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Notti d'Arabia (eLit): eLit
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E-book73 pagine1 ora

Notti d'Arabia (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Regno di Kharidja, 1801 - Quando Zafar al-Zhur, Principe di Kharidja, compra al mercato degli schiavi una bellissima giovane francese, non ha intenzione di aggiungerla al proprio harem bensì di rispedirla a casa sulla prima nave diretta in Europa. Progetto quanto mai difficile visto che la fanciulla in questione, Colette Beaumarchais, gli ispira sentimenti tutt'altro che casti. Il suo carattere fiero e l'innata sensualità con cui si muove e lo guarda lo attirano come miele, e gli basta starle vicino per sapere senza ombra di dubbio che i loro corpi sono fatti l'uno per l'altro. Se solo fossero la passione e il desiderio a spingerla fra le sue braccia, e non la gratitudine...

LinguaItaliano
Data di uscita28 nov 2014
ISBN9788858931936
Notti d'Arabia (eLit): eLit
Autore

Marguerite Kaye

Marguerite Kaye writes hot historical romances from her home in cold and usually rainy Scotland. Featuring Regency Rakes, Highlanders and Sheikhs, she has published almost fifty books and novellas. When she’s not writing she enjoys walking, cycling (but only on the level), gardening (but only what she can eat) and cooking. She also likes to knit and occasionally drink martinis (though not at the same time). Find out more on her website: www.margueritekaye.com

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    Anteprima del libro

    Notti d'Arabia (eLit) - Marguerite Kaye

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    How To Seduce A Sheikh

    Harlequin Historical Undone

    © 2013 Marguerite Kaye

    Traduzione di Laura Guerra

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 9788858931936

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Regno di Kharidja, settembre 1801

    «Chi offre cinquecento? Sì! Seicento. Sette.»

    Furono l’eccitazione a stento trattenuta nella voce dell’uomo nonché le somme di denaro interessate che destarono la curiosità del Principe Zafar al-Zhur e lo distolsero dall’attenta ispezione di un magnifico dromedario, bianco come la neve. L’interesse per quell’animale, in realtà, era piuttosto blando, basato più sul desiderio di mostrarsi munifico nel regno del vicino, in segno di amicizia, piuttosto che dalla voglia di acquistare l’ennesimo esemplare da aggiungere alla sua mandria già imponente.

    Per non rischiare di recare offesa, il principe chiamò Firas, il servitore che si occupava degli scambi, perché cominciasse a mercanteggiare con il venditore di dromedari, che altrimenti si sarebbe sentito insultato, quindi si diresse dall’altra parte della piazza, verso l’asta animata che lo aveva incuriosito.

    Il mercato, situato sul Mar Rosso, era affollato. Vi commerciavano mercanti che arrivavano perfino dall’India con sete e spezie esotiche. In vendita si trovavano tappeti e dromedari, oli costosi e preziosi unguenti, addirittura manufatti antichi trafugati dalle tombe dei faraoni, sebbene la compravendita di quegli articoli si fosse spostata a nord, nel punto in cui i francesi prima e gli inglesi poi erano entrati in Egitto. Se un mercato del genere esisteva nel regno di Kharidja, governato dal principe Zafar al-Zhur, allora era tenuto ben nascosto, perché la gente sapeva bene quanto il signore vedesse con sfavore la perdita del loro patrimonio culturale per mano degli stranieri.

    Zafar si fermò a margine della folla che riempiva la piazza ombreggiata dalle palme. L’aria odorava di corpi non lavati ed era resa acre dall’odore palpabile della paura emanato da un gruppo di africani, raggruppati per proteggersi. Incatenati e mezzi nudi, con la pelle d’ebano lucida per il sudore, attendevano il loro turno sul podio, spaventati a morte e confusi.

    Il principe serrò i pugni per istinto. Per quanto quei mercati fossero comuni lungo tutta la costa del Mar Rosso, per quanto fossero un’usanza accettata, lui non riusciva a non provare disgusto alla vista di un uomo in ceppi. Li aveva proibiti a Kharidja. Si girò, ansioso di andarsene.

    «Mille!»

    Rimase assai stupito quando udì quella somma esorbitante. Si fece quindi largo tra la folla che, a suo incedere, apriva la strada, intimorita dalla furia impressa nel suo volto e dai simboli del potere evidenti nel bianco candido delle vesti e nell’oro scintillante nelle else della sciabola e del pugnale.

    Al centro dello spazio polveroso c’era il mercante di schiavi, un turco che, a giudicare dalle condizioni degli abiti, aveva viaggiato a lungo. Accanto a lui, con le braccia incrociate sopra il seno nudo, gli occhi che brillavano con un misto di terrore e disprezzo, il corpo che tentava di stare diritto, c’era una donna. Una donna straniera. Europea, a quanto pareva, con la pelle chiara bruciata dal sole e i capelli, del colore della cioccolata, che le ricadevano lungo la schiena.

    L’impulso di estrarre la sciabola dal fodero e di mettersi a sgomberare la folla era quasi irresistibile. Zafar aveva già la mano sull’elsa e l’altra sul pugnale che portava legato con una cinghia al petto.

    «Mille e cinquanta. E cento. Mille e duecento.»

    Conosceva bene gli orrori che attendevano quella donna, i cui occhi saettavano tra i tre offerenti che avevano il suo destino nelle loro mani. Nelle loro tasche.

    Tremava. Zafar vedeva lo sforzo che doveva compiere per rimanere diritta dal modo in cui serrava la mandibola, dai muscoli irrigiditi del collo. L’abito che indossava le era stato strappato dalle spalle, il corpetto e le maniche vuote, ormai a brandelli, le pendevano ai fianchi. Anche se le era stata risparmiata la frusta e non c’era segno di altra molestia, aveva i piedi sporchi e insanguinati. Probabilmente era francese o inglese, rimasta in Egitto quando i rispettivi eserciti

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