia (50): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 51 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniStoria in sintesi, anno quinto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCleopatra: La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCardinali e cortigiane Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Note di donne. Musiciste italiane dal 1542 al 1833 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Cinquecento - Storia (44): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 45 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGilgamesh Re di Sumeri che voleva donare all'uomo la vita eterna Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Recensioni su La grande Umbria
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
La grande Umbria - Maria Teresa Scozza
privata.
Indice
Presentazione pag. 5
Sergio Dotto
Introduzione pag. 7
Maria Teresa Scozza
Indoeuropei pag. 11
Maria Teresa Scozza
Celti pag. 15
Maria Teresa Scozza
Umbri Celti Indoeuropei pag. 23
Maria Teresa Scozza
Villanoviani pag. 29
Maria Teresa Scozza
Le trecento città Degli Umbri pag. 33
Maria Teresa Scozza
Le origini di Roma pag. 39
Maria Teresa Scozza
La Guerra Sociale pag. 51
Maria Teresa Scozza
Un episodio Ternano pag. 55
Maria Teresa Scozza
Le Tavole Eugubine pag. 59
Maria Teresa Scozza
La valle dell’archetipo pag. 63
Maria Teresa Scozza
I santuari montani pag. 89
Maria Teresa Scozza
La Bassa Umbria è una terra intrigante pag. 115
Maria Teresa Scozza
Bibliografia pag. 133
Fonti iconografiche pag. 139
Tra mito e storia pag. 143
Danilo Stentella
L’identità culturale pag. 147
Danilo Stentella
Le preesistenze culturali. I mitici Pelasgi e i popoli del nord Europa pag. 163
Danilo Stentella
Il menhir di Nicciano pag. 171
Danilo Stentella
Il menhir naturale dello Speco di Narni pag. 179
Danilo Stentella
Fonti iconografiche pag. 186
Presentazione
Sergio Dotto¹
Confesso che il mio primo approccio con le ricerche di Manlio Farinacci fu caratterizzato da un certo scetticismo, del resto sono figlio di quella generazione che, quando fosse stata davvero curiosa, avrebbe potuto approfondire gli studi elementari solo con libri come Meravigliosa Italia – Enciclopedia delle Regioni, dove la nostra Umbria era immancabilmente ed esclusivamente Romana o quanto meno Etrusca, parlando del suo capoluogo. Ero nel pieno dei miei studi universitari, dedicati alla Filosofia, tuttavia da persona interessata alla storia locale, iniziai a seguire le trasmissioni del Professore sulle varie emittenti cittadine. Fu così che un giorno, nel 1991, decisi di acquistare una copia de La Mentalità Ternana Celto Pagana, forse una delle migliori prove di Farinacci, dove accanto alla consueta volontà di far portare alla luce la radici più profonde della nostra terra emerge una capacità di analisi sociale non comune, mista ad una gustosissima ironia. Da un punto di vista storico, poiché la ricerca con reale metodo scientifico si basa sulle fonti non possiamo affermare con certezza quanto di vero ci sia nelle ipotesi del nostro Genius Loci, frutto di ricerche ma anche di intuizione e perché no, di un po' di capacità onirica che ha regalato a chiunque abbia letto i suoi libri. A Farinacci va riconosciuto il merito indiscusso di aver portato all’evidenza di una città intera e non solo, le nostre più arcaiche origini contro la più ostinata diffidenza, dovuta spesso alla futile convenienza di accontentarsi delle verità preconfezionate. Dai Villanoviani ai Pelasgi è possibile leggere di tutto, con il paradosso che si tratta o di popoli non esistiti o che non hanno mai toccato le aree interne del centro Italia, la parola Umbri sembra incredibilmente ancora quasi proibita. Ecco perché, grazie al lavoro di Maria Teresa Scozza in collaborazione con Danilo Stentella riteniamo giusto celebrare chi, con passione autentica lottò per dare dignità ed identità ad un popolo troppo facilmente assimilato al panta rei dalla storiografia ufficiale.
Introduzione
Maria Teresa Scozza²
Non ho mai sentito citare, enfatizzandone l’aggettivo, Pompei città romana, Ercolano città romana e neanche Ostia Antica città romana, invece Carsulae è definita con ridondanza città romana, perché? Per quale imperscrutabile motivo si insiste a sottolineare Carsulae città romana’’? Sorge il dubbio che sia perché a cavallo dei due millenni uno studioso di Terni elaborò una originale ipotesi sulla possibile celticità della Bassa Umbria. Parlare di Celti a Terni è praticamente vietato. In una simpatica riunione tra
farinacciani" la maggioranza si è trovata d’accordo nel ritenere che in questo semplice libretto, affinché fosse ben accetto alla intellighenzia cittadina, non si sarebbe dovuto parlare di Celti, ma di Umbri. Il ragionamento è senz’altro valido.
Il problema però è che questo scritto intende presentare il pensiero del Professor Farinacci, affinché a venti anni dalla sua morte, egli non sia completamente dimenticato. Perciò parleremo anche dei Celti-Umbri-Umru, consapevoli che, come testimoniano molti autori greci e latini del tempo dell’antica Roma, gli Umbri erano Celti Indoeuropei. Secondo Devoto "l’origine del termine ‘Umbro’ deriverebbe da ‘Umru’, nome preindoeuropeo di tribù esteso a settentrione e oriente dell’area tirrena. Esso è stato assunto dagli Italici che hanno occupato la regione tra il Tevere e il Topino, abbandonando il nome originario Sabh"³, pertanto gli Umbri sarebbero una parte di quei Sabini
a cui venne dato un altro nome, mentre Elia Rossi Passavanti fa derivare invece il termine Umbri
da Amra
, i nobili
, i valorosi
⁴.
A Venezia nel 1991 una mostra sui celti registrò una straordinaria affluenza di oltre 700 mila visitatori, quasi che una porzione significativa del paese avesse voluto recarsi alla ricerca delle radici comuni, italiane ed europee.
Manlio Farinacci ebbe la fortuna di crescere nelle campagne di Gabelletta, una zona rurale periferica di Terni, da una famiglia benestante di proprietari terrieri. Era nato a Terni il 13 ottobre 1913, dotato di uno spirito vivace e curioso, apprese molto bene il dialetto parlato dai contadini della zona. Si laureò in lingua inglese, materia che insegnò nelle scuole superiori e medie di Terni, lasciando tra tutti i suoi alunni un ottimo ricordo di un insegnante appassionato della sua materia. Fin dagli anni '20 prese a viaggiare per l'Europa, apprendendo così le lingue europee. Conosceva perfettamente, oltre l’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco, il russo e l’ungherese. Durante uno dei suoi viaggi nel Galles, notò le somiglianze tra l'antico dialetto gallese e il dialetto ternano, in particolare per quello che riguarda l'articolo indeterminativo lu
usato in entrambe le zone. La somiglianza tra i nomi degli animali di campagna lo portò ad intuire i legami tra gli antichi umbri e i gallesi di origine celtica.
Egli spiega in questo modo il suo approccio al celtismo, ma furono i suoi vasti ed entusiasti studi, i suoi viaggi in giro per l’Europa, la sua conoscenza di studiosi di altri paesi che gli aprirono la visione di una Terni che affondava le sue radici nella protostoria, tra la fine dell’età del bronzo e l’inizio dell’età del ferro. Pubblicò numerosi libri sull'argomento ed incontrò una netta opposizione da parte degli studiosi convinti che in Italia tutto fosse romano, etrusco o greco. Si creò una notevole corrente a suo favore da parte della popolazione profana, che si riconosceva in quello che il professore spiegava in modo semplice e comprensibile a tutti.
In nome del Professor Manlio Farinacci, che tanto amò questa sua terra, seguirò il suo pensiero, un po’ acriticamente, dandogli, a 20 anni dalla sua morte, ancora una volta la voce. Coloro che leggeranno queste pagine sceglieranno se si tratta di storia, di leggende, di favole o di visioni.
Indoeuropei
Maria Teresa Scozza
Il termine Indoeuropei⁵ indica un insieme di popolazioni del V millennio a. C. e l’inizio del II millennio a. C., che avrebbe popolato un’area geografica comune e che parlava lo stesso idioma. Un ramo di queste genti si spostò verso l’Europa, mentre un altro si diresse in India. Non è certa la loro terra originaria, Uʁhajmat⁶ e le teorie al riguardo sono numerose, come pure i toponimi che le suffragano e le lingue, arie, indogermaniche, indo celtiche, ario europee.
La storia dell’unità linguistica indoeuropea, l’Ursprache, è stata ricostruita dagli studiosi, mentre è ancora sconosciuta la patria di provenienza, l’Urheimat, di questa atavica migrazione ed anche le circostanze che l’avrebbero provocata⁷. La Ursprache, la lingua originaria, quella esistente prima della Torre di Babele, è oggetto di studio della linguistica storica; con questo termine, di solito correlato al concetto di Urheimat, patria di provenienza, si designa l'unità linguistica indoeuropea. Per tutto l'Ottocento divampò la polemica tra linguisti, storici, filologi su questa lingua delle origini, frantumatasi poi negli attuali oltre cinquemila linguaggi parlati nel mondo.
Ma Ursprache rappresenta un superamento dei particolarismi, volta a quegli universali che accomunano gli uomini e che sottostanno a tutte le loro manifestazioni, non escluso il linguaggio.
Quando Goethe ricercava l'Urphänomen, l'unico nel diverso e dichiarava: "In ogni essere particolare, che sia storico, mitologico, favoloso o più o meno arbitrario, si percepirà sempre piuttosto il generale"⁸, tentava di applicare i principi kantiani di simultaneità spazio-temporale e di interazione non solo al suo concetto di Weltliteratur, ma anche alla traduzione. Nella sua Teoria della natura egli affermava che "Ognuna delle sue opere ha il suo essere proprio, ognuna delle sue manifestazioni la sua idea più particolare, e tuttavia tutto questo forma un Unico"⁹.
La tabella che segue consente di confrontare alcuni esempi di parole appartenenti a lingue indoeuropee e di notare facilmente le somiglianze tra i diversi sostantivi.
Fu merito del linguista Franz Bopp, autore nel 1916 di un volume¹⁰ in cui analizzava il sistema di coniugazione del sanscrito, in confronto con quello greco, latino, persiano e germanico, aver individuato e messo in evidenza attraverso lo studio del sanscrito l’unità fondamentale delle lingue indoeuropee. Altri studiosi avevano già rilevata la parentela esistente tra il sanscrito, il persiano, il greco antico, il latino o il tedesco, ma egli andò oltre, proponendosi di individuare la comune origine delle forme grammaticali di queste lingue e delle loro flessioni. L'analisi storica di queste forme, fornì il primo materiale della storia della linguistica comparativa, mediante lo studio dei rapporti reciproci analizzati nelle loro fasi più antiche. Grazie alla comparazione tra il sanscrito e il greco Bopp dimostrò l’originaria unità indoeuropea, affermando che "I gruppi di lingue indoeuropee parlate oggi sono: celtico, neolatino o romanzo, germanico, baltico, slavo greco, illirico ed in Asia le lingue dell'India, iranico e armeno"¹¹.
Fig. 1. Homo Laicus. Distribuzione dei popoli e delle lingue nell’Europa e nell’area mediterranea intorno al III-II millennio a. C.
.
Fig. 2. Wikipedia. L’Urheimat indoeuropeo (cerchio rosso) e l’espansione delle popolazioni indoeuropee secondo Kossinna
.
Celti
Maria Teresa Scozza
Ecateo di Mileto, geografo greco (ca. 500-467 a. C.) e Erodoto di Alicarnasso (ca. 490-425 a. C.) citarono per la prima volta i Keltoi¹², per indicare i favolosi Iperborei, i popoli dei freddi paesi del nord Europa. L’etimologia del termine Keltoi non è chiara, alcuni autori sostenevano che significhi sconosciuti, incogniti, altri ritenevano che sia uomini alti, ecc. Si pensava che fossero vissuti nei pressi delle sorgenti del Danubio e dell’alto Reno. I Romani li chiamavano Galli¹³.
In Occidente i Celti formarono gradualmente masse compatte di persone e secondo le caratteristiche del loro modo di vita, se Gal o Alb, imposero i loro nomi ai vari luoghi dove si stanziarono: Galazia (Turchia), Galizia (Polonia e Spagna), Galilea (Palestina), Gallia (Francia), Isole Britanniche (Gaelici e Goidelici), Albania, Colli Albani. Le necropoli che testimoniano questi insediamenti sono datate dagli esperti come appartenenti all’Età del Ferro (X sec. a. C.), non a caso lo storico Pallottino¹⁴ inserisce quelle di Pentima e di S. Pietro in Campo a Terni in tale tipologia.
I Celti puri conosciuti dai Greci con il nome di Cumru e chiamati Cimbri in latino, e i Teutoni, che si erano riprodotti per sdoppiamento del semidio Teutates, e che provenivano dallo Jutland, si fusero con i Galli, già insediati nella zona tra il Reno e il Neckar in Germania. Gli Umru o Umbri si stabilirono accanto ai pochi Galli delle coste dell’Adriatico entrando così nell’Italia Centrale, precisamente in Umbria e Sabina. I Cumbru e gli altri Umru si insediarono in Gran Bretagna rispettivamente nel Galles, chiamato in lingua celtica Cumru (scritto Cymru) o Cumbria e nella Northumbria o Northumberland. I Celti appartenevano ad uno stesso gruppo linguistico di famiglia indoeuropea, di provenienza asiatica e all’inizio del II millesimo a. C. si stanziarono nelle regioni danubiane e renane, dove il XIII e il VI sec. si sviluppò la cultura di Hallstatt (Austria) e nel VI e V sec. a C. quella di La Tène (Svizzera).
La cultura di Hallstatt prende il nome dal paese lacustre di Hallstatt, che si trova vicino Salisburgo nella regione del Salzkammergut, presso il quale è stato rinvenuto il sito principale. L’area aveva una importanza economica fin da quell’epoca per la presenza del salgemma, che ancora oggi si estrae con processi industriali nelle miniere della zona.
Nel 1846 Johann Georg Ramsauer, direttore delle locali miniere, scoprì una grande necropoli preistorica del I millennio a. C. Gli scavi proseguirono nella seconda metà del XIX secolo, fino al 1876, ad opera dall'Accademia delle scienze di Vienna, portando al ritrovamento di oltre mille tombe con una ricca suppellettile funeraria. Gli oggetti si erano conservati particolarmente bene a causa della salinità del suolo, lo stile e le decorazioni erano fortemente caratteristici e simili a quelli diffusi in gran parte dell'Europa. L'importanza della scoperta determinò l’utilizzo del nome del sito per indicare