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Beffarsi della vecchiaia
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E-book200 pagine2 ore

Beffarsi della vecchiaia

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Info su questo ebook

Il naturale percorso della nostra esistenza, se non ostacolato da inaspettate fermate, approda sulla soglia della nostra prima giovane vecchiaia.
Cosa fare? Con chi stare? E dove? Come trascorrerla?
Domande di tre maturi signori che non si conoscevano, diventati in seguito, in poco tempo, ottimi amici. Le indicazioni per l'uso, le troverete in questo libro.
LinguaItaliano
Data di uscita27 apr 2018
ISBN9788893780827
Beffarsi della vecchiaia

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    Anteprima del libro

    Beffarsi della vecchiaia - Benny Arbore

    intenzionale.

    Vivere la vecchiaia con intensità,

    il tempo ti impedirà di ricordarla

    Non riesco a comprendere, disse Carlo ad Aldo, mentre Peppe si apprestava a gustare, come tutte le mattine, la calda brioche che Elvira, la governante, aveva preparato e gli impediva di rispondere e si limitava ad assecondare Carlo e Aldo, con brevi cenni della testa. Il tuo aspetto questa mattina è leggermente diverso dal solito, per me è lievemente sottotono ma più brioso, in quelle condizioni, con caparbietà, vuoi che ci assoggettiamo al tuo volere per risolvere un nuovo problema che ti assilla. Gli episodi della tua singolare trascorsa esistenza, che onestamente ignoriamo, se li sapessimo non ci migliorerebbero il nostro attuale stato. Ci costringi a impegnarci per soddisfare il desiderio, che riteniamo sia soltanto frutto dell'agitata notte trascorsa, che non ti ha permesso di assaporare il dolce riposo, ma pretendi anche, a quest'ora del mattino, se non erriamo sono circa le sette, che ci sforziamo per appagare i tuoi passati, le tue voglie intellettuali e vorresti che dedicassimo gran parte del nostro tempo a cercare di sollevarti per far rivivere le trascorse avventure della tua lontana vita e facilitarti a ricomporre e riordinare il tuo sgretolato stato d'animo; dimentichi caro Cataldo, detto Aldo, che per affrontare la tua intrinseca questione, è stato necessario che ci sottoponessimo con massima concentrazione, che in questo momento dubitiamo possa essere ancora attiva, tanto è usurata dal tempo, costringendoci e obbligandoci a carburarla e lubrificarla insieme alle cellule del nostro cerebro di antica formazione. L'insieme di queste microscopiche considerazioni, nostro malgrado, ci vede costretti a rinviare il nostro amicale dibattito alle undici, ora in cui se tutto procederà bene, cercheremo di soddisfare le tue richieste. Vogliamo ancora suggerirti, riprese Carlo, che la tua inconfondibile espressione sembra abbia subito dei peggioramenti, sottoposta a costanti pensieri dell'esistenza che ti ha coinvolto. Abbiamo un lontano sospetto che abbia fatto una leggera indigestione. Ieri pomeriggio ti sei presentato agitato e confuso per recarti a casa di tua figlia, volevamo rammentarti che se fossi rimasto in nostra compagnia ci saremmo prodigati, a cena, come nostra ossidata abitudine, a limitare la tua costante insaziabilità, che ti cattura ogniqualvolta ti appresti a mangiare, stamane non ti saresti presentato nel discutibile stato in cui ti trovi; le occhiaie sembrano dei solchi, che ornano quelli che erano i tuoi occhi, facciamo, devi crederci, fatica a scorgere il tuo viso. Abbiamo meditato serenamente e la conclusione è stata che il rinomato chef, marito di tua figlia, ti abbia preparato delle delicate pietanze per ringraziare di esserti recato dopo tanto tempo a casa loro, che come tutti gli eletti dell'alta cucina non ti abbia abbuffato, dimenticando i dettami del poco ma buono.

    Aldo pacatamente rispose: Desidero assicurarvi che mio genero mi ha servito delle prelibate squisitezze, in un ampio piatto, per vederle ho dovuto inforcarmi gli occhiali, erano avvolte in foglie di vite, ricoperte da uno strato di fette di arance e limoni, il bordo del piatto ornato di una striscia tratteggiata di crema color cioccolato; attentamente ho dovuto scegliere la forchetta, tra le tante ben allineate nella parte sinistra del mio piatto, quella che più si addicesse, mi permettesse di affrontare il tortuoso itinerario per scoprire cosa avesse preparato, soccorso da uno dei tanti coltelli presenti sulla tavola, nella parte destra del mio piatto. Con estrema cautela ho dovuto spostare le foglie che occultavano le pietanze, le ho tagliate, ma non riuscivo a capire se il composto sottostante fosse di carne o pesce.

    Lo interruppe Beppe, aveva terminato la sua colazione, che non era mai intervenuto e gli disse: Per motivi che conosciamo bene, hai avuto ieri sera a cena un momento di gloria, la dettagliata descrizione espostaci ci ha dato la sensazione che fossi stato invitato a una inaugurazione pubblica come ospite d'onore.

    Il tuo spirito non mi ha ancora sfiorato, rispose Aldo, "vi prego di prestare un po' della vostra attenzione, non interrompetemi, in sintesi non mi scassate i palle; come vi stavo dicendo, dal taglio dell'impasto che delicatamente effettuai si sprigionò una fragranza che mi sorprese, devo confessarvi che provai un immediato senso di sazietà, molto raro per me, tanto che, nella prima trattoria che ebbi la fortuna di intravedere per tornare a casa nostra, un profumo di pesce fritto si annusava nell'aria, fui letteralmente colpito e dopo pochi minuti mi trovai seduto a gustarmelo."

    "Non vogliamo sapere quante porzioni ne hai mangiato sentenziò Carlo.

    Di conseguenza dobbiamo supporre che tu non sia andato a letto a pancia vuota, gli replicò Beppe, il tuo malessere sia stato causato dalle pillole, come al solito hai dimenticato di prendere; vogliamo assicurarti che sei rientrato a casa felice e leggero come le ali di una farfalla, non usuale per te, non hai nemmeno rumoreggiato come al tuo solito, ci ha destato perplessità.

    Non scherzate ragazzi, riprese Aldo, sono rimasto sveglio perché ho fatto uno strano sogno.

    Raccontacelo, continuò Carlo, non tenerci in ansia.

    Ho sognato, riprese Aldo, che eravate venuti a trovarmi nella mia stanza, prima però per favore spegnete il gas, non sentite che la moka con il suo borbottio annuncia il caffè è pronto, per cortesia versatelo, ci darà come sempre la carica per affrontare meglio la giornata; come stavo dicendo, mi avete trovato disteso sul letto, con le mani sul petto, mezzo vestito, per una strana fretta e confusione, non ero riuscito completamente a vestirmi, non avevo trovato e potuto mettere la cravatta fumo di Londra di un noto stilista napoletano che conservo gelosamente; avrei voluto presentarmi ben vestito e in ordine al cospetto di Lui, che forse immaginavo mi aspettasse; che figura avrei fatto, se mi fossi presentato in quelle condizioni,mi avrebbe mandato indietro.

    Dovresti essere contento, lo interruppe Carlo, sei ancora tra noi e ringrazia, ma vogliamo confessarti e ci sorge un dubbio, sia stato tu, che per sfuggire all'ultima chiamata hai trovato una geniale soluzione per essere sbattuto fuori e ritornare pacificamente a dormire, non desideriamo offendere la tua buona fede, addossiamo la colpa a Elvira, che dovresti ringraziare con un regalo importante per l'immenso piacere che ti ha fatto, aver portato il vestito scuro, spesso usi in particolari occasioni, in lavanderia e per distrazione non aveva avuto l'accortezza di avvisarti, quindi hai avuto un gran culo pardon, grande fortuna, sei con noi, leggermente malconcio e costretto a sopportarci per lungo tempo.

    Aldo li ringraziò con un gesto alquanto infelice, ma di sicuro successo scaramantico, con la mano sinistra si palpeggiò le parti basse del suo corpo e rispose: Al mio paese la leggenda vuole, quel gesto particolare è un ottimo auspicio per vivere più a lungo.

    Lo riprese Peppe: Quel tuo volgare e inopportuno movimento non appartiene solo al tuo paese, da noi è completato con una leggera differenza, occorre farlo sempre con la mano sinistra per nove volte, il perché lo discuteremo la prossima volta.

    Una risata ravvivò la giornata sembrava dovesse essere impegnativa di rispondere ad Aldo, spesso si divertiva a sottoporci strani argomenti per allertare e attivare il nostro cervello, secondo le sue matematiche teorie doveva essere sempre impegnato. I tre amici si erano conosciuti nell'anno in cui, accurate statistiche della moderna biologia, affermavano che la vita media dell'uomo, e della donna, rispetto al quinquennio precedente, si era allungata; si trovavano sull'ultima sponda della seconda età, si apprestavano a varcarla, per stazionare nella terza, che sempre secondo i biologi sarebbe stata l'ultima giovane stagione della vecchiaia e per restare in buona forma era importante attenersi a una adeguata alimentazione e seguire da vicino i suggerimenti della dieta mediterranea. Aldo, il mitico insegnante di matematica, il grande, così lo chiamavano i suoi studenti di un liceo scientifico, li divertiva a ragionare con i numeri ai quali attribuiva la scoperta e la conoscenza e l'ordine perfetto che regna nella parte conosciuta dell'immenso universo, al termine delle sue lezioni si sollazzava ad affermare per le sue conoscenze, la nascita del primo essere umano sul pianeta terra, era avvenuta per un microscopico batterio, che spinto da una sconosciuta e potente forza era riuscito a combinarsi con una cellula con altri batteri già esistenti; il mistero che quel piccolo frammento di immensa energia potesse dare la vita, lo aveva appassionato e affascinato e anche coinvolto, soprattutto, per il suo cristiano credo religioso che considerava l'energia si era insediata nel suo corpo la sua anima immortale; la sua teoria affascinava i suoi studenti e li induceva a riflettere. Il simpatico professore si era trasferito, una volta in pensione, dalla Puglia, la sua indimenticabile terra, con sua figlia a Milano. Rimasto vedevo, sua moglie, un'insegnante di latino e greco, colpita da una banale polmonite, l'aveva lasciato solo con sua figlia laureata in legge, aveva iniziato la professione presso un avvocato amico di famiglia, il quale stanco, non solo per il lavoro, ma per gli anni che ormai si erano accumulati, così rapidamente non gli avevano dato l'opportunità di accorgersene, aveva acconsentito che la figlia del suo amico Aldo si occupasse pienamente del suo studio, dove da tempo aveva fatto praticantato nel centro di Milano. Sua figlia Teresa, così si chiamava, era sposata, con un grande Chef originario della provincia di Milano, aspettavano da pochi mesi, la nascita del primo figlio; per il professore vivere con sua figlia non era la sua massima aspirazione, anche se circondato da continue attenzioni e da un immenso affetto, desiderava lasciare spazio a sua figlia e a suo genero e riprendersi la sua libertà. L'inaspettata occasione si era presentata quando aveva conosciuto Carlo, un Milanese doc, vedovo da molti anni, senza figli, abitava nel centro della città, in un grande appartamento, ereditato da suo nonno; per esplicito volere di sua madre, si era laureato alla Bocconi, ma la passione sarebbe stata fare l'attore di teatro. Terminati gli studi era stato assunto presso una banca Popolare vi era rimasto per quarant'anni, gli ultimi dieci anni, prima della pensione, li aveva svolti con la massima dirigenza esecutiva. Sua madre, dopo poco tempo dalla scomparsa di suo marito, l'aveva raggiunto. Carlo, rimasto solo, non aveva figli, i suoi più cari amici gli rimasero molto vicino. In passato con sua moglie e gli amici trascorrevano spensierate meravigliose giornate, viaggiando in molte parti della Terra frequentavano circoli sportivi e non. Gli amici, che in un primo tempo, dopo la scomparsa di sua moglie erano rimasti accanto, cominciavano ad allontanarsi, spesso veniva invitato dai clienti della banca, che ricorrevano a lui solo per le loro opportunità finanziarie. Ormai, in pensione, gli inviti dei suoi amici si erano diradati, continuava a frequentare i circoli non aveva perso l'abitudine di recarsi a teatro; aver conosciuto il prof. Aldo e Beppe avevano ridato fiducia, si sentiva appagato. L'inaspettato incontro, dopo tanti anni, con la sua brava ex segretaria, per le vie del centro di Milano, lo aveva soddisfatto, insieme avevano ricordato il passato lavorativo, non si erano accorti, presi dagli eventi trascorsi, che era giunta l'ora di pranzo, Carlo l'aveva invitata, dopo essersi accertato che la sua ex segretaria non avesse avuto particolari impegni; la segretaria, onorata aveva accettato. Per il direttore, la segretaria nutriva ammirazione e stima, lo considerava un uomo eccezionale, le piacevano molto le eleganti espressioni con le quali si rivolgeva ai clienti della banca, affascinata, anche, dalla indiscussa capacità e profonda umanità di saper risolvere con metodica osservazione i problemi personali dei suoi dipendenti. Presero posto in un ristorante del centro, un fiume di ricordi concorse a far dimenticare il presente che stava trascorrendo. L'impiegata lo conosceva bene, nel passato in molte occasioni il direttore le aveva confidato i dissapori che aveva con sua madre, quel giorno il suo sguardo celava una strana malinconia, mista a un desiderio di ricominciare. L'impiegata osservandolo bene non riusciva a capire quali fossero i suoi problemi, in passato molte volte li aveva notati ma non si era mai permessa di oltrepassare il confine delle sue faccende personali, era rimasta sempre rispettosa, quel giorno volle osare, gli chiese come si sentisse dopo la perdita di sua moglie.

    La risposta si fece attendere, Carlo sorseggiò con molta calma il caffè e rispose: "Sono stato sempre innamorato di mia moglie, ma non avendo avuto il piacere di avere figli,

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