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Desiderio e vendetta: Streghe della Scozia, #1
Desiderio e vendetta: Streghe della Scozia, #1
Desiderio e vendetta: Streghe della Scozia, #1
E-book371 pagine4 ore

Desiderio e vendetta: Streghe della Scozia, #1

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Info su questo ebook

Desiderio e vendetta
Scozia, 1715. Dopo aver fatto fortuna per mare, Gregor Ramsay torna in patria con un unico proposito: vendicare il padre e distruggere Ivor Wallace, lo spietato possidente che l'ha mandato in rovina spingendolo al suicidio. Per ottenere il suo scopo Gregor decide di reclutare la famigerata Jessica Taskill, ovvero la Sgualdrina di Dunde, bella e sensuale prostituta rinchiusa in prigione per stregoneria. Dopo averla fatta evadere con l'inganno Gregor le propone d'infiltrarsi in casa di Wallace per sedurlo e spiarne i movimenti, in cambio di una cospicua somma di denaro. Tuttavia, quello che all'inizio sembra un semplice accordo fra due avventurieri senza scrupoli si rivela ben presto qualcosa di più profondo. Negando con forza la travolgente passione che li lega, Gregor e Jessica si dedicano anima e corpo al complotto contro Wallace; ma neppure le arti magiche della donna potranno proteggerli dalla crudeltà del nemico e soprattutto dall'insidia dei sensi.

Avida lettrice sin da ragazza, viene catturata dalle storie avventurose ed emozionanti, ma rimane delusa tutte le volte che la porta della camera da letto si chiude, lasciando fuori il lettore. Decide quindi che nei suoi romanzi la passione sarebbe stata impressa sulla pagina, e così avviene. La caratteristica principale del suo stile, infatti, è la combinazione perfetta tra un potente erotismo e una trama forte e ben congeniata. Attualmente vive nel nord dell'Inghilterra, nello Yorkshire. 

"Saskia Walker sa stregare il lettore e tenerlo col fiato sospeso fino all'ultima pagina". - Publishers Weekly

LinguaItaliano
Data di uscita18 giu 2018
ISBN9781386983088
Desiderio e vendetta: Streghe della Scozia, #1
Autore

Saskia Walker

Award-winning British author Saskia Walker first dreamed of writing her own stories when she discovered a handful of romance novels stashed away in her school library. An avid reader, she lapped up the adventures and the life-affirming emotion she found there. As well as fantasy and romance, Saskia writes paranormal, historical and contemporary fiction, with a special interest in witchcraft. Saskia's short stories have now been published in over one hundred international anthologies and magazines. Her novels have been published by two New York publishing houses as well as several smaller publishing houses. To her absolute delight two of her novels won Passionate Plume awards, and her work has twice been nominated for a Romantic Times Magazine Reviewers' Choice Award. Her Witches of Scotland series was widely translated and became a Scandinavian bestseller. In 2015 she became a USA TODAY bestselling author. It's been an amazing journey. Saskia is now a full time author and she has many more stories to tell. Saskia is happily settled in Yorkshire in the north of England, with her real-life hero, Mark, and a houseful of felines. 

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    Anteprima del libro

    Desiderio e vendetta - Saskia Walker

    Saskia Walker

    Desiderio e vendetta

    1

    Dundee, Scozia, 1715

    La notte in cui Gregor Ramsay conobbe la Sgualdrina, la prima cosa che vide di lei furono le sue avvenenti natiche. Difficile non notarle, impegnata com’era ad azzuffarsi con un’altra donna sul pavimento sporco di segatura di una squallida taverna di Dundee, amena cittadina portuale situata sulla sponda orientale del fiume Tay, in Scozia.

    Ma non fu la vista di quell’attraente fondoschiena a fargli pensare che fosse la complice ideale per la missione che egli intendeva intraprendere; quell’idea gli venne in seguito nel corso degli eventi.

    Tuttavia, quel particolare attirò senz’altro la sua attenzione, invitandolo a entrare in una taverna affollata e trattenendolo il tempo necessario a decidere del suo imminente futuro.

    Gregor desiderava soltanto un rapido boccale di birra, e il chiasso che proveniva dalla taverna, foriero di guai, l’aveva quasi indotto ad allontanarsi.

    Ma quando, facendo capolino dalla porta, aveva posato gli occhi su quella visione celestiale – quelle natiche perfettamente tonde con l’allettante fessura in bella vista – si era fatto strada tra folla di curiosi e si era fermato a osservare le due donne sul pavimento che se le davano di santa ragione, le gonne al vento, i corpetti slacciati, i seni quasi del tutto scoperti per la gioia degli spettatori.

    Fra grida e risate, gli astanti scommettevano su quale delle due donne sarebbe risultata vittoriosa in quella zuffa improvvisata, allungando monete a un losco figuro che sostava tronfio nell’angolo opposto della locanda.

    Nel frattempo, le due contendenti si scambiavano insulti irripetibili, e la donna con l’attraente fondoschiena sembrava divertirsi un mondo a provocare la sua avversaria.

    «Manico di scopa» diceva alla rivale scostandosi i capelli corvini, una chioma serica e luccicante che si spargeva ribelle sulle guance e la fronte. «Agli uomini piacciono le donne con un po’ di carne sui fianchi. Tu non sei neppure buona per fare il brodo!»

    La sua rivale dai capelli rossi emise un sibilo. Benché quest’ultima fosse decisamente il suo tipo ideale, Gregor continuava a rivolgere l’attenzione alla bella e procace bruna, dotata di una forza fisica non comune e palesemente determinata a mettere fuori combattimento l’avversaria.

    Dopo aver messo la rossa a pancia all’aria, la bruna si piazzò su di lei con tutto il peso del corpo e, nel chinarsi, sollevò la gonna e le sottovesti scoprendo per l’ennesima volta le cosce e le natiche, mandando in visibilio la folla.

    Osservando quell’allettante scena, Gregor andò in estasi al pensiero di penetrare in un sol colpo quell’invitante fessura. E a giudicare dagli sguardi fissi e libidinosi degli uomini che lo circondavano, non era l’unico ad accarezzare quel torbido pensiero.

    «Per quale motivo stanno litigando?» domandò Gregor a un cliente della locanda che sostava accanto a lui, un uomo sdentato con la camicia sudicia.

    «Eliza» disse l’uomo indicando la rossa, «ha accusato Jessie...» continuò accennando con il capo alla bruna, «... di averle rubato un cliente. Jessie è una furia scatenata.» Abbassò la voce. «La chiamano la Sgualdrina di Dundee

    L’uomo ammiccò con un sorrisetto malizioso, quindi continuò la sua interessante spiegazione. «Ha sfidato Eliza, e la vincitrice si accaparrerà il cliente.»

    «La Sgualdrina di Dundee» ripeté Gregor, meditabondo. «E cos’ha fatto quella dolce donzella per meritarsi un titolo tanto onorevole?»

    Il suo interlocutore ridacchiò. «È per via del suo spirito selvaggio, o meglio, della sua libidine sfrenata. Non si può dire che faccia il suo mestiere solo per denaro... Insomma, ci siamo capiti.»

    Una donna di spirito. Interessante.

    Era stata forse la sua buona stella a condurlo in quella locanda? Nelle vicinanze del porto i ritrovi come quello abbondavano, e lui sarebbe potuto benissimo andare altrove.

    Per inseguire lo scopo che lo aveva riportato in Scozia dopo molti anni, Gregor Ramsay aveva fatto tappa a Dundee, lasciando partire la sua nave, la Libertas, senza di lui. Una separazione necessaria ma dolorosa, che aveva rimandato quanto più poteva.

    La missione che lo attendeva e l’abbandono dell’esistenza cui ormai si era abituato lo rendevano piuttosto nervoso, e aveva bisogno di un sorso di birra per rincuorarsi prima di oltrepassare il Tay e varcare i confini del Fife.

    Ma adesso era lieto di essersi fermato a bere un goccetto, perché lo spettacolo era decisamente entusiasmante.

    La Sgualdrina era una lottatrice nata, e a quanto pareva non si curava minimamente del proprio decoro.

    Anzi, si poteva dire che fosse del tutto spudorata.

    Tenendo stretta l’avversaria fra le cosce, le strizzava un seno con una mano mentre le solleticava la vagina con l’altra, muovendola avanti e indietro quasi fosse un pene e simulando la penetrazione.

    No, non aveva alcun ritegno.

    Gregor la osservava ammirato, accarezzando una certa idea. Una puttana indomita dal sorriso accattivante e dalle forme avvenenti sarebbe stata un’esca perfetta nel suo piano. Il suo nemico non avrebbe saputo resistere alla tentazione di una femmina così procace, vista la fama di donnaiolo che si era guadagnato sul campo.

    E chissà, magari quando la sgualdrina avesse terminato la sua lotta, lui avrebbe potuto avvicinarla per farle una proposta.

    Mentre la folla in visibilio urlava e sbraitava a più non posso incitando le due contendenti, la rossa – sempre bloccata sul pavimento – prese a dibattersi e divincolarsi, ma la Sgualdrina era più forte di lei e non aveva alcuna intenzione di mollare la presa.

    «Chi è quell’uomo che raccoglie il denaro delle scommesse?» domandò Gregor all’uomo accanto a lui, infilandosi una mano in tasca come se fosse deciso a puntare su una delle due furie.

    «Si chiama Ranald Sweeney» gli rispose l’altro, accennando con il capo al losco individuo all’angolo opposto della locanda. Un uomo dalla faccia equivoca che non ispirava alcuna fiducia a Gregor.

    Un sorrisetto diabolico stampato in faccia, e la mano colma di monete, Sweeney seguiva con attenzione la lotta fra le due donne scambiando commenti con un uomo accanto a lui.

    Gregor li squadrò entrambi, comprendendo al volo che l’interlocutore di Sweeney doveva essere il pomo della discordia, il cliente per cui le due donne si stavano accapigliando come due erinni.

    L’uomo portava una vistosa parrucca incipriata, una marsina di seta impreziosita da ricami e una cravatta di cotone pregiato. Tuttavia, nonostante l’eleganza e le arie raffinate, sembrava trovarsi a proprio agio in quella locanda di malaffare – il classico uomo facoltoso che, di tanto in tanto, non disdegnava una capatina nei luoghi malfamati per placare le esigenze della carne.

    Se fossi in lui ostenterei un po’ meno il mio rango e i miei natali, pensò Gregor. Tenere una simile linea di condotta in una locanda come quella poteva essere decisamente pericoloso.

    Quel signorotto libertino doveva essere piuttosto ingenuo.

    Peggio per lui.

    Scrollando le spalle, Gregor si diresse al bancone e ordinò un boccale di birra, che terminò in due soli sorsi. Placata finalmente la sete, tornò a rivolgere l’attenzione alla folla di curiosi, mentre la lite fra le due furie scatenate proseguiva senza esclusione di colpi.

    Spaziando con lo sguardo sulle facce degli astanti, Gregor cominciò a vagare con la mente. Era stato lontano dalla Scozia per undici anni. Aveva viaggiato in lungo e in largo, ed era tornato in patria tre settimane prima, in un paese che nel frattempo era stato forzatamente annesso all’Inghilterra.

    L’umore generale era pessimo proprio per via dell’unificazione. Sotto molti aspetti, tuttavia, non sembrava poi tanto diverso dal paese che lui ricordava.

    La popolazione di Dundee era sopravvissuta ad anni e anni di guerre e privazioni, e la città prosperava grazie al porto da cui transitavano navi e vascelli di tutto il mondo, compresa la sua.

    Undici anni prima aveva lasciato il Fife senza il becco di un quattrino. Un ragazzo amareggiato, sconfitto dalla vita, con in tasca una manciata di sogni infranti e niente più.

    Mentre adesso, al suo ritorno dopo una vita passata per mare, disponeva di parecchio denaro, oltre a possedere parte della nave da cui era sbarcato e che aveva abbandonato a malincuore.

    D’improvviso, dal centro della mischia si levò un grido che strappò Gregor alle sue riflessioni. Jessie, la maliarda dai capelli corvini, era in piedi al centro della stanza, trionfante, mentre Eliza la rossa la fissava con disprezzo.

    «Strega» gridava Eliza indicando Jessie. «Hai usato la stregoneria per vincere contro di me!»

    «Datti una calmata, Eliza» rispose Jessie avvampando di rabbia. «Ricordati che è stato grazie a me se hai superato questo inverno. Se non fosse stato per le mie cure saresti morta di raffreddore. E le tue false accuse non cambiano la mia vittoria. Una vittoria del tutto meritata, aggiungo.»

    «Meritata? Sei una strega, Jessie! Hai vinto solo grazie alla stregoneria!» Poi, rivolta alla folla: «Questa donna è una strega, mi avete sentita? Ci avvelenerà tutti con le sue misteriose pozioni e le sue parole mendaci!».

    Nella sala la tensione si tagliava con il coltello. Le strane accuse di Eliza avevano gettato nell’inquietudine gli spettatori, che cominciarono a scambiarsi dei commenti a bassa voce.

    «Io l’ho vista!» confermò uno di loro. «Ha sgranato gli occhi, mormorato qualcosa a bassa voce, ed Eliza è caduta a terra. Dopodiché la Sgualdrina ha cercato di soffocarla e di strangolarla senza neanche toccarla con un dito.»

    «In città giravano già voci che fosse una strega» intervenne un altro, «e adesso ne abbiamo avuto la conferma.»

    A quelle parole, due uomini si avventarono su di lei afferrandola per le braccia, e Jessie si dimenò con forza cercando di liberarsi, sputando e imprecando contro i suoi accusatori.

    Gregor tornò a guardare la donna a terra, Eliza la rossa. Aveva il viso paonazzo e la mano alla gola, come se davvero Jessie avesse cercato di strangolarla. Ma tutti gli spettatori erano pronti a giurare che non l’avesse toccata con un dito...

    «Sì, è una strega» cominciò a gridare qualcuno. «Ha lanciato un incantesimo per soffocare Eliza! L’avete vista anche voi, non possiamo esserci ingannati tutti!»

    Qualcuno era già uscito in strada a chiamare il Balivo, l’ufficiale giudiziario, affinché arrestasse la strega-prostituta di nome Jessica Taskill. Divertito da quell’imprevista svolta negli avvenimenti, Gregor si appoggiò al bancone della taverna squadrando la maliarda dai capelli corvini, che ben presto avrebbe avuto alle costole tutti i cittadini armati di torce, pronti a bruciarla viva.

    Le storie di streghe lapidate e bruciate sul rogo avevano accompagnato tutta la sua infanzia nel Fife. Donne ritenute in combutta con il diavolo, creature accusate di crimini inenarrabili, che venivano viste volare nude sui tetti delle case e lanciare mortali anatemi contro dei poveri innocenti.

    Gregor non credeva a una sola parola di tutto ciò. A suo parere erano semplici superstizioni alimentate dall’ignoranza. Erano passati tanti anni, eppure, a quanto pareva, certe cose non erano cambiate: l’accusa di stregoneria provocava ancora una reazione violenta.

    E se l’accusa rivolta a Jessica Taskill fosse stata confermata, la poveretta sarebbe morta prima della fine della settimana.

    Jessie era attraente, oltre che scaltra. Doveva avere parecchi assi nella manica. Sarebbe stato un vero peccato se quelle doti fossero bruciate insieme a lei sul rogo.

    Per qualche istante Gregor accarezzò l’idea di strapparla alla folla, ma poi pensò che forse sarebbe stato meno rischioso farla fuggire in seguito. Una volta lui e il suo amico e collega marinaio Roderick Cameron avevano aiutato a evadere un compagno ubriaco da una cella a Cadice, sfidando l’arresto e una condanna a vita.

    Avrebbe potuto fare lo stesso con Jessica.

    In quel momento si rese conto di aver indugiato fin troppo in quella taverna, e che ormai avrebbe già dovuto essere in viaggio per il Fife.

    Il tempo è denaro era un motto che l’aveva accompagnato per gli ultimi undici anni, e non intendeva certo abbandonarlo. Ma lo spettacolo, a quanto pareva, non era ancora terminato.

    La donna di nome Jessica Taskill si dimenava come un’ossessa, imprecando contro i due uomini che la trattenevano con la forza. I suoi seni floridi attirarono l’attenzione di Gregor, che si scopriva sempre più ammirato dalla determinazione dell’accusata, oltre che dalle sue forme voluttuose.

    Ancora una volta pensò che fosse la candidata ideale per la sua missione. Se l’avesse tirata fuori dai guai, lei gli sarebbe stata riconoscente.

    Jessica Taskill sarebbe stata in debito con lui.

    Ovviamente, per il compito che intendeva assegnarle avrebbe dovuto insegnarle le buone maniere, ma era sicuro che quella creatura avrebbe imparato subito tutto quanto c’era da sapere.

    E inoltre – Gregor ne era sicuro – strigliare e mettere in riga quella cavalla selvaggia sarebbe stato un autentico spasso, soprattutto se, alla fine, avesse significato la caduta inesorabile del suo nemico.

    In quel momento sopraggiunse il Balivo insieme ai gendarmi e raccolse in fretta le informazioni necessarie.

    Dopodiché, soddisfatti dalle testimonianze dei presenti, gli ufficiali si apprestarono a portare Jessica Taskill in prigione, e lei cercò invano di opporsi. Ma, mentre veniva portata via, Gregor notò lo sguardo fugace – e lascivo – dei gendarmi sui seni della donna, ed ebbe l’ennesima conferma che la bruna maliarda possedeva un fascino irresistibile.

    E con l’aiuto di quella creatura selvaggia dai molteplici talenti, l’uomo che egli odiava più di ogni altra cosa al mondo avrebbe conosciuto finalmente il destino che meritava.

    Jessie Taskill si portò le mani al viso, guardando con disprezzo le sbarre della sua cella.

    Sarebbe stato semplice per lei ricorrere alle arti magiche per aprire la serratura e fuggire, ma così avrebbe solo confermato l’accusa per la quale era stata rinchiusa lì.

    E pensare che quella sera non aveva neppure usato la magia per mettere fuori combattimento quell’ingrata di Eliza!

    L’inverno precedente, grazie alla pozione che lei le aveva fatto bere, Eliza era riuscita a guarire da una pericolosa infreddatura che l’avrebbe senz’altro condotta alla morte.

    Aiutandola per puro spirito caritatevole, Jessie le aveva svelato la propria perizia con le erbe e i decotti e adesso il suo gesto gentile e disinteressato le si stava ritorcendo contro. A quelle come lei capitava sempre così, un’amara verità di cui Jessie era sempre più convinta.

    «A che cosa serve il mio dono» mormorò fra sé e sé nella solitudine della cella, «se si porta sempre dietro un fardello tanto pesante?»

    Subito dopo essere stata sbattuta in prigione, Jessica aveva abbandonato la rabbia per sprofondare in una tristezza sconfinata, resa ancor più acuta dallo squallore di ciò che la circondava.

    La cella in cui era rinchiusa era angusta e spoglia, senza neanche l’ombra di una sedia o di una brandina, tantomeno di un pagliericcio. La sola luce era quella delle poche candele accese nelle lumiere nei tetri corridoi. Sul pavimento, un po’ di paglia secca e sudicia e un putrido bugliolo in un angolo.

    Aggrappandosi alle sbarre della cella, Jessica lanciò un’occhiata al guardiano seduto poco distante in corridoio, intento a smangiucchiare una coscia di pollo. Quando l’uomo si accorse che lo fissava, le rivolse un sorriso malizioso leccandosi le labbra.

    Jessica sentì una fitta allo stomaco.

    Era affamata, e la visione di quel cibo succulento era una tentazione troppo forte. Se in quel momento avesse usato la magia, avrebbe potuto mangiare gli avanzi di quel pollo.

    L’idea era allettante, troppo allettante.

    Lottare contro l’impellenza di ricorrere ai suoi poteri si rivelava ogni giorno più difficile, ma non poteva permettere a nessun altro di scoprire il suo segreto, o il giudice l’avrebbe condannata a morte senza neanche un processo.

    Vi era ancora una flebile speranza di salvezza, in realtà, poiché Jessica sapeva che il giudice frequentava i bordelli e avrebbe potuto ricattarlo, minacciando di rivelare il suo vizietto.

    Ma doveva attendere il momento giusto per sfruttare quell’informazione a proprio vantaggio, augurandosi che potesse funzionare.

    Sconfortata, si accovacciò sul freddo pavimento rimpiangendo il bugigattolo che divideva con altre sei donne come lei e che per tanto tempo aveva disprezzato. Uno stanzino dalle dimensioni misere, il pavimento di legno deformato dall’umidità e il soffitto annerito dalle candele... l’odore di cera e sudore stantio.

    Tuttavia, perfino un buco come quello era preferibile alla cella in cui l’avevano rinchiusa per colpa di quella traditrice di Eliza.

    Anche Eliza abitava con lei. Insieme avevano condiviso dei bei momenti, eppure quella creatura fedifraga l’aveva pugnalata alle spalle. A quel pensiero Jessie si intristì ulteriormente. Litigavano spesso, ma non avrebbe mai pensato che la loro amicizia potesse finire così.

    Sì, il cliente per cui avevano discusso era di Eliza, ma a quanto pareva era più attratto da lei, Jessie, e quel bastardo di Ranald – il loro protettore – aveva colto l’occasione per attirare l’attenzione sulle sue ragazze grazie a una rissa.

    Tuttavia, mentre stava lottando con Eliza, Jessie aveva notato qualcuno tra la folla di spettatori. Un uomo che non aveva mai visto prima – un forestiero con una cicatrice in faccia e degli occhi scuri e profondi.

    Era alto, bruno e severo, e lei si era distratta per un istante a osservarlo.

    Che sciocca.

    Ranald non sarebbe stato affatto contento di quanto era successo. Jessie lo conosceva abbastanza bene da sapere che, in circostanze difficili come quelle, le avrebbe voltato le spalle. Lui custodiva i suoi guadagni, e se lei non fosse tornata a reclamarli, quell’avido bastardo se li sarebbe tenuti.

    Non succederà, giurò a se stessa. Anche se avesse dovuto ricorrere alla magia rischiando la vita, non avrebbe mai rinunciato alla sua unica speranza, al suo sogno segreto.

    Era passato tanto tempo dall’ultima volta in cui aveva usato i suoi poteri.

    Il suo nemico più temibile non era la magia, bensì la reazione che scatenava nelle persone che la circondavano, la scia di devastazione che si portava inesorabilmente dietro.

    Una maledizione che l’accompagnava da molto tempo, da anni e anni, in quanto aveva assistito con i suoi stessi occhi alle pericolose conseguenze di un simile fardello.

    Eppure, i suoi poteri magici sembravano rafforzarsi ogni giorno di più, soprattutto negli ultimi mesi. Qualcosa dentro di lei la spingeva a mettere alla prova quei poteri, e a esplorarne la portata e l’efficacia.

    Una vocina interiore cercava di convincerla a usare pienamente quel dono. Una vocina cui lei cercava di ribellarsi, scoprendolo sempre più difficile.

    Percepiva un rapido e innegabile mutamento nel proprio corpo, come quello di un’adolescente che diventa a poco a poco una giovane donna. Un mutamento inesorabile cui non poteva opporsi.

    In quel momento, dal corridoio si levarono delle voci che la strapparono alle sue riflessioni. Jessica strisciò verso le sbarre, sbirciando con cautela in corridoio.

    Adesso insieme al guardiano c’era un altro uomo – un sacerdote, a giudicare dall’abito e dai modi. Jessie tornò nel suo angoletto, sospirando.

    Senz’altro il sacerdote era venuto per lei, deciso a farle una predica, come soleva fare ogni giorno in chiesa rivolto ai bigotti della città.

    Jessie era fatta di tutt’altra pasta. Dai suoi avi materni aveva ereditato lo stesso amore per la natura, e lo stesso disprezzo per la religione.

    Qualsiasi religione.

    Una volta recuperati i propri risparmi, avrebbe potuto partire per le Highland, dove quelle come lei non erano bistrattate come lì a Dundee.

    Nelle Highland, la regione montuosa della Scozia, avrebbe potuto esplorare a fondo i suoi poteri, e ricorrervi come e quando avesse desiderato. La magia stava crescendo dentro di lei, un formidabile retaggio che non poteva – e non voleva – negare.

    Frenare i suoi istinti e la sua natura diventava ogni giorno più difficile, simile a una diga pericolante contro la forza di un fiume in piena. Nelle Highland, invece, avrebbe potuto vivere senza timori a contatto con la natura selvaggia.

    Lì sarò a casa, pensò, a casa.

    Era il suo sogno.

    Chiuse gli occhi. I ricordi della sua infanzia la tormentavano e la facevano soffrire senza rimedio. Era un sogno, un sogno che avrebbe potuto non realizzarsi mai se gli eventi di quel giorno avessero avuto tragiche conseguenze.

    Se non fosse fuggita avrebbe incontrato lo stesso destino di sua madre, e ciò significava che doveva rischiare.

    Doveva usare ancora una volta la magia.

    Udì dei passi in corridoio.

    Avrebbe deciso il da farsi non appena il sacerdote se ne fosse andato. Jessie si alzò da terra e si spostò nell’angolo più remoto della cella, incrociando le braccia al petto.

    Quando il guardiano infilò la chiave nella serratura, lei la fissò intensamente. Avrebbe potuto benissimo farla cadere dalla cintola del guardiano mentre questi se ne andava, sarebbe stato un giochetto da ragazzi per lei.

    Ma non poteva rischiare in quel momento, specie se i due uomini la stavano guardando.

    Se l’avessero colta nell’atto di lanciare un incantesimo sarebbe stata perduta per sempre.

    «Il Cielo è dalla tua parte, Jessica Taskill» disse il guardiano. «Il sacerdote è venuto qui a pregare al tuo fianco.»

    Jessie fu costretta a mordersi la lingua per non ribattere che il suo credo non corrispondeva al loro.

    Fece buon viso a cattivo gioco, cercando di mantenere la calma e fingendosi docile e remissiva per non indispettire il sacerdote. Se avesse recitato la parte della pecorella pentita, se ne sarebbe andato prima.

    Il sacerdote entrò nella cella e il guardiano lo chiuse dentro con lei. «Se vi dà dei problemi, reverendo» disse il guardiano in tono deferente, «chiamatemi. Non potrò vedervi dalla mia postazione, ma vi sentirò.»

    Jessie guardò per la prima volta il sacerdote.

    Indossava un cappello a larga tesa e aveva la testa china, il viso in ombra. Nella fioca luce della cella Jessie si piegò leggermente per vederlo bene in faccia, senza però riuscirvi. La candela nella lumiera in corridoio non faceva abbastanza luce.

    L’uomo era muscoloso e aveva le spalle larghe, ben diverso dai sacerdoti che lei aveva visto fino a quel momento.

    Indossava il cupo e scuro abito talare tipico dei religiosi, ma portava anche un prezioso anello al mignolo e calzava dei costosi stivali in cuoio con la fibbia d’argento.

    «Grazie» rispose il sacerdote al guardiano, «dirò qualche preghiera per questa povera donna, e vi chiamerò quando sarò pronto ad andarmene.»

    Il guardiano annuì e si allontanò.

    Il sacerdote tenne la testa china finché il rumore dei passi del guardiano non svanì in lontananza, quindi l’alzò. Nonostante la penombra della cella, Jessie vide una mascella squadrata e volitiva, e delle labbra carnose, con una cicatrice che andava dall’angolo della bocca fino allo zigomo.

    A quel punto lo riconobbe.

    «Quel guardiano è un idiota» mormorò Jessie in tono sprezzante. «Nessun sacerdote indosserebbe degli stivali costosi come quelli.»

    «Avete una vista acuta e una mente astuta» ribatté l’uomo sfilandosi il cappello e rivelando pienamente il proprio aspetto.

    Jessie si fece sempre più interessata.

    «Vi conosco. Eravate alla locanda quando sono venuti ad arrestarmi.»

    «Sì, e posso farvi uscire di qui in cambio di un favore.»

    «Siete il mio salvatore, insomma» disse Jessie con una risata sommessa. In realtà non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno per fuggire, ma non disdegnava l’offerta dello sconosciuto.

    Se quell’uomo pensava di poterla far uscire di lì, lei non avrebbe dovuto ricorrere alla magia e tutto sarebbe stato più facile.

    L’uomo reclinò la testa. «Sono il vostro salvatore, ma a una condizione.»

    «Credo di capire di cosa si tratta.»

    Senz’altro l’uomo voleva giacere con lei in cambio della sua libertà. Non sarebbe stato un sacrificio. Nonostante lo sguardo truce e le cicatrici sul viso, l’uomo aveva un certo fascino.

    Aveva un corpo forte e muscoloso, piacevolmente virile. Sembrava il classico tipo che aveva viaggiato parecchio, ed era senz’altro molto facoltoso.

    Il cliente per cui si era accapigliata con Eliza era ricco, ma quello che aveva di fronte adesso era anche bello e vigoroso. Il tipico uomo che sapeva come soddisfare una donna a letto.

    Tuttavia, Jessie esitò e si soffermò a riflettere.

    Lo sconosciuto aveva parecchio denaro, ne era più che sicura – e quanto denaro l’avrebbe determinato presto. Ma perché si era arrischiato a fingersi un sacerdote per avvicinarla?

    Non vi era alcuna necessità di fare il galante e tentare di liberare una donna accusata di stregoneria per godere dei suoi favori.

    Esistevano vie più facili per procurarsi le gratificazioni della carne, soprattutto per un uomo attraente come lui.

    Perché voleva proprio lei? Era forse attratto dal brivido dell’imprevisto, eccitato da quella situazione pericolosa?

    Con quel travestimento stava rischiando parecchio: il Balivo sarebbe venuto da un momento all’altro a interrogarla e se avesse scoperto l’inganno dello sconosciuto anche questi avrebbe fatto una brutta fine.

    Quale scopo recondito l’aveva spinto a un gesto tanto rischioso?

    In quel momento l’uomo lanciò uno sguardo fugace al corridoio per accertarsi che il guardiano non tornasse. Ma Jessie si rese conto che non era affatto preoccupato, e quando tornò a rivolgersi a lei aveva un’espressione divertita.

    Era forse un uomo che amava le sfide? In tal caso, era la donna giusta per

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