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D'agosto. Il mare calmo dell'oblio
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E-book83 pagine1 ora

D'agosto. Il mare calmo dell'oblio

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Info su questo ebook

Le vicende e i destini dei protagonisti – donne e uomini che vivono la loro condizione di cinquantenni in piccoli paesi in via di spopolamento – fatalmente si intrecciano tra emigrazione, drammi e ritorni più o meno sofferti ai luoghi d’origine o dell’adolescenza. Momenti e sensazioni di un passato ormai lontano sono rievocati attraverso ricordi che proiettano i personaggi, loro malgrado, in tempi lontani. Vicende del passato che d’improvviso si impongono all’attualità dando vita a un curioso rimpallo tra differenti dimensioni del tempo. In tutti i racconti, l’oblio e la memoria, il presente e i ricordi, si incontrano e si allontanano come in un gioco di specchi, per rinserrarsi, alla fine, in un epilogo in cui il passato sembra non essere mai diventato tale.
LinguaItaliano
Data di uscita9 gen 2020
ISBN9788831646758
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    Anteprima del libro

    D'agosto. Il mare calmo dell'oblio - Bruno Stevenin

    Indice

    PRESENTAZIONE

    TAZA DE CAFE(L’EMIGRATO)

    LA VENDEMMIATRICE

    UN INCONTRO INATTESO

    LA DONNA CON LA VESTE GIALLA

    IL SINDACO DI CAMPAGNA

    LA CITTÀ DEL LUSSO

    OLTRE L’OBLIO(EPILOGO)

    BRUNO STEVENIN

    D’agosto

    Il mare calmo dell’oblio

    Youcanprint

    I fatti e i personaggi narrati e rappresentati nella presente opera sono il frutto dell’immaginazione e della libera espressione dell’autore. Eventuali riferimenti a fatti, persone, luoghi o cose sono da ritenersi puramente casuali.

    Titolo | D'agosto. Il mare calmo dell'oblio

    Autore | Bruno Stevenin

    ISBN | 978-88-31646-75-8

    Prima edizione digitale: 2019

    © Tutti i diritti riservati all’Autore

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Marco Biagi, 6 - 73100 - Lecce

    info@youcanprint.it

    www.youcanprint.it

    Questo eBook non potrà formare oggetto di scambio, commercio, prestito e rivendita e non potrà essere in alcun modo diffuso senza il previo consenso scritto dell’autore.

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    PRESENTAZIONE

    I

    personaggi principali delle storie narrate vivono la loro condizione di cinquantenni negli anni ottanta del secolo scorso. Essi si ritrovano, loro malgrado, a rivivere nei ricordi vicende che il tempo sembrava aver cancellato per sempre. Così, come in un gioco di specchi, il passato e il presente si rincorrono fino a confondersi e a rinserrarsi, dando vita a uno straordinario rimpallo fra tratti di un remoto passato e momenti del vivere presente.

    Ricordi di un passato troppo distante che si credevano perduti, perché soffocati dal tempo, di colpo affiorano nelle menti dei protagonisti sbalzandoli nelle secche di tempi lontanissimi.  Essi fanno fatica ad addentrarsi in una dimensione del tempo così distante da apparire estranea, finché l’intreccio delle vicende della loro attualità non stimolerà il richiamo della memoria proiettandoli in un passato che forse non è mai divenuto tale.

    TAZA DE CAFE(L’EMIGRATO)

    A

    l suono della campanella non c’era chi non notasse quel ragazzino dai capelli biondi e riccioluti e dalla faccia pallida che tutte le mattine si affannava a raggiungere la classe. Remo – così si chiamava – giunto al suo posto dopo aver corso lungo il corridoio con la cartella celeste a tracolla, si affrettava a sistemare il cappotto all’appendi panni e la cartella nel sottobanco. Aveva un modo di fare goffo e impacciato, dovuto anche alla sua corporatura grassoccia. Senza perdere tempo, poi, sfilava dalla borsa il quaderno di bella e il libro di testo, attento a completare le operazioni prima che i compagni facessero ingresso in classe. Aspettava l’arrivo della maestra in silenzio, tronfio e ben assicurato alla seggiola, come una roccia saldamente radicata nella sabbia. Così tutti i giorni, per l’intero anno scolastico.

    Intanto, nell’attesa che arrivasse la maestra, c’era chi mostrava le scarpe nuove, chi il quaderno di bella appena acquistato, mentre i più vivaci si agitavano urlando commenti sullo sceneggiato della sera prima o sulla partita di calcio al campetto comunale, dando vita al solito vociare colorito e allegro che precede l’inizio delle lezioni.

    Una volta l’insegnante gli chiese conto di quelle corse affannose e inutili verso l’aula. Remo non fu capace di rispondere. Ma ci rimase

    male, tanto che i suoi genitori si videro costretti a riferire al direttore del malessere e dello strano comportamento tenuto a casa dal figlio. In quei giorni, infatti, non solo se ne stava in silenzio, ma stentava a mangiare, e al mattino, appena sveglio, lamentava mal di pancia o dolore al piede. Il direttore e la maestra pensarono di far fronte al malumore del ragazzo esortandolo a realizzare un disegno a tema che, considerata la sua bravura, sarebbe stato - gli assicurarono - il disegno di copertina del prossimo numero del giornalino dell’istituto. La promessa funzionò.

    La scuola d’inverno era fredda: il riscaldamento, nell’unica aula riservata ai più piccoli, era insufficiente, mentre mancava del tutto nelle altre classi. L’arredo era scarso e spesso si rimediava alle sedie rotte con ceppi di legno d’ulivo o di quercia che qualche genitore boscaiolo o contadino offriva alla scuola.

    Remo era bravo, ma non il migliore.

    Il primo della classe era Tommaso, detto Trattore per via della passione morbosa che nutriva per i trattori e per il desiderio smodato di averne uno: un ragazzone che veniva dalla campagna, figlio di contadini che vivevano di qualche sussidio e del lavoro nei campi come braccianti, o coltivando il pezzo di terra - poco più che un fazzoletto - di proprietà. Suo padre era burbero, ma di animo buono. La madre era poco più che una ragazza, pur apparendo - a causa delle lunghe giornate di lavoro nei campi sotto il sole cocente e per la faticosissima raccolta delle olive d’inverno - come una donna di età già avanzata.

    Nel giorno della recita di fine anno, la maestra chiamò da parte Tommaso e gli comunicò - con un sorriso sincero e col tono garbato che le era consueto - che il Comune aveva deciso di premiare il miglior allievo della scuola con un attestato e un piccolo premio in denaro.

    «Il premio spetta a te! Ti sarà consegnato nella sala grande del municipio, alla presenza del sindaco. Bravo, sono davvero fiera di te», riferì la maestra, congratulandosi.

    Al ritorno in classe, la maestra Livia - una donna bruttina, sui sessant’anni e senza marito, colta, già curva, severa ma al tempo stesso giusta nei giudizi - comunicò agli scolari, col consueto e mal celato orgoglio d'insegnante, che Tommaso avrebbe ricevuto il premio di alunno più meritevole dell’istituto nel corso della cerimonia di chiusura dell’anno scolastico.

    Il ragazzo biondo e riccioluto non la prese bene. A casa, tuttavia, questa volta non fece sceneggiate; ma soltanto perché mancavano due

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