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Il Mondo di Virginia - Seconda Parte: Sullo sfondo, il nostro Risorgimento
Il Mondo di Virginia - Seconda Parte: Sullo sfondo, il nostro Risorgimento
Il Mondo di Virginia - Seconda Parte: Sullo sfondo, il nostro Risorgimento
E-book157 pagine1 ora

Il Mondo di Virginia - Seconda Parte: Sullo sfondo, il nostro Risorgimento

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Info su questo ebook

SECONDA PARTE
Gli sconvolgimenti politici intrecciano il destino dei vari personaggi. Pur così diversi per cultura ed estrazione sociale, hanno in comune una profonda umanità e un grande bisogno d’amore. Il romanzo – diviso in due parti - è pieno di sentimenti forti e di colpi di scena.
 “Percorrendo a ritroso le stanze che portavano all’esterno, … non poté fare a meno di pensare a Virginia e, colto da un rimpianto che gli serrò il cuore e che scoprì ancora insopportabile, uscì quasi correndo da quel palazzo dove tutto sapeva di lei e sembrava averne trattenuto il profumo …”

I romanzi della scrittrice pesarese IVANA MAGINI rivelano un’esistenza ricca di esperienze diseguali, eppure così legate le une alle altre, che finiscono per comporre i tratti policromi di un unico mosaico. Partono dall’analisi dei propri disagi interiori, per arrivare ad alcune riflessioni che i nostri tempi impongono alla coscienza individuale e collettiva. Ha pubblicato numerose recensioni, oltre 90 poesie e cinque romanzi, che sono:

“Rosa Rosina”, 2010
“Il mondo di Virginia” (Prima parte), 2011
“Il mondo di Virginia” (Seconda parte), 2012
“Urbino ‘68”, 2013
“Una prof. di ferro”, 2015
LinguaItaliano
Data di uscita23 feb 2018
ISBN9788827566633
Il Mondo di Virginia - Seconda Parte: Sullo sfondo, il nostro Risorgimento

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    Anteprima del libro

    Il Mondo di Virginia - Seconda Parte - Ivana Magini

    Ivana Magini

    IL MONDO DI VIRGINIA

    Sullo sfondo, il nostro Risorgimento

    SECONDA PARTE

    Romanzo

    La vita comanda

    e ti porta dove vuole

    poi ti lascia alla deriva.

    Pietosa, ti riprende nel suo

    flusso. Senza tregua ti opprime

    e ti esalta, ti libera e ti fa

    prigioniera … ti regala altra

    vita, ti prepara una culla

    dove compiersi per poter

    ricominciare.

    Dedicato a Leonardo,

    il mio secondo nipotino,

    che mi riempie la vita

    di sorrisi e di sguardi

    azzurri.

    Il ritorno a casa

    -1-

    Durante le lunghe passeggiate solitarie nella campagna intorno a Perugia, Edoardo ebbe tutto il tempo di ripercorrere gli eventi degli ultimi anni. L’arrivo in Italia, l’attentato al conte Traiani Rinaldi, lo spirito patriottico, le attività sovversive. E poi l’arresto, la liberazione grazie all’intervento della contessa Luisa. L’amicizia fraterna che lo legava ad Urbano, la musica, i concerti, i compagni del quintetto, le sartine... infine lei, Virginia, l’amore della sua vita, la serenata, quella frase scritta in fretta in un biglietto rimasto senza risposta. La notte della fuga a Perugia, la voglia di morire.

    Non appena il medico glielo permise, Edoardo intraprese il lungo e faticoso viaggio di ritorno in Scozia. Il dolore fisico della ferita al braccio era ben poca cosa in paragone a quello che sentiva nell'anima. Il ricordo dell'amore perduto occupava la sua mente, facendogli dimenticare quanto sarebbe stato difficile inserirsi di nuovo in famiglia, dopo tanto tempo.

    Quando vide da lontano le torri del suo castello, il pensiero di riabbracciare la madre lo consolò, riscaldandogli il cuore. Ma come avrebbe affrontato le ire di suo padre?

    - No, mia cara Emily. Il dolore è troppo grande. Edward, il mio unico figlio, l’unico rampollo dei Bingham, ha rinnegato me, ha rinnegato perfino la fede dei suoi padri. E’ partito presbiteriano e ritorna cattolico. Un’onta così non si cancella! No, mia cara Emily, il ‘figliol prodigo’ non desidero vederlo!... Ora perché piangete? Vi aspettavate, forse, che gli corressi incontro e gli buttassi le braccia al collo?

    - Il padre del racconto evangelico fece proprio così e fece anche dell’altro: ordinò di preparare una grande festa, perché disse: Questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato… Archibald, mio caro, non siate troppo duro con lui!

    - Un figlio caparbio ha bisogno di un polso fermo, dovete ammetterlo!

    - Se vedeste quanto si è fatto bello! E’ un uomo, ormai. Sono così orgogliosa di lui!

    - Voi siete una creatura troppo sensibile e diventate debole quando si tratta di Edward.

    - Eppure potreste insegnare tanto a vostro figlio! Perché non parlate insieme e perché non ascoltate quello che ha da dirvi? Voi avete l’esperienza, ma lui è l’avvenire. Non dategli ordini, piuttosto sostenetelo nei suoi progetti … e fatelo con amore.

    - Io amo mio figlio più della vita!

    - Ma lui non lo sente. Glielo dovete dimostrare!

    - Tra il mio signor padre e me questi sentimenti erano sottintesi, quasi nascosti con pudore.

    - Al nostro Edy non basta: lui ha bisogno di dialogo.

    - Perché è un ragazzo stravagante e ostinato!

    - Perché è figlio del suo tempo.

    Nonostante le resistenze dell’anziano gentiluomo, infine il faccia a faccia con suo figlio, per quanto increscioso, fu inevitabile.

    - Padre, sono felice di rivedervi.

    - Bene, bene … finalmente sei ritornato dalla bella Italia! Ti trovo pallido, sciupato, addirittura convalescente, dopo aver rischiato la vita per una causa non tua. E, intanto che il signorino se ne andava in giro a salvare gente sconosciuta, lasciava quasi morire sua madre di crepacuore e abbandonava suo padre, il sangue del suo sangue, nelle mani di amministratori avidi e senza scrupoli … E così, ora sei al servizio del papa, il Dio in terra! Che effetto si prova?

    - Il papa io l’ho combattuto.

    - E cosa mi dici di san Patrizio, protettore dell’Irlanda?

    - Non lo conosco. Ma lasciate che vi spieghi …

    - Taci! Tu e tutti quelli come te, siete una generazione storta e ribelle!

    - E non senza motivo. La storia lo dimostra, mi pare!

    - Taci! Io non mi sono mai rivolto a mio padre con un tono così acceso e irrispettoso. Mai! Le sue idee erano le mie idee, i suoi valori erano i miei valori.

    - Quelli che vi hanno portato ad arricchirvi in Jamaica con la Compagnia delle Indie? Crescendo, ho cominciato a capire i discorsi dei grandi e a leggere i giornali che denunciavano i cosiddetti ‘baroni dello zucchero’. Dunque, vediamo se ricordo: gli indigeni africani venivano rapiti dai loro villaggi, deportati, venduti e, infine, marchiati a fuoco come animali, perché fosse chiaro che appartenevano ad un uomo, non più a Dio. Lavoravano nelle piantagioni, piagati dalla sferza e dalle malattie. E che dire dei forni di raffinazione, dove impiegavate i figli degli schiavi? Lo zucchero colava come un magma, come una lava incandescente che ustionava o inghiottiva un gran numero di quei bambini. Furono molti gli inglesi, all’epoca, che smisero di mettere lo zucchero nel loro the, perché sporco del sangue degli schiavi. Lo avete fatto, voi?

    - Non ero tenuto a sapere cosa stesse succedendo nel mar dei Caraibi, non era affar mio. Io mi occupavo solo del trasporto marittimo.

    - Ma eravate un anello della stessa catena! Però, avete preferito non vedere, non sentire e rimanere in silenzio. Altri, invece, avevano una coscienza più sensibile, e gridavano nelle piazze, portavano le loro denunce in Parlamento. Il nome di William Wilberforce non vi dice nulla?

    - Era un esaltato!

    - Ha lottato per l’abolizione della tratta e della schiavitù nelle colonie britanniche.

    - Era un invasato!

    Edward abbassò il capo. Aveva lo sguardo pieno di un dolore che non immaginava potesse fargli ancora tanto male

    - Vedo che non siete cambiato affatto … Perché credete che me ne sia andato, anzi che sia fuggito via di qui? Non l’avrei fatto se mi aveste dato la possibilità di parlare con voi, di discutere, di capire.

    - Parli come tua madre! Di cosa avremmo dovuto parlare?

    - Di Boston, di Parigi … Padre, ci sono state due rivoluzioni!

    - Certo! la rivoluzione americana e la rivoluzione francese. Secondo me, due errori irreparabili che ci hanno portato sull’orlo del baratro!

    - Questo è il vostro pensiero e, in quanto tale, posso anche rispettarlo. Ma vi siete mai chiesto cosa ne pensassi io, chi fossero i miei eroi?

    - Ero troppo occupato a curare i nostri interessi, i tuoi interessi!

    - Ma io volevo altre certezze!

    - Le certezze sono le nostre tradizioni che dobbiamo salvaguardare, se non vogliamo che siano spazzate via dalla follia di questi tempi!

    - Perché preservarle ad ogni costo, se non poggiano sugli ideali di libertà e di giustizia?

    - Libertà … giustizia. Parli bene tu! Io ero al fianco di mio padre quando abbiamo dovuto difendere gli interessi della Scozia dagli inglesi manipolatori, accentratori. Con alcuni di loro ho ancora delle questioni aperte, non ancora risolte. E’ vero che mi sono preso delle rivincite, ma non nella misura in cui avrei voluto.

    - Padre, perché non lasciate il passato al passato? Covare tutto questo rancore non vi giova. Francis Bacon affermava saggiamente che un uomo che medita la vendetta, mantiene aperte le sue ferite.

    - Mi fai anche delle citazioni ora, figlio presuntuoso e saccente? Tu, un ragazzo, osi parlare a me di saggezza? Da quando in qua un figlio può insegnare qualcosa a suo padre che ha già i capelli bianchi? Basta! Hai superato il limite! Devo pregarti di uscire dalla stanza!

    Sir Archibald era paonazzo, madido di sudore. I lineamenti del viso, già contratti per l’indignazione, si trasformarono improvvisamente in una smorfia di dolore. Allora, afferrò il campanello per chiamare il maggiordomo gridando con impazienza

    - Presto, le mie medicine! Le medicine

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