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L'eredità
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E-book142 pagine1 ora

L'eredità

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Fantasy - romanzo breve (107 pagine) - Passato e presente viaggiano su sentieri diversi… Ma quando il giovane studioso Yosef Malach riceve un invito che non può rifiutare, queste due strade si uniscono in un feroce turbine di ferro, sangue e magia.

Gerusalemme, oggi. Galilea, 67 d.C. Il tempo e la storia si compenetrano per dare vita a un’incredibile epopea.
Yosef Malach è un giovane storico che sogna una carriera accademica; un invito misterioso lo catapulterà da un presente fatto di studio e ricerche, in un passato remoto, dove guerra, morte, mostri e magia si intrecciano senza tregua per decidere il fato di un popolo.

Gianmaria Ghetta è nato a Trento il 10 aprile 1977. Vive a Rimini dal 2003 dove si occupa di marketing per un’azienda informatica. Ha conseguito la Laurea in Storia Contemporanea presso l’Università di Bologna nel 2002.
Cresciuto in Val di Fassa, tra i maestosi scenari alpini delle Dolomiti, è sempre stato affascinato dalla natura selvaggia e dalla letteratura avventurosa. I classici di Salgari, Verne, Stevenson, Cooper, London, Dumas, ecc., lo hanno aiutato a scoprire anche la letteratura fantastica, facendolo innamorare di autori come Tolkien, Howard, Burroughs, Lovecraft, Eddings, Leiber, Gemmell, Moorcock, ecc. Sposato e padre di due figli, tra gli altri interessi, oltre alla lettura e scrittura, annovera l’escursionismo alpino, i boardgame/wargame, il cinema (con un amore speciale per l’epopea western) e la storia militare, di cui è appassionato cultore.
Attualmente sta lavorando a vari progetti, tra cui un ciclo di racconti sword and sorcery, ambientati in un mondo secondario di sua invenzione.
LinguaItaliano
Data di uscita28 gen 2020
ISBN9788825411126
L'eredità

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    Anteprima del libro

    L'eredità - Gianmaria Ghetta

    invenzione.

    Prefazione

    Quando l’editore Delos Digital ha annunciato l’intenzione di dar vita a una nuova collana dedicata all’heroic fantasy, ho subito voluto provare a proporre un mio testo. Quanto alla genesi della storia che ne è derivata e che vi apprestate a leggere, posso dire che è stata abbastanza naturale, nascendo sulla scorta di una mia recente lettura, un saggio sull’assedio e distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., al culmine della rivolta giudaica contro l’occupazione romana. L’insurrezione degli ebrei contro l’impero è infatti, e non da oggi, un tema capace di catturare la mia attenzione. Dalle prime battaglie tra le legioni e gli insorti, passando per la violenta distruzione della città santa, fino alla tragedia di Masada, questo fatto storico ha sempre saputo avvincermi con i suoi molteplici elementi drammatici: lo scontro di due mondi tra loro alieni e inconciliabili, la pregnante presenza di potenti elementi culturali e religiosi, i combattimenti selvaggi e senza quartiere. Così la scelta dei personaggi e dei luoghi è scaturita in modo quasi spontaneo da questo contesto, eleggendo la città di Jotapata, sconosciuta ai più, a palcoscenico principale della vicenda. Una volta delineati gli attori di questo piccolo dramma, per inserire gli elementi fantastici indispensabili a trasformare l’intreccio storico in avventura fantastica, ho dovuto solo lasciarmi trasportare nel ricchissimo mondo della tradizione biblica e della mitologia del Vicino Oriente, serbatoio inesauribile da cui attingere la linfa vitale per imprese epiche da vivere in punta di spada. Così è nata L’eredità.

    Pensando al lettore che vorrà viaggiare tra le sue pagine, il mio augurio è che possa trarne qualche ora di diletto, assaporando in quelle terre e giorni lontani, lo stesso gusto per l’avventura che ho provato io nello scriverne, e che mi piace pensare sia innato in ogni uomo vivo e curioso della realtà, oggi come duemila anni fa.

    Introduzione

    Come è successo con altri autori in cui crediamo, abbiamo conosciuto Gianmaria Ghetta attraverso i suoi interventi nel gruppo Heroic Fantasy Italia, sempre sobri, colti e precisi.

    Abbiamo ritrovato queste qualità nella sua narrativa: amante del fantasy a sfondo storico, capace di rendere vivida e puntuale un'ambientazione remota nel tempo, Ghetta usa anche gli elementi magici e fantastici con tale sobria scorrevolezza da renderli coerenti con il realismo della ricostruzione storica.

    Di questo romanzo breve, il primo ma non l'ultimo di Ghetta che pubblichiamo, ci ha colpito l'affinità, per l'epoca storica ma non soltanto, con il romanzo Le aquile e l'abisso di Giorgio Smojver; e la credibilità dei personaggi lontani da qualsiasi schematismo buoni-cattivi. In particolare il parallelismo tra l'eroe Yosef ben Matityahu, il difensore di Jotapata, e il suo antagonista Uriyel ben Roni, che con pari coraggio e ingegno collabora con i romani.

    Yosef, noto poi come Giuseppe Flavio,fu uno dei più brillanti e audaci generali degli Ebrei insorti, che, successivamente, si convinse dell'inevitabilità della vittoria romana e, per attenuare le sofferenze del suo popolo, collaborò con i futuri imperatori Vespasiano e Tito; in questo romanzo Yosef è ancora il ribelle, ma Uriyel anticipa le sue scelte future divenendo, in un certo senso, il suo doppio e il suo completamento.

    Giorgio Smojver – Alessandro Iascy

    Note storiche sull’ambientazione

    Il lettore meno avvezzo al periodo storico e alle vicende della Prima Guerra Giudaica, troverà di seguito alcune sintetiche note storiche per orientarsi con maggiore facilità.

    Dedico L’eredità a mia moglie, ai miei figli, alla mia famiglia. Un grande grazie a Giorgio Smojver, curatore e, spero, nuovo amico. Infine un pensiero a Leo… e a Raffa, alla quale l’avevo promesso.

    Gianmaria Ghetta

    Prima Guerra Giudaica

    La Prima Guerra Giudaica vide scontrarsi l'Impero Romano e gli ebrei in rivolta; durò dal 66 al 73 (anche se la ribellione fu effettivamente sedata entro il 70) e vide il suo tragico culmine nella caduta di Gerusalemme e nella distruzione del Tempio. Le cause della rivolta furono molteplici: da un tentativo di Caligola di far collocare una statua con le sue fattezze nel Tempio con la pretesa di essere venerato, alla crescita di correnti politiche radicali, avverse agli occupanti, dal cattivo operato dei procuratori romani alla crescente ostilità del popolo verso l'aristocrazia e la casta sacerdotale, corrotte e troppo collaborative con gli occupanti. L’imperatore Nerone affidò a Tito Flavio Vespasiano il compito di sedare l’insurrezione. Questi, insieme al figlio Tito, riconquistò la Galilea e la Perea e massacrò i samaritani in rivolta. Quando nel dicembre del 69 Vespasiano fu eletto Imperatore, lasciò a Tito l’incarico di concludere le operazioni. Nel marzo del 70 Gerusalemme fu accerchiata e iniziò la battaglia finale. La terza cerchia di mura cadde alla fine di 25 maggio, poi cadde la fortezza della Torre Antonia e alla fine fu il turno del Tempio. Il simbolo della religione e dello spirito del popolo ebraico rovinò tra le fiamme il 9 agosto 70, ponendo praticamente fine ad uno dei più sanguinosi assedi della storia antica. La guerra proseguì, infiammata da altri piccoli focolai di ribellione, sempre più sparuti e isolati, fino al 73, quando i ribelli superstiti si tolsero la vita in un ultimo disperato sussulto di libertà nella fortezza assediata di Masada.

    Nota sui nomi

    I personaggi principali de L’eredità sono tutti di fantasia, tranne Yosef ben Matityahu (Giuseppe figlio di Mattia), il capo degli ebrei di Jotapata, meglio noto al pubblico italiano con il nome assunto dopo la sua resa ai romani e la sua associazione alla famiglia di Vespasiano: Tito Flavio Giuseppe (nome con il quale avrebbe composto la famosa opera Guerra Giudaica).

    Per ragioni stilistiche e per scelta di autore e curatore, i nomi dei personaggi e delle località nel testo hanno mantenuto le desinenze latine e le versioni originali ebraiche. Tra gli altri nomi di personaggi storici, biblici o mitologici, più o meno facilmente riconoscibili, nel testo sono rintracciabili: Titus Flavius Vespasianus (Tito Flavio Vespasiano), Gneus Domitius Corbulo (Gneo Domizio Corbulone), Goliyath (Golia), Tiberius Claudius (Tiberio Caudio), Iupiter (Giove), Shlomoh (Salomone), Mikael (Michele), Yehudà Makabim (Giuda Maccabeo), Abraham (Abramo), Yitzchak (Isacco), Yaaqov (Giacobbe), Eliyahu (Elia), Traianus (Traiano), Noach (Noè), Gavriel (Gabriele), Titus Flavius Iosephus (Tito Flavio Giuseppe).

    Il colloquio

    Yosef Malach camminava a passo svelto, percorrendo le strade silenziose e quasi deserte di Gerusalemme Est. Si era alzato all’alba, sgattaiolando via senza far rumore dal piccolo appartamento che condivideva con il compagno di studi, nel tentativo di non svegliarlo. Ruben si era addormentato a notte fonda, crollando sopra la collinetta di libri accatastata sul tavolo del salotto, sconfitto dall’implacabile connubio tra il sonno arretrato e la storia delle comunità ebraiche nel periodo delle crociate. Povero Ruben! Quel progetto, che avevano intrapreso grazie a un prezioso assegno di ricerca, si stava rivelando ancora più faticoso del previsto, ma entrambi avevano deciso di impegnarvisi con tutte le forze. Erano ben consapevoli, infatti, che un lavoro di alto livello avrebbe potuto attirare l’attenzione dei pezzi grossi dell’Autorità Israeliana per le Antichità, aprendo porte del mondo accademico che fino a quel momento, nonostante tutti i loro sforzi, erano rimaste sempre ostinatamente chiuse. Accelerando l’andatura, oltrepassò una rotonda e imboccò Sultan Suleiman Street, senza badare alla coppia di soldati che percorrevano il marciapiede con sguardo assonnato, probabilmente impazienti di terminare il servizio di ronda e raggiungere gli alloggiamenti, lasciandosi alle spalle il freddo e la noia del pattugliamento notturno.

    Si sentiva in colpa. Aveva declinato gentilmente l’invito dell’amico per un’ennesima serata di studio, inventandosi su due piedi una scusa traballante, ed era corso a nascondersi in un bar, tentando di placare con qualche bicchiere l’ansia incontrollabile che lo divorava. Inarcò le sopracciglia, ripensando allo stato di agitazione febbrile in cui quella semplice busta lo aveva ridotto. Infilò la mano sinistra intirizzita nella tasca del giaccone, cercando di scaldarla, e strinse le dita dell’altra intorno all’impugnatura di pelle della borsa. Già, la busta… non era arrivata per posta, ma gli era stata recapitata direttamente a domicilio da un giovane impiegato del Rockefeller Archaeological Museum il quale, nell’atto di consegnargliela, lo aveva squadrato con attenzione, osservandolo con lo stesso stupore che probabilmente avrebbe riservato alle rarità conservate nel famoso museo. Solo dopo essersi richiuso la porta alle spalle, girando la busta tra le mani e scoprendo il nome del mittente, la ragione della curiosa reazione da parte del ragazzo gli era apparsa chiara; le lettere sembravano emergere dalla carta bianca, quasi come se vi fossero state impresse con un sigillo rovente: Prof. Yehoshua bar Meir.

    Era rimasto immobile, fissando la busta per alcuni minuti, senza trovare il coraggio di aprirla; poi, con una delicatezza quasi cerimoniale, aveva preso un coltello e aveva tagliato il bordo, estraendo il foglio di carta intestata. Il testo della lettera, semplice e breve, era apparso chiarissimo nella sua essenzialità, cosa che lo rendeva ancora più impressionante:

    Egregio Signore,

    sarei lieto di incontrarla, nel mio studio presso il Rockefeller Archaeological Museum, sabato 22 dicembre, alle ore 06.30, per un colloquio strettamente privato.

    Distinti saluti.

    Prof. Yehoshua bar Meir

    Quasi non riusciva ancora a crederci. Professore emerito e autentica celebrità nel campo degli studi e delle ricerche archeologiche, Yehoshua bar Meir stava in realtà diventando qualcosa di simile a un mito. Le sue incredibili scoperte, che avevano portato al ritrovamento in ogni parte del globo di manufatti perduti dall’incalcolabile valore storico, religioso ed economico, avevano lasciato il mondo a bocca aperta. La sua figura, con il passare del tempo, aveva assunto una rilevanza tale da non poter essere contenuta nel semplice ambito accademico, finendo per imporsi anche alla visibilità delle masse, ansiose di saperne di più su quell’uomo schivo e misterioso, che nel corso di un’intera carriera

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