Sacrifici
Di Violet Haze
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Info su questo ebook
Leighton prende una decisione e scopre la vera ragione del comportamento di Jenna.
Cole ammette la profondità dei suoi sentimenti per Leighton, vuole che lei comprenda che è tutto ciò che poteva desiderare.
Quando altri segreti vengono allo scoperto potrebbero entrambi subire le conseguenze delle loro scelte.
Violet Haze
Violet Haze is autistic & the mother of one cool kid, currently living in Ohio, USA. She's been writing and publishing romantic fiction since late 2013. The majority of her stories are steamy romances and all of them are stories of true love. Happy reading!
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Anteprima del libro
Sacrifici - Violet Haze
Capitolo 1
Beep…beep…beep.
Apro lentamente gli occhi a quel rumore fastidioso, ci metto qualche secondo prima di rendermi conto di essermi addormentata sulla sedia di fronte al letto d’ospedale di Jenna, l’infermiera lì accanto mi strizza l’occhio e dice: Sto solo controllando sua figlia, mi spiace averla svegliata.
Va tutto bene.
Fa un passo indietro e mi rivolge un sorriso. Un uomo è venuto prima, ma non gli è stato permesso di entrare perché non è della famiglia e non abbiamo il suo permesso. Credo la stia aspettando nella hall.
Cole.
Dannazione.
Guardo l’orologio e mi rendo conto che sono passate due ore da quando l’ho chiamato, devo essermi addormentata subito dopo che hanno controllato Jenna. Non voglio lasciarla sola, guardo l’infermiera e chiedo: Il suo nome è Cole Vaughn, può andare a vedere se è ancora là fuori e lasciarlo entrare? È un amico di famiglia.
Certo.
Guarda un’ultima volta Jenna con un sorriso dolce. Nemmeno io vorrei lasciare mia figlia. Se ha bisogno di qualcos’altro me lo faccia sapere, sarò alla postazione dell’infermiere.
Al mio cenno lei lascia la stanza, dopo quella che sembra un’eternità la tenda che separa i letti viene spinta da parte mentre Cole entra.
Non prendo nemmeno un respiro prima di volare tra le sue braccia, mi circonda e mi tiene stretta, le lacrime inondano il mio viso, come se non avessi già pianto abbastanza. Non dura a lungo, credo di averle finite, appena mi rendo conto di dove siamo e chi c’è in stanza m’irrigidisco nella sua presa.
Se ne accorge subito perché mi lascia e mi afferra per le spalle, la sua domanda è piena di confusione. Piccola?
Non chiamarmi così qui,
dico mentre mi allontano e lo guardo in faccia, quando la sua unica risposta è un sollevamento del sopracciglio destro afferro un asciugamano di carta dal contenitore accanto al lavandino e mi soffio il naso, getto quello sporco e ne prendo uno nuovo.
Mi siedo e tengo gli occhi su Jenna mentre mi rivolgo a lui: Hai aspettato a lungo?
Sono arrivato circa venti minuti dopo che mi hai chiamato.
Mi dispiace. Non dovevi…
Sì, invece.
M’interrompe e rilascia un forte sospiro. Mi hai chiamato, ti ho detto che sarei venuto, non me ne potevo andare.
Vorrei ringraziarlo, ma mi sento colpevole: per averlo qui, per avere bisogno di lui. È difficile non guardarlo, ma so che se lo faccio tutto quello che sento e provo sarà scritto sulla mia faccia. Lo vedrà e saprà, lo so, un secondo per sollevare lo sguardo a incontrare il suo e tutto finirà. Andrà dritto da Mason e non è quello che voglio, non m’importa di ciò che mi ha fatto, ma Cole non potrà esserci per me se finisce in prigione, anche se le sue azioni sarebbero giustificate.
Tuttavia mi si avvicina e con voce dolce mi chiede: Cos’è successo?
La mia risposta è piatta, sto per scoppiare ancora in lacrime, abbasso gli occhi sul pavimento davanti a me. Ha preso tutti i suoi sonniferi, una bottiglietta intera, per fortuna era malata e l’ho sentita lamentarsi.
Sai perché l’ha fatto?
Suppongo stia chiedendo se ha lasciato una lettera, ma non lo so, non ho controllato, ero focalizzata su di lei e sugli infermieri, ma il modo in cui ha agito prima di andare a letto mi fa dire: Credo che mi abbia salutata prima di andare a letto, ma non ho pensato a questo, probabilmente ha pensato di non aver bisogno di lasciare una lettera.
In silenzio s’inginocchia davanti a me, mette le mani sulle mie ginocchia, mantengo la testa inclinata verso terra.
Perché,
mi sussurra all’orecchio, ho la sensazione che ci sia altro? Qualcosa d’importante?
Il desiderio di confidarmi con lui e di condividere la realtà della situazione è impossibile da ignorare. Per questo l’ho chiamato, no? Devo fidarmi di qualcuno, consegnare il mio potere, avere fede che non abuserà di me e ci consentirà di uscire da questa situazione. Ho bisogno della sua forza, perché la mia non è sufficiente.
Lei è…
faccio un respiro profondo, mi sento a pezzi, alzo lentamente la testa per incontrare il suo sguardo dolce. Era incinta.
Un mondo intero di emozioni gli attraversa il volto: shock, incredulità e dolore, i suoi occhi si chiudono brevemente mentre deglutisce duramente, per poi tornare a fissarmi. Era?
Sei o sette settimane,
confermo con un cenno, mi siedo all’indietro e incrocio le braccia sul petto. Non possono essere sicuri che il tentativo di suicidio sia la causa, ma è probabile. Forse lo sapeva, perché…ma io…non sapevo.
Naturalmente non lo sapevi, come potevi?
Dovrei, no? È una tredicenne, non so nemmeno chi o dove…
Hey, guardami.
Attende fino a quando non faccio come chiede, mi sorride e mi stringe le ginocchia per rassicurarmi. Gli adolescenti trovano sempre il modo per fare qualcosa di proibito, sono furbi. Per quanto riguarda i ragazzi, è nella mia classe solo per trenta minuti due volte alla settimana, ma non l’ho mai vista parlare con nessuno di loro.
Cosa sai di Mark?
Quel ragazzo che ha provato a baciarla al centro commerciale?
al mio cenno mi guarda premuroso. Onestamente, non credo nemmeno che abbia raggiunto la pubertà.
Non capisco se sia serio o meno, è il sorriso sulle sue labbra e l’increspatura agli angoli degli occhi che mi fa sapere che sta scherzando. E anche se non c’è niente di divertente in questa situazione devo coprirmi la bocca per soffocare una risata.
Naturalmente è quel riso isterico, che si trasforma i singhiozzi e disperazione appena Cole mi abbraccia, avvolgo le braccia attorno al suo collo e mi lascio andare completamente, è un bel po’ di tempo che non lo faccio.
Le otto del mattino, Cole siede accanto a me sulla sedia che un’infermiera ha portato per lui circa un’ora dopo il suo arrivo. La sua mano è nella mia, le nostre dita sono incrociate, ci lasciamo solo quando uno dei due deve andare in bagno.
Ho passato la notte alternando felicità e paura, speranza e dubbio, anche se mi hanno assicurato che andrà tutto bene. È un bel pensiero, ma la vita mi ha insegnato che tutto può cambiare.
Lo sapevo.
Il suono della voce di Jenna, morbida e graffiante, mi fa saltare sulla mia sieda, lascio immediatamente la mano di Cole, ma è troppo tardi, da dov’è parzialmente seduta ha una visione perfetta delle nostre sedie, e quindi delle nostre mani.
Ciao, mamma,
dice quando i miei occhi osservano il suo viso pallido e il suo sorriso accecante. Salve, signor Vaughn.
Jenna.
Cole si alza. Esco mentre parlate.
Non andare,
gli risponde lei, mentre rimane concentrata su