Soci e rivali: Harmony Bianca
Di Joanna Neil
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Info su questo ebook
Arrivata in California per stare vicino a suo padre, la pediatra Katie Logan non si aspettava certo che il socio di quest'ultimo fosse affascinante, sexy e per di più... dottore! Tuttavia non deve dimenticare che lo scopo di Nick Bellini è quello di rilevare la maggioranza delle quote dell'azienda vinicola, e che tutto ciò che lui dice o fa potrebbe essere usato contro di lei. Ma l'unica cosa a cui Katie riesce a pensare è trascorrere una sola, indimenticabile notte fra le sue braccia.
Sono i maghi del bisturi, i dottori più sexy e sfacciatamente ricchi in circolazione.
Ma saranno in grado di curare un cuore spezzato?
Joanna Neil
Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.
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Anteprima del libro
Soci e rivali - Joanna Neil
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Becoming Dr Bellini’s Bride
Harlequin Mills & Boon Medical Romance
© 2011 Joanna Neil
Traduzione di Luisa Ferrante
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5897-514-5
1
Katie Logan rallentò il passo, poi si fermò, lasciando indugiare lo sguardo sull’immenso orizzonte. Forse osservare il magnifico panorama, da quel vasto tratto della ripida costiera californiana, poteva aiutarla a ridurre la forte tensione nervosa del momento.
Le sembrava ancora incredibile; un lungo viaggio l’aveva portata lontano dal suo Paese, laggiù, in quella piccola città sulla costa californiana. Cottage incantevoli, negozi deliziosi; una vita dai ritmi tranquilli, immersa in un’atmosfera calma, quasi sonnolenta.
La baia, ampio arco di sabbia dorata, lambito dalle onde, appariva delimitata da scure rocce diseguali, in netto contrasto con l’azzurro intenso dell’oceano Pacifico. Alle spalle, lontana, la splendida catena delle verdi Montagne di Santa Lucia, ricoperte di dense foreste di pini, querce e sequoie.
Katie aspettò ancora pochi istanti, respirando a fondo la serenità del luogo. Poi riprese il cammino lungo la strada, verso una costruzione posta in alto, quasi a picco sul mare.
Giornata difficile, finora, pensò, e non sembrava promettere cambiamenti in meglio. Ora l’aspettava un nuovo incontro con suo padre, e nonostante lo avesse già visto qualche volta, in due settimane, stargli accanto le causava sempre una certa apprensione.
Pranziamo insieme le aveva detto, con la massima tranquillità, quasi fosse un’abitudine quotidiana.
Sembrava sinceramente interessato a vederla di nuovo. D’accordo per mercoledì? Sono libera nel pomeriggio, se anche per te va bene.
Adesso suo padre la stava aspettando nel ristorante con terrazza sul mare, lo sguardo pensieroso sulle vele lontane. Non l’aveva vista arrivare; Katie approfittò di quei pochi attimi per assumere un’aria disinvolta e fissare meglio la sua immagine nella mente.
Dopo molti anni, Jack Logan non somigliava affatto al papà che ricordava, né all’uomo delle foto accuratamente raccolte in un album da sua madre. Un tempo era stato alto, forte, energico e ambizioso, pensò Katie, e oggi appariva fragile, magro, volto rugoso, capelli scoloriti, con qualche filo d’argento; l’ombra di se stesso.
«Ciao...» disse, esitando. Non riusciva ancora a chiamare papà qualcuno che per lei era in sostanza uno sconosciuto. «Scusa il ritardo, aspetti da molto? Un imprevisto al lavoro.»
«Tranquilla» sorrise lui, alzandosi per spostarle la sedia. «Sembri preoccupata. Qualche problema? Siedi, e riprendi fiato. La vita è troppo breve per permettersi di andare nel pallone!»
Respiro faticoso, sibilante, notò Katie. Di recente non era stato bene, lo sapeva, ma aveva l’impressione che negli ultimi giorni si fosse ammalato di nuovo.
«Grazie.» Gli sedette di fronte, guardandosi intorno. «È bello, qui: aria fresca, fiori, rampicanti...»
«Pensavo che avresti gradito la scelta del ristorante; e anche la cucina è ottima.»
La cameriera si avvicinò con i menu. Katie aprì il suo sorridendo, anche se il disagio tardava a svanire; la tensione le annebbiava la vista, quasi non riusciva a leggere.
Intanto suo padre aveva chiamato l’addetto ai vini per ordinare una bottiglia di Cabernet Sauvignon.
«Raccontami la tua giornata» chiese alla figlia. «A quanto pare non è stata molto buona. Come va, all’ospedale? Ormai ci lavori da una settimana, vero?»
«E ne sono molto contenta» annuì lei. «I colleghi sono simpatici, disponibili. Resto nel reparto pediatrico per la maggior parte del tempo, ma sono di servizio al Pronto Soccorso due giorni alla settimana. Inoltre, in caso di urgenze, come incidenti stradali o malori, se non sono impegnata in altre situazioni più serie, mi inviano subito sul posto. Io ne ricavo un utile aggiornamento, soprattutto nelle terapie di emergenza. Non potevo sperare in una sistemazione migliore di questa.»
Jack Logan sfogliava attentamente il menu.
«Sembra il tipo di attività che preferisci» disse, senza alzare lo sguardo. «Del resto, la stessa che svolgevi nello Shropshire, in Inghilterra, no?»
«Infatti.»
Il cameriere portò il vino rosso, ne versò una piccola quantità perché suo padre lo assaggiasse, poi riempì i due bicchieri. Katie ne prese un sorso, lo trattenne sulla lingua, gustando il piacevole e ricco sapore fruttato.
Intanto pensava che, in qualche modo, suo padre riusciva sempre a farla parlare di sé, ma ancora non le aveva raccontato molto della sua vita, e dei motivi che molti anni prima lo avevano spinto a trasferirsi dove era adesso, in California.
«E cosa mi dici di te?» azzardò. «La Carmel Valley era un tuo vecchio progetto? C’era qualcosa che ti attirava, o è stato piuttosto qualcuno a condurti qui?»
«La ditta per cui lavoravo mi aveva mandato in questo luogo, molto tempo fa» rispose, tranquillo. Chiuse il menu, lo mise via. «Hai già deciso cosa ordinare? Il filetto è sempre squisito.»
«Preferirei carne fredda, con pomodori, del formaggio...»
«E insalata.»
«Sì, benissimo.»
«Ora non ci resta che tentare di attirare l’attenzione della cameriera» annuì lui. «Cosa è successo, oggi, qualcosa ti ha turbato?» aggiunse, guardandola. «Di solito hai l’aria serena. Problemi al lavoro?»
Katie scosse il capo. «No... Sì, credo» sospirò, indecisa se raccontargli la verità. Forse era meglio, tutto sommato, visto che aveva già capito. «Un bambino di quattro anni, in ambulatorio. Non stava bene da qualche tempo. La madre pensava all’influenza, ma mentre lo visitavo all’improvviso ha cominciato a gonfiarsi, pressione alta e battito accelerato.»
«Brutta faccenda, povero piccolo.»
«Già. L’ho ricoverato nell’unità renale. Infiammazione ai reni: sembra causargli la perdita degli apporti proteici attraverso le urine.»
«Pessima diagnosi. E adesso?»
«Analisi, terapie di sostegno. Diuretici, per ridurre il gonfiore, e dieta povera di sale e proteine.»
Katie girò attorno lo sguardo dei limpidi occhi verdi, oltre la balaustra in legno rosso di sequoia, fino all’oceano. Il fitto cinguettio degli uccelli si univa al fruscio delle onde contro la scogliera sottostante.
Poi guardò il padre. «E tu? Non mi hai detto molto, veramente. Lavoravi per una grossa ditta di importazioni ed esportazioni, dalla mamma ho saputo che dovevi viaggiare molto.»
«È così. Forse per questo ho cominciato a interessarmi di vini.» Tacque, trasmettendo gli ordini alla cameriera. «Senti» disse poi, gentile. «Non credo sia stato il tuo piccolo paziente a sconvolgerti tanto. Chissà quanti casi simili avrai visto, negli anni di lavoro.»
Katie annuì, ravviandosi una lieve ciocca di capelli castani dal viso. Capelli lunghi, dai ricci naturali, indomabili e ribelli. «Hai ragione» mormorò malvolentieri, a labbra strette. «In realtà mi ricorda un bambino che ho curato nello Shropshire... Il figlio del mio ex. Due anni, stessa diagnosi.»
Suo padre si appoggiò allo schienale, guardandola pensieroso. «Ora capisco. Il piccolo paziente di oggi ti ha ricordato cosa è successo laggiù. Tua madre mi aveva raccontato della rottura del tuo fidanzamento.»
Katie scoccò al padre un’occhiata pungente. «Hai parlato con la mamma?»
«Sì» le rispose, con un debole sorriso. «Mi ha chiamato lei. Ovviamente, sapendo che avevi deciso di venire qui, voleva essere sicura che ti saresti trovata bene. Tipico istinto protettivo materno, immagino.»
Katie si accigliò, tormentando il tovagliolo. Le seccava che suo padre, per lei una figura a lungo evanescente, conoscesse alcuni aspetti della propria vita privata, esattamente quelli che avrebbe preferito mantenere segreti.
In quel momento un uomo alto e bruno si avvicinò al loro tavolo. Non avrà più di trentacinque anni, pensò lei, subito attratta dal suo aspetto, decisamente gradevole. Perfetto abito scuro, di ottimo taglio, camicia di un azzurro profondo, in totale armonia con il colore dei suoi occhi.
Occhi che si spalancarono, accesi di palese ammirazione, mentre indugiavano senza esitare su di lei, oltre i capelli, fino alle morbide curve del busto.
Katie si mosse appena, quasi volesse scrollarsi di dosso quello sguardo bruciante. Improvvisamente si sentì a disagio, consapevole di indossare una camicetta in leggero cotone, sulla gonna aderente.
Poi alzò gli occhi, con coraggio, per ricambiare ampiamente l’esame al quale lo sconosciuto l’aveva sottoposta.
Perfetta struttura fisica, pensò, osservandolo, alta e asciutta. Muscoli forti, compatti, facilmente intuibili, anche se celati dal completo elegante. Capelli neri, tagliati corti, con qualche ciocca ribelle.
Insomma, il classico esempio di bellezza maschile latino-americana, abbagliante e sensuale.
Per un istante, i loro sguardi si incrociarono.
«Jack, ma che bella sorpresa» disse il nuovo arrivato, rivolto al padre di Katie, mentre gli tendeva la mano lievemente abbronzata. «Pensavo di passare a casa tua domani o dopo, per vedere come stavi. Come va, adesso?»
Voce morbida, ben modulata, pensò Katie, colpita subito da quel particolare così affascinante. Calma, pensò, non devo più permettere che uomini attraenti abbiano ancora un facile potere su di me.
«Tutto bene, Nick, grazie» disse suo padre, accennando a lei. «Non conosci mia figlia Katie, è vero?»
«Tua figlia?» replicò l’altro, stupito. «Non pensavo che...»
«No, infatti. È una lunga storia» tagliò corto Jack. «Mi ha raggiunto dall’Inghilterra quindici giorni fa. Katie, ti presento Nick Bellini. La sua famiglia possiede il vigneto confinante con il mio. Nick lo amministra insieme al padre e al fratello.»
Quindi Nick Bellini era un amico, una persona abbastanza vicina a suo padre, a giudicare dall’atteggiamento confidenziale dimostrato con lui. E non sapeva che Jack Logan avesse una figlia.
Strano. Davvero molto strano.
Ma cosa sperava, in fondo? Raggiungere suo padre in America poteva rivelarsi lo sbaglio più grande della sua vita, pensò lei. Il faticoso pellegrinaggio, alla personale ricerca della verità, forse non le avrebbe dato le risposte che voleva, risultando del tutto inutile.
Tese la mano, per pura correttezza. «Lieta di conoscerla» mormorò.
Si aspettava solo un cenno di risposta, invece l’amico le trattenne la mano, racchiudendola tra le sue.
«E io ne sono realmente felice, Katie» disse, con quella voce, ancora più bassa e sensuale. «Non sapevo che Jack nascondesse un simile tesoro.»
Lei sentì di arrossire lievemente. Costui ha un fascino studiato, incredibilmente efficace, pensava, a cui è difficile resistere. No, grazie, pensò. Ho già avuto la mia parte di problemi e sofferenze, con una simile categoria di uomini.
Districò la mano dalla sua stretta, innalzando di nuovo lo schermo difensivo che si era costruita intorno, con una certa fatica. In due minuti, Nick Bellini aveva già cercato di ridurlo in frantumi.
«Credo di avere già sentito il suo nome, signor Bellini» dichiarò, cortese. «Forse in un giornale, ma non ricordo a che proposito.»
Lui le sorrise. «Spero non si tratti di notizie inquietanti sulla mia persona. Spero anche che noi potremo vederci nei prossimi giorni, per parlare dei vigneti» disse poi, rivolto al padre di Katie. «Papà aveva preparato alcuni documenti, vorrebbe che tu dessi loro un’occhiata.»
«Sì, me ne ha parlato» annuì Jack. «Perché non ti fermi con noi, Nick? A meno che tu non abbia qualche altro impegno» aggiunse, indicando una sedia vuota. «Abbiamo appena ordinato.»
Katie guardò il padre con sincera apprensione. Cosa gli saltava in mente, adesso?
«Grazie, con piacere» accettò Nick. «Ma è sicuro che non vi