Terra degli ottavi. Scopriamo il vesuviano, il nolano e Sarno. Vol. 1
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Anteprima del libro
Terra degli ottavi. Scopriamo il vesuviano, il nolano e Sarno. Vol. 1 - Gennaro Barbato
633/1941.
Presentazione
Gennaro Barbato possiede quella che in un suo articolo sull’archeologia vesuviana Francesco D’Ascoli chiamò la sensibilità per le pietre nascoste
. Scriveva il D’Ascoli che è una sensibilità particolare, per metà dono di natura, e per metà prodotta e alimentata da una passione profonda e totale per l’Antico. Gennaro Barbato sente
, anzi vede
, i reperti nascosti dalla lava e dall’opera dell’uomo: certe sue visioni
premonitrici sono state poi inverate e confermate dagli scavi. Lo aiuta in questa esplorazione al buio
la fermezza –un vigore della ragione diventato forza di fede – con cui fin dalla giovinezza egli, pur rispettando il ruolo e la competenza dei grandi Padri dell’archeologia vesuviana, non ha condivisole idee di chi sosteneva che il Vesuviano interno, le pendici del Somma-Vesuvio e il territorio compreso tra Nola, Palma, Poggiomarino, Ottaviano, Terzigno e Pompei, fossero, prima dell’eruzione del 79 d.C., spazi vuoti, segnati solo da qualche villa
agricola. Oggi sappiamo che aveva ragione, e che ha ragione anche quando dice, dichiara, proclama, ammonisce che bisogna ancora portare alla luce edifici importanti, forse i più importanti, come la vera
villa di Augusto, e le strade, e le gallerie e le cisterne di acquedotti, e le officine
prodigiose in cui l’opera e l’ingegno degli uomini lavoravano e raffinavano due preziosissimi doni della Natura del Vesuvio: il vino e l’olio. La mia ammirazione però va non solo al ricercatore e allo studioso di reperti, va anche, e oggi dico soprattutto, al vesuviano
che lotta per far sì che quei reperti, quei segni
di una storia grande e ancora viva, non restino ammassati nei depositi per essere destinati all’oblio – una seconda condanna all’oblio, più grave della prima – ma diventino patrimonio di tutti e in tutti sollecitino una riflessione attenta. Insomma, Gennaro Barbato combatte, con coraggio, con forza, con intelligenza, perché il passato innesti nella cultura contemporanea quella vitalità delle forme, delle cose
, dei riti, dei saperi, di cui il nostro amaro presente ha tanto bisogno. E il presente di Ottaviano ne ha bisogno in modo particolare. Sono certo che l’amico Gennaro combatterà, anche per la nostra città, quella battaglia entusiasmante e già vittoriosa che egli sta combattendo, insieme con altri, per l’acquedotto palmese, per il parco archeologico della Longola, per le ville di Terzigno.
Carmine Cimmino
Premessa
A proposito della Terra degli Ottavi, numerosi sono i motivi che mi hanno convinto ad intraprendere questo primo lavoro, da quando, esaminando le foto ed articoli di giornali del mio archivio, ho capito che questo Territorio, unico al Mondo, per le sue ricchezze archeologiche e naturalistiche, deve essere solo pubblicizzato per un maggiore sviluppo economico e perché i giovani inizino a tutelare e valorizzare questa terra.
Generazioni precedenti l'hanno martoriata.
C'è un'infinità di cose da conoscere: villaggi preistorici, anfiteatri, teatri, acquedotto augusteo, ville romane, castelli, chiese, per non parlare dei prodotti agricoli come i pomodori del piennolo e il San Marzano, le albicocche, l'uva, le nocciole, le castagne e la gastronomia.
Gennaro Barbato
1. Ichitemmuorte
La passione per l'archeologia, quella toccata con mano da un ragazzo, deve assolutamente essere raccontata.
Quella fatta di tuoni e pioggia che ti accompagnano, condizioni ideali per muoverti: scoprire le proprie origini senza stare seduti ad una scrivania, credetemi, è solo per pochi!
Diciamo la verità: bisogna essere anche un pochino incoscienti. Quando si va sul campo gli agguati si nascondono anche nell'aria.
Quando l’archeologia è nelle proprietà private, o si bloccano cantieri milionari gestiti da imprese particolari
, quasi sempre vi è una minaccia, ma bisogna pensare positivo: solo col tempo ti accorgi cosa stai raccontando, ed è qualcosa di eccezionale.
Di sicuro si diventa famosi, o da vivi o da morti, ma quella voglia di scoprire ti chiude gli occhi: nelle proprietà pubbliche o private, di nascosto, saltando muri, cancelli, reti, semplici lamiere oppure attraverso fossi, bisogna sempre andare avanti. Spesso nel silenzio si sente sempre lo stesso urlo: ‘e chitemmuorte, qualche volta accompagnato da ‘e chitestrammuorte e altre volte da stai ancora ccà?
Mio padre Luciano comprava spesso libri di archeologia e di storia – che ne fai di un insegnante?– eppure era un semplice tecnico dell'Enel, con un bagaglio