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Scintilla Vitale
Scintilla Vitale
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E-book281 pagine3 ore

Scintilla Vitale

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Info su questo ebook

Carrie è una ventenne che per vivere fa il lavoro più vecchio del mondo. Nonostante la sua giovane età ha però davanti a sé un futuro incerto a causa dell’AIDS, perciò, disillusa dalla vita e dagli uomini, accetta di compiere una missione un po’ insolita e molto pericolosa: Reese, un vampiro tenebroso e testardo, la ingaggia per attirare a sé uomini molesti e assassini che lui prontamente uccide a sangue freddo. Tra i due si crea un legame particolare, benché Carrie non sappia quasi nulla del vampiro, è legata a lui perché le ha salvato la vita. Vorrebbe comunque conoscere qualcosa di più su di lui e sulle sue intenzioni, così, incalzato dalla donna, il vampiro confessa che dietro tutte quelle uccisioni c’è un preciso intento: uccidere un licantropo nemico molto pericoloso. Sebbene Carrie sia una donna molto coraggiosa e le resti poco da vivere, si sente in qualche modo umiliata e tradita da Reese, che sembra considerarla solo come un’esca per le sue prede. Per cui decide di riprendere il suo vecchio mestiere, ma proprio allora incontra un altro uomo da cui si sente particolarmente attratta e che scopre essere non solo un altro essere immortale, ma soprattutto un caro amico di Reese. A differenza del vampiro, però, il licantropo Devlin è molto sensibile e premuroso e tra i due è subito attrazione fatale. Nel rapporto a tre che si crea le differenze tra i due uomini si fanno evidenti: rude e violento Reese, dolce e attento Devlin. Profondamente esperta del sesso, Carrie non conosce però il piacere, che prova per la prima volta soltanto con il licantropo. Ma da questo momento niente sarà più come prima: dubbi, gelosie, interrogativi riempiranno la vita dei tre protagonisti fino allo scontro finale con il nemico e fino alla rivelazione, sorprendente e inattesa per la donna senza futuro, di un figlio cui dare non solo un padre, ma soprattutto un’eternità di amore e serenità famigliare con l’uomo che davvero ama.
Tratteggiato a tinte pastello e intervallato da ampie pennellate di nero e di rosso il romanzo di Beltane affronta il rapporto tra amore e passione in maniera esemplare, senza lasciarsi sfuggire alcun particolare del conflitto che può nascere nel vissuto dei tre protagonisti della vicenda. Sebbene appartenenti a tre “specie” diverse Carrie, Reese e Devlin conoscono le emozioni forti e il sesso, ma l’esperienza che hanno accumulato non è sufficiente a non farsi sorprendere dall’amore che imprevisto e violento li travolge sconvolgendone l’esistenza. Rifacendosi ai grandi successi di Gena Showalter l’autrice ci fa entrare in un mondo “paranormale” in cui le differenze tra umano e sovraumano sembrano annullarsi quando entra in gioco il sentimento e quando i desideri più profondi dell’umana Carrie rispecchiano anche quelli di vampiri e licantropi. Agli immortali infatti apparentemente non manca nulla se non una compagna con la quale condividere l’eternità a cui sono loro malgrado destinati e condannati.
Giusy Salis
LinguaItaliano
Data di uscita3 apr 2012
ISBN9788866900221
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    Anteprima del libro

    Scintilla Vitale - Irma Panova

    Irma Panova

    Scintilla vitale

    EEE-book

    Irma Panova, Scintilla vitale

    © Irma Panova

    Collana Fantasy in rosa

    Tutti i diritti riservati

    Edizioni Esordienti E-book

    Prima edizione – 2011

    ISBN: 978-88-6690-022-1

    Il presente file può essere usato esclusivamente per finalità di carattere personale. Tutti i contenuti sono protetti dalla legge sul diritto d’autore. EEE-book declina ogni responsabilità per ogni utilizzo del file non previsto dalla legge. I diritti di riproduzione e traduzione sono riservati. Nessuna parte di questo e-book può essere utilizzata, riprodotta o diffusa con qualsiasi mezzo senza autorizzazione scritta dell’Autore/Editore.

    Non ho alcun dubbio che ho meritato i miei nemici,

    ma non sono sicuro di aver meritato i miei amici.

    Walt Whitman

    1

    Riconosceva l’ormai familiare sensazione di essere seguita. Il suo istinto allenato si sbagliava talmente di rado che avrebbe potuto perfino indovinare il momento ed il luogo dell’aggressione. D’altra parte, conosceva così bene la zona da non potersi sbagliare, nemmeno se lo avesse voluto.

    Forza, razza di idiota. Che cosa aspetti?! borbottò fra i denti, trasalendo comunque per quel sussurro, il quale rimbalzò fra le alte pareti delle case che fiancheggiavano il vicolo.

    Nel silenzio della notte, quel lieve suono parve riecheggiare, arrivando a colpire tutte le orecchie sensibili della zona. Tuttavia, Carrie sapeva bene che l’unico che avrebbe potuto udirla, in quel momento era abbastanza lontano da non poterla sentire.

    Si fermò di colpo fra un passo e l’altro, allarmata per l’improvviso silenzio. Fece un giro su se stessa, cercando di capire che cosa l’avesse resa così guardinga.

    Questo silenzio…

    Dove ti sei cacciato, imbecille!?

    Imprecò mentalmente, sentendosi una perfetta idiota.

    Non poteva averlo seminato.

    Che razza di maniaco era, se si lasciava seminare così facilmente?

    Borbottò ancora fra i denti frasi che parevano sconnesse ed illogiche, ma che per lei avevano perfettamente senso. Maledisse l’incapacità di quell’uomo, la sua incompetenza e la sua ingenuità.

    Come aveva fatto a perderla?

    Non poteva essere così idiota e sprovveduto! E lei non poteva essersi imbattuta proprio in un novellino, alla sua prima uccisione seriale!

    Quelli che la inseguivano per strada solitamente erano quelli più avvezzi alla pratica, coloro che già sapevano come catturarla e cosa farne dopo, personaggi che pianificavano ogni mossa e che erano in grado di depistare qualsiasi segugio. Maniaci con un raro talento per gli omicidi seriali, non imbranati cronici, preda di qualche pulsione momentanea!

    Quelli non la interessavano, erano fin troppo facili da prendere e troppo semplice scoprire il loro coinvolgimento nel delitto.

    Non con la tecnologia scientifica pronta ad analizzare anche le ombre!

    Borbottò fra i denti un altro insulto e rabbrividì leggermente.

    Accidenti!

    Dov’era finito l’idiota che avrebbe dovuto emulare Jake Lo Squartatore?

    Maledisse soprattutto il freddo che penetrava attraverso il panno leggero del suo cappottino striminzito ed il fatto che fosse costretta ad andarsene in giro con un tempo simile. D’altra parte, il lavoro era lavoro, e non si voltavano le spalle ad un lauto guadagno solo per delle temperature polari.

    Imprecò ancora e, rialzando automaticamente il bavero del cappotto, riprese il suo cammino.

    Per qualche attimo ancora avvertì il ticchettare dei propri stivali sull’asfalto, subito dopo attutito dalla pavimentazione ricoperta di muschio ed erbacce.

    Ma guarda cosa mi tocca fare!

    Se non fosse per i soldi che mi dà… se non fosse per tutto il resto, non lo farei neanche morta! borbottava in continuazione, dimenticandosi per qualche istante la reale motivazione che l’aveva spinta ad accettare quel lavoro.

    Scordando perfino la natura di tale lavoro.

    D’altra parte, che cosa doveva aspettarsi dalla vita?

    Era una prostituta.

    Nonostante i suoi vent’anni appena compiuti, era già fin troppo smaliziata e fin troppo conscia di quanto avveniva al mondo e di quanto potessero essere perverse le menti umane.

    La storia della sua seppur breve vita era identica a quelle di tante altre, o meglio, lo era stata fino a sei mesi prima, fino al suo incontro con quel bellimbusto di Walter.

    Quel falso, bastardo, autentico figlio di puttana!

    Strinse istintivamente i pugni al ricordo, rilassandoli solo quando, dopo l’immagine di Walter, apparve quasi sovrapponendosi quella di Reese.

    Se non fosse stato per quest’ultimo, forse sarebbe stata ancora in balia di quel pazzo, forse avrebbe finito per cedere e sottomettersi alle sue folli attenzioni.

    O forse sarebbe già finita in qualche fiume, racchiusa a pezzi in un sacco di plastica.

    Non aveva paura delle percosse e della violenza umana, ne aveva prese talmente tante dal suo patrigno, da averne fatto scorta per i prossimi cent’anni; ma a tutto c’era un limite.

    Walter andava un bel po’ oltre quel limite, e le sue idee su cosa bisognasse fare per divertirsi andavano decisamente al di là delle sue capacità di sopportazione.

    Soprattutto perché era stata messa in gioco la sua pelle.

    Carrie rabbrividiva ancora al pensiero.

    Poteva chiaramente sentire il proprio sangue tramutarsi in ghiaccio al ricordo.

    Aveva creduto in quel bastardo.

    Gli aveva davvero creduto.

    Era rimasta per ore ad ascoltare le sue promesse, sperando che fosse veramente la persona che l’avrebbe salvata dalla vita squallida che conduceva.

    L’uomo che le avrebbe finalmente dato una casa, una famiglia, dei figli…

    Quanto meno, le avrebbe dato un futuro e l’avrebbe sottratta a quella vita fatta di rischi e di mani sudaticce.

    All’epoca ancora non sapeva di essere malata.

    Ma anche se lo avesse saputo, molto probabilmente non si sarebbe negata la possibilità di poter sognare, di potersi illudere.

    Romantica imbecille!

    Era stata proprio un’ingenua a credergli, a dar voce ai propri desideri.

    E lui se n’era approfittato, attirandola nella sua trappola fatta di lusinghe e false speranze.

    L’intervento provvidenziale di Reese le aveva tolto le castagne dal fuoco.

    Le aveva letteralmente salvato la pelle!

    Forse era stato quello il motivo che l’aveva spinta ad accettare la sua offerta di lavoro e a lasciarsi coinvolgere in quella nuova follia.

    Perché doveva proprio ammetterlo: bisognava essere completamente pazzi per accettare una proposta così strampalata!

    Pazzi, totalmente incoscienti e soprattutto disperati.

    E lei apparteneva decisamente a quest’ultima categoria.

    Soprattutto da quando aveva scoperto di essere positiva al virus dell’HIV. Sieropositiva, e non sapeva nemmeno chi ringraziare per quel regalo inatteso.

    Forse lo stesso Walter.

    Tuttavia questo le aveva chiuso parecchie prospettive. Adesso, poi, le ultime analisi non le avevano lasciato speranze: l’AIDS era conclamato.

    Quando aveva iniziato con quella vita non era stata così accorta e non aveva ancora imparato a mandare al diavolo tutti quelli che pretendevano di avere rapporti non sicuri con lei.

    Aveva avuto bisogno di soldi e questo l’aveva spinta ad accettare qualsiasi offerta.

    Solo dopo aver saputo del contagio, aveva imposto, a chiunque le chiedesse delle prestazioni, la sicurezza necessaria per non contaminare nessuno e, dal momento che non li baciava e che non vi era la possibilità di alcuno scambio di fluidi, riteneva di aver fatto tutto il necessario per non diffondere la malattia.

    Praticava il sesso solo ed esclusivamente facendo uso di preservativi, ma ogni volta le rimaneva sempre in fondo ai pensieri la preoccupazione di aver contagiato uno dei suoi clienti.

    E per quanto non avesse detto niente a nessuno, negli ultimi tempi aveva ridotto notevolmente la propria attività, rendendosi consapevole dei sensi di colpa che minacciavano di soffocarla.

    Non poteva continuare con il mestiere, ma aveva i conti da pagare, un affitto e le cure che sarebbero diventate sempre più costose, col progresso della malattia.

    Sorrise amaramente a se stessa: a vent’anni le sue prospettive di vita si erano già notevolmente ridotte.

    Il suo futuro si era sgretolato ed i suoi sogni avevano preso la via del non ritorno.

    Era già con un piede nella fossa, quindi perché non accettare la proposta folle di Reese?

    Perché non assicurarsi una sorta di pensione?

    Se tutto fosse andato male, lei non avrebbe rinunciato a niente.

    I tacchi ripresero a rumoreggiare non appena mise piede su un nuovo tratto asfaltato, coprendo ogni altro rumore di sottofondo.

    Immersa com’era nei propri pensieri, non si accorse dell’ombra che si allungò dietro alla sua.

    Non si rese conto della vicinanza del nemico, se non quando fu troppo tardi per reagire così come aveva sempre fatto.

    Imprecò in modo osceno quando captò finalmente la presenza dell’uomo alle sue spalle.

    Ed imprecò ancora di più quando vide arrivare il bastone, che calò fulmineo sulla sua testa.

    Protese le braccia per ripararsi dal colpo, ma agì in ritardo.

    Il legno la centrò in pieno, arrivando comunque a colpirla sulla tempia destra.

    Per un momento vide il sorriso di scherno che deformava il viso del suo aggressore.

    L’espressione soddisfatta e compiaciuta.

    Ebbe modo di registrare i particolari di quel volto suino e grassoccio, con occhietti piccoli e maligni che brillavano di eccitazione.

    Poi tutto si spense, sfumando lentamente nel nero.

    Il mondo svanì intorno a lei, mentre veniva afferrata e sostenuta, per impedire che franasse al suolo.

    2

    Il risveglio non fu certo uno dei migliori.

    Le girava la testa, la tempia le faceva un male d’inferno e la nausea minacciava di farla vomitare ogni volta che respirava.

    Tentò di toccarsi il punto dolorante, solo per rendersi conto che non avrebbe potuto farlo con le mani legate saldamente sopra il suo capo.

    Oh… merda…. borbottò, stando bene attenta a non fare movimenti bruschi.

    Aprì lentamente gli occhi cercando di valutare la situazione, tentando di capire quanto in realtà fosse finita nei guai.

    Beh… lo era davvero.

    Ci mise pochi secondi a capire che si trovava legata sopra un tavolo e che, se sentiva freddo, era per il fatto che era stata spogliata di tutto.

    Bene, bene. Vedo che ti sei ripresa, finalmente.

    Voltò la testa nella direzione da cui proveniva la voce, trovando Occhi Porcini ad attenderla.

    Liberami subito! Idiota!

    Alzò di poco la testa per insultarlo meglio, ma lo sforzo le provocò un eccesso di tosse ed il resto delle imprecazioni venne soffocato dai singulti.

    L’uomo le si avvicinò con aria preoccupata, arrivando a sostenerle il capo per evitare che finisse strozzata dalla propria saliva.

    Piano, dolcezza. Calmati.

    Carrie prese respiro più volte prima di riuscire a riavere un minimo di controllo.

    Liberami ordinò perentoria.

    L’uomo la riadagiò con cautela e sorrise.

    Dolcezza… non ci penso proprio.

    "Non chiamarmi dolcezza!"

    Lei lo guardò di traverso e mentre questi si allontanava, cercò di seguirlo con lo sguardo.

    Lo vide avvicinarsi ad un tavolo appoggiato contro una parete spoglia ed in parte scrostata.

    L’unica luce effettiva era quella che era stata accesa sopra il tavolo dov’era stata legata; il resto della stanza, che sembrava enorme, era però immerso in una tenebra inquietante.

    E quel tavolo, il cui contorno si scorgeva nella penombra, pareva luccicare grazie agli strumenti adagiati sopra di esso: una serie di oggetti dall’aspetto bizzarro e per niente rassicurante, tra i quali Carrie riconobbe delle lame che brillavano sotto le luci impietose dei neon, riflettendo con luccichii sinistri la perfetta pulizia dell’acciaio.

    Beh? Cosa sono quelli? I tuoi giocattoli?

    Carrie lo vide esitare e quindi sollevare uno dei coltelli, osservandone affascinato il bagliore.

    Lo accarezzò con un amore inaudito, lasciando intendere l’attenzione maniacale che riservava ai suoi attrezzi.

    I miei giocattoli? Oh sì… questi sono i miei amori. Sussurrò con tono reverenziale, quasi si stesse rivolgendo ad una reliquia sacra.

    Ecco! Appunto! E tu vorresti dirmi che hai intenzione di usarli su di me? Suvvia! Non puoi sprecare un oggetto così prezioso per una come me!

    L’uomo si voltò sorridendo beato, come se avesse appena assistito ad un miracolo.

    Cosa te lo fa pensare?

    Ma mi pigli per scema? Vuoi forse dirmi che mi hai legata come un salame solo per farmi il solletico? Ma andiamo!

    Carrie sapeva bene che essere sfrontata non l’avrebbe affatto sottratta dalle attenzioni del maniaco, ma doveva prendere tempo.

    L’uomo riabbassò la lama, appoggiandola con la stessa cura con cui aveva riadagiato il capo di lei dopo l’eccesso di tosse.

    Mosse un paio di passi verso una porta sul fondo della stanza, ma parve ripensarci e tornò indietro, fermandosi proprio vicino al tavolo.

    Vado a prepararmi, dolcezza, per noi questa sarà una lunga notte. Le accarezzò il volto quasi con affetto, soffermandosi sulla curva della mandibola.

    Prepararti? E cosa devi fare? La ceretta? Strapparti le sopracciglia? Rimetterti lo smalto alle unghie? Suvvia tesoro, con tutta la migliore volontà di questo mondo, non diventerai mai una bellezza!

    Lo schiaffo la colpì all’improvviso, ma non poté dire che fosse del tutto inaspettato.

    Con tutto quel provocare, un manrovescio era decisamente il minimo che si sarebbe dovuta aspettare.

    Cagna! Sei solo una cagna schifosa! Una puttana! La follia brillava in quegli occhi porcini, diventando sempre più evidente ad ogni respiro.

    Ehi, vacci piano con le parole! Ok? Va bene, ho esagerato. Chiedo scusa.

    Cercò di usare un tono convincente, mantenendo la concentrazione dell’uomo su di sé.

    Aveva bisogno di tempo.

    Tutto il tempo che fosse riuscita a recuperare, per dare modo a Reese di passare all’azione.

    Quell’idiota non si era ancora fatto vivo.

    Che cosa aspettava?

    Che quel pazzo la facesse a fette?

    Cosa stava facendo quell’altro idiota?

    Lavorava a maglia preparandosi una bella sciarpetta per l’inverno?

    Non appena lo avesse beccato, gliel’avrebbe stretta intorno al collo, la sciarpetta, e lo avrebbe impiccato con quella!

    L’irritazione crebbe, ma tentò di soffocarla per non dar modo all’uomo di colpirla ancora.

    Il demente aveva le mani pesanti ed un altro colpo le avrebbe mandato in tilt il cervello, arrivando a completare l’opera del bastone con cui era stata aggredita all’inizio della serata.

    Siamo partiti con il piede sbagliato, amico. Io mi chiamo Carrie, e tu chi sei?

    Vide l’uomo strabuzzare gli occhi, evidentemente sorpreso dal cambio di tono e di atteggiamento.

    Tuttavia quella nuova remissività parve calmarlo, dandogli un falso senso di trionfo.

    Le accarezzò di nuovo il viso con particolare delicatezza, soffermandosi con la punta delle dita sul punto in cui l’aveva colpita e che si andava già gonfiando.

    Un altro livido…

    Carrie fece uno sforzo notevole per non girare la testa e sottrarsi in questo modo al tocco.

    Fece uno sforzo per non dargli ulteriori soddisfazioni e per non fargli capire quanto la turbasse anche quel lieve contatto.

    Non voleva avere paura, ma non poteva farne a meno.

    Non poteva ricacciare nelle profondità del proprio animo gli anni terribili che aveva vissuto nella sua adolescenza quando, terrorizzata, aspettava l’arrivo a casa del patrigno.

    In quelle notti si era aggrappata all’errata convinzione che esistesse una giustizia divina, un qualcosa che, al di là del sole e delle nuvole, potesse intervenire a suo favore, sottraendola in questo modo all’alito alcoolico del patrigno.

    Alle sue mani sudaticce ed alla sua violenza di essere privo di coscienza e moralità.

    Ma il porco non era mai stato fulminato da una saetta divina.

    Non era mai rimasto annichilito da un qualche potere sovrannaturale… ed era stata lei alla fine a dover ricorrere ai propri mezzi per garantirsi la sopravvivenza.

    Non rimpiangeva affatto di averlo colpito con il ferro da stiro, né tanto meno di avergli spaccato la testa, rimpiangeva soltanto di non averlo fatto prima.

    Occhi Porcini la richiamò al tempo presente, facendole ricordare la propria presenza con una carezza che le percorse il corpo nudo.

    Rabbrividì, ma non di piacere.

    Che fai? Ti prendi gli anticipi?

    Mi prenderò molto di più, dolcezza, ma più tardi, non adesso.

    E che cosa farai? Giocherai al dottore? si pentì subito per il tono di scherno che aveva usato, ma nonostante l’evidente irritazione, l’uomo non reagì, le sorrise freddamente ritirando la mano.

    Hai la lingua lunga, dolcezza, ma vedremo quanto voglia ti rimarrà di scherzare, una volta che inizierò a divertirmi con te.

    Girò su se stesso facendo l’atto di andarsene, ma Carrie lo fermò, richiamandolo indietro.

    Aspetta! Non mi hai ancora detto come ti chiami!

    Chiamami Fred.

    Ok Fred, perché lo fai?

    Che razza di domanda!

    Perché è pazzo ed è fuori come un balcone svizzero con tanto di gerani pendenti!!

    Ecco perché lo fa!

    Carrie avrebbe voluto schiaffeggiarsi da sola, ma l’uomo tornò indietro riposizionandosi nuovamente vicino a lei.

    Perché lo faccio?

    Già… perché sei costretto a legare una donna sopra un tavolo per eccitarti? Cos’è andato storto nella tua vita? Perché nella mia, tutto è andato di traverso. Se non fossi stata un rifiuto umano, non avresti avuto la fortuna di trovarmi su un marciapiede.

    L’uomo parve vacillare.

    Carrie non capiva la ragione del suo turbamento, ma il modo in cui strinse quegli occhi suini, lo fece diventare improvvisamente ancora più pericoloso.

    Per un momento pensò di avere esagerato, di essersi addentrata in un territorio vietato.

    Forse non era stata proprio una buona idea ricordargli il passato e tentò di rimediare in qualche modo.

    Scusa, non volevo impicciarmi dei fatti tuoi, ma penso che noi due siamo piuttosto simili: la vita non dev’essere stata clemente per nessuno dei due. Almeno, la mia non lo è stata affatto…

    Carrie sentiva la propria voce salire di tono per il panico e le parole accavallarsi le une sulle altre, nel miserabile tentativo di riportare l’uomo nelle sue condizioni precedenti.

    Andiamo, Fred. Non credi che potremmo intenderci, noi due? Non credi che potremmo sperimentare insieme un po’ di eccitazione, un po’ di gioia? Sono brava, sai? Sono una professionista, in fondo.

    Certamente tesoro. Lo faremo di sicuro.

    L’uomo cancellò ogni proposito di andare a prepararsi per un evento che sarebbe dovuto avvenire successivamente e si diresse a passi decisi verso il tavolo con gli attrezzi. Agguantò una specie di pinza gigante, dai bordi evidentemente seghettati ed affilati. Carrie non voleva nemmeno sapere a che cosa gli sarebbe servita. Non era per nulla ansiosa di soddisfare una curiosità che nemmeno lontanamente provava.

    Ehi… parliamone!

    Ormai sudava e non per il caldo. Un movimento al limite del suo campo visivo attirò la sua attenzione.

    Si costrinse a non voltare la testa per verificare la realtà di quel lieve spostamento, cercando di non mettere in allarme il caro Fred. Piuttosto lo distrasse.

    Parliamone. Cosa vuoi farne di quell’aggeggio? Mettilo via Fred, fai il bravo bambino. Potresti pentirti di non avermi dato retta!

    Taci, puttana! Ti strapperò la lingua con questa tenaglia, così non sarò più costretto ad ascoltare le tue stronzate!

    Fred avanzava a passo lento, gustandosi la sua ansia evidente. Era sempre più vicino. Sempre più pericolosamente vicino.

    Fred… guarda che è pericoloso giocare con certi attrezzi. Potresti farti tanto male…

    Il tono suadente non servì ad ammansire l’uomo.

    Coraggio, Fred… metti via quella cosa. Parliamo…

    Lui allungò la mano con il palmo aperto, con il chiaro intento di percuoterla di nuovo. Carrie chiuse istintivamente gli occhi, preparandosi all’impatto inevitabile. Impatto che non giunse. Arrivò invece alle sue orecchie un suono soffocato che catturò la sua attenzione, costringendola a riaprire gli occhi. Reese torreggiava sull’uomo, sovrastandolo di venti centimetri buoni. E non era solo più alto, era decisamente più grosso. E mortalmente più cattivo.

    Come a voler confermare i suoi pensieri, Carrie vide Reese spezzare il collo di Fred, con una sola fulminea mossa delle sue grandi mani. Il crack risuonò secco. Lo ruppe con la stessa facilità con cui lei avrebbe spezzato uno stuzzicadenti. Fred si afflosciò su se stesso rovinando al suolo con la sua mole, il suo ventre sporgente ed i suoi occhi porcini spalancati sul nulla. Reese rimase per qualche secondo in contemplazione del cadavere, poi volse lo sguardo su di lei. La percorse con un’unica occhiata, senza lasciare trapelare alcuna emozione o pensiero. Quando le rivolse la parola, la nota ironica risuonava nella sua profonda voce da tenore.

    Sei comoda?

    "Se sono comoda? Razza di imbecille, idiota, rimbambito! Ne hai messo di tempo! Che facevi mentre il pazzo

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