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Oliver VII
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E-book179 pagine2 ore

Oliver VII

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Info su questo ebook

Oliver VII: una novella - in realtà un vero e proprio pezzo teatrale - con Venezia sullo sfondo che racconta la vicenda umana di re Oliver VII: re che non vuole essere re, che deve fingersi re per ...
Ironica e divertente sarabanda di personaggi e situazioni, descritte da un autore geniale e profondo.

LinguaItaliano
Data di uscita17 giu 2018
ISBN9780463620175
Oliver VII
Autore

Antal Szerb

ANTAL SZERB was born in 1901 into a cultivated Budapest family of Jewish descent. Graduating in German and English, he rapidly established himself as a prolific scholar, publishing books on drama and poetry, studies of Ibsen and Blake, and histories of English, Hungarian, and world literature. His first novel, The Pendragon Legend, 1934, is set in London and Wales. Journey by MoonlightThe Queen's Necklace and various volumes of novellas. He died in the forced-labour camp at Balf in January 1945.

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    Anteprima del libro

    Oliver VII - Antal Szerb

    Szerb Antal

    OLIVER

    VII

    Traduzione: Adriano Olivari

    Copyright © 2017 Adriano Olivari

    All rights reserved.

    Originale: VII Olivér - Szerb Antal (1941)

    . Magvető Kiadó 2014 - 4 ed

    Traduzione: Adriano Olivari

    Revisione: -Adriano Olivari con la collaborazione di Bukk Antonia e Oláh Erzsébet

    Grafica di copertina : Bukk Antonia -Adriano Olivari

    a Carlo Alberto, Budapest, 2017

    PERSONAGGI PRINCIPALI

    Oliver VII. Re di Alturia

    Ortrude: principessa di Norlandia e sposa designata di Olivaer

    Mawiras-Tendal: fedelissimo aiutante di Oliver VII

    Delorme: il perfido capopopolo

    Antas: pio e fedifrago, si ritrova suo malgrado al centro della scena

    Sandoval: pittore e cospiratore e fedele del re.

    Coltor: il commerciante che vuole comprare Alturia

    Saint Germain. Il grande truffatore

    Marcelle: La bella della banda di Saint germain

    Honoré, Gervasis, Baudrieu : membri della banda di Saint Germain

    Henry Steel: il giornalista del giornale americano First

    ..e Venezia, il centro del mondo.

    Sandoval, il pittore, con discrezione abbandonò a sé stessa la giovane coppia. Meglio, la parola giovane in questa occasione si può usare solo con una certa accortezza. La ballerina era tanto giovane, ufficialmente aveva diciassette anni, e in realtà non poteva averne molti di più, ma il conte Antas ne aveva piuttosto più sessanta di anni, che meno.

    Il caffè Chateau-Madrid, nella cui terrazza sedevano, così, nella prima primavera, era un luogo straordinariamente alla moda. Nel parco del Pavilon vicino alla città, costruito vicino a un piccolo lago, crescevano platani centenari e famosi. Poiché in questi anni prima della guerra mondiale simili caffè all’aperto erano ancora pochi ad Alturia, gli uomini certamente si sarebbero azzuffati per un posto a sedere, se il Chateau-Madrid non avesse ripagato profondamente con buona aria. Ma poiché il prezzo di un caffè era di tre talleri di Alturia (più o meno 8 pengő), solo il mondo più nobile e il mondo di mezzo lo visitavano. Quel giorno, data la crescente crisi, non era pieno.

    Davanti al conte Antas stavano impilati uno sugli altri dei piattini, segnalando le bevande consumate. Il conte in generale si ubriacava di sera - ma non essendo un uomo di principi rigorosi, fisso era che beveva già anche di pomeriggio. Anzi probabilmente la mattina pure aveva bevuto, ma chi sa quando aveva iniziato - perché comunque sarebbe stato più saggio, anziché presentarsi a una così tanto grande pubblico con questa piccola ballerina di così brutta fama (Nel mondo della pace le donne avevano ancora una fama). Per fortuna un pergolato li copriva dai curiosi.

    -Gazzella! - disse Antas da innamorato. La ballerina con un allegro sorriso confermò di aver ricevuto il complimento.

    -Antilope! - rincarò il conte. Sentiva che un qualche animale ancora sarebbe servito dire, ma non gli venne in mente altro, se non il pellicano.

    In quell'istante Sandoval con volto sconvolto entrò nel pergolato.

    - Signor conte!...

    -Ragazzo mio - iniziò Antas con festosa voce nasale, perché non amava che lo disturbassero. Ma Sandoval si intromise:

    - Signor conte, la magnifica signora. Viene là...con la dama di compagnia...

    Antas improvvisamente mise il suo monocolo all'occhio e guardò intorno. Nessun dubbio. All'entrata ora faceva il suo ingresso sua moglie,

    lentamente e con fare stupefatto, come una fregata a vela del vecchio mondo.

    -E la mia fine - balbettò Antas, e buttò la testa da un lato e dall’altro, come se un qualche inatteso aiuto arrivasse attraverso l’aria.

    -Possiamo ancora scappare – bisbigliò Sandoval- possiamo evadere attraverso la cucina, e velocemente dentro all’auto...Venga, signor conte, velocemente...e cerchino di fare una faccia, come se fosse qualcun altro.

    E il conto? - chiese dall’alto in basso il signore.

    Sandoval buttò sul tavolo una banconota da cinquanta talleri.

    -Andiamo, veloci.

    Si affrettarono. Antas con la testa girata, qualche passo davanti al pergolato si scontrò con un cameriere, che rovesciò i vassoi che aveva in mano. Allo sferragliare del pentolame tutti si misero a guardare verso di là. Antas voleva chiedere scusa, ma Sandoval lo afferrò, e con incredibile velocità lo portò attraverso la cucina, fuori sulla strada, dentro nella macchina. La ballerina l’avevano lasciata da qualche parte.

    -Non pensa che mi abbia visto? - chiese Antas, come la porta si era chiusa dietro di loro.

    -Purtroppo, è totalmente sicuro, che l’abbia vista. Quando vostra Magnificenza si è rovesciato sul cameriere, tutti quanti ci hanno guardato, la contessa pure, persino nella mia eccitazione ho potuto vedere e ha fatto anche un gesto con il suo ombrello da sole.

    Antas si rovesciò sul posto a sedere.

    -Fatto. Sono morto. – gemette.

    Sandoval nel frattempo fece partire la macchina, e svoltò verso fuori sulla strada principale che portava verso la città. Il conducente si affidò alla sorte, non aveva avuto tempo di salire in macchina.

    -Avrei una proposta- disse Sandoval, squarciando il trasognato silenzio.

    - Sentiamo - bisbigliò Antas flebilmente.

    - Se il signor conte stasera si incontra con la gloriosa signora, non vedo nulla di buono. Ma il tempo può aiutare in molte cose.

    -Che vuole dire? –

    -Per esempio, se il signor conte sparisse per qualche giorno, diciamo una settimana. Nel frattempo il nervoso iniziale della contessa passa, si spaventa ancora un po’, visto che non sa dove sia andato...mi servirebbe tempo per pensare a qualche storia, che predisponga la situazione in una luce migliore...

    -Come dovrei sparire, bambinetto mio? Io, il Gran Ciambellano? Come lo immagina questo? Una personalità tanto ben conosciuta!

    -Vero...vero, Lasci solo che ci pensi...Ci sono! Porto il signor conte al castello di un mio amico, fuori, tra i monti Lidarini. Posto totalmente privo di traffico, pure il postino ci va solo una volta a settimana...Il mio amico, Trenmor, ora si trova all'estero, ma il personale mi conosce bene, e mi ubbidisce in ogni modo. Là poi il signor conte si trova al sicuro, nemmeno un uccello vola per di là. Inoltre se volesse, non riuscirebbe nemmeno a venirne via, fin quando non vengo per questo con la macchina.

    -Va bene bambinetto mio, mi porti dove vuole, solo che non veda mia moglie, soprattutto che lei non veda me! Non si sposi mai!

    L'auto girò, e si lanciò nella direzione opposta, fuori dalla città. Il conte Antas in poco tempo dormì profondamente, e si svegliò solo nel castello. Qui Sandoval lo consegnò al personale, si congedò, e promise di venire da lui, una volta visto che il palazzo del conte era più tranquillo della volta del cielo. Antas ringraziò sentitamente l'aiutante, e Sandoval guidò di ritorno a Lara, la capitale di Alturia.

    Rientrò a tarda sera. Nelle strade c'era meno gente che in altre circostanze, mentre vide molti soldati. Il temporale, che durante il viaggio aveva raggiunto la sua auto, era passato, ma veloci, scure nubi attraversavano ancora il cielo.

    -Anche il cielo - pensò Sandoval, con l’esperto occhio del pittore aveva osservato le nubi solo per un istante. -Anche il cielo è allo stesso modo inquieto, come pure io sono inquieto. Tutto sommato non a tutti i pittori è stato concesso di prendere parte alle grandi trasformazioni politiche. Forse solo Rubens...

    Frenò davanti a un grande, scuro palazzo massiccio e saltò fuori dalla macchina. SOCIETA’ PER AZIONI PER IL COMMERCIO DELLE BOTTI - annunciava una scritta priva di gusto.

    -Anche i caratteri dell’insegna della società hanno necessità di urgenti riforme - pensò.

    Suonò un campanello.

    Una piccola parte della grande porta si aprì. Qualcuno guardò fuori con prudenza.

    - Sono arrivate le botti dalla Docasillades - disse Sandoval severo.

    -Prego venga al controllo doganale - rispose una voce, e Sandoval entrò.

    -Buonasera, Partan- disse al portiere, che indossava un cappotto di pelle e una cintura. -La diciotto?

    -E su nella stanza della bilancia.

    Sandoval si affrettò sulla scala mal illuminata. Entrò attraverso una porta, sulla quale era scritto, in lettere d'oro su di una tabella nera: RAGIONERIA. Nella stanza, sulle panche vicino ai muri, sedeva una decina di uomini, forme dai vestiti particolari, con tali facce, che si vedono solo al momento di capovolgimenti storici.

    -Cosa possono essere e che posto hanno questi nella civiltà? - attraversò la mente di Sandoval. Sui vestiti della maggior parte di loro, strane gobbe celavano le mal nascoste pistole. Potevano aver già conosciuto Sandoval, perché con atteggiamento indolente sgranarono gli occhi verso di lui. Vicino al tavolo che stava alla fine della stanza si alzò un giovane uomo, e si affrettò verso di lui.

    -E arrivato davvero, Sandoval, l'attendono ansiosamente. Vada dentro dritto.

    Sandoval entrò nella stanza successiva.

    In questa piccola stanza quasi non vi era altro, se non un telefono dalla forma strana. Una delle fermate della misteriosa linea. Vicino a lui due uomini sedevano e fumavano.

    Uno di quelli, il dottor Delorme, dal vestito nero, dagli occhiali d'oro, dal naso incredibilmente stretto, andó da lui. L’altro non lo conosceva. Era un uomo molto alto, rigido, dal volto intelligente. La sua chioma insolitamente liscia per Alturia si attaccava pesantemente alla testa.

    - Sandoval -Delorme presentò il pittore allo sconosciuto.

    Quello sbattè le caviglie come un soldato, stese la mano, ma non disse il suo nome. Si portò più indietro a uno degli angoli della stanza mal illuminata.

    -Quindi?- chiese Delorme.

    -Ho dato cinquanta talleri in contanti - disse Sandoval -Ho pagato la consumazione al Chateau Madrid.

    Assaporò quanto infastidisse Delorme che iniziasse con questo vile dettaglio.

    Delorme vinse l'agitazione.

    -Per favore, ecco - allungò una banconota da cinquanta talleri. -E ora davvero, se fosse gentile di fare rapporto-

    -Non ci può sottrarre dalla cortesia - pensò Sandoval. Ci si immaginerebbe tutt’altro per un selvaggio capopolo.

    Poi fece rapporto degli eventi. Nel frattempo l'uomo sconosciuto si avvicinò, e fece intensamente attenzione.

    -Perfetto, splendido - disse Delorme. - Tale compito solo artisti potrebbero mettere in atto. Mi piace particolarmente che sia riuscito a pianificare l'apparizione della contessa con tanta precisione.

    -E stato molto semplice. Le ho scritto una lettera anonima, che se avesse voluto scoprire suo marito, di trovarsi alle sei al Chateau Madrid. Sapevo quanto fosse gelosa.

    Delorme si girò verso lo sconosciuto.

    -I nostri uomini hanno occupato il castello, dove hanno portato Antas, truccati da personale. In caso di necessità, perché non ritorni, bloccheranno Antas pure con la forza. Ma non lo farà assolutamente. Ha molta più paura della moglie.

    -Grazie, Sandoval - disse lo sconosciuto, e diede di nuovo la mano.

    -Con piacere sono al servizio di una buona causa. Solo vorrei una ricompensa. Non amo essere solo un cieco strumento. Se non ci sono altri strani ostacoli, mi farebbero capire a che è servito allontanare dalla capitale questo pio e stupido Antas?

    -Perché? - rispose lo sconosciuto. -Perché è compito di Antas, come capo del palazzo, quello di nominare il reggimento che il giorno dopo sarà di sorveglianza. Dato che Antas domani non sarà qui, devo nominare io il reggimento.Sandoval guardò Delorme interrogativamente.

    -Il signore, con cui parla, è il maggiore Mawiras-Tendal. Aiutante di campo di Sua Maestà.

    Sandoval si inchinò, un po’ maldestramente, a causa del grande stupore provato per ciò che aveva sentito. Anche l'aiutante di campo di Sua Maestà e il suo buon amico sono nell'impresa? Quanto generale può essere l’insoddisfazione...Questa insoddisfazione lo aveva appena toccato in persona. Come pittore non capiva nulla di quelle domande di commercio che generavano l’insoddisfazione. Il re stesso era un giovane uomo gentile e comprensivo, a Sandoval decisamente simpatico. Solo l'invidia della calma piccolo borghese lo aveva portato allo schieramento di Delorme. Il suo desiderio era l'azzardo, l’incertezza, il pericolo.

    -E dopodomani – disse il generale - dopodomani. Il dodicesimo reggimento vigila nel palazzo, reggimento su ogni uomo del quale possiamo contare. Capisce, Sandoval?

    -Quindi dopodomani?

    -Dopodomani.

    Il maggiore stese la mano e se ne andò, Sandoval per un po' guardò nella sua direzione.

    -Quindi anche lui - chiese alla fine.

    -Anzi soprattutto lui - disse Delorme -Lui è l’uomo più interno del Capitano Senza Nome.

    -Meraviglioso!

    -Non dimentichi che Mawiras-Tendal è il nipote del famoso eroe per la libertà, a cui è dedicata una via in ogni città di Alturia.

    -Il sangue non diventa acqua.

    -Così sembra. Talvolta anche i detti popolari provano la verità. Questa è la cosa più sorprendente nella vita.

    -Per domani vi è un qualche suo ordine?

    -Mio ordine? A lei vorrei chiedere solo un favore. Mi piacerebbe molto, se domani andasse ad Algarthe, dal principe. Lei tra i nostri uomini è l'unico, cui sia permesso andare da lui ora che sta sotto tanto stretto controllo. Di lei si sa che dipinge il suo ritratto, e poi soprattutto nessuno la prende seriamente. Perciò è tanto impagabile per noi.

    -Nego l'impagabilità. Mi si potrebbe pagare...

    -Lo so - rispose Delorme sorridendo - e credo che fino ad ora non vi sia stato motivo di dolore. Per lo più pensavo all'impagabilità nel senso dell'onore. Ma quindi...Algarthe..- si accarezzò stancamente tutta la fronte. Si vedeva che metteva insieme i suoi pensieri con difficoltà.

    -Mio Dio, quanto sono stanco, dopo la vittoria della rivoluzione per due settimane ritorno a fare lo scrittore in sanatorio. Se solo non servisse che io sia Primo Ministro. Ma quindi, Algarthe...parli con il principe. Lei può parlare con il principe. Cerchi di fiaccare il suo spirito. Lo prepari agli eventi. Lo shock improvviso potrebbe portarlo via; è fragile in questa cosa, poi anche ci muore, e allora siamo al punto di partenza. E poi mi metta al corrente

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