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Pagine rosa: Harmony Destiny
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E-book144 pagine1 ora

Pagine rosa: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Scrittrice di libri d'amore di successo, in realtà Sara invidia le protagoniste dei suoi romanzi così affascinanti e irresistibili e per una volta vorrebbe essere come loro, trasformarsi in regina della notte: un vestito scollato, tacchi a spillo ed eccola pronta per ballare fino all'alba. Ma la notte gioca brutti scherzi e c'è chi non si fa scrupoli a infastidire una bella ragazza sola. Per fortuna in sua difesa arriva Dakota, che accetta di diventare il suo fidanzato... nella finzione, ovviamente, proprio come i suoi eroi.
LinguaItaliano
Data di uscita10 mag 2017
ISBN9788858965511
Pagine rosa: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Pagine rosa - Selina Sinclair

    successivo.

    1

    Il whisky, trangugiato tutto d'un fiato, gli bruciò la gola e lo stomaco. Ci sono cose, pensò Dakota Wilder rigirando il bicchiere vuoto fra le dita, che valgono davvero il ritorno alla civiltà.

    Lentamente, ripose il bicchiere sul bancone e con lo sguardo percorse distrattamente il locale attorno a sé. La musica, così alta da coinvolgere fin nelle viscere e svuotare la testa, invadeva l'atmosfera densa di fumo e rischiarata appena da una luce soffusa. Sulla pista, angusta quanto affollata, si agitavano i clienti più scalmanati, sotto le luci psichedeliche.

    Non era che un disco-bar come tanti altri della zona a eccezione del fatto, forse, che i cocktail sembravano essere a base di miscele esplosive, i bicchieri avevano un'aria più pulita, vantava una clientela selezionata e, di conseguenza, i prezzi erano più alti. Ma la vera ragione della sua fama era di tutt'altra natura.

    Era il posto preferito di chi fosse alla ricerca di compagnia.

    Dakota aveva appena distolto lo sguardo annoiato dalla pista per passare in rassegna i tavoli, quando un'immagine tornò ad affacciarsi alla sua mente e non poté impedirsi di fissare di nuovo, con uno scatto repentino, il centro della pista. Non c'era alcun dubbio che quella donna dalla chioma fiammeggiante che si muoveva sinuosa contro il proprio partner stesse in realtà adocchiando in modo sfacciato e impertinente proprio lui, Dakota!

    Questi si sentì catturare dai suoi occhi verdi da gatta selvatica che sembravano volerlo incatenare. Ne osservò la figura sottile, le lunghe gambe svettanti sui tacchi a spillo e indugiò poi con lo sguardo sulle sue forme sexy, ma non esuberanti. Lei gli sorrise, reclinò la testa all'indietro con un piccolo scatto e si lambì le labbra con la lingua in un gesto provocante.

    Ora Dakota non aveva più alcun dubbio che la civiltà presentasse notevoli vantaggi.

    Erano ormai trascorsi sei mesi dall'ultima volta che aveva avuto una relazione. Ma se avesse giocato bene le sue carte, se il suo corpo non gli avesse tirato il solito brutto scherzo, quella sera si sarebbe preso una bella rivincita.

    Sorrise, determinato. Si alzò dallo sgabello, lasciò un paio di banconote sul bancone e si diresse verso la pista. Era ormai arrivato, quando la voce impastata di un ubriaco attirò la sua attenzione.

    «Dai, bella, facciamo un giro?»

    «No, Roy, ti ringrazio.» Dakota distinse alla perfezione quelle parole, pronunciate in tono lieve e gentile, ma deciso.

    Si sforzò di non badarvi. Vai, Wilder, si fece coraggio. Chiunque fosse la ragazza in difficoltà, era di certo in grado di badare a se stessa. Magari aveva provocato di proposito quel tale, così come la rossa con lui, e adesso voleva divertirsi facendo la preziosa. Dakota sapeva bene che quello era uno degli sport preferiti di certe donne, e poi non erano affari suoi. Sarebbe andato dritto allo scopo, fino a che la gattina dagli occhi verdi gli fosse finita tra le braccia.

    «Non fare storie! Prima mi sorridi e mi inviti, poi mi chiudi la porta in faccia? Voglio la mia festa, adesso!» insistette l'ubriaco.

    «Mi stai facendo male, lasciami stare!» protestò la donna, divincolandosi. A Dakota non sfuggì che ora il tono si era fatto più drammatico, alterato dalla paura. Cercò di ignorare comunque quella voce, ma il tremore che vi percepì lo fece esitare.

    Un passo, un'imprecazione sibilata fra i denti e un sospiro di rassegnazione. Si voltò e fu immediatamente colto dalla sensazione che se ne sarebbe presto pentito.

    Sara Matthews serrò con forza gli occhi, trattenne il fiato e soffocò sul nascere un attacco di panico. Un'impresa quasi impossibile, considerando che in quel momento un energumeno di nome Roy, per giunta ubriaco, le stringeva il braccio e non accennava a demordere.

    Certo, se lei avesse avuto un briciolo di sale in zucca, quella sera se ne sarebbe rimasta a casa tranquilla. Ma in preda a un accesso di follia e spinta dallo sconforto si era convinta che, travestendosi da star, tutto sarebbe andato per il meglio.

    La realtà era ben diversa. Se ne era accorta fin dal primo momento in cui aveva messo piede in quel locale, affollato e fumoso. D'altronde non aveva molta scelta. Non esistevano tanti locali a Beaver Creek, una cittadina che contava più o meno milletrecento anime, dove incontrare il tipo che interessava a lei.

    Un uomo. Affascinante, forte e determinato.

    E dato che gli amici di Kate erano sempre o troppo giovani, o troppo vecchi o troppo sposati per il suo scopo, si era trovata costretta a prendere provvedimenti drastici. Naturalmente, se solo si fosse fermata a riflettere un attimo dopo la telefonata di sua madre, non si sarebbe mai cacciata in quel guaio.

    Invece, ora si ritrovava tra le grinfie di Roy. Gli occhi ancora ben chiusi, si sforzò di escogitare un piano di fuga da quell'incubo.

    Per una volta, la fantasia le venne meno. Ma il destino le serbava una sorpresa.

    «Mi pare di capire che la signora non sia interessata a lei.» Quelle parole furono pronunciate in tono garbato, eppure sottilmente minaccioso.

    Sara schiuse le palpebre lentamente. La prima cosa che intravide fu un paio di stivali da cowboy da fare invidia a Jaguar, lo spietato antieroe del suo ultimo romanzo. Poi, dei jeans scoloriti e molto vissuti. Incuriosita, lasciò scorrere lo sguardo lungo le gambe muscolose e possenti dello sconosciuto. Sentì lo stomaco stringersi come se qualcuno glielo strizzasse, incapace di trovare il coraggio di alzare lo sguardo su quell'uomo che sembrava essersi materializzato dalle pagine del suo libro per salvarla da un incubo.

    Tuttavia, la curiosità ebbe il sopravvento. Fu così che tornò a osservare quei fianchi fasciati nei jeans, i muscoli del torace evidenti sotto la T-shirt bianca e il giubbotto di pelle nera, infine il volto abbronzato incorniciato da folti capelli corvini. I profondi occhi grigi splendevano come due lame d'acciaio. Lui era un felino della giungla, un giaguaro, una creatura apparentemente controllata, ma dalla natura selvaggia e dotato di un'energia incredibile.

    «Vattene, amico. È una faccenda tra me e lei» lo minacciò Roy, che non risparmiò un'occhiata fin troppo eloquente a Sara.

    Fu la molla che scatenò la fantasia di Sara, la quale scattò in piedi, divincolandosi dalla stretta di Roy.

    «Tesoro! Finalmente sei arrivato!» esclamò entusiasta e, con un gran battere di ciglia, si buttò tra le braccia dello sconosciuto che l'accolse con naturalezza, come se per lui ciò fosse all'ordine del giorno. «Sapessi quanto ti ho aspettato! Stavo quasi per andarmene.» Ormai, realtà e finzione si erano intrecciate per Sara, che decise di andare fino in fondo. Lo sconosciuto, in compenso, stava volentieri al gioco.

    «Direi che la tua festa è finita» osservò infatti rivolto a Roy. «Lasciala andare.»

    «La lascerò andare se ne avrò voglia» bofonchiò Roy. «E poi, chi sei tu? Lei sta con me, capito?» Con un gesto rabbioso, tentò di afferrare anche l'altro braccio di Sara. Ma Dakota gli fermò il polso a mezz'aria.

    «Ti avevo consigliato di tenere le mani a posto, se non sbaglio.» Ora il suo tono era duro e non lasciava spazio a repliche. Gli occhi luccicavano pericolosamente.

    Roy, la mente annebbiata dai fumi dell'alcool, non era in grado di ascoltare buoni consigli. La sciò il braccio di Sara, ma solo per tentare di sferrare un colpo contro l'avversario, che non si fece sorprendere e lo colpì alla mascella con un destro potente. Tanto bastò perché Roy atterrasse sul tavolo alle sue spalle, spaccando il ripiano esattamente a metà. Nel parapiglia generale che ne seguì, Dakota si stiracchiò tranquillamente il braccio.

    Solo dopo un po' si concesse il lusso di guardare davvero la donna accanto a lui, immobile e con gli occhioni spalancati sul corpo steso a terra. Non era di certo intrigante quanto la rossa. I capelli erano di un castano piuttosto comune, il volto decisamente anonimo. Carina, ma non esplosiva, la definì con una punta di cinismo. Ma poi la osservò con più attenzione: il corpo era ben fatto, fasciato da una minigonna rossa mozzafiato e un top in maglina e lurex che evidenziava, senza lasciare troppo spazio alla fantasia, le morbide curve. Dakota non poté trattenersi dall'immaginare anche quello che la generosa scollatura non rivelava e quel pensiero gli provocò un'eccitazione che aveva da tempo dimenticato.

    Rimase perplesso, incredulo di fronte a quello che gli stava capitando. Eppure era successo davvero! Quel segno che aspettava dal giorno dell'esplosione era finalmente arrivato. Un segno che significava la guarigione. Adesso, aveva bisogno di una donna, più che mai. Scrutò la folla alla ricerca della rossa, ma era scomparsa.

    Deluso, rivolse di nuovo l'attenzione alla sua vicina. Era ancora impietrita, lo sguardo perso e un po' colpevole come quello di una suora sorpresa in un luogo di perdizione. Poi, lentamente, alzò gli occhi su di lui. Dakota ne fu turbato. Per tutta risposta, le lanciò un'occhiataccia.

    «Se ti è rimasto un po' di sale in zucca, ti conviene uscire di qui prima che il tuo amico si rialzi» la rimproverò, come una bambina. Ma lei non si mosse, rimanendo a fissarlo come se fosse in stato di shock.

    «Oh, al diavolo!» si innervosì lui.

    Le afferrò le mani, sottili e affusolate, e la trascinò verso l'uscita. Non appena all'aperto, nell'aria frizzante della notte, si fermò e si voltò verso di lei per affrontarla a viso aperto.

    «Nulla da eccepire sull'esca» commentò abbassando lo sguardo sulla scollatura, «ma la prossima volta pensa bene a che razza di pescecani potresti attirare.» Irrigidì le spalle e le lasciò andare la mano. «Oppure, dedicati a un altro passatempo. La pesca non fa per te.»

    «Chi sei?» fu finalmente in grado di mormorare Sara.

    «Un idiota» borbottò Dakota e, voltandole le spalle, sparì, inghiottito dal buio del parcheggio.

    No, quella serata non era proprio andata come previsto. Non si era divertito come avrebbe voluto, anzi, si era anche ferito una mano! Sbuffando, montò sul pick-up e sbatté la portiera. Rimpianse di non essere rimasto come al solito sotto al portico del cottage, a osservare le stelle e ad ascoltare la

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