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Come ti vedo: Una raccolta di racconti tutta al femminile
Come ti vedo: Una raccolta di racconti tutta al femminile
Come ti vedo: Una raccolta di racconti tutta al femminile
E-book69 pagine53 minuti

Come ti vedo: Una raccolta di racconti tutta al femminile

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Visioni e parole di tre giovani autrici italiane. Tre donne, tre sguardi che si intrecciano per costruire racconto e disegnare mondi. Troppo spesso si pensa che nella letteratura sia il sesso di chi parla a definire l'interlocutore e quindi che una voce femminile possa narrare e rivolgersi solo al femminile. Lo scopo e la forza di questo progetto è mostrare come ogni penna possa parlare e indirizzarsi non a qualcuno, ma a tutti. Le tre scrittrici ci conducono prima a bordo di un treno, dove la vita di una pendolare incontra l'esperienza di una giovane donna, poi tra le sale di un ospedale, per conoscere l'amore informe e la sua battaglia contro la morte, e, infine, nel taccuino di un'estrosa giornalista che condivide con noi la sua intervista ad uno scrittore burbero e scortese. Queste tre autrici ci fanno entrare tra le pagine dei loro occhi per permetterci di leggere parole, le loro, le nostre. Guardano l'umano, lo descrivono, tracciano un segno e poi ci affrontano: "Ecco, come ti vedo!" 
LinguaItaliano
EditoreRaw Signs
Data di uscita7 dic 2018
ISBN9788894254426
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    Anteprima del libro

    Come ti vedo - Teresa Lembo

    Simone

    Lato A

    Il treno

    di Michela Modesti

    Ore 5.03 suona la sveglia come ogni mattina.

    Alessia si gira, la spegne, ma sa di non potersi permettere un altro minuto in quel letto che la trattiene a sé come una calamita. Nonostante siano ormai 15 anni che fa la pendolare, non ha ancora imparato a velocizzare il processo di risveglio mattutino: ha bisogno della sua doccia, del suo caffè preso con calma guardando il telegiornale, e del trucco sul viso, perché con quelle occhiaie non si farebbe vedere neanche dal panettiere sotto casa.

    Alessia vive in provincia e tutti i giorni prende il treno che in un'ora e mezza la porta nel suo ufficio nella Capitale. In tutti questi anni ha imparato che i pendolari regolari sono una categoria umana a parte, creature ibride che vivono in due mondi diversi non appartenendo a nessuno dei due, traghettati come le anime di Caronte tramite un battello infernale che assume per ognuno forme e funzioni diverse.

    Il battello di Alessia è il treno regionale delle 6.25 dove s'incontrano regolarmente le stesse facce, con i posti assegnati a seconda dell'esperienza che si vuole vivere: al piano inferiore una regola non scritta prevede che ci si vada solo ed esclusivamente per dormire, non sono permessi rumori, né telefonate, né musica troppo alta nelle cuffie, pena l'indignazione degli altri passeggeri.

    Perché, insomma, se prendi il treno delle 6.25 tutti i giorni, sai benissimo che se vuoi parlare o ascoltare musica a tutto volume devi andare al piano di sopra, quello con i posti da quattro fatti apposta per intrattenersi con gli altri: lì, infatti, troverai il gruppo di amici che commenta le notizie di politica attuali o semplicemente parla male di chi oggi non c'è.

    Alessia è una da piano di sopra, anche se non ha un gruppo di amici e a malapena saluta quelle anime che tutti i giorni condividono con lei la tratta da molti anni. Le piace quel piano perché è vivo e le permette di osservare le persone nascondendosi dietro le sue cuffie. Non lo ammetterà mai a sé stessa, né a sua madre, ma in cuor suo sa che è quello il vero motivo per cui ha deciso di intraprendere questa faticosa vita divisa tra due mondi.

    La versione ufficiale vuole che lei sia pendolare perché nella sua provincia c'è poco lavoro, ma nella Capitale si spende troppo per poter vivere con quello stipendio, e poi sua madre vive in provincia ed è sola, quindi sarebbe complicato andarsene. La realtà è che il lavoro di segretaria che svolge Alessia lo si può trovare anche in provincia e che nella Capitale si vivrebbe bene anche con il suo stipendio, considerando che dovrebbe pensare solo per lei, non avendo figli o fidanzati a carico. Inoltre, la mamma di Alessia è perfettamente indipendente e la distanza Capitale – provincia è talmente breve che potrebbe andare e venire ogni volta che ce ne fosse bisogno.

    La verità è che ad Alessia piace quella terra di mezzo che la fa sentire viva e le fa dimenticare per un po' di essere una persona mediocre: ha sempre pensato che la mediocrità non sia un difetto, ma una condizione a cui prima o poi tutti sono costretti a soccombere. Che tu faccia il lavoro più entusiasmante e stimolante del mondo, che tu sia un milionario pieno di donne o abbia viaggiato in tutti i luoghi possibili della terra, ti troverai un giorno a sentirti mediocre e ad avere bisogno di un input nuovo per dimenticare questo pensiero.

    D'altra parte, nell'epoca delle eccellenze è davvero difficile sentirsi geniale, brillante o entusiasta, perché esiste sempre qualcuno o qualcosa in qualche parte del mondo che lo è più di te, o che comunque è pronto a giurarlo. Allora per Alessia la soluzione si era rivelata semplice: scegli la tua mediocrità, ma anche il modo per contraddirla, e questo ti renderà una persona felice (o quasi).

    La sua mediocrità consisteva nello svolgere una vita ordinaria, senza troppi colpi scena in ambito sentimentale (usciva con parecchi uomini ma, neanche a dirlo, le sembravano tutti troppo mediocri) e con un lavoro standard sia negli orari che nei compiti da svolgere: 9-17 (con pausa pranzo di un'ora), girare alla sede centrale i documenti che le venivano inviati via e-mail e prendere appuntamenti telefonici.

    Pochi contatti umani, molta efficienza. La sua contraddizione, invece, consisteva nel vivere ogni giorno quel trasporto come se fosse la prima volta, senza sapere cosa ci si potesse aspettare dalle persone o

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