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L’Arrocco
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E-book284 pagine3 ore

L’Arrocco

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Info su questo ebook

Flavio Bonelli, commissario di polizia a Roma, è a un passo dal veder finalmente decollare la propria carriera: già immagina il suo nome sui maggiori quotidiani per aver sgominato la più pericolosa banda di narcotrafficanti del secolo, ma dopo un intenso lavoro di appostamenti, intercettazioni e pedinamenti, al momento di chiudere il cerchio, qualcosa va inspiegabilmente storto lasciandolo con un pugno di mosche in mano e costringendolo a ricominciare da zero la ricerca dei criminali.
Daniel Grillo, commissario a Taurisano, un piccolo paese della Puglia a più di mille chilometri da casa sua, vive una vita noiosa e pigra, disincantato dal suo lavoro e con pochi casi e di basso rilievo. Niente sembra poter turbare la sua monotonia.
Le vite di Bonelli e Grillo non potrebbero essere più lontane e diverse, ma quando a seguito di una serie di omicidi e sparizioni le loro strade si incrociano, inizia per loro una partita a scacchi in cui ognuno è pronto a fare la propria mossa per carpire informazioni all’altro senza scoprire le proprie carte. Il tempo non si dimostra clemente e la posta in gioco aumenta velocemente, personaggi molto potenti si dimostrano pronti a tutto pur di non vedere intralciati i propri traffici. I nostri dovranno quindi abbandonare le reciproche diffidenze e unire le forze: qualsiasi passo falso potrebbe costare loro molto caro...
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2019
ISBN9788855088312
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    L’Arrocco - Leonardo Armezzani

    avversari.

    MERCOLEDì 28 NOVEMBRE 2001 ORE 19.00

    - Papà, mi cercavi?

    - Sì figliolo, devi partire.

    - Partire? E per dove?

    - Devi tornare a casa tua, qui non è più il caso di restare, la situazione continua a peggiorare e non si prevedono tempi migliori.

    - Hai detto che devo, ma tu? Non vieni con me?

    - No, questa è casa mia, la mia gente, devo lottare e sopravvivere con loro.

    - Tu non gli devi niente, hai sputato sangue per loro, hai rinunciato alla tua famiglia, ciononostante hai visto il loro ringraziamento.

    - Non puoi fare queste generalizzazioni, la gente è nelle nostre stesse condizioni, è su altri semmai che dovresti indirizzare il tuo rancore.

    - Li avessi tra le mani, li farei pentire ed implorare pietà.

    - È tutto inutile, e lo sai, non si può tornare indietro ma solo sperare che sia di monito per il mondo intero.

    - Me ne frego del mondo, è il mio di mondo che è crollato! È il tuo! È quello di tanti nostri amici! Chi ci restituirà la nostra vita?

    - Caro figliolo, parti e dimenticati di noi, ringraziando Dio ti ho messo in condizione di studiare e di vivere in una bella casa, troverai la tua strada.

    - Ti giuro padre che tornerò e lo farò per finire qui i miei giorni, ma non da povero, farò soldi e guadagnerò fama proprio alle spalle di gente ricca.

    - Figliolo, non metterti nei guai!

    - Padre, io non sarò il braccio che fatica, io sarò la mente.

    GIOVEDI 10 LUGLIO 2010 ORE 22.00

    È finita, finalmente è finita.

    Già vedo gli articoli su tutti i giornali:

    SGOMINATA BANDA DEDITA AL TRAFFICO INTERNAZIONALE DI DROGA

    Bla, bla, bla, l’operazione, brillantemente portata a termine dal commissario di polizia Flavio Bonelli del commissariato San Paolo di Roma e dalla sua squadra, ha portato all’arresto del boss Dario Gori e di tutta la sua banda.

    Il boss è stato bloccato al porto turistico di Roma mentre prendeva in consegna un’imbarcazione con sopra un ingente carico di cocaina.

    Bla bla bla e bla bla bla al momento si ignorano altri particolari.

    Se sono fortunato ci scappa pure una mia bella foto in prima pagina.

    Madonna santa, vorrei che fosse già tutto finito, invece sono due ore ed ancora non si vede luce, ho voglia di una sigaretta ma già l’adrenalina me ne ha fatte fumare troppe, chissà se gli altri hanno qualche novità.

    Meglio sentirli.

    - Riccio, visto qualcosa?

    - Niente commissario.

    - Occhi aperti!

    - Sempre.

    - Santagata, novità?

    - Nessuna commissario a parte una sete assurda!

    - Resisti che manca poco.

    - Speriamo. Io lo odio pure il mare, se potessi fuggirei in montagna e resterei lì tutta la vita.

    Sempre ottimista ‘sto Santagata, certo che tutti i torti non li ha.

    Due anni fa quando tutto è iniziato sembrava un lavoretto di routine, e chi avrebbe potuto immaginare tutto ‘sto casino.

    Durante una ronda, una pattuglia guidata da Santagata vide ed arrestò Alessio Battaglia mentre spacciava ai giardini vicino alla basilica di San Paolo, si fece prendere come un pollo, senza opporre la minima resistenza, era alle prime armi. Alessio Battaglia, 42 anni, incensurato, di certo non quello che si definisce un duro, cominciò a cantare subito, ma nessuno immaginava che grazie a lui saremmo arrivati così in alto.

    - Commissario, arriva una imbarcazione.

    - Riesci a vedere se è il Salentù?

    - Ancora no.

    - Occhi aperti Riccio.

    - Stia tranquillo, se è lui lo abbiamo in pugno, gli uomini sono tutti pronti.

    Quasi quasi mi avvicino, no, meglio di no, ogni movimento strano potrebbe far saltare tutta l’operazione e poi già bastano tutti ‘sti turisti sotto i portici a creare scompiglio.

    - Commissario, negativo, non è il Salentù.

    - MERDA! Va bene Riccio, aspettiamo.

    SABATO 12 LUGLIO ORE 00.30

    Sono più di quattro ore che siamo qui ed ancora non è successo niente.

    I negozi hanno chiuso, non c’è più nessuno ed è diventato impossibile mimetizzarsi in mezzo alla gente. Ho fatto cambiare posto a tutti gli uomini, alcuni li ho messi lungo la strada, sono un po’ lontani ma hanno una visuale migliore, altri dietro al McDonald’s che si trova all’inizio della passeggiata vicino all’unica uscita pedonale ancora aperta del porto, ed io insieme ad altri cinque siamo nascosti sulle barche ancorate.

    Maledizione! Non posso neanche passare il tempo fumando, rischierebbe di vedersi la luce del tabacco che brucia.

    Speriamo finisca presto, ho i nervi a fior di pelle.

    Seguendo la pista indicata dal Battaglia passammo ad individuare in poco tempo la manovalanza della banda composta per lo più da albanesi.

    Sulla lista risultavano 7 Tony, 5 Tory e 4 Ricky, che fantasia ‘sti stranieri nello scegliere i nomi, tutti con precedenti penali ma tutti pesci piccoli.

    Li seguimmo, diventammo le loro ombre ed arrivammo a chi per le mani aveva i chili, i cosiddetti LUOGOTENENTI, ma ancora non mi bastava, volevo chi comandava, volevo il capo.

    Appostamenti, intercettazioni, pedinamenti, ma niente più, sembrava se la producessero da soli, nessun contatto determinante e vita regolare.

    Mesi senza un elemento interessante e poi un giorno mi si presentò il Battaglia, a cui avevo dato la speranza di un programma di protezione testimoni, con un nome: Quadrifoglio Blu .

    L’albanese che lo riforniva parlando al telefono con Mario Canoni, uno dei luogotenenti già identificato, prese appuntamento per un carico fuori programma presso un circolo sportivo, appunto il Quadrifoglio Blu, in zona Colli Portuensi.

    Dopo un’ispezione decisi che Riccio e Santagata avevano bisogno di un po’ di moto e, battuta la resistenza dell’ultimo, li feci iscrivere.

    Madonna che umidità e che crampi. È buio pesto e neanche una luce di imbarcazioni all’orizzonte, altro che titoloni sui giornali, mi sa che hanno mangiato la foglia.

    Fanculo, mo ‘sta sigaretta me la accendo proprio.

    Tra poco il guardiano inizierà il giro di ronda e chiuderà il cancello che dà sulla strada, bisognerà stare molto attenti a non farsi vedere, l’intera operazione salterebbe. Quando si lavora fuori dagli schemi questo tipo di problematiche sono all’ordine del giorno, ma trovarsi a dare spiegazioni dopo aver portato a termine un arresto è un conto, farlo dopo che questo è saltato è tutta un’altra cosa.

    Gli uomini sono stati ben istruiti sui movimenti da fare nell’eventualità in cui la missione si fosse prolungata oltre l’orario di apertura della struttura e sono certo che non mi deluderanno, quello che comincia a preoccuparmi seriamente è questo silenzio snervante rotto solo dalle onde che si infrangono sul muretto che divide l’acqua dalla terraferma, nessun rumore all’orizzonte né dalla strada, sembra quasi che qui non debba accadere più nulla fino a domani mattina. Quando il cancello verrà riaperto e la gente comincerà a fare capolino, i primi probabilmente in canottiera e pantaloncini intenti a fare footing mi troveranno ancora qua, come un coglione ad aspettare una nave fantasma e un gruppo di trafficanti di droga pronti a prenderla in consegna. Calma, se fossi un bandito che deve fare uno scambio, una volta scelto questo posto a che ora lo organizzerei? Credo verso l’una di notte o quantomeno dopo essermi assicurato che il cancello sia stato accuratamente chiuso e non ci sia la possibilità di testimoni scomodi. Deve accadere a momenti, meglio essere pronti.

    SABATO 12 LUGLIO ORE 03.30

    - Commissario qua non si vede nessuno.

    - Santagata non rompere!

    - Ma mi sa che stiamo facendo una buca.

    - Santagata se non la finisci ti ci seppellisco in una buca!

    Mi scoccia ammetterlo ma ha ragione, la consegna a rigor di logica doveva avvenire prima di mezzanotte con i negozi ancora aperti per poter sfruttare il viavai di gente e mimetizzarsi meglio ed invece… ma cosa è successo?

    Era tutto calcolato!

    Dopo mesi di frequentazioni al circolo, Santagata e Riccio spacciatisi per commercianti che avevano fatto un bel po’ di grana comprando a basso prezzo oro usato e rivendendolo dopo averlo sciolto e rilavorato a ben più alte cifre, conoscevano tutti i soci, imprenditori, dirigenti di grosse aziende, direttori di banca, tutta gente molto facoltosa. Capirono subito che il fulcro del Quadrifoglio Blu non erano né le splendide strutture sportive peraltro sempre piene né le piscine o le saune, bensì il locale ristorante. Arredato in modo sobrio, la sua ricercatezza nelle pietanze unita all’organizzazione del servizio lo rendevano appropriato e consono allo status della clientela, inoltre una studiata disposizione di piante e divisori creava la giusta riservatezza per gettare le basi per affari che potevano toccare anche i sette zeri.

    Ricostruimmo faticosamente la posizione di quasi tutti i soci, delle loro famiglie, amanti e parenti più stretti, e riuscimmo a restringere le indagini a tre indiziati: un vice direttore di una nota banca con filiali principalmente nel centro Italia, un direttore generale di un’azienda statale ed un imprenditore del ramo alberghiero.

    La fortuna ci venne incontro perché di lì a breve al primo accadde un piccolo inconveniente. Forse a causa di qualche grosso errore commesso, venne salutato con in mano un biglietto di sola andata per Belluno, la sede la chiamò promozione, ma credo che per lui non fu una grande notizia a giudicare da come la raccontò al circolo.

    Nelle settimane seguenti lo smercio in città continuò regolarmente e così Riccio e Santagata si attaccarono ai due rimanenti come cozze ad uno scoglio.

    Sto fumando in continuazione ed è partito quasi un pacchetto da quando siamo qui.

    Mi sono spostato sugli scogli che delimitano l’imbocco del porto ma all’orizzonte non c’è niente, l’unica cosa che mi dà sollievo è questa piacevole brezza che mi riga il viso.

    Oramai penso non succeda più nulla, credo sia giunto il momento di ordinare il rompete le righe e di rimandarli dalle loro famiglie.

    Riccio e Santagata non mi chiamano più nemmeno per lamentarsi, o si sono addormentati o hanno paura che me li mangi direttamente via radio.

    Due settimane dopo il trasferimento del burocrate a Belluno, organizzammo la chiusura del cerchio.

    Sapevamo che la roba in giro cominciava a scarseggiare così misi Riccio alle costole del dirigente, Santagata dell’imprenditore, e quando fummo sicuri che erano in contemporanea al circolo iniziammo lo spettacolo.

    L’inossidabile Battaglia, oramai in nostro pugno, si presentò dal Tory di turno fingendosi euforico per aver ricevuto una ordinazione, pagamento anticipato, sopra ogni aspettativa, e gli spiegò che l’unico intoppo era che lui non aveva neanche un decimo della quantità richiesta. Come avevamo immaginato, in un periodo di scarsità come quello neanche l’albanese poté aiutarlo ma, allettato dalla percentuale garantitagli da Alessio in caso di chiusura dell’affare, si convinse ad aprire il cellulare e comporre il numero del suo referente, Mario Canoni, il quale vista l’urgenza arrivò in mezz’ora.

    Sentita con le sue orecchie la storia del Battaglia, che si arricchiva sempre più di particolari via via che la raccontava, si dispiacque di non essere in grado di risolvere da solo il problema ma che forse con un piccolo incentivo economico si sarebbe potuta trovare una soluzione. Assicuratasi la sua fetta di torta, prese a sua volta il cellulare e compose il numero del nostro obiettivo.

    Dario Gori, 65 anni, celibe, incensurato, proprietario di sei alberghi sparsi nel Lazio più altri due in Puglia, uno in Basilicata ed un altro sulla riviera romagnola. Un impero ereditato dai genitori ed ampliato a dismisura grazie a speculazioni immobiliari ben riuscite fatte attraverso la Gori Invest di proprietà sua e del fratello Luca.

    Luca Gori, 45 anni, coniugato con 2 figli, proprietario di due discoteche in Emilia Romagna, cinque ristoranti sparsi tra Milano e Torino più qualche capannone in giro per l’Italia. Mi ero imbattuto in una delle famiglie più ricche e potenti della nazione con agganci politici ed amicizie tanto influenti da renderla intoccabile senza prove più che certe.

    SABATO 12 LUGLIO ORE 05.00

    È finita, sì ma male. Nessuno ha attraccato e nessuno è salpato, e ormai è l’alba.

    Ho mandato tutti i ragazzi a dormire mentre io che non ho voglia di incontrare il mio sguardo nello specchio davanti al letto, ho deciso di restare qui a vedere un tizio intento a pescare mentre mi chiedo dove ho sbagliato.

    Individuato il capo dell’organizzazione decisi di mettere, rigorosamente senza autorizzazioni, cimici nella sua villa all’Olgiata con il solito sistema dell’impiegato della ditta dei telefoni che doveva controllare un guasto alla linea. Il passo seguente fu quello di affittare un appartamento all’Eur di fronte agli uffici della Gori Invest, e per finire di far marcare stretto la sua amichetta: Olga Petroska, 25 anni, ucraina, non che fosse l’unica sua fiamma ma risultava la più assidua.

    Dopo tre mesi di totale braccaggio scoprimmo che la Gori Invest aveva chiuso l’acquisto di un cabinato, per l’esattezza un Pershing 54 lungo 17 metri chiamato Salentù, alla modica cifra di euro 780.000. La società venditrice era la L.O.C.A con sede in Colombia e filiali sparse in mezzo mondo, anche in Italia.

    Fatalità volle che il proprietario della L.O.C.A fosse stato ripetutamente sospettato di essere diventato il più grosso produttore di cocaina dopo l’arresto di Salvatore Mancuso, l’ex capo delle AUC, un gruppo paramilitare che da decenni comanda intere regioni colombiane.

    Visto che ogni mondo è paese, non mi stupì molto il fatto che risultasse ancora candido come un giglio, ma mi chiarì meglio il concetto venire a sapere che a oggi tutti i testimoni a suo carico hanno avuto la brillante idea di morire ante processo. La consegna di questo gioiellino fu fissata al porto turistico di Roma, o come lo chiamano tutti porto di Ostia, nella serata dell’11 luglio.

    Era la mia grande occasione, scartai subito la possibilità di prendere il niño, sopranome del colombiano, ma mi resi conto che era giunto il momento di tentare il tutto per tutto, una possibilità del genere non mi sarebbe ricapitata.

    Così nuovamente senza alcuna autorizzazione mi sono appostato con i miei uomini qui al porto ed insieme abbiamo fatto questo buco nell’acqua.

    Speriamo che tutta questa storia non arrivi alle orecchie dei miei superiori, ad oggi senza nulla in mano non avrei modo di salvarmi da un provvedimento disciplinare.

    Oramai non ho più la lucidità per pensare, sono troppo stanco, meglio andare a dormire un paio d’ore che domani sarà inevitabilmente un’altra giornata da incorniciare.

    SABATO 12 LUGLIO ORE 9.30

    Prima ancora di varcare la porta del distretto so già cosa mi aspetta dentro, facce demoralizzate, pacche di consolazione sulle spalle e tanti bisbiglii dietro. Ho la barba lunga e gli occhi gonfi dalla stanchezza, forse avrei fatto meglio a rimanere a casa a dormire ma non sono fatto così, ci metto sempre la faccia anche quando è malconcia, perciò opto per un’entrata energica e un passo deciso e spedito: lo spettacolo ha inizio!

    Non avrei mai scommesso che la prima persona che incontravo entrando sarebbe stata Riccio, è proprio buffo, ha persino i baffi spettinati e sta messo anche peggio di me! Però è un grande, mi viene incontro con un caffè fumante in mano, forse mi ha visto arrivare dalla finestra e si è scapicollato verso il distributore automatico, in tutti i casi è la più bella accoglienza immaginabile e la accetto di buon grado.

    - Notizie del Gori?

    - Nessuna commissario, non è a casa né in ufficio né dalla Petroska, sembra essersi volatilizzato.

    - Che soddisfazione! Santagata è arrivato?

    - No, si è ammalato, ha detto che ne avrà per una settimana.

    - Bene, così si rifà della notte in bianco, anche se penso che si sia addormentato. Vado nel mio ufficio, se ci sono novità avvisatemi.

    Quante speranze in questa frase, quando si saprà dello sperpero di soldi e ore di lavoro che ho autonomamente autorizzato senza ottenere risultati, il mio trasferimento diventerà inevitabile.

    E pensare che solo pochi mesi fa ridevo alle spalle di un povero vicedirettore finito in esilio!

    SABATO 12 LUGLIO ORE 9.00

    Quando mi mandarono in esilio in mezzo a questo paesaggio bucolico, pensai che fosse peggio che andare all’inferno.

    Io, abituato al caos della città, alla vita frenetica, alle ore piccole, in un niente mi ritrovai catapultato in una realtà a me troppo lontana.

    Da Milano a Taurisano solo andata. Un viaggio nel profondo Sud senza speranza di ritorno.

    Un commissariato in provincia di Lecce con sei uomini all’attivo, quotidianamente alle prese con casi assurdi come il furto di una bicicletta o di un apecar.

    Confinato in questo sprofondo per farmi le ossa ed aprirmi una brillante carriera e la cosa più deprimente è che all’inizio ci avevo anche creduto, che ingenuo.

    Vedrà, è il posto per lei, hanno proprio bisogno di un commissario determinato e zelante come lei. Sono sicuro che terrà alto il nome del commissariato e della via dove si trova.

    Tutto questo me lo disse il mio superiore mentre mi porgeva la busta con la mia nuova destinazione.

    Che emozione, avevo brillantemente risolto un importante caso ed era arrivata la promozione: ispettore capo.

    In quella busta era chiuso il mio futuro ed era logico pensare che il nome del commissariato sarebbe stato poco noto ma di sicuro valore.

    Ricordo che prima di aprirla mi collegai ad Internet e con Google mi preparai ad osservare dall’alto il mio destino.

    Al pian terreno mio padre mi aveva organizzato una festa in grande stile con tutto il parentado e gli amici di famiglia e sebbene avesse sempre avuto altre aspirazioni per me, in quel giorno si sentiva orgoglioso di avermi come figlio.

    Mi ricordo che durò tutto pochi secondi, la lettura della destinazione, la ricerca su Google maps e la disperazione: COMMISSARIATO TAURISANO, viale degli Eroi 171, Lecce.

    Lecce? E che ci vado a fare? Non sono mai sceso sotto Firenze!

    La festa la feci terminare nel giro di sei minuti e l’orgoglio di mio padre ebbe un crollo verticale in anche meno.

    A 1100 chilometri da casa e a sole 11 ore da piazza San Babila dove abitavo, capii subito che non sarebbe stato facile mantenere i contatti con amici e parenti, ma mai avrei pensato ad un cambiamento così drastico delle mie abitudini.

    Spesso mi chiedo cosa mi fa andare avanti, la mia è una famiglia a dir poco benestante e non mi serve certo lo stipendio da fame che percepisco, in più mio padre farebbe carte false per portarmi nell’azienda di famiglia che si tramanda di generazione in generazione da ormai settant’anni e che nella situazione attuale delle cose passerebbe, al momento della dipartita del mio vecchio, nelle mani di quello smidollato di mio cognato.

    Una vera spiegazione non riesco mai a trovarla e non è diverso oggi che festeggio i cinque anni a Taurisano, l’unica frase logica a cui mi aggrappo per andare avanti è racchiusa nelle parole che mi diceva mio nonno:

    Daniel caro, tu sei una testa dura, potresti vivere molto bene se fossi in grado di scendere a compromessi, purtroppo o per fortuna non lo fai mai.

    Purtroppo o per fortuna, non c’è mai stata una volta che non abbia finito la frase con queste parole, così nel tempo mi sono sempre più convinto che a lui piacessi così, anticonformista ed integerrimo, una testa dura, mai disposta a chiudere un occhio e talmente ostinata da raggiungere sempre ciò che vuole.

    - Commissario c’è un grosso problema a Salve.

    - Hanno finalmente rubato le campane della chiesa?

    - No, ma non c’è andato molto lontano. Proprio davanti alla chiesa hanno trovato

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