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Troppo presto
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E-book50 pagine38 minuti

Troppo presto

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La storia, sin qui breve, di Alessandro, giovane di quindici anni alle prese con le proprie lotte intestine, con i propri desideri, le proprie paure, la propria età. Un breve viaggio nel vissuto di un’adolescente che, suo malgrado, si trova troppo presto ad affrontare problematiche di vita che determineranno la sua crescita. Dalla famiglia alla relazione con l’altro sesso, dall'amicizia al bisogno di tirare fuori ciò che ha dentro. Un’autobiografia che accomuna molti ragazzi del giorno d’oggi, alle prese con i disagi, i malumori, la difficoltà di far venire fuori ciò che si ha dentro e le reazioni a decisioni subite ma mai cercate né volute…
LinguaItaliano
Data di uscita18 mar 2020
ISBN9788831661447
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    Anteprima del libro

    Troppo presto - Alessandro Vitiello

    Jung

    PREFAZIONE

    Vor­rei scri­ve­re qual­co­sa che gli al­tri ab­bia­no la pos­si­bi­li­tà di leg­ge­re, trar­re ispi­ra­zio­ne e dar vo­ce al pro­prio io.

    Que­sto è quel­lo che ho pen­sa­to, il gior­no in cui ho ini­zia­to a scri­ve­re.

    Ciao, a te che stai leg­gen­do, so­no mol­to fe­li­ce che tu sia qui, ti rin­gra­zio mol­to.

    Ho so­lo quin­di­ci an­ni, ed è ab­ba­stan­za stra­no che io scri­va qual­co­sa sul­la mia vi­ta, non pre­oc­cu­par­ti, so­no con­sa­pe­vo­le di non aver vi­sto an­co­ra gran­ché, ma rac­con­to ri­cor­di, pen­sie­ri ed espe­rien­ze vis­su­te fi­no ad ora.

    Tan­ti so­no i mo­ti­vi che mi han­no spin­to a scri­ve­re que­sto li­bro, in par­ti­co­la­re il bi­so­gno di ri­fu­giar­mi den­tro le pa­ro­le.

    Mol­te vol­te, nell'ul­ti­mo pe­rio­do, vo­le­vo pian­ge­re, ma non ci riu­sci­vo, al­lo­ra ho tra­sfor­ma­to le mie pa­ro­le in tut­to que­sto.

    Ho scrit­to tut­ta que­sta sto­ria sen­za sa­pe­re, poi, di crea­re un li­bro.

    Ho ap­pun­ta­to sul­le no­te del te­le­fo­no tut­to ciò che mi frul­la­va nel­la te­sta, qual­che pen­sie­ro, la mia gior­na­ta.

    Ora ec­co­mi qua a rac­con­tar­ti la mia sto­ria.

    Me, un mare in tempesta

    Io so­no Ales­san­dro, ho quin­di­ci an­ni e vi­vo a Cro­to­ne, in Ca­la­bria. Pas­so gran par­te del­la mia gior­na­ta ad ascol­ta­re mu­si­ca e scri­ve­re quel­lo che mi pas­sa per la te­sta su un fo­glio o sul­le no­te del te­le­fo­no. Non l’ho mai fat­to, pe­rò, ho im­pa­ra­to a sfo­gar­mi scri­ven­do qual­co­sa, in­ve­ce che par­la­re con qual­cu­no che po­treb­be dar­mi con­si­gli inu­ti­li. Rin­gra­zio chi cer­ca di aiu­tar­mi, so che è ab­ba­stan­za dif­fi­ci­le.

    Ho im­pa­ra­to a da­re sfo­go ai miei pen­sie­ri tra­mi­te la scrit­tu­ra, pren­den­do spun­to da al­cu­ne per­so­ne co­me An­to­nio Di­ke­le Di­ste­fa­no. L’ho sco­per­to tra­mi­te il suo In­sta­gram. Ho let­to qual­co­sa di lui, ho guar­da­to le sue in­ter­vi­ste, mi so­no ap­pas­sio­na­to al­le sue ri­fles­sio­ni. Da quel mo­men­to, ho ini­zia­to a se­guir­lo. Mi è pia­ciu­ta mol­to an­che la sua sto­ria.

    Poi, col tem­po, ho sco­per­to mol­ti al­tri per­so­nag­gi, Lu­cia­no de Cre­scen­zo, per dir­ne uno, ma an­che Char­les Bu­ko­w­ski ad esem­pio e, più li co­no­sce­vo, più mi af­fa­sci­na­va­no.

    Pri­ma di que­sto li­bro, ho rea­liz­za­to dei te­sti mu­si­ca­li, sei per la pre­ci­sio­ne. Da sem­pre la mu­si­ca è una co­sa che amo al­la fol­lia e mi pia­ce­va l’idea di po­ter scri­ve­re te­sti del ge­ne­re, pe­rò, ho ca­pi­to qua­si su­bi­to che scri­ve­re can­zo­ni non era per me, in­fat­ti, su­bi­to do­po, ho ini­zia­to a scri­ve­re in pro­sa. Ora co­me ora, nes­su­no è a co­no­scen­za di que­sti te­sti, tran­ne le per­so­ne più vi­ci­ne e non cre­do li ren­de­rò mai pub­bli­ci.

    Nell’ul­ti­mo pe­rio­do so­no di­ven­ta­to più stra­no del so­li­to. Spes­so, per il mio mo­do di es­se­re ven­go pre­so in gi­ro da per­so­ne che non mi co­no­sco­no. A vol­te, per fa­re un esem­pio, qual­cu­no si sor­pren­de per­ché par­lo da so­lo, ma per me è nor­ma­le con­fron­tar­si con sé stes­si.

    So­no mol­to pa­zien­te e pen­so mol­to, in qual­sia­si si­tua­zio­ne; non agi­sco mai sen­za ri­flet­te­re, non ci rie­sco. Pri­ma di fa­re qual­co­sa ci pen­so cen­to vol­te, va­lu­to an­che il mi­ni­mo par­ti­co­la­re, ed è pro­prio per que­sto che, ogni gior­no, mi tro­vo da­van­ti a mil­le pro­ble­mi.

    Que­sta mia ca­rat­te­ri­sti­ca può es­se­re un pre­gio co­me un di­fet­to.

    A vol­te pen­sa­re trop­po sen­za mai agi­re por­ta a con­se­guen­ze spia­ce­vo­li; al­tre vol­te è fon­da­men­ta­le per tro­va­re la so­lu­zio­ne giu­sta, di­pen­de mol­to dal­le si­tua­zio­ni.

    Ri­cor­do, quan­do

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