Brutta storia innamorarsi
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Anteprima del libro
Brutta storia innamorarsi - Deborah Lo Presti
Deborah Lo Presti
Brutta storia innamorarsi
Dedicato a tutte le persone che lavorano
ma non amano quello che fanno.
Che lottano tutti i giorni,
vanno avanti a testa alta
e sorridono sempre nonostante tutto.
Playlist Brutta storia innamorarsi
Can’t stop the feeling - Justine Timberlake
Blank Space - Taylor Swift
Girl Just Wanna Have Fun - Cyndi Lauper
Friends - Justin -bibier
Me Rehuso - Danny Ocean
Volevo te - Giusy Ferreri
Water Under the Bridge - Adele
What About Us - Pink
I Feel it Coming - The Weekend
Ironic - Alanis Morrisette
Helium - Sia
La Fine - Tiziano Ferro
Downtown - Macklemore
Questo libro è un'opera di fantasia, nomi, personaggi, luoghi ed eventi narrati sono il frutto della fantasia dell' autore o sono usati in maniera fittizia. Qualsiasi somiglianza con persone reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da ritenersi puramente casuale.
UUID: bc6fb31f-d567-4f9e-9957-a35aadc24435
Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write
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Indice dei contenuti
Alessandra
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Federico
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Alessandra
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Federico
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Epilogo
Alessandra
Capitolo 1
Notte prima degli esami
Sono più di 2 ore che studio ma ho la sensazione che più leggo e ripeto, meno memorizzo!
Esattamente tra una settimana inizierà l'esame di maturità e sono agitatissima.
Tutto quello che ho studiato in questi cinque, anzi, sei anni è completamente sparito dalla mia mente.
Mi sento l'ansia di Nicolas Vaporidis nel film Notte prima degli esami.
La mia carriera scolastica non è stata delle più brillanti: ho iniziato dal liceo classico ma dopo due mesi mi sono ritirata.
È stato terribile! Io abito fuori città, in un paese della bassa pianura Padana, a circa un quarto d'ora dal centro di Bologna. Ero felicissima di iniziare le scuole superiori. Finalmente avrei frequentato la città. Amo vivere nella casa dei miei genitori, ma qui è sempre tutto troppo tranquillo. La routine iniziava a starmi un po' stretta. La vita del paese è bella, ci si conosce tutti: è praticamente dalla scuola materna che conosco i miei amici attuali, e pensavo fosse arrivato il momento di incontrare gente nuova.
Tra le mie amiche nessuna aveva scelto il mio stesso liceo, ero da sola; da un lato la cosa mi spaventava, ma dall'altro ero entusiasta. Arrivavo in una scuola nuova e sognavo che tutti avrebbero avuto voglia di conoscermi.
Alla fine della terza media ero quasi diventata donna: durante l'estate mi era finalmente arrivato il ciclo. Tra le mie compagne ero l'unica ancora che non usava gli assorbenti. Questa cosa mi faceva sentire quasi un'emarginata. Le altre spesso saltavano l'ora di motoria, a causa di questo disagio, io invece stavo sempre bene, che sfortuna!
Finalmente il mese di luglio mi erano venute
! Ero contentissima! Mia madre era molto sorpresa della mia felicità, ricordo ancora che mi disse:
«Ale, vedrai che tra qualche mese non sarai più così entusiasta!» Beh in effetti aveva ragione!
Il primo giorno di scuola avevo il ciclo. È stata una mezza tragedia decidere cosa indossare: avevo paura che si potesse vedere la sagoma fastidiosa dell'assorbente.
Il viaggio in bus era andato bene, avevo incontrato tutti i miei vecchi compagni di scuola poiché anche loro, per raggiungere Bologna, facevano il mio stesso tragitto.
Arrivata a destinazione ero carica come una molla. Sono entrata nel cortile della scuola ma nessuno mi ha notata! C'erano diversi gruppi di ragazzi, di tutte l'età, possibile che io fossi l'unica a non conoscere nessuno?
In quei dieci minuti non ho incontrato neanche uno sguardo simpatico. Forse ero paranoica, ma mi sembrava che tutti mi scrutassero. Si vedeva il maledetto assorbente?
Sono entrata in classe a testa bassa. Dentro di me si faceva strada l'idea che forse non avevo fatto la scelta migliore. Volevo fare il liceo classico perché amavo la Grecia e la loro cultura. Con i miei genitori, da quando avevo sei anni, passavamo le nostre vacanze su un isola greca. Ogni anno una diversa. Le ho amate tutte e da lì mi sono appassionata alla mitologia, ho letto diversi libri e ho deciso che avrei studiato il greco.
Dopo un mese dall'inizio della scuola i miei voti erano pessimi; avevo fatto qualche conoscenza, ma niente di entusiasmante. Non avrei mai immaginato una cosa del genere. Sono sempre stata una persona socievole, e non ho mai fatto fatica a fare nuove amicizie. Ma in quella scuola non ci riuscivo. Ero bloccata.
Passato il secondo mese mia madre mi ha proposto di cambiare istituto; ha capito che ero infelice e gliene sarò sempre grata. Sono passata al liceo linguistico: l'ambiente era un po' meno snob, ma nonostante tutto non sono riuscita a superare l'anno.
Dopo l'estate mi sono iscritta ad un nuovo Liceo con indirizzo scientifico. Sentivo il bi‐ sogno di ripartire da zero.
Incredibilmente, sono arrivata in quinta, i miei voti non hanno mai superato il 7/7,5 ma a me andava bene così.
Ora rimane questo ultimo passo. Mi basta prendere il minimo. Voglio diplomarmi e poi a settembre iniziare l'università. All'inizio ero indecisa tra lettere e giurisprudenza, ma pensando al mio futuro non mi vedo in una classe ad insegnare, preferisco essere in un'aula di tribunale a esercitare.
Ogni tanto ho bisogno di una pausa dallo studio. Mi rilasso mangiando del gelato; mia madre ha fatto scorta, ultimamente ne mangio a chili!
Fortunatamente non ingrassavo, anzi, durante le scuole medie, mi chiamavano tutti grissino
.
Sono sempre stata magrissima, le gambe erano il mio incubo.
Anche adesso è così, ma le mie gambe ora sono un po' più toniche. Sono alta un metro e sessanta; avrei voluto diventare almeno un metro e settanta, ma madre natura ha deciso così. Anche con il seno è stata poco clemente, ho una seconda scarsa. L'unica cosa che ho sempre adorato in me sono i capelli. Il colore è castano scuro, ma sono lunghi e lisci.
Sono il mio orgoglio! Ho faticato parecchio per non farmeli tagliare, e alla fine l'ho avuta vinta io: mi arrivano quasi alla vita. Per il resto mi ritengo un soggetto piuttosto nella norma! Vorrei essere una di quelle persone che quando passa per strada tutti i ragazzi si girano a guardare, ma non mi è mai successo!
Ho un ragazzo da quattro anni: si chiama Diego, è stato il mio primo fidanzato serio. Vive nel mio stesso paese, è un bel ragazzo, ha quattro anni più di me. È alto, biondo scuro, occhi azzurri. Quando avevo undici anni lui faceva l'aiuto animatore dei centri estivi. Eravamo tutte innamorate! E io non facevo eccezione.
I primi mesi della nostra storia ero sempre euforica, felice: lui mi sembrava perfetto.
Poi con l'andare del tempo le cose sono cambiate.
Siamo cresciuti con idee per il futuro completamente differenti. Per lui esiste solo il nostro paese e gli amici, il massimo della vita per loro è guardare la televisione, sfidarsi a FIFA, oppure giocare a biliardo. Il loro concetto di trasgressione è fumare spinelli, almeno una volta a settimana, questo li fa sentire dei veri duri!
Io vorrei girare il mondo, con uno zaino in spalla: vorrei visitare l'Africa, l'America e l'Australia, lui non ne vuole sentir parlare.
Lavora come meccanico insieme al padre. La sera ore venti e quarantacinque, arriva a casa mia, sempre super puntuale.
Non ho ancora detto a nessuno che a settembre la mia amica Camilla andrà a vivere in un appartamento che le hanno regalato i genitori e sta cercando coinquiline per dividere le spese. Ho intenzione di andare da lei anche io. Adoro vivere nella mia casa, ma certi giorni mi sento soffocare.
Capitolo 2
L’ottanta per cento di un esame si basa sull’unica lezione a cui non sei andato, nella quale si parlava dell’unico libro che non hai letto. (Arthur Bloch)
Siamo davanti alla scuola ad aspettare che aprano il cancello per andare a controllare i risultati dell'esame di maturità. Io e Camilla ci teniamo per mano, la mia è sudata e sono tesa.
Sono sicura di averlo superato, ma sono ugualmente in ansia!
Finalmente aprono. Nella calca abbiamo fatto un po' fatica a trovare il nostro tabellone.
Non riesco a trovare il mio nome nell'appello, poi finalmente: BRENDI ALESSANDRA 70/100.
Mi scappa un urlo di gioia! È un risultato migliore di quello che avevo immaginato. Camilla 80/100: ci abbracciamo.
«Ce l'abbiamo fatta Ale!»
Sto per mettermi a piangere dalla gioia! È veramente un traguardo importante nella mia vita. Questo rimarrà un giorno indelebile nella mia mente. Non potrò mai dimenticare la sensazione di sollievo, mista a orgoglio.
«Sono contentissima. È finita. Sei anni di ansia e fatica ma finalmente ce l'ho fatta!»
«Ora iniziamo a spassarcela, hai deciso se vieni a vivere con me, nella casa delle studentesse?»
«Cami, se fosse per me verrei subito, però ho bisogno di soldi, devo trovare un lavoro part-time. Ai miei genitori l'ho solo accennato, ma non sono entusiasti e quindi non so se mi aiuteranno. Poi c'è Diego...»
«Il fidanzato noioso? Ma basta, lasciatevi una volta per tutte! Tanto lo sappiamo entrambe che è una cosa platonica tra voi due.»
Lo so ha ragione, ma a dire il vero non avevo avuto il coraggio e il tempo per pensare a lui. È molto affezionato alla mia famiglia, e loro a lui. Non gli ho ancora parlato dell'appartamento e della mia idea di andare a vivere a Bologna.
«Dai non dire così, stiamo crescendo insieme.»
«Tu stai crescendo, lui è ad un punto morto!»
La guardo alzando gli occhi al cielo, ma so che ha ragione. Ci raggiungono gli altri compagni e ne approfitto per spostarmi e telefonare al mio fidanzato noioso
che aspetta di sapere il risultato dell'esame.
«Ehi ci sei?»
«Ciao Ale, stavo aspettando la tua chiamata, allora?»
«Settanta!!! Sono contentissima!!!»
«Brava. Finalmente così ora ti rilassi. Ho il pomeriggio libero, e ho bisogno di dirti una cosa, che ne dici se ci vediamo da qualche parte?»
«Sì ok, io ora sono a scuola a che ora ti liberi?»
«Tra circa due ore ho finito, ci possiamo vedere al centro commerciale?»
«Sì va bene a dopo.»
È piuttosto insolito da parte sua, non ha mai pomeriggi liberi...Certo anche io da tre mesi a questa parte sono stata piuttosto assente, forse ha solo voglia di stare con me.
Prima di arrivare al centro commerciale ne approfitto per fare un giro in centro, con Camilla.
«Ale, quando verrai a vedere la casa? Io comunque per ora lascio libero il salotto: l'appartamento ha una cucina abitabile, due camere da letto e una sala. Per ora non l'affitto, lo tengo per te, quella è la tua stanza.»
«Grazie, lo apprezzo molto, facciamo così: nei prossimi giorni ho intenzione di distribuire un po' di curriculum, poi parlo più seriamente con i miei genitori; in effetti sono stata un po' evasiva e non so quanto mi abbiano preso sul serio.»
«Ma ci pensi che bello??? Festa tutte le sere, gente nuova, vita nuova, finalmente possiamo uscire dall'anonimato!»
Io e lei ci siamo sentite due emarginate per quattro anni; nella nostra classe eravamo solo cinque femmine. Ci siamo sempre considerate le racchie
! Forse per questo siamo diventate grandi amiche. Lei ha i capelli neri corti, al contrario di me è sempre a dieta perché tende ad ingrassare. Ha avuto solo tre ragazzi ma niente di importante. Ha un padre ricchissimo che ha lasciato sua madre quando lei aveva solo cinque anni. Non ho mai capito che lavoro fa, ma è sempre in giro per il mondo. La madre non ha mai lavorato, ha deciso di farla pagare all'ex marito facendosi mantenere.
«Sicuramente è una bella prospettiva e sarei felicissima di farne parte, ma devo sistemare un po' di cose.»
«Ok non voglio farti fretta, ma pensaci, l'affitto per te sarebbe solo di duecento euro, spese comprese. È un prezzo da amica.»
«Lo so!» L'abbraccio e la saluto prima di mettermi a piangere. La sua amicizia è stata una delle cose migliori che mi potessero capitare. Mi avvio alla fermata per prendere il bus raggiungere Diego.
Durante