Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Don Zeno Obbedientissimo Ribelle: versione integrale rivista e corretta
Don Zeno Obbedientissimo Ribelle: versione integrale rivista e corretta
Don Zeno Obbedientissimo Ribelle: versione integrale rivista e corretta
E-book546 pagine7 ore

Don Zeno Obbedientissimo Ribelle: versione integrale rivista e corretta

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Versione integrale rivista e corretta dell'Autobiografia appassionante di Don Zeno Saltini, anima di Nomadelfia, conversazioni redatte dal suo scrivano Fausto Marinetti, cucendo insieme stralci di lettere, scritti, discorsi, testimonianze.
LinguaItaliano
Data di uscita9 mag 2018
ISBN9788828321583
Don Zeno Obbedientissimo Ribelle: versione integrale rivista e corretta

Leggi altro di Fausto Marinetti

Correlato a Don Zeno Obbedientissimo Ribelle

Ebook correlati

Biografie e memorie per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Don Zeno Obbedientissimo Ribelle

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Don Zeno Obbedientissimo Ribelle - Fausto Marinetti

    Fausto Marinetti

    OBB INTEGRALE

    UUID: bba8ddae-50a2-11e8-88d2-17532927e555

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    Indice dei contenuti

    Don Zeno, obbedientissimo ribelle

    Sintesi biografica

    Prefazione

    1- Dalla culla alla caserma, al seminario

    1 - La famiglia patriarcale

    2 - Il nonno saggio e autorevole

    ​3 – Fossoli

    4 - Rifiuto la scuola (1914)

    5 – Don Sisto

    6 - Contraddittorio con l’anarchico

    7 - Riprendo gli studi

    8 - Non metto cerotti

    9 – Dall’assistenza alla pari

    10 - Don Calabria

    II – Sposo la Chiesa, le do un figlio

    1 - La prima messa

    2 - Padre del popolo

    3 - La canonica, casa di tutti

    ​4 - Cinema col varietà

    ​5 - Li prendo come figli

    6 - Di tutti i colori

    7 - Preti in subbuglio

    8 - Le suore

    9 - I cinematografi

    10 - La mamma non arriva

    III – Prete diverso

    1 - Senza pretesa di convertire

    2 - Borgate romane e Magliano Sabina

    3 - Venderei il Vaticano…

    4 - Venti di guerra

    5 - Servi del sistema

    6 - Non posso fare da mamma

    IV - La prima mamma (1941)

    1 - L’ultimatum

    2 - Irene dal vescovo

    3 - Il crollo s’avvicina

    4 - L’Unione Sacerdoti Pic. Ap. (1943)

    5 – L’unione dei padri di famiglia

    V- Nell’inferno della guerra (1943-1944)

    1- Peripezie, fame, pidocchi, bombe

    2 - A Napoli

    3 - I poveri non sono più nel nostro cuore

    4 - Megalomania?

    ​5 - Maturo la mia politica (1944)

    6 - Il mio j’accuse al fascismo

    VI - Il mio progetto politico (1944)

    X - Una proposta (1945)

    1- Un contrasto tra idea e realtà

    2 - Fate due mucchi!

    3 - Vivo la mia vocazione politica

    4 - Superare il comunismo

    5 – Chiedo piena fiducia, carta bianca

    6 - Ricorro a Roma

    VIII - 1946: dopoguerra di sangue

    1 – La politica di Dio: Siamo fratelli

    2 - il mio Manifesto politico

    3 – Conquistare i comunisti, non combatterli!

    4 - L’Unione delle famiglie

    IX - 1947: la guerra degli angeli

    1 – Il comunismo ha una missione?

    2- Un’idea brillante: occupare il campo!

    3 – Non sono un allevatore di bambini

    4 - Il sogno

    X - 1948: la Costituente di Nomadelfia

    1 – Non uno, ma molti fondatori

    2 – Sognare alla grande

    3 - L’udienza

    4 – L’invasione della prefettura

    5 – Nell’epicentro del comunismo

    XI – 1949: quando il padre si scaglia contro i figli

    1 – Il Cefarello

    2- Giornalisti e visitatori

    3- Qualche ricco va in crisi

    4 – Scomunicare i poveri

    5 - La relazione prefettizia

    6 - Milano celebra Nomadelfia

    7 - Non più generare i poveri

    XII – 1950: il movimento politico

    1 - La salvezza attraverso i nemici

    2 - Nomadelfia bisogna vederla con gli occhi

    3 - I segni di Dio

    6 - Nomadelfia fa paura

    6 - Tento il colpo alle casse pontificie

    7 - Punto sui religiosi

    8 – Legato mani e piedi

    9 - Ascoltiamoli anche se bestemmiano

    10 - I sacerdoti sono d’ostacolo?

    11 - In piazza: nel cuore del popolo

    12 - Scelba a Carpi

    13 – Non sono matto

    XIII – 1951: insubordinazione politica

    1 - Un sogno troppo grande

    2 -Dopo venti secoli

    3 - Da destra e da sinistra

    4 - Uno scisma pauroso

    5 - La marcia su Roma

    6 - Il Vaticano allontana i sacerdoti

    7 - Ci auto-laicizzeremo

    8 - La condanna dei cattolici ingiusti

    9 – Il memoriale di Nomadelfia

    10 – Scacco matto

    11 – Confidenze di un eresiarca

    12 - Il congresso di Porcareccia

    XIV – 1952: allontanamento e repressione

    1 - Nella Maremma a spellarci anima e mani

    2 - Siamo cresciuti troppo in fretta?

    3 – Non vi sono più padre

    5 - Due tonache: la bianca e la nera

    5 - Barile al S. Offizio

    6 - Denunce e delazioni

    7 - Nomadelfia è un fatto di Dio

    8 – Non sarò mai un eretico

    9 - La botta di Schuster

    10 Roma: fortezza da abbattere

    11 – Intervento

    12 - In piena tragedia

    13 – L’amore non si scioglie

    14 - Le vittime non si ribellano alla Chiesa

    15 - L’amore che tutto può

    16 – Il papa verrà a cena da noi

    17 – E’ l’ora di Barabba

    18 – Scomuniche non ne voglio

    19- La coscienza in stato d’emergenza

    20 - In tribunale

    21 – Autocritica

    XV – 1953: laicizzazione e liberazione

    1 - Ci siamo comportati da becchini

    2 – Che cos’è la carità?

    3 - Vi condanno come oppressori

    4 – Il Maestro con la coda

    5 – Non siamo d’accordo

    6 - Torturare un fondatore

    7- Chiedo la laicizzazione

    8 - Non assistenti, ma fratelli

    9 - Ci auto-distruggiamo?

    10 – Laicizzazione: una separazione legale

    11 - Aggredirvi con l’amore

    12 - Una curia: poco più, poco meno

    13 - Il nemico numero uno: Scelba

    14 - Né io, né lei, né il S. Padre...

    15 - I figli riposano sul mio ritorno

    Indice

    Fausto Marinetti

    Don Zeno, obbedientissimo ribelle

    (versione integrale, rivista e corretta) con annotazioni dell'autore

    Io, don Zeno Saltini,

    truffatore per il Ministro degli Interni,

    eretico per il Nunzio,

    babbo per 4.000 figli,

    racconto la mia storia

    Autobiografia redatta dal mio scrivano Fausto Marinetti, cucendo insieme stralci delle mie lettere, scritti, discorsi, testimonianze.

    Sintesi biografica

    Don Zeno Saltini: Fossoli di Carpi (Modena) 30.8.1900, Grosseto 15.1.1981. " Cresco in una famiglia patriarcale emiliana, un tino sociale in ebollizione. A 14 anni rifiuto la scuola : E’ lì che la società ci divide.

    Nel 1920 il contraddittorio con un commilitone anarchico mi fa decidere di cambiare civiltà: " Non più padrone, non più servo . Dai venti ai trent’anni mi preparo alla mia missione: Non mettere cerotti con l’assistenza, ma dedicarmi alla ricostruzione della vita sociale secondo la fede". Amico di tutti, anche dei piccoli delinquenti, più studio da avvocato, per difenderli in tribunale, più mi rendo conto che hanno bisogno di ritrovare una famiglia nuova.

    A 31 anni, sacerdote, prendo come figlio Barile, appena uscito dal carcere: il primo di quattromila. La canonica è invasa dagli abbandonati, che suddivido in famigliole.

    Nel ‘41 una ragazza scappa di casa per fare loro da mamma . Predico, fisarmonica a tracolla, in piazza e nelle osterie. Propongo alle famiglie di fraternizzarsi tra loro per dare più sicurezza ai figli. Ricercato, passo il fronte e propongo alle autorità civili e religiose di dare una famiglia agli orfani.

    Nel 1945 lancio il movimento dei due mucchi : Chi ha i soldi da una parte, chi non li ha dall’altra e si va al potere con la legge…. Nel 1948, siccome i l popolo rifiuta di fraternizzarsi, con i miei occupo l’ex-campo di concentramento di Fossoli. Si buttano giù muraglie e fili spinati con le mani: la guerra degli angeli . Sulle macerie dell’odio nasce Nomadelfia: dove la fraternità è legge. Visitatori da tutta Italia accorrono a vedere la Città di Dio, così scovolgente che le signore-bene si spogliano dei loro gioielli, giovani coppie riparano in comunità, sei frati Serviti fuggono dal convento per fare esperienza dell’ eresia dell’amore . Pretendo svuotare gli orfanotrofi, liberare i carcerati, fare la politica di Dio. Non più ricchi e poveri, assistenti e assistiti, tutti alla pari .

    Nel 1950 ripropongo al popolo di fraternizzarsi. La DC, temendo un prete fuori misura e fuori controllo, induce il Vaticano a ritirare i sacerdoti da Nomadelfia (1952). Obbedisco con la morte nel cuore. Allontanato il comandante, l’equipaggio viene disperso, la comunità repressa, diversi figli tornano alla malavita. La coscienza alle corde, nel 1953 , mio malgrado, chiedo la laicizzazione pro gratia : Se non posso essere loro padre come sacerdote, lasciatemelo essere come laico.

    Nel 1962 vengo reintegrato come parroco della prima parrocchia comunitaria. Lancio varie iniziative: serate danzanti (per diffondere la fraternità sociale con la danza), scuola vivente , università della Nuova Civiltà , nomade, giornalino, proposta della democrazia diretta".

    " Vivo la sfida della fede da uomo, non da angelo, applicandola alla vita sociale. Votato, corpo e anima, alla mia causa: Il popolo è la mia vocazione; La giustizia, la mia ragione di vita . Bastian contrario per natura e per grazia, una sola regola: amare ad oltranza. Non s’aggiusta la società con i palliativi. Il primo compito dell’uomo è farsi giusto. Se ci sono i cristiani non ci possono essere né indigenti, né abbandonati. Grandi opere di carità, ma, socialmente, il cristianesimo non è mai esistito. Il mio esempio provoca, l’eccesso disturba. La mia passione: dimostrare con l’esempio, che è possibile santificare tutte le espressioni della vita umana. Il Vangelo vissuto nel quotidiano, quindi, non è utopia".

    Nota bibliografica

    Libri di don Zeno utilizzati nel testo

    Tra le zolle , 1940;

    I due regni, 1941;

    Alle radici , 1944;

    Ai Cari confratelli , 1944;

    Lacrime, 1944;

    La rivoluzione sociale di Gesù Cristo , S. Giacomo R., 1946;

    Dopo venti secoli , Siena, 1951;

    Non siamo d’accordo , Torino, 1953;

    Sete di giustizia , pro manoscritto, 1956;

    Lettere da una vita , vol. 2, Bologna, 1998

    Biografie e testi su don Zeno

    Galli V. A., " … Qualcosa del Padre… ", Modena, 2000 (Ex-nomadelfo, indulge all’esaltazione. Buone le notizie su Fossoli, Cefarello, repressione del 1953).

    Rinaldi R., Storia di don Zeno e Nomadelfia , Grosseto, vol. 2, 2003 (cronistoria con abbondante bibliografia. Si formulano facili giudizi, a volte contradditori, sulla figura e l’operato di don Zeno)

    Sgarbossa M., Don Zeno… e poi vinse il sogno, Roma, 1999 (biografia popolare)

    Bettenzoli D., Nomadelfia utopia realizzata? , Milano, 1976 (studio critico)

    Ciceri G., (a cura di) Zeno un’intervista, una vita, [DZR] Firenze, 1986 (Zeno racconta al magnetofono la sua vita in vista di un film)

    Marinetti, F., L’eresia dell’amore. Conversazioni con Zeno Saltini, Roma, 2000 (Sintesi del suo pensiero e messaggio).

    Rinaldi R., Mons. Vigilio Federico Dalla Zuanna, Vescovo di Carpi (1941- 1953) , Dosson di Casier, 1992 (biografia)

    Rinaldi, R., Don Zeno Turoldo Nomadelfia. Era semplicemente Vangelo , Bologna, 1977 (epistolario dei padri serviti con don Zeno e i nomadelfi)

    Guasco M. - Trionfini P., (a cura di) Don Zeno e Nomadelfia tra società civile e società religiosa , Brescia, 2001 (atti del convegno nel centenario della nascita)

    Avvertenza: le citazioni virgolettate (sintetizzate, ripulite da digressioni, ripetizioni e aggettivazione ridondante), sono tratte da: testi di don Zeno, lettere inedite, meditazioni; dai fascicoli Don Zeno racconta la sua vita e la storia di Nomadelfia; dalle biografie del Galli e del Rinaldi; dalle agende e ricordi personali. La fedeltà è al contenuto più che alla forma. Il redattore si permette questa libertà, confidando nella sua assimilazione del messaggio donzeniano avvenuta nel decennio 1969-1979, durante il quale gli ha fatto da aiutante e confidente.

    Prefazione

    Autobiografia redatta dal mio scrivano: artificio o stratagemma? Le biografie ufficiali lasciano perplessi. Impossibile maneggiare la lava della tua utopia. Difficile raccontarti da parte di chi ha vissuto al tuo fianco, immagina chi non ti ha mai visto! Qualcuno (il Rinaldi) , infatti, non si spiega la tua ingenuità , il semplicismo , la megalomania . (Se un ingenuo è riuscito a salvare quattromila abbandonati, non resta che scongiurare la storia affinché ci dia tanti ingenui, semplicisti e megalomani). Qualcun altro (il Galli, già tuo seguace), grida al santo mentre cita le tue parole: Non vogliate fare di me un mito.

    Gli uomini di Chiesa ti danno dell’ esaltato, sognatore, utopista, incolto, materialista, integralista, eresiarca . Per i politici sei un illuso, temerario, truffatore . Tu sai di avergli dato corda. Negli anni ’50 il sogno della Città di Dio è alle stelle. In prima pagina sui giornali, l’uomo più chiacchierato, un irresponsabile che non paga i debiti, sfida la provvidenza , pretende applicare il vangelo al sociale. Tu disegni, su un pezzo di carta, anno per anno, lo sviluppo geometrico della comunità: Nel 1972, se non succederanno diaspore, saremo già arrivati a circa 120.000 (25.8.1951) . Più che logico chiedere al Governo un territorio di trentamila ettari solo per cominciare!

    Ma tu, che dici di te stesso? Postino di Dio, acrobata di Dio e dell’uomo, megalomane, maniaco, accentratore . C’è chi dice che il mio modo di agire è una dittatura. No, la verità è dittatura, non la mia persona. Sai anche di essere piccolo, spettatore, peccatore : E’ la sfida di Dio, che continua a scegliere un indegno come me, gli abbandonati, la spazzatura del mondo, per fare le Sue opere.

    Personalità dirompente, carattere vulcanico, temperamento sanguigno. Che contrasto tra le esplosioni mistiche e la corporatura abbondante, il volto bonario , la battuta pronta, l’ironia facile. Senza orario, senza sponde, fuori misura. Ami stare al volante della grossa cilindrata. Una buona forchetta. Ed io, che ho sempre sognato d’incontrare un uomo di Dio , tocco con mano come riesce a essere tale senza cessare di vivere da uomo. Per te la vita è navigare tra alti e bassi; accettarsi per quello che si è, cioè palle di gomma, che rimbalzano . La tua passione: la santità sociale, applicare il vangelo come codice di vita , perché i l mondo non ha ancora visto come sia possibile essere imitatori di Cristo a livello di famiglie, di società, di Stato. E’ ora di d imostrare, che la fede serve per fare le cose impossibili : superare i vincoli del sangue e della razza, fraternizzare le famiglie, produrre e gestire i beni in comune, lavorare per amore, creare una nuova società. Sai cosa fanno con la gente in gamba? Li mettono sugli altari e così si dichiarano inimitabili. Se mi mettete nella gloria del Bernini scendo giù e vi prendo a sberle!.

    Irruente come un torrente in piena, dolcissimo con i bimbi. Cosciente della tua missione fino allo spasimo. Votato, corpo e anima, alla tua causa: la nuova civiltà, non più servi né padroni . Indomato e indomabile. Ligio e ribelle. Obbediente e rivoluzionario. Consapevole di portare un messaggio inedito, dal ’49 ordini che i tuoi discorsi siano registrati, perché non so se parlo ai seguaci di oggi o a quelli di domani. In piazza, nei discorsi al popolo, ti indii e sei il primo a stupire di quello che emerge da te: A volte, quando parlo, mi ascolto. Anch’io sono spettatore di quello che mi nasce attorno. Chi non t’ha conosciuto si scandalizza dei tuoi paradossi e contraddizioni. E delle tue battute: Bisogna sparare ai ricchi! Mirare al cuore, dove tengono il portafoglio… Caduto quello, siamo tutti fratelli. Una doppia personalità? Quella mansueta del papà e quella intransigente del fondatore in cerca di vocazioni eroiche. Se ti si può accusare di qualche cosa è di avere amato all’eccesso. Invano Scelba ti imporrà di dire basta agli abbandonati. Potrà mai l’amore essere misurato, normalizzato? Nessuno ti addomestica né il S. Offizio, né i politici, né i creditori, né le tragedie. Chiunque t’incontra non rimane indifferente: o passa dalla tua parte o ti combatte. Turoldo, predicatore del Duomo di Milano, si sentirà dire: Guarda, io al cristianesimo di parole non ci credo, bisogna fare i fatti. Ma chi li fa diventa segno di contraddizione. Il tuo esempio provoca, l’eccesso disturba.

    E i tuoi figli , i quattromila salvati dalla strada, che dicono? Essi ti chiamano ancora oggi con il titolo più semplice del mondo: Babbo.

    Ce n’è per tutti. Perché tu sconcerti, butti all’aria. Da dove l’inesauribile bisogno di fare piani e proposte? Neppure tu sai spiegarti quel non riuscire a star fermo, l’impazienza della storia: Sveglia, gente! Abbiamo fatto un brutto sogno. Facciamo due mucchi: da una parte chi ha i soldi, dall’altra chi non li ha…. Eppure ti piacciono le soste in albergo, perché è terra di nessuno. Oh la passione per la libertà! Quella che ti fa rompere lacci e laccioli: della scuola; del seminario; delle convenienze sociali; del funzionario del culto; del diritto canonico e civile insieme. Violenti le regole dell’economia, vuoi svuotare gli orfanotrofi, liberare i carcerati, fare la politica di Dio . Tu, prete contadino , pretendi arare il Vaticano, spiegare il vangelo agli addetti ai lavori, leggere i segni dei tempi, convertire il S. Offizio. Hai il coraggio di dire al papa: Io sono Paolo di Tarso…. Attacchi, denunci, scuoti le fondamenta di San Pietro. Sempre in bilico tra il sogno e la legge di gravità. O si dire: I santi di domani occuperanno i posti chiave della Chiesa. Lettere di fuoco, "Perché io sono di famiglia e un figlio può e deve dire tutto a sua madre !. Fede paradossale, la tua: Se venisse Gesù a dirmi di fare una certa cosa, gli direi: fammelo dire dal tuo vicario. Che bisogno ci sarebbe della fede se gli obbedissi solo quando capisco con la testa?. Quanto realismo in quel: Salti mortali, ma nella barca. Fuori di essa siamo in balia dei pescecani!. E a Montini: Guardi, Eccellenza, che lo stomaco è di interesse divino".

    Solo tu, prete irregolare , puoi scrivere la tua avventura [Il sottoscritto non fa che mettere insieme i pezzi del tuo puzzle] . Me lo anticipavi sotto il pergolato di una trattoria toscana, a tavola, davanti a un bicchier di vino. La posizione preferita: il mento nel palmo della mano, il gomito ad angolo retto. Da tempo spazi nei ricordi, narrando, con il tuo stile dimesso, le opere di un aiutante di Dio . Una pausa, un sorso, lo sguardo fisso nel vuoto: Vedi? Io sono come i bambini, i quali non hanno il senso della profondità dello spazio. Credo che il bicchiere sia qui e faccio il gesto di afferrarlo, invece mi sfugge… Così è per il mio sogno di una società fraterna. Io lo credo già realizzato, fatto storia, invece è ancora nascosto nella conchiglia del tempo. [Riesco a fissare questo istante nella fotografia di copertina]. Poi, tra i lacrimoni: "I bambini, quando raccontano un fatto, guardano avanti come se lo vedessero. Il ragionare è un modo di conoscere imperfetto, perché si passa dal noto all’ignoto, invece il vedere è oltre. Bisogna fare il passaggio dall’uomo animale che vede con gli occhi , all’uomo di Dio che vede con lo spirito . Non si possiede la verità se non la si vive. Ironizzi con chi la sa lunga: Certi teologi mettono Cristo al microscopio, lo rimpiccioliscono tanto, che non lo vedono più. Chi ti vuol capire deve mettersi nella tua pelle. Ai visitatori frettolosi ripeti: Chi partecipa comprende, chi non partecipa non comprende".

    Impossibile spiegare il tuo irrefrenabile bisogno di parlare, esternare, ruotare attorno alla tua stella: l’uomo. Lo contempli abbandonato, sfruttato, carcerato, vittima, popolo senza pastore, popoli alla deriva. M’insegni a sillabare verbi sconosciuti nei sillabari del chiostro: Sono nato per la giustizia - La mia vocazione è la politica - Fate i conti in piazza - Bisogna produrre l’uomo universale, quello che usa i beni secondo necessità - Fin dove l’uomo può arrivare nell’applicazione del vangelo?

    Che cosa mi attrae di te: più l’uomo o più il cristiano? L’assioma di Tertulliano ti va a pennello: l’uomo è cristiano per natura. Non farai mai il cristiano alle spese dell’uomo . In te, umano e cristiano non si giustappongono, si completano. Il tuo cruccio: come si distinguono i cristiani? Il cristianesimo è ancora un’idea. Grandi opere di carità, ma, socialmente, non è mai esistito. Dicono che c’è crisi di cristianesimo. Macchè!, è crisi d’umanità, il cristianesimo non è ancora arrivato. Non è ancora l’alba. E’ un paganesimo clericale che tradisce a ogni passo Cristo (28.8.1948). La tua rabbia: perché spacciare gatto per lepre? Perché far credere, che è facile essere cristiani, c’è posto per tutti, anche per strozzini, tiranni e ricchi sfondati? Insisti con il Sant’Offizio: Le calcolatrici davanti ai confessionali!. Al popolino non fai sconti: Se hai due paia di scarpe e ne dai uno a chi non ne ha, fai un atto di giustizia; ma se trovi due poveracci senza scarpe e ti privi del paio che ti spetta, questo è amore. L’uomo nasce alla giustizia, il cristiano all’amore.

    E i bambini? Per loro, non solo riverenza, ma venerazione. E, più sono sfregiati, più sono amabili. Altro che piccoli delinquenti! Delinquenza maggiorile , non minorile. La vittima ha sempre ragione. La tua scuola. Sono stati i diseredati a darti ciò che il seminario non sa dare; sono state le loro lacrime a farti sentire la nausea dell’assistenza. Se l’abbandonato ti chiede di fargli da papà non gli dai l’istituto lucido ma freddo, l’assistenza a ore e con lo stipendio. Con gli scarti della società, la ricostruzione: la famiglia nuova, la nuova civiltà. Il tuo prototipo: Nomadelfia. Per dire No al rapporto benefattore-beneficato; No al padrone-operaio; No ai popoli guida-popoli servi. Tra disuguali ci si aiuta, tra fratelli si condivide. La tua rivoluzione: né al di sopra né al di sotto, alla pari : l’unico rapporto che rende possibile l’amore.

    Vai col cuore. E la vittima te lo prende tutto. Come elettrizzi le folle, toccando le corde magiche del cuore! Troppo diverso dal clichè clericale. Non solo incompreso, perseguito. E tu a supplicare i gestori della fede: Le opere di Dio per loro natura portano lo scompiglio nelle coscienze (22.1.1953) . Non ami i mezzi termini. La denuncia è aperta come il cuore: "In una società che rispetti almeno le leggi naturali, i ricchi e i capitalisti non ci devono essere. Neppure i poveri. Se i cattolici vogliono essere coerenti, devono mettersi alla pari degli oppressi. Fino a quando non saremo arrivati a realizzare il perfetti nell’unità il mondo non potrà mai capire né Cristo, né la Chiesa".

    Cosa ti aspetti dall’uomo? Che si faccia fratello, non solo come singolo, ma come famiglia, come società. Tutto qui? Tutto qui. Ti rivedo, seduto alla tavola della storia, il mento nel palmo della mano, lo sguardo fisso nel vuoto per afferrare il sogno come si fa con un pezzo di pane, con un bicchiere di vino per brindare alla fraternità sociale. Sul vangelo, chiaro! Perché senza la fede non si fanno queste cose.

    E tu continui a sussurrare tra le fessure del tempo: "Forse la mia è stata un’incursione , una fuga in avanti nell’utopia per dire al mondo, che è possibile essere fratelli. La pasta umana è cruda, ma il sogno non deve morire. Io e i miei figli ne abbiamo anticipato un esempio piccolo come un atomo: Nomadelfia, dove la fraternità è legge a livello familiare, sociale e politico ".

    Il tuo scrivano .

    I - Dalla culla alla caserma, al seminario

    1- Dalla culla alla caserma, al seminario

    1 - La famiglia patriarcale

    La prima volta che ho visto la vita ero nel lettone di mio padre e mia madre, la quale apriva la finestra nella luce rossa del tramonto. La sua figura, nell’atto di spalancare le braccia, mi sembrava formare una croce in un mare di sangue.

    Sono nato a Fossoli di Carpi il pomeriggio del 30 agosto 1900 mentre sull’aia si batteva il grano. Il nono di dodici figli, cresco in una famiglia patriarcale: i nonni, quattro figli sposati, nuore, nipoti. Trentacinque persone. Si vive tutti insieme, tutt un pan e un vein, l’economia in comune. Sempre uniti: nelle feste e nei lutti, nei battesimi e nei matrimoni. Il nonno è il capotribù. Questa vita lascia in me l’impressione di grande sicurezza affettiva ed economica. Stare per giorni dalla nonna, dalla zia, è come stare in casa. Non solo i genitori, tutti si interessano della nostra educazione. I vecchi portano il peso della responsabilità e i nipoti sembrano degli eterni giovanotti. I nonni non hanno autorità diretta, ma noi ragazzi appelliamo al nonno, che risolve tanti problemi. Quando penso alla mia fanciullezza vedo subito questa figura autorevole, saggia, forte come una quercia. Va a pranzo dai nipoti, viene messo a capotavola, parla e tutti ascoltano: un rispetto! Si rivolge al nipotino: Hai fatto a modo? Cosa dice la maestra? E il prete?. Finge di non sentire i piccoli, che fanno gazzarra. Le donne brontolano, pettegolano. Inevitabili i contrasti, diverbi, gelosie, che si risolvono per via della nostra coesione. La mamma bisticcia con zia Norina. Ma quando il tifo ci mette a letto, la zia affida i figli a una parente e viene a curarci. Mio padre e io, come misura preventiva, andiamo a dormire in campagna con un fiasco di grappa.

    Vita cadenzata dalle stagioni, dalle tradizioni, da una cultura sapienziale. Gli animali per arare, il cane per andare a caccia, gli allevamenti per nutrirci. Mi sento al centro dell’universo: io, un ragazzino, alla guida di buoi possenti dall’alto del carroletame. Schiocco la frusta e mi obbediscono. Giovinezza viva: cottine, ricerca della fede, conflitti. Il Signore mi fa passare attraverso la vita semplice dei contadini per farmi vivere libero come gli uccelli dell’aria. Mi butta in mezzo al popolo come chi è gettato in acqua e impara a nuotare. Aiuto la mamma, che mi racconta delle parabole: C’era uno che non credeva nella provvidenza. Il Signore gli dice: Raccogli quel sasso. Spaccalo. Dentro, un bel verme grasso. Vedi? Dio sa mantenere una creatura anche nella pietra".

    In paese, molta miseria. Un popolo di braccianti, le cui famiglie non sono unite come la nostra. Noi non abbiamo mai disgrazie e siamo curati da medici di famiglia. I figli sono una risorsa da festeggiare al battesimo con gnocco fritto, vino bianco alle donne, vino nero per tutti.

    2 - Il nonno saggio e autorevole

    Il nonno Giuseppe: diciassette poderi, terre in affitto, una sessantina d’operai. Mai licenziato uno. Quando la lega dei socialisti organizza lo sciopero, fa subito un accordo. Borghese nella concezione sociale, preciso nel rispetto dei diritti. Spesso vado a scuola in calesse con lui. Mi spiega tante cose. Se incrocia un operaio in bicicletta, cede il passo per evitargli i solchi delle carreggiate. Tieni a mente: è l’operaio che mantiene il mondo. Una domenica ci sorprende a raccogliere il fieno mentre il cielo minaccia la pioggia. Riunisce tutti e a mio padre: La festa è giorno di riposo. Gli operai hanno diritto di andare all’osteria, i buoi di riposare. Andate a sistemarvi e venite in chiesa con me. D’animo nobile, in gita ad Assisi ci sorprende sui gradini con il pranzo al sacco: Non fate gli zingari. A casa si fa regime, fuori casa si va al ristorante. Al matrimonio di mia cugina finiamo nel corteo di un’altra coppia. Una confusione! Vedi? Se non si sta attenti, uno pensa di fare una cosa nella vita e finisce per farne un’altra.

    A uva, a caccia, a pesca nelle paludi. Un tenore di vita modesto: al mattino, polenta e formaggio; a mezzogiorno, minestra e verdura col pane; la sera, polenta con intingolo. Vado a Carpi con le scarpe a tracolla e le infilo in città. Le feste, un evento bellissimo. La nonna confeziona i dolci in cucina, in sala si balla, le donne combinano i fidanzamenti, i bambini si rincorrono. Quando tutto è pronto, si mette un bel vestito nero di seta, la catenina d’oro, i braccialetti, scende tutta elegante e serve con una finezza...

    Si frequenta il culto senza pietismo. Tutto viene riferito a un principio religioso. Non si dice: Fai questo, perché te lo dico io, ma, Si fa così, perché è Dio che lo vuole. Il concetto di legge è vivo e si fa derivare da un principio morale. Mia madre non va a messa tutte le mattine. M’insegna preghiere tanto semplici, che mi fanno sentire Dio e i santi come dei congiunti: A letto a letto me n’andai / sette santi ci trovai / sette ai piedi, sette ai guanciali / tutti i santi mi son fratelli uguali. Quando le scappa la pazienza per il mio spirito di contraddizione, sbotta: Tu non sei d’accordo con nessuno, neanche con te stesso. Le piace leggere, raccontare storie come quella dell’inventore della ceramica: Una volta i piatti erano di terracotta, sempre unti. Un Tizio compra una catasta di legna, fa dei piatti d’argilla, li vernicia, li mette nel forno. Brucia, brucia, brucia… Niente. Corre in casa, spacca porte, finestre, mobili e li butta sul fuoco. La moglie urla disperata: Ha perso la testa!. Lui butta giù le travi del tetto, sacrifica tutto fino a quando non ottiene una bella patina di vetro. Se vuoi ottenere un risultato, non avere paura di niente: buttati a corpo morto.

    D’estate gli operai lavorano come schiavi: dodici ore sotto il sole, un pezzo di polenta e acqua tiepida. Ogni sera, un coro: il segnale del rientro dai campi, in processione, per la Via Remesina. Dopo cena, d’estate, sull’aia a cantare con i grilli della campagna; d’inverno, nelle stalle, noi a sgranare il granoturco, i cantastorie a raccontare le loro favole con tale fantasia da lasciarci incantati. Viandanti e lavoratori stagionali dormono nei fienili.

    A sette anni, alunno in cerca di protagonismo, do prova di destrezza ai miei coetanei. La maestra sta pranzando. Volete vedere che faccio centro?. Tendo la fionda, miro alla finestra, va in frantumi, tutti scappano. Una sgridata, ma io esulto in cuor mio: Ce l’ho fatta!.

    Un’ombra attraversa la famiglia: mio fratello Vincenzo va in seminario, mia sorella Nina fugge con il fidanzato e si sposa.

    ​3 – Fossoli

    Più grandicello, mi guardo attorno. Vivo a Fossoli, frazione di Carpi, duemila abitanti, nell’ Emilia rossa : Terra balzana, polemica, dissacratrice. Gente pronta a battersi per un’idea, abituata a uscire di casa con il coltello e a sottolineare con esso i propri discorsi. Un giorno, armato di falcetto, mi rotolo sul prato con un compagno. Qualche graffio e… più amici di prima!

    Il paese è un agglomerato di catapecchie, nidi di pulci e malattie. Un paio di famiglie possiede settemila ettari. Qualche coltivatore diretto, qualche mezzadro, molti braccianti. D’inverno, neve, disoccupazione, fame, croste, tubercolosi, alcool. Chi ruba la legna, chi svuota i pollai, chi chiede l’elemosina. Ogni domenica il comizio. Scioperi, liti in piazza, la Casa del popolo. Vado in chiesa e non capisco niente; i comunisti parlano di pane e lavoro. Seguo, incuriosito, le loro processioni dietro una bandiera rossa.

    Un ventennio di lotte che mi costringono a una presa di coscienza: le miserie sono troppe e proprio tra i cristiani, che di Cristo hanno solo il nome. Terreno fertile per le rivendicazioni sociali, nascono le leghe rosse e le leghe bianche, il settimanale socialista Luce e L’Operaio Cattolico. A Carpi, Alfredo Bertesi, deputato socialista, organizza gli operai. Per lo sciopero del 1907 affluiscono a Mirandola 500 soldati; nel ’12 i contadini di Fossoli incrociano le braccia per un mese. Molti cercano una soluzione sociale. Nell’anima mia un paradosso: perché si nasce ricchi e poveri, fortunati e sfortunati? Non è vero: si nasce tutti nudi. Ai miei amici, d’inverno, zoccoli e croste; a me non manca niente. Lavoro con i contadini del nonno e vedo la differenza: ogni anno lui compra un podere e loro sempre più magri. Difficile capire la miseria se non la si vive: Pancia piena non sa di vuota! Per i genitori i poveri sono o incapaci o viziati, senz’altro dei poveri disgraziati. Noi in carrozza, gli altri a piedi. Solo i ricchi come Bombrini hanno dei purosangue e quando passa la pariglia, tutti a bocca aperta. I poveri si accontentano di cavallotti difettosi. Le prime biciclette, un lusso, non funzionano bene. Spesso si rompe la forcella e il naso finisce tra i raggi. A Piron Casot, un uomo distinto, hanno riattaccato il naso.

    Diversi fatti, come la fine dello zio Umberto, mi segnano per sempre. Sposa una facoltosa e vanno ad abitare per conto loro. Gli affari vanno male, si dispera, si spara. Il nonno: Non fatemi più quel nome. Prende il cavallo, va dalla vedova, dice ai nipoti: Vostro padre, d’ora in poi, sono io. Li mette alla pari ed ereditano come noi. Se fosse stato debole non sarebbe riuscito a darci tanta vitalità. Autorevole in senso positivo. I tipi come lui sono chiamati resdor, reggitori, re. E io imparo a rispettare l’autorità per la funzione, che ha in ogni gruppo sociale. Perfino i briganti hanno un capo. Ma il vincolo del sangue è fragile. Morto lui, ottantaquattro anni, sano come un pesce, i figli si dividono.

    4 - Rifiuto la scuola (1914)

    Frequento le tecniche a Carpi. Trattano sempre di gente morta: un cimitero. Una professore parla di donne, un altro contro la Chiesa. M’interessa vivere con gli operai, ascoltare la cultura millenaria degli anziani. Dalla finestra guardo i passeri e li invidio: sono liberi e più felici di me! Quando c’è la neve, gli do il pane. Per noi, gli asini della classe, nell’ultimo banco, è uno spasso catapultare palline di mollica sul professore miope. In seconda comincio a marinare la scuola. Il parroco mi appoggia, mio padre non ne vuol sapere. La mamma va dal preside. Tutto disperato: Lo promuovo, basta che non venga più a scuola. A quattordici anni varco la soglia della Ciro Menotti, come un uccellino che esce dalla gabbia. Vado verso casa per uno stradello tra il canto degli uccelli, i bovini al pascolo, le messi profumate, la primavera della natura e della mia vita, in fiore. Il pavimento della nuova aula, i campi trapuntati di fiori; la cattedra, le montagne innevate del Cimone; il soffitto, il cielo luminoso e infinito. Corro, scalzo, sui fiori e l’erba, un tappeto che neanche il re e la regina si possono permettere. Salti e capriole! É il Signore che m’insegna ad aprire la via alla nuova civiltà, rifiutando la cultura tradizionale, la quale mi tortura la mente, mi opprime lo spirito. Perché si nasce ricchi e poveri? Una fissazione. E’ nella scuola che ci allenano all’arrivismo con voti e premi. Da piccoli ci abituano alla competizione, da grandi alla sopraffazione. Decido di non essere più schiavo di queste cose. Perché alterare la vita di un ragazzo? Non si può costringerlo in uno stampo: sta fermo, sta zitto, disegna, scrivi. Macché aula! La loro vita è come quella delle lepri, degli uccelli. Sapete cosa vuol dire essere liberi? Il bambino viene spento, ucciso dal nozionismo. Nomadelfia nasce nel 1914, perché il Signore mi fa sentire l’orrore per la cultura astratta, agnostica, selettiva.

    Osservo la natura e gli animali. Ogni giorno porto al pascolo dieci, quindici maialini. Sembrano tutti uguali, invece non ce n’è uno identico all’altro. Li chiamo per nome. Sto a guardare quando la scrofa procrea, dà il latte, tutto. Non è che sia scandaloso vedere dare alla luce: una cosa bella! É cosa da poco far nascere un nuovo essere? La natura mi diventa maestra. L’usignolo, si dice, impara cinquantaquattro ariettine, una diversa dall’altra. Quando uccidono la mia scrofa e l’accalappiacani prende Reno, piango a dirotto. Per togliergli il vizio di rubare le uova, mio fratello Sergio gli infila in bocca un uovo bollente.

    Il popolo vive una vita semplice. A gennaio, mentre la terra dorme, si tirano fuori i santi, le processioni di rito. A settembre si celebra la vendemmia e le missioni. Il cristianesimo era arrivato a creare un costume, che influiva sull’ambiente sociale. Mi piace partecipare alle sagre, al culto dei morti. Un protestante ci fa il verso: Le anime purganti sono la pignatta dei preti.

    Nel ’12, a Rovereto, sei mesi di sciopero. Il grano marcisce, le bestie muoiono. La sera, un bel tipo, sul tavolo, improvvisa un discorso. Fanno la fame, tengono duro, vincono. Leggendario lo sciopero contro Roversi, il quale, per ripicca, fa estirpare i pioppi da operai fatti venire da un altro paese. Mentre si caricano i tronchi, la folla fischia, urla, impreca. Volano i sassi. Punta la pistola e spara. La folla va e viene come le onde. Una bambina, ignara, avanza. Le donne

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1