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Una nuova storia d'amore. Parte seconda
Una nuova storia d'amore. Parte seconda
Una nuova storia d'amore. Parte seconda
E-book494 pagine6 ore

Una nuova storia d'amore. Parte seconda

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Info su questo ebook

Il romanzo narra di una grande ed infinita storia d'amore, dove, i molteplici personaggi la vivono su di uno sfondo di varie emozioni, le quali inchioderanno il lettore dal principio alla parola fine.
LinguaItaliano
Data di uscita30 gen 2020
ISBN9788827828731
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    Anteprima del libro

    Una nuova storia d'amore. Parte seconda - Guido Mattei

    Indice

    CAPITOLO PRIMO

    CAPITOLO SECONDO

    CAPITOLO TERZO

    CAPITOLO QUARTO

    CAPITOLO QUINTO

    CAPITOLO SESTO

    CAPITOLO SETTIMO

    CAPITOLO OTTAVO

    CAPITOLO NONO

    CAPITOLO DECIMO

    CAPITOLO UNDICESIMO

    CAPITOLO DODICESIMO

    CAPITOLO TREDICESIMO

    CAPITOLO QUATTORDICESIMO

    CAPITOLO QUINDICESIMO

    CAPITOLO SEDICESIMO

    CAPITOLO DICIASSETTESIMO

    CAPITOLO DICIOTTESIMO

    CAPITOLO DICIANNOVESIMO

    CAPITOLO VENTESIMO

    CAPITOLO VENTUNESIMO

    CAPITOLO VENTIDUESIMO

    CAPITOLO VENTITREESIMO

    CAPITOLO VENTIQUATTRESIMO

    CAPITOLO VENTICINQUESIMO

    CAPITOLO VENTISEIESIMO

    Prefazione

    Dalla penna e dalla fantasia dello scrittore Guido Mattei nasce un’ennesima storia d’amore; una straordinaria, entusiasmante, struggente ed esilarante epopea, con sullo sfondo, il susseguirsi di vicende ed emozioni a non finire.

    Molti sono i personaggi che ruotano intorno a questa grande vicenda che, con numerosi imprevisti e continui colpi di scena appassionerà il lettore dalla prima all’ultima pagina.

    La storia riprende da quando la protagonista; Martina, lasciato l’ospedale, ormai completamente guarita da un’incurabile malattia, ritorna a casa, in compagnia della sua mamma e del marito Claudio, ritrovando l’affetto del resto dei suoi più cari famigliari.

    Questo romanzo è stato appositamente composto con lo scopo di rapire il cuore di ogni lettore, il quale, con infinita sensibilità, saprà immedesimarsi con i personaggi della vicenda, rendendola indimenticabile.

    Guido Mattei

    CAPITOLO PRIMO

    Dopo una lunga degenza in ospedale, a causa di un'incurabile malattia, Martina ritornò a casa, in compagnia della sua mamma e, del marito Claudio. Ad attenderla, a casa, c'era il resto della sua famiglia: i due figlioli, la sorella Clara ed, il piccolo Leonardo Verdoni in braccio al suo papà. Sara e Luca erano molto felici nel rivedere la loro mamma; anche Gianluca si sentiva al settimo cielo, per il semplice fatto che aveva preso in simpatia la dolce personalità di Martina. Dopo qualche giorno, Martina ricevette la visita dei suoi colleghi di lavoro, ed amici più intimi. Non le sembrò vero, era nuovamente a casa, dopo aver lottato per qualche settimana tra la vita e la morte e, in uno stato comatoso quasi irreversibile. Nel periodo in cui era immersa in quel sonno profondo, il suo inconscio sembrava spaziare nell'infinito regno celeste, dove ogni figura sembrava famigliare. Ora, nuovamente a casa, tra gli affetti dei suoi cari, riscopri' una nuova voglia di vivere la vita nel miglior modo possibile. Lei aveva dato tanto sino a quel momento, vale a dire quello precedente la sua malattia: fu specialmente in quel periodo che, tutto il mondo giornalistico, e non solo, le era stato vicino. Da quel momento in poi, per Martina ebbe inizio una nuova vita, all'insegna del dovere, della famiglia e, soprattutto della solidarietà nei confronti dei più bisognosi, e del mondo intero.

    -- Siamo molto felici di riaverti qui--. Disse Clara, rivolgendosi a Martina, con un sorriso tra le lacrime di gioia.

    -- Dai, su, figliola, ora la tua sorellina sarà sempre vicina a te--. Aggiunse la signora Alessandra.

    -- Non riesco a contenere la mia gioia--.

    -- Sai una cosa, mamma? Abbiamo tanto pregato, affinché tornassi presto a casa--. Disse Luca.

    -- La vostra mamma non vi ha mai dimenticati--. Aggiunse Martina.

    -- È un'immensa gioia riaverti tra noi--. Disse Claudio.

    -- Sono molto felice anch'io--.

    -- Ci hai fatto stare con il cuore in gola--. Aggiunse Gianluca Verdoni.

    -- Lo immagino, ma ora sono qui e, non dovrete preoccuparvi per me--.

    -- Ricordati che sei sempre nel nostro cuore--.

    -- Mamma, ti vogliamo tanto bene, non lasciarci mai più--. Disse Sara.

    -- No, figlioli miei, vi prometto che d'ora in avanti sarò sempre con voi--.

    Martina aveva riscoperto la gioia di vivere. Dopo circa un mese dal suo ritorno a casa, rientrò al lavoro: ormai era completamente guarita e, ad attenderla v'erano i suoi dipendenti e, una montagna di fascicoli ancora da controllare e correggere. Era emozionante per lei ritornare al lavoro ma, soprattutto, ritrovare i suoi amici, i quali sino a quel momento le erano stati vicino, dimostrando tutta la loro solidarietà.

    C'era persino chi le aveva regalato un mazzo di rose con un biglietto d'affetto con sopra scritto: Martina, sei sempre nel nostro cuore. Martina si mise subito al lavoro e, per prima cosa iniziò con una riunione. Convocò tutti i suoi dipendenti e colleghi per fare il punto sull'attuale situazione.

    -- Siete pronti? La riunione è prevista tra dieci minuti--. Disse Martina.

    -- Sì, direttore, siamo pronti--. Rispose Carlo Vinci.

    -- Per prima cosa desidero informarvi di un fatto accaduto pochi minuti fa. Sotto questo edificio c'è stata una piccola rissa per futili motivi e, a farne le spese è stato un bambino sui dodici anni--.

    -- Un bambino?--. Chiese uno dei suoi dipendenti.

    -- Sì, ma non solo lui--. Aggiunse Martina.

    -- E chi altri?--. Chiese nuovamente, Carlo Vinci.

    -- Un altro bambino della stessa età--.

    -- È rimasto ferito qualcuno?--. Chiese Valeriano Greco.

    -- Sì, purtroppo--.

    -- Chi? Ah, sì, quel bambino di dodici anni--.

    -- Ha perso un occhio e, come se non bastasse, persino una frattura ad una gamba; lo hanno trasportato all'ospedale, e n'avra' per circa due mesi: quindi, signori miei, desidererei che questi episodi non accadano più, particolarmente non sotto il nostro edificio--.

    -- Ho qui tutto il resoconto della situazione; prego, direttore, controlli pure--. Disse Vincenzo Pace, un nuovo cronista arrivato alla redazione de Il Messaggero, tre settimane dopo il ricovero di Martina; quindi lei non aveva avuto occasione di conoscerlo più da vicino, se non per via informativa da parte dei suoi dipendenti e, colleghi tutti.

    -- Signor Pace, ho saputo che lei si è molto preoccupato per me, durante la mia assenza, ciò nonostante lei non mi conosca profondamente, ma ora al lavoro, e si ricordi che io vi sarò sempre vicina, qualsiasi cosa accada--.

    -- È vero, signora direttrice, sinceramente sono stato molto in pensiero per lei; i colleghi ne parlavano molto bene, soprattutto della sua personalità--.

    -- Oh, grazie, ne sono molto lusingata, signor Vincenzo, mi dia pure del tu--.

    Vincenzo Pace era un uomo un po' introverso, ma al tempo stesso molto cordiale e, onesto con tutti: lui era alto, biondo e, con degli occhi azzurri. Era giunto lì in redazione, proveniente da un ufficio commerciale; si era persino laureato in scienze politiche e giornalismo. A Vincenzo piaceva molto lavorare in una redazione giornalistica, ed aveva preso a cuore il suo lavoro, ma soprattutto la collaborazione con gli altri colleghi. Vedendolo impacciato, il signor Pasquali tentò di farlo sentire a suo agio. Non solamente lui, ma in particolar modo tutti gli altri cronisti, i quali si mostrarono molto solidali.

    -- Dai, su, Vincenzo, non startene lì, impacciato, e soprattutto emozionato--.

    -- Scusatemi tutti, cari colleghi, ma mi sento come un pesce fuori d'acqua--.

    Vincenzo Pace amava molto rendersi utile: la sua vita l'aveva trascorsa nei quartieri poveri di Napoli; aveva una famiglia che gli voleva molto bene, cui lui era affezionatissimo, ma un giorno, mentre lui era fuori casa per lavoro, accadde un episodio alquanto tragico. Un incendio aveva devastato la sua casa e, in quel rogo, causato a quanto si dice da un corto circuito, perirono tragicamente la moglie e i suoi due figlioli. Da quel momento in poi, il signor Vincenzo non riuscì a darsi pace. Per lui la famiglia era la cosa più importante; era il mondo intero, anche quando era fuori Napoli per lavoro, o per studio. Un bel giorno però ricevette un invito a trasferirsi a Roma, in uno studio commerciale guidato esclusivamente da ragionieri americani ed italiani. Lo studio era situato in un edificio piuttosto invecchiato, in Piazza Mazzini numero 121. Dopo qualche mese, Vincenzo lasciò lo studio commerciale e, grazie alla sua laurea in giornalismo, fu assunto nella redazione de Il Messaggero. Fu così che, in poco tempo riuscì a conquistare la fiducia e la stima di tutti i suoi colleghi. Persino il signor Pasquali aveva preso in simpatia la personalità di Vincenzo Pace, tanto a tal punto da considerarlo come un figlio e, a lui non rimase che esserne felice.

    -- Buongiorno, ragazzi, come va?--. Chiese Martina che, in quel momento stava entrando in redazione.

    -- Tutto bene, direttore--. Rispose Carlo Vinci.

    -- Signor Pace, qualcosa non va?--.

    -- No, signora direttrice, è tutto al suo posto, non si preoccupi, lei è molto gentile--.

    -- Venga nel mio ufficio--.

    -- D'accordo, tra poco sarò da lei--.

    -- Dai, Vincenzo, non preoccuparti, il nostro direttore non mangia nessuno--. Lo incoraggiò Carlo Vinci.

    -- Andrò. Grazie, caro collega--.

    Vincenzo era abbastanza preoccupato, ma non aveva alcun motivo; Martina era sempre disposta ad aiutare chiunque e, con tutto il cuore. Vincenzo esitò un istante, poi si decise; aveva il cuore che gli batteva forte in petto, quasi fino a scoppiare.

    -- È permesso?--. Chiese Vincenzo, tutto ansimante.

    -- Avanti, entri pure--.

    -- Scusi il disturbo, signora direttrice, ma lei è molto impegnata nel suo lavoro--.

    -- Non si preoccupi, signor Vincenzo, io la stimo moltissimo, soprattutto per la sua collaborazione nei confronti dei colleghi--.

    -- Sa una cosa? Lei ha proprio indovinato, c'è un qualcosa che mi preoccupa--.

    -- Mi dica, cosa c'è che la preoccupa?--.

    -- Non riesco a trovare le parole per descrivere la mia meraviglia: lei è troppo buona d'animo, ed io sono qui ad assillarla con il mio pessimismo--.

    Poi improvvisamente scoppiò a piangere, con Martina che lo osservava, ma non disse nulla. Lei gli si avvicinò, mettendogli una mano su di una spalla; lui smise di piangere e si fisso' a guardarla, con gli occhi lucidi.

    -- Dai, su, non avvilirti, a me piange il cuore vederti così--. Lo confortò Martina.

    -- Mi scusi, signora, mi sento un bambino moccioso, so che non dovrei piangere--.

    -- Non ti preoccupare, tu sai che io ci sarò sempre, in qualsiasi momento e, non vorrei per nessuna ragione al mondo che, qualcuno dei miei dipendenti si trovasse nei guai--.

    -- Grazie ancora di tutto cuore, ora mi è in mente la consapevolezza che, in sua presenza posso stare tranquillo--.

    Martina gli diede un'altra pacca sulla spalla, dicendogli così:

    -- Io voglio vederti sorridere e, ricordati che, chiunque abbia intenzione di creare problemi ai miei dipendenti e, non solo, dovrà vedersela con me--.

    -- Lei è una donna molto buona, ed io l'ammiro per questo--.

    -- Grazie, ne sono molto lusingata--.

    La giornata di lavoro volgeva al termine, e Martina si stava accingendo a lasciare il suo ufficio, ed in perfetto ordine. In casa Rinaldi c'era sempre un gran da fare: Claudio non era ancora rientrato dal lavoro e, lei doveva badare ai suoi due figlioli, preparare la cena, riordinare la cucina e, aiutare Sara e Luca a svolgere i compiti scolastici. Nel frattempo stava rientrando anche Claudio e, Martina si diede da fare per sistemare ogni cosa.

    -- Forza, figlioli, mettete via tutto che si mangia--. Disse Martina.

    -- Sì, mamma, abbiamo persino fame--. Rispose Luca.

    -- Buona sera, ragazzi miei, non salutate il vostro papà?--.

    -- Buona sera, papà--. Aggiunse Sara.

    -- La mamma dov'è?--. Chiese Claudio.

    -- È in camera a mettere in ordine--.

    Claudio si diresse verso la camera matrimoniale e, trovò Martina che canticchiava, mentre era intenzionata a rimettere tutto in ordine. Claudio se ne stava in silenzio; fermo vicino la porta guardava sua moglie.

    -- Oh, ciao, amore, cosa fai lì immobile? Vieni qui--.

    -- Dolce amor mio, non vedevo l'ora di riabbracciarti; ti amo e, ti amerò per sempre--.

    Claudio sembrava sereno ma, nei suoi occhi c'era una strana luce di malinconia. Lui aveva avuto una discussione con una strana donna, la quale non smetteva mai di sparlare in malo modo di Martina. A Claudio non andava giù che la gente parlasse male della sua famiglia, ed in particolar modo di sua moglie.

    -- Io non so chi lei sia ma, se non la smette di parlar male della mia famiglia, sarà peggio per lei--.

    -- Si ricordi che sua moglie e' una lurida sgualdrina--.

    -- Ripeta quello che ha detto, se ha un briciolo di coraggio.

    -- Sua moglie è una sgualdrina; a lei piace divertirsi con qualsiasi altro uomo e, a sua insaputa. Lei è un volgare cornuto senza dignità--. Disse quella strana donna.

    -- Maledetta vipera, se ne vada, prima che la uccido--. Rispose Claudio, afferrandola per il collo.

    -- Lei è un volgare cornuto e, per giunta molto stupido--.

    -- Stia attenta a quello che dice, ed ora se ne vada, maledetta infame--.

    Camminando per strada con passo lento, Claudio ripensava a tutto quello che gli era stato riferito. Quella strana donna non aveva avuto alcun scrupolo pur di parlar male di Martina, sebbene non la conoscesse per nulla, Martina non meritava che la gente la giudicasse in quel modo. Lei avrebbe sacrificato la propria vita pur di aiutare il prossimo, e non solo, ma anche la sua famiglia, e tutto ciò appariva ingiusto. Martina, non appena lo vide entrare in quella stanza, si accorse subito di un qualcosa che non andava: lui cercò di sorridere per non lasciar trapelare nulla d'insolito, ma inutilmente. Lei gli si avvicinò, lo guardò negli occhi e, di colpo capì che effettivamente c'era un qualcosa che non andava.

    -- Dimmi, amore mio, è successo qualcosa?--.

    -- No, nulla di preoccupante, tesoro, è solo che ho avuto una discussione con una strana donna. No, strana è dir poco, piuttosto una lurida pettegola--.

    -- Una lurida pettegola? Mi piacerebbe sapere cosa voleva da te--.

    -- Si è messa a parlar male di te, mi ha persino definito un volgare cornuto--. Disse Claudio, con le lacrime agli occhi.

    -- No, tesoro mio, non preoccuparti, tu sai che ti amo da morire--.

    -- Sì, lo so, anch'io ti amo, per te darei la vita--.

    -- Dai, su, non preoccuparti, nessuno oserà dividerci; il nostro amore vivrà per sempre--. Aggiunse Martina.

    -- Ti giuro che, se la rivedo in circolazione, le rompo il muso, persino a costo di andare in galera--.

    -- Oh, mio dolcissimo amore, tu non puoi immaginare quanto io possa desiderarti--.

    -- Voglio fare l'amore con te--. Aggiunse Claudio.

    Insieme si lasciarono andare, desiderandosi reciprocamente.

    Claudio cominciò a spogliare sua moglie dalla testa ai piedi con il cuore che gli batteva forte in petto. Mai nessuno sarebbe riuscito a dividere la coppia più innamorata del mondo. C'era solo da chiedersi per quale motivo la gente si divertiva a gettare il seme della discordia. Forse solamente per invidia o gelosia.

    In redazione c'era un gran da fare, Carlo e Vincenzo erano immersi nel loro lavoro; gli articoli ancora freschi di stampa non aspettavano altro che, essere spediti nelle edicole. Nel frattempo, Martina stava facendo il suo ingresso in redazione, per badare circa la situazione lavorativa e, con il sorriso sulle labbra si rese conto che, i suoi dipendenti erano intenti a controllare tutti i documenti riguardanti notizie di cronaca rosa e nera. Martina era molto felice nel vedere i suoi dipendenti collaborare tra loro ed, in particolar modo constatare l'affiatamento tra Carlo e Vincenzo.

    -- Buongiorno, signora Rinaldi--. Disse Vincenzo, porgendo la mano in segno di saluto.

    -- Buongiorno a lei, signor Pace--.

    -- È molto elegante questa mattina!--.

    -- Grazie, molto gentile--. Rispose Martina.

    -- Scusami, Martina, ma mi hanno pregato di consegnarti questo rapporto--. Aggiunse Carlo Vinci.

    -- Un rapporto?--.

    -- Sì, sono delle notizie di cronaca nera; tra quelle ce n'è una riguardante un delitto a sfondo sessuale ai danni di una minorenne, mentre era sola in casa--.

    -- Si sa qualcosa circa le generalità dell'omicida?--.

    -- Sì, sembra che ad ucciderla sia stato uno psicopatico; un certo Liano Berretta, incensurato, età sui 33 anni e, di buona famiglia--.

    -- Non riesco a capacitarmi, il mondo è pieno di psicopatici assassini; loro pretendono di fare sempre ciò che vogliono con le ragazze indifese e, se non riescono nel loro scopo le uccidono senza pietà--.

    In quel mentre stava entrando persino Francesco Pasquali, tutto preoccupato non smise di agitarsi; lui tentò di comunicare con i suoi, i quali però erano molto impegnati nelle correzioni da apportare su alcuni articoli, quando Martina chiese al caporedattore:

    -- Buongiorno, signor Pasquali, può dirmi cosa è successo?--.

    -- Buongiorno, signora Rinaldi, la devo informare che c'è stato un incendio in un edificio; non si conoscono cause precise ma, in un primo momento si era pensato ad un incendio d'origine dolosa--.

    -- Fate subito un sopralluogo, radunate tutti i colleghi disponibili; io vi raggiungo subito, metto in ordine il mio ufficio e, in poco tempo sarò sul luogo dell'accaduto--.

    -- Puoi spiegarmi cosa vuoi fare?--.

    -- Non preoccuparti, voglio solo accertarmi che non ci siano vittime--. Rispose Martina.

    -- Lo spero con tutto il cuore--.

    -- Allora andiamo!--.

    Presero l'auto della redazione e, in un battibaleno giunsero sul luogo dell'accaduto. I vigili del fuoco si erano precipitati lì con tutto l'occorrente necessario, mentre Martina si avvicinò loro chiedendo:

    -- Ci sono persone dentro?--.

    -- Sì, una donna con il suo figlioletto, ma cosa ha intenzione di fare, signora?--. Chiese uno dei vigili dall'aria preoccupata.

    -- Voglio andare a salvare tutto ciò che si può portare via da quel rogo--.

    -- La prego, signora, non lo faccia, è pericoloso!--.

    -- Lasci fare a me, io non ho paura, abbi fiducia, riuscirò a salvare entrambi--.

    -- Oh, no, mio Dio, ma è impazzita!--. Gridò l'uomo in tuta rossa.

    Martina si precipitò all'interno dell'edificio invaso dalle fiamme, mentre fuori, i suoi colleghi, in compagnia dei vigili del fuoco, non riuscirono a darsi pace, mostrando tutta la loro preoccupazione. Uno degli uomini in tuta rossa cercò di tranquillizzare il caporedattore, posandogli una mano su di una spalla:

    -- Su, signore, non si preoccupi, la sua collega se la caverà benissimo; lei è molto coraggiosa--.

    -- Certo che mi preoccupo, io la considero come una figlia; se le accadesse qualcosa, per noi sarebbe la fine, non possiamo fare a meno della sua presenza--. Disse Francesco Pasquali.

    Ad un tratto si udirono delle voci provenire dall'edificio in fiamme e, come per miracolo s'intravide un varco. Martina era riuscita a domare una piccola parte d'incendio con l'aiuto di una vecchia coperta e, con un gesto repentino riuscì a portare in salvo la donna con il suo figlioletto. Fuori, ad attendere l'eroina senza paura, c'era molta gente accorsa lì, trascinata dalla curiosità e, per elogiare il nobile gesto della donna più altruista del mondo giornalistico e, non solo. Il caporedattore ed il suo aiutante si complimentarono con Martina:

    -- Ci hai fatto prendere un bello spavento--.

    -- Posso immaginarlo, ma non dovevate preoccuparvi per me--.

    -- Certo che ci preoccupiamo--. Aggiunse Vincenzo Pace.

    Tutto il mondo giornalistico si congratulò con il neo direttore.

    -- Grazie, Vincenzo, sei molto gentile--.

    -- Sei la nostra beniamina, e ti porteremo per sempre nel cuore--.

    -- Forza, ragazzi, ritorniamo al lavoro, c'è molto da fare--. Disse Martina.

    Da quando era stata nominata direttrice de Il Messaggero, Martina riusciva a dare molta energia e, voglia di costruire un sempre migliore futuro. Lei non smise mai di ringraziare i suoi colleghi, i quali a loro volta, dimostrarono molta fiducia. Loro erano consapevoli del fatto che, al loro fianco avevano sempre una spalla su cui poggiare una mano.

    Un giorno, mentre Martina saliva le scale che portavano alla redazione, con molta meraviglia si trovò davanti agli occhi Vincenzo che piangeva come una fontana; lui era appoggiato al muro, ed aveva la testa tra le mani per nascondere il suo triste volto. A quel punto Martina gli si avvicinò e, tutta preoccupata gli chiese:

    -- Oh, mio Dio, ma cosa è successo? Signor Pace, mi sente? Venga nel mio ufficio--.

    -- La raggiungo subito, mi scusi la figuraccia--.

    Senza esitare un solo istante, Vincenzo si avviò in direzione dell'ufficio di Martina, con il cuore che gli batteva forte in petto. I suoi colleghi, nel vederlo, si mostrarono anche loro preoccupati ma, nessuno oso' avvicinarsi a lui. Vincenzo riuscì pian piano a trovare il coraggio di bussare.

    -- Avanti!--. Disse Martina, dall'interno del suo ufficio.

    -- È permesso?--.

    -- Venga avanti--.

    -- Mi scusi la figuraccia--.

    -- No, non si preoccupi, però ora mi spieghi cosa è successo; su, coraggio, io non mangio nessuno--.

    -- Questa mattina ho avuto una discussione con il portiere di quest'edificio e, mi ha persino ordinato di andarmene, assicurandomi che lei, signora direttrice, mi avrebbe licenziato--.

    -- Io licenziato te, e per quale motivo? Dai, su, non preoccuparti, ora ci penserò io a fargli una bella lavata di testa--.

    -- Grazie, signora direttrice e, mi scusi per aver pianto come un bambino--.

    -- Dormi tranquillo su sette cuscini e, dammi pure del tu--.

    -- Io la stimo molto--. Aggiunse Vincenzo.

    -- Ti ringrazio, e mi raccomando, cerca di non pensarci--.

    -- Ora devo tornare al lavoro; le auguro una buona giornata--.

    -- Buona giornata anche a te--. Disse Martina.

    Vincenzo si diresse nel suo ufficio, fra gli sguardi interessati dei colleghi. Tutti si chiesero cosa fosse accaduto, ma non riuscirono a percepire un benché minimo segnale che, facesse pensare ad un qualcosa d'insolito. In quel mentre, Martina stava passando di lì per recarsi in portineria. Dal suo ufficio, Carlo Vinci teneva d'occhio tutto; ad un tratto decise di andare a controllare la situazione.

    -- Signora Rinaldi, dove sta andando?--.

    -- Mi sto recando a fare due chiacchiere con il portiere; gli insegnerò io a farsi gli affari suoi--.

    -- Puoi dirmi cosa è successo?--. Chiese Carlo, preoccupato.

    -- Non preoccuparti, Carlo, ora risolverò io la situazione--.

    -- In che modo intendi agire?--.

    -- Ora lo vedrai da te--.

    Martina sembrava abbastanza seccata, ed era decisa a rimproverare il portiere, il quale non esitò a negare l'accaduto.

    -- Io non voglio che lei si permetta assolutamente d'intimorire qualcuno dei miei dipendenti, altrimenti mi vede costretta ad allontanarla da quest'edificio, mi ha capito?--.

    -- Io non ho intimorito nessuno, glielo posso assicurare--.

    -- Certo che lo ha fatto; ho trovato un mio dipendente con le lacrime agli occhi per causa sua, faccia in modo che non succeda più, ci siamo capiti?--.

    -- Vada al diavolo lei e i suoi dipendenti, volgare sgualdrina--.

    -- Vuol ripetere quello che ha detto?--.

    -- Ha capito benissimo, lurida sgualdrina senza pudore--.

    -- Io la denuncio per calunnia, e da domani non si faccia più vedere--.

    -- D'accordo, brutta ruffiana--.

    -- Se ne vada dalla mia vista--.

    -- Hai bisogno d'aiuto?--. Chiese Carlo che, in quel momento giunse ad aiutare Martina.

    -- Oh, ciao, come mai sei qui?--.

    -- Sono venuto in tuo aiuto, lascialo a me questo burino, ora gli faccio passare la voglia di rompere le scatole alla gente, in modo offensivo--.

    -- Lei cosa c'entra in tutto questo?--. Chiese il portiere.

    -- Piantala di rompere le balle, altrimenti ti darò una lezione che ti ricorderai per un bel pezzo--.

    -- Non preoccuparti, bella signora, tanto alla fine ci rivedremo--.

    -- Vai al diavolo--. Aggiunse Martina.

    Quell'uomo aveva in mente un solo desiderio; violentare Martina, ma senza riuscirci, perché la polizia lo arrestò e rinchiuse in carcere con l'accusa di molestie sessuali. Martina avrebbe corso pericoli? Era un interrogativo che, molti dei suoi si sarebbe posto. Per il momento non v'erano rischi o problemi seri, visto che, quell'individuo era finito in gattabuia e, ci sarebbe rimasto per un po' d'anni, a causa del suo comportamento poco rispettoso nei confronti della brava gente. La giornata di lavoro era appena terminata e, Martina non vedeva l'ora di rincasare. Ad attenderla, nel suo nido, c'era Claudio e i due figlioli, ansiosi di riabbracciarla. Persino lei si sentiva felice e, dalla vita non chiedeva di più, se non di stare insieme con la sua famiglia, la quale non poteva fare a meno della sua presenza. Claudio aveva già preparato la cena, con enorme stupore di Martina.

    -- Oh, amore mio, hai preparato la cena, tu non sai quanto mi sei mancato; dove sono i nostri carissimi figlioli?--.

    -- Sono nella loro stanza, a giocare--.

    -- Ora vado ad abbracciarli, anche loro mi sono mancati molto--.

    Martina prese Claudio fra le sue braccia e, lo coprì di baci infiniti.

    Fine Capitolo Primo.

    CAPITOLO SECONDO

    Prima di entrare nella cameretta, dove i suoi figlioli stavano giocando, Martina si mise a riordinare la cucina, con Claudio che si era fermato a guardarla, pensando tra se: << Ho sposato la donna più in gamba di questo mondo, e non potrei chiedere di più dalla vita>>. Claudio era molto innamorato di Martina, come lei apparteneva a Claudio, fino ad esserne gelosa.

    -- Ehi, ti sei incantato?--. Chiese Martina.

    -- Sì, mi ero incantato nel guardarti--.

    A quel punto, Martina si lasciò sfuggire un gran sorriso, poi andò a salutare i suoi figlioli, con il cuore che le batteva forte nel petto.

    -- Ciao, mamma, come va? Ti vogliamo un gran bene--. Disse Sara.

    -- Lo so, anch'io vi voglio un mondo di bene--.

    -- Lo sai che ci sei mancata? Non vedevamo l'ora di abbracciarti--.

    -- Sì, tesoro, ma ora a tavola, si mangia; prima però andate a lavarvi le mani--.

    Claudio e Martina erano già a tavola e, mentre attendevano i loro figlioli, si misero a parlare e a raccontarsi le loro esperienze giornaliere. Sara e Luca, intanto, s'erano seduti ai lati del tavolo e, prima di toccare il cibo, recitarono Insieme la solita quotidiana preghiera.

    -- Mamma, ho da dirti una cosa importante--. Disse Sara.

    -- Sì, tesoro, vengo subito--. Martina seguì sua figlia, chiedendosi cosa fosse accaduto.

    -- Mamma, ho sentito parlar male di papà--.

    -- Dimmi, tesoro, cosa hai sentito di tanto grave, e da chi?--.

    -- È stata una signora molto cattiva; ha affermato che papà è un gran cornuto--.

    -- No, tesoro, non è vero, tranquillizzati. Anch'io voglio molto bene al vostro papà; è mio marito e l'amo da morire, quindi, non preoccupatevi: chi ha intenzione di fare del male alla mia famiglia se la vedrà con me--.

    Martina era molto preoccupata, perché qualcuno tentava di seminare discordie nella sua famiglia. A quel punto decise di prendere in mano la situazione. Nel frattempo Claudio stava entrando nella stanza da letto, dove sua moglie rifletteva sul da farsi.

    -- A cosa pensi?--. Chiese Claudio.

    -- Stavo riflettendo--.

    -- Su cosa?--.

    -- Sul fatto che non posso stare ferma a guardare o, sentire, mentre c'è chi si diverte a parlar male di te, cercando di seminare discordie--.

    -- Posso sapere cosa è successo?--.

    -- C'è una donna che si diverte a sputare veleno--.

    -- No, non preoccuparti, non riuscirà a combinare un bel niente--.

    -- Amore mio, devi essere stanco, stenditi un pochino qui sul nostro letto--.

    Claudio si distese un po' per far riposare il suo corpo.

    -- Tu forse non sai, ho una gran voglia di fare l'amore--.

    -- Lo voglio anch'io--.

    Fu così che Claudio cominciò ad accarezzare Martina, partendo dal volto fino a scendere lungo tutto il corpo, ed arrivare a stuzzicare le parti intime.

    Martina si sentiva al settimo cielo, anche se, fino a quel momento, Claudio non le aveva fatto mancare nulla, neanche in fatto di sesso. Lei si lasciò andare, completamente nuda si pose su di lui, provando un gran senso di tepore che le attraversava tutto il corpo. Claudio continuò ad accarezzare quel nudo corpo con immenso piacere, mentre Martina sussurrava frasi dolcissime, invasa da una lunghissima estasi.

    -- Oh, dolce amor mio, tu non puoi immaginare la gioia che provo standoti vicino, specialmente in questo modo--.

    -- Oh, sì, lo immagino, invece--. Poi Claudio continuò ad accarezzarla. Martina si sentì finalmente una donna completa.

    Dopo qualche minuto, Claudio e Martina decisero di rivestirsi e, senza esitare ripresero a discutere su come comportarsi nei confronti di coloro che intendevano violare la loro perenne unione.

    -- Non preoccuparti, ci penserò io; d'ora in avanti, chiunque abbia intenzione d'infastidirci, se la vedrà con me--. Disse Martina.

    -- D'accordo, ma come farò se disgraziatamente ti succedesse qualcosa? Non me lo perdonerei mai; quindi, ho deciso fermamente di darti una mano--.

    -- Ti ringrazio, dolce amor mio; vedrai, non mi accadrà nulla, abbi fede in me--.

    -- Io mi fido di te--.

    -- Ti giuro che, nessuno più oserà parlar male di te--.

    -- Non lo farà, vedrai--.

    -- Io ho il dovere di proteggerti, anche a costo della mia stessa vita--.

    -- Oh, dolce tesoro mio, io ti ringrazio, non voglio che ti accada qualcosa, e poi, cosa ci sono a fare qui? Proteggere la famiglia è anche un mio dovere--.

    -- Ascoltami, amore, a me piacerebbe partecipare ad una gita fuori città, per questa domenica--.

    -- D'accordo, e dove ti piacerebbe andare?--. Chiese Claudio.

    -- Vediamo un po', possiamo andare a visitare la città di Fiuggi; ho sentito parlarne molto bene--.

    Così fecero; tutta la famiglia si mise in movimento e, in poco tempo raggiunsero la città di Fiuggi. Visitarono tutta la città fino ad arrivare alle famose fonti. In quel periodo vi erano molti turisti accorsi da ogni parte d'Italia, approfittando delle magnifiche giornate di sole. Era la prima volta che Martina mise il naso fuori della città di Roma; per prima volta s'intende da quando lei aveva lasciato l'ospedale, a causa della sua remota malattia. Ormai era ritornata ad essere quella di sempre: era felice soprattutto perché aveva ritrovato la voglia di vivere serenamente con tutta la sua famiglia.

    -- Sai una cosa? Sono molto felice che tu abbia preso l'iniziativa di questa gita fuori porta--. Disse Claudio.

    -- Ho piacere che tu abbia gradito questa mia idea--.

    Improvvisamente, a pochi passi da loro, accadde un episodio poco piacevole: un gruppo di delinquenti stava importunando una bambina di dieci anni; Claudio corse subito in aiuto della bambina, la quale lo ringraziò di cuore per aver messo in fuga i malintenzionati.

    -- Tutto bene?--.

    -- Sì, grazie--.

    -- A me piacerebbe conoscere il tuo nome--.

    -- Il mio nome è Renata Franchi--. Rispose la bambina, ormai tranquillizzata.

    -- Il mio nome è Claudio Rinaldi--.

    -- Grazie mille, signore, soprattutto per avermi aiutata--.

    -- Oh, non preoccuparti, piccola, ho solamente fatto ciò che era più giusto fare--.

    -- Chi è questa signora?--. Chiese la bambina.

    -- Questa signora è mia moglie--.

    -- Salve, piccola, come va?--. Chiese Martina.

    -- Bene, grazie, signora, e questi bambini?--.

    -- Questi sono i miei figli--.

    -- A me piacerebbe fare amicizia con loro--.

    -- Venite, figlioli miei, questa bambina vuole conoscervi--. Disse Martina.

    -- Ciao, come ti chiami?--. Chiese Sara.

    -- Il mio nome è Renata--.

    -- Questo è mio fratello, e si chiama Luca--.

    -- Ciao, Luca, sono molto contenta di conoscervi--.

    -- Sono molto contento anch'io--.

    Fu così che, i tre bambini fecero amicizia tra loro, e si sentirono molto felici. La piccola Renata Franchi era accompagnata dai suoi genitori. Intanto Martina rifletteva sul fatto che, quel cognome non le era del tutto sconosciuto, anzi, più ci pensava, e più si convinceva che, dietro a tutto ciò v'era una forte coincidenza. Il dottor Luigi Franchi riconobbe Martina dalla sua voce: le si avvicinò e, con una stretta di mano la salutò molto amichevolmente.

    -- Mi dica, dottore, come mai da queste parti?--.

    -- Mia moglie ed io avevamo deciso di fare una scampagnata--.

    -- A me ha fatto molto piacere incontrarla, dottore, conosce già mio marito?--.

    -- Sì, l'ho conosciuto in occasione del tuo precedente intervento--.

    -- Le confesso che, per un lungo periodo ho temuto di non rivedere la mia famiglia--.

    -- Ora invece è con noi, ed è questa la cosa più importante--. Aggiunse il dottor Franchi.

    -- Io non so come ringraziarla, dottore--.

    -- Non si preoccupi, lo ha già fatto--.

    -- A me e mio marito piacerebbe invitarla a cena--.

    -- Mia moglie ed io accettiamo volentieri--.

    -- Le va bene il prossimo fine settimana?--. Chiese Claudio.

    -- Sì, certamente, a noi fa molto piacere--. Rispose il dottor Franchi.

    Fu così che le due famiglie si ritrovarono insieme per la cena e, dopo poco tempo la loro amicizia si approfondi' sempre più. Persino Sara e Luca presero a voler bene a Renata, quasi fosse una sorella per loro. Renata Franchi era una bellissima bambina; aveva gli occhi castani e i capelli bruni: a dieci anni sembrava quasi una signorina dal portamento molto elegante ed educato. I suoi genitori non mancavano mai di riservare ogni tipo di buona educazione per la loro figliola. Il dottor Franchi aveva preso a cuore la salute di Martina e, non solamente lui, ma anche sua moglie. La signora Samantha Franchi, anche lei dottoressa, era una giovane donna, molto in gamba.

    -- Desidera del caffè?--. Chiese Martina, molto gentilmente.

    -- Sì, grazie, ben volentieri--. Rispose Samantha.

    Lei era diventata dottoressa a ventisei anni e, subito iniziò la sua carriera con un intervento chirurgico di lieve entità: era alta, bruna e, con degli occhi grigi.

    -- Ho sentito parlare molto bene di lei, signora Rinaldi e, mi creda, quando mio marito mi ha riferito del suo stato di salute, ho avuto molta paura. Poi, quando mi hanno assicurato che lei si era risvegliata, sono stata molto felice--.

    -- Sono molto contenta che lei abbia accettato il nostro invito a cena--. Disse Martina, con un sorriso.

    -- A me ha fatto molto piacere averla conosciuta--.

    -- Persino a me ha fatto molto piacere

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