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Live: Un libro da reggere
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Live: Un libro da reggere
E-book190 pagine1 ora

Live: Un libro da reggere

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Info su questo ebook


Questa opera non ha trama o avvicendamenti ne scene da seguire con troppa attenzione. E solo un’istantanea, pochi momenti, tutto si svolge nella durata di cinque, dieci minuti. Sono persone o meglio i loro pensieri a riempire queste pagine. Una variopinta giostra di vite umane, quelle degli spettatori di un concerto dentro e fuori il Palazzetto dello Sport di Bologna in una calda serata di maggio. E tutto si svolge questa sera, nell’ora dellospettacolo, tra gente estasiata, annoiata o semplicemente persa nelle proprie rifessioni, nei propri guai. Qui è di tanta gente che si parla, tutta venuta a sentir cantare lldo Focante.
“Un frullato di persone, volti e voci, immagini, luoghi e pensieri mixati assieme senza una regola, in una riconoscibile realta. E un vortice, quello delle umanita che avrete di fronte se sarete disposti a entrare nella testa di tutte le persone che ho coinvolto in questo libro, se sarete disposti a reggerlo fno alla fne. Benvenuti al Live dunque, e che il concerto abbia inizio!”
LinguaItaliano
Data di uscita27 feb 2018
ISBN9788893780902
Live: Un libro da reggere

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    Anteprima del libro

    Live - Edmondo Mazzoni

    Live!

    Un libro da reggere

    di Edmondo Mazzoni

    Panda Edizioni

    ISBN 9788893780902

    © 2018 Panda Edizioni

    www.pandaedizioni.it

    info@pandaedizioni.it

    Immagine di copertina: zeber - 123RF

    Proprietà riservata. Nessuna parte del presente libro può essere riprodotta, memorizzata, fotocopiata o riprodotta altrimenti senza il consenso scritto dell’editore.

    I fatti e i personaggi rappresentati nella seguente opera, nonché i nomi e i dialoghi ivi contenuti, sono unicamente frutto dell’immaginazione e della libera espressione artistica dell’Autore.

    Ogni similitudine, riferimento o identificazione con fatti, persone, nomi o luoghi reali è puramente casuale e non intenzionale.

    Agli Zic, Carlo Montanari e Mario Fedriga,

    con i quali condivido presente, passato e futuro.

    Ormai da ventotto anni rappresentano

    a tutti gli effetti

    la mia seconda famiglia.

    E a Davidino,

    perché non potrei immaginarmi la vita

    senza la sua fondamentale e sicura presenza.

    Istruzioni per l’uso

    Questo è un libro da reggere, nel senso che non sarà facile leggerlo tutto.

    L’opera in effetti non ha trama, non ha avvicendamenti né scene da seguire con troppa attenzione. Potete quindi leggerla distrattamente ché tanto non vi perdereste nessun passaggio fondamentale, sicuramente nulla di irreparabile, perché qui semplicemente tutto è. E qui tutto è (e non tutto si svolge) all’interno del palazzetto dello sport Unipol Arena di Bologna l’11 maggio 2014 e, per la precisione, intorno alle ore 21.45. Un’istantanea, pochi momenti, tutto è, tutto o quasi tutto accade nel lasso di cinque, dieci minuti. Si può forse dare un tempo a un pensiero? Quanto ci si mette a rievocare una vecchia relazione d’amore, quanto a prendere in rassegna mentalmente le amicizie vere di tutta una vita? Quanto dura il sentimento della frustrazione o quanto può essere lungo cronologicamente il pensiero di un uomo che odia; quanto tempo può portarlo fuori dall’attenzione, dal suo presente? Perché qua, nel presente, si sta assistendo al concerto di un grande della musica italiana degli anni Ottanta, il mitico Aldo Focante. Tra la folla dell’Unipol Arena tutti sono intenti a cantare i pezzi dell’ex leader incontrastato delle classifiche nazionali di tre decenni fa; ma in un attimo, solo per un attimo, tra tante persone presenti, sapete quanti pensieri potremmo ascoltare se solo avessimo il potere di entrare nella testa della gente con un orecchio magico?

    Ricordate: non cercate tra queste pagine una morale, una storia o un nesso tra i personaggi, perché qui non c’è un’unica storia. Nell’intercalare di pensieri, di umani tormenti e di genti, non cercate il divenire, perché qui nulla è in divenire, eppure, nella sua possibile monotonia, tutto questo rispecchia la vita reale, a volte tediosa, nella sua infinità di forme, di toni e sfumature.

    Ecco a voi allora una variopinta giostra di pensieri, di umane vite, di paure, felicità, insoddisfazioni, sentimenti futili o essenziali che possiamo cogliere nello stesso istante, dentro lo stesso luogo, tra persone fisicamente tenute distanti tra loro da non più di tre o quattro file di sedie. L’unica cosa che tiene realmente vicine queste persone, che le tiene qua dentro, è la passione per questo Focante o quantomeno il fatto che ci si trovi qui stasera ad ascoltarlo, perché, diversamente, qua nessuno si conoscerebbe, perché nessuno qua è simile a nessuno, come del resto nella vita di tutti i giorni. Ecco allora un bel po’ di cervelli aperti ai vostri orecchi speciali e alla vostra attenzione. Dunque, signori, benvenuti al Live! Che il concerto abbia inizio!

    Poltroncina H51 – primo anello

    Che lo debba venire a scoprire da un semaforo che ti sei sposata? Ma poi, con uno con una faccia da culo così?

    Una banalissima fotocopia in bianco e nero, volgarmente appiccicata con nastro adesivo alla meno peggio sotto al semaforo di viale Roma. Sotto al verde, per l’esattezza, quelle due vostre grandi faccione si baciano lì, davanti a me, che dovrei ripartire con l’automobile e invece rimango impietrito, nonostante il coro di clacson che mi massacra le orecchie da dietro. Troia! Sei una troia, ecco cosa sei. E pensare che a questo concerto dovevamo venirci assieme. Lo avevamo prenotato da un anno. Ma non sarà un tantino presto? dicevo, e tu: Eh, ma quando in zona suona Focante è meglio prenotare subito, la pre-prevendita. Non ce lo possiamo proprio perdere. Ricordi, Antonio, in auto, quando eravamo costretti a pomiciare dentro la mia Twingo? Facevamo andare tutto il nastro di Focante, per intero, e lui ci accompagnava mentre ci baciavamo, poi durante tutti i preliminari, e poi nel rapporto. Com’era caldo quel fuoco che bruciava dentro di noi in quegli anni lì, vero, Anto’?.

    Vero, Antonio, ‘sta cippa! Troia. Fa’ che ti becco stasera con quello sterco di uomo e te lo faccio bruciare io il fuoco dentro. Lo faccio bruciare a entrambi e ci brucio anche quella scatoletta di latta della tua Twingo, se ce l’hai ancora: ché manco ci riuscivo a stare con le gambe, ché io sono alto, mica come te. Mica come lui.

    Ma, dico io, in nove mesi sei stata capace di inventarti una crisi d’amore, scappare di casa, infilarti tra le braccia di questo nanerottolo e organizzarci pure un matrimonio? Ma non è che adesso sei pure incinta? No, nel caso fammelo sapere tranquillamente con un altro manifestino, magari sotto il prossimo semaforo o alla rotonda. Roba da matti. Mia mamma lo diceva; mi tocca darle atto che il suo sesto senso non sbaglia mai. Troia! No, non tu, mamma; troia quella troia di Cristina e del microcefalo che l’ha sposata.

    Ma se vi becco qua in giro all’Unipol Arena, voi due da questo posto non ne uscite vivi, dico davvero. Ecco, ora si spengono le luci, dunque per ora non vi vedo nei dintorni, fatemi ascoltare Focante in pace. Mi piace pensare che passerò tutto il concerto in totale tranquillità, tra tanta gente, tutti sconosciuti che insieme cantano il suo lungo repertorio. Come sempre passerà in rassegna i magici anni Ottanta, con quella che in assoluto è la mia canzone preferita: Blu notte e reggae. Poi gli anni Novanta con le più intimistiche Sovrano Re e Lasciami solo, poi le briciole, le ultime canzoni, quelle del nuovo millennio. Ma qui Focante ha già perso molto. Questo a mio modesto parere, intendiamoci. C’è anche gente che si è avvicinata a lui grazie agli ultimi successi, ma quelli io non li ritengo eccelsi in qualità. Anzi, si può dire che ultimamente Focante abbia perso un po’ di buon senso e di decenza stilistica. Ma si potrà fare uscire un pezzo come Lavati la vita? Tutto il testo è un continuo anagramma, spesso pesante da sopportare, spesso impossibile da canticchiare. Ogni parola è seguita dal suo esatto anagramma, per tutto il ritornello. Ma cosa si è messo in testa? Crede di essere il Bartezzaghi del pop?

    No, sinceramente Focante mi è un po’ scaduto. Questa sera il concerto doveva avere un significato diverso. Tanto per incominciare, non dovevo venirci da solo. Guarda, se ti becco, se ti vedo mano nella mano con quel bamboccio, giuro che faccio una scenata davanti a tutti.

    Poi non ho mica più vent’anni io, che mi posso trovare una compagna alla prima uscita in discoteca al sabato sera. Io sono un solitario, sono uno che esce poco, porca la miseria, a forza di cambiar gomme tutti i giorni, ad aggiustarle, vulcanizzarle, bilanciare le convergenze, non c’ho mica tanta voglia di uscire a cercarmi una donna. Ché poi non è tanto la stanchezza del fine giornata quello che mi frena, quanto il tempo e la fatica per ripulirmi le mani dal nero catrame con cui mi sporco al lavoro. Da anni tutte le sere le levigo, le lavo, le smeriglio con quattro prodotti diversi, ma bianche e candide non tornano più. Cristina si era abituata, non se ne faceva più un problema, andavamo fuori a cena e faceva finta di niente. Nei posti un po’ chic il cameriere o il barista mi guardavano male, ma noi, come se nulla fosse, ce ne fregavamo. Eravamo una gran bella coppia. Ora invece dovrei tenerci di più alla mia persona, al mio look, e se volessi portare fuori a cena una donna, non potrei farle passare il disagio di accompagnarsi con un rude gommista dalle mani sudicie. Devo pensare a qualche cosa per queste mani nere. Sarà dura.

    Cristina, fa’ che ti becco qua dentro con lui, e faccio una strage.

    Poltroncina F63 – tribuna telescopica

    Cioè, va be’, ma cosa ci faccio io

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