Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Idra: Ai confini del male
Idra: Ai confini del male
Idra: Ai confini del male
E-book206 pagine3 ore

Idra: Ai confini del male

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Nell’intricato mondo della CIA e dei NARCOS, una valigetta rubata, che contiene documenti scottanti, innesta una caccia al ladro...
Fra prede e predatori il protagonista, con un oscuro passato, scuoterà le fondamenta della più grande agenzia di spionaggio, capirà che nessun posto al mondo è sicuro e scoprirà che il Male assume molte facce.
LinguaItaliano
Data di uscita28 mar 2020
ISBN9788869827822
Idra: Ai confini del male

Correlato a Idra

Ebook correlati

Thriller per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Idra

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Idra - Josie Stephanie Pastino

    (AL)

    Capitolo 1

    Una situazione intricata

    Prigioniero dei sui pensieri, Steve Jones si rigirò fra le mani la bottiglia vuota, un ottimo rum anche quello sprecato. Bere, per non pensare, non era certo la soluzione giusta, ma era l’unica che riusciva a darsi, ma, dentro la testa, per quanto bevesse tutte le sue preoccupazioni non tacevano. Ne voleva ancora, doveva, stordito era stordito ma non abbastanza se ancora non riusciva a zittirla. Barcollando si alzò dalla poltrona, e provò un senso di nausea, mosse un passo ma non si resse in piedi e cadde a terra, Vita di merda sappi che non mi hai demolito!, biascicò scoppiando a ridere, di un riso isterico e incontenibile, e più rideva più sentiva la rabbia, come un incendio divampare. Non si arrese, tentò ancora di rialzarsi, ma non ci riuscì, non fece che girarsi e rigirarsi su sé stesso fino a che le poche forze lo abbandonarono facendolo crollare definitivamente a terra privo di sensi. Non era una novità che le sue giornate finissero così, non lo era più da parecchio tempo. Inizialmente aveva cominciato a bere per superare la delusione, e quando l’amarezza non c’entrò più nulla, continuò a farlo perché si era reso conto che quel che stava diventando non gli piaceva. I sentimenti d’angoscia, quelle dolorose emozioni, che lo avevano piegato, erano superati e lo avevano fortificato rendendolo cinico, molto più simile ad un predatore che ad un uomo, si era trasformato in un cacciatore che si cibava dei suoi stessi simili, non ne andava fiero, chiuso nella sua nuova veste si sentiva uno sconfitto. Allora beveva e lo faceva in modo pesante. Sin dal mattino si versava bicchierini di rum, ma quella bella sensazione di euforia dopo che aveva esagerato si trasformava in qualcosa che non aveva nulla di comico ma solo di patetico. Rudolph, il suo collega s’era accorto di quella rogna, ma non gli aveva mai fatto notare che l’ubriachezza era inadeguata per il lavoro che svolgeva.  Le sue sbornie non avevano compromesso il lavoro, tutt’altro Steve aveva dimostrato di saperlo fare molto bene, non gli dava mai seccature ma solo qualche pensiero a livello umano. Certo quella sera dopo aver bussato alla sua porta con insistenza, entrato con un passe-partout, non s’aspettava di trovarlo rannicchiato fra il tavolino rovesciato e la poltrona. Sospirando si chinò su di lui e tentò di scuoterlo, Steve però, a differenza delle altre volte non fece una delle sue irriverenti battute ma, infastidito agitò un braccio per allontanarlo colpendo violentemente con la mano lo spigolo del tavolino. Si procurò una ferita, ma non sembrò rendersi conto di quel trauma perché farfugliando parole incomprensibili ripiombò in un sonno agitato. Allora il vecchio agente, dall’aspetto asciutto e il portamento elegante, si tolse il cappotto e con un gesto misericordioso lo coprì.

    Avrai un’altra cicatrice ma questa non lascerà segni, bisbigliò medicandogli la mano e quando ebbe finito, si accomodò sulla poltrona e sospirando nuovamente chinò la testa e posò lo sguardo sulle sue lucide scarpe, sfioravano le atletiche spalle del giovane Steve dal bel viso chiuso in una smorfia rabbiosa. Rudolph non era sicuro di capire cosa lo disturbasse tanto, aveva qualche sospetto, distrattamente o forse volutamente lui aveva seminato qualche indizio ma non abbastanza, non aveva ancora tutti i pezzi del puzzle, ed era sicuro che qualcosa quel ragazzo gli nascondeva, ed era quella la ragione per cui non considerava distruttivo il suo atteggiamento ma una sorta di rito liberatorio. Un rito, che sarebbe però, diventato un problema se i suoi sospetti avessero trovato fondamento. Nella tenue luce della lampada, alzò la testa, quella vecchia testa appesantita dai troppi ricordi e sorrise, ma di un sorriso amaro. C’era passato anche lui attraverso quel caos e ci voleva giusto una notte piovosa per condividere con un uomo annientato dall’alcol la follia di una vita mal spesa. Quando anche lui aveva cominciato a farsi delle domande su quello che l’agenzia gli chiedeva di fare, non trovando le risposte, si era sentito perduto. Per sopravvivere ai sensi di colpa aveva trovato il coraggio di optare per il compromesso, scendere pericolosamente a patti, intrecciare in modo rischioso e ingannevole un po’ di bene con tutto il male. Ingannava la CIA da anni, pur senza metterla in pericolo ma lo faceva, e con un altro atto di coraggio decise che avrebbe insegnato anche a Steve a fare lo stesso.

    Era ancora assorto nei suoi pensieri quando lui improvvisamente si alzò da terra e per nulla sorpreso sbadigliando gli diede il buongiorno, Quali novità?, domandò

    Mi ha telefonato Xavier, sua figlia, la Senders è sparita facendo perdere le sue tracce, Simon è scappato con lei. Indovina un po’? Vuole che lo aiutiamo a cercarli!, disse e non vedendo alcuna reazione si insospettì, Ne sai qualcosa di questa improvvisa fuga?, e Steve sornione alzò il pollice, La carota bastona l’asino, rispose nascondendo la sua soddisfazione,

    Fai dell’umorismo? Sei forse a conoscenza di qualcosa che io ignoro? Hai aiutato quei ragazzi?,

    Cosa c’è vecchio non ti fidi più di me?

    Decisamente fai dell’umorismo! Ti ho già detto che nel nostro lavoro la fiducia è come una donna da rinnegare! Datti una sistemata, abbiamo perso già troppo tempo dobbiamo assolutamente trovarla prima di suo padre!

    Deve avere capito che ha le pezze al culo se non riesce a gestire la cosa da solo!, rispose e

    Rudolph allargò le braccia, aveva appena avuto la conferma ad ogni suo sospetto, e non si trattenne dal dire, Hai un grosso fardello da portare sulle spalle, non potevi sceglierti persona peggiore per la tua redenzione!

    Steve alzò il dito indice e glielo puntò contro, ma non una parola gli uscì dalla bocca, gli girò le spalle e si chiuse in bagno sbattendo la porta. Donna da rinnegare, moneta fuori corso, come un sogno che non si poteva ripetere, ogni agente chiamava la fiducia in modo diverso, la sostanza però era sempre la stessa, concederla era ardito e nessuno in agenzia era così temerario, lui per primo. Il vecchio aveva capito ogni cosa, e non s’era mai illuso del contrario, impossibile ingannarlo ma sapeva, perché l’istinto, glielo suggeriva, che non ne avrebbe fatto parola con Trevor o con Xavier. Non subito almeno e se lo avesse fatto l’avrebbe fatto a modo suo. Fra loro se pur velata la fiducia c’era, esattamente come c’era la complicità. La pensavano alla stessa maniera, giocavano allo stesso gioco con la differenza che Rudolph si muoveva agilmente mentre lui camminava ancora incerto e la posta in gioco era altissima. Con furore si spogliò degli sgualciti abiti che indossava dal giorno prima e li buttò in un angolo, lo specchio riflesse l’immagine di un corpo vigoroso e il segno sul fianco di una vecchia cicatrice di guerra gli fecero ricordare chi fosse. Era un combattente addestrato per risolvere i problemi, anche se diversi da quelli che stava affrontando in quella situazione. Non che si sentisse un eroe, ma sui campi di battaglia si era spinto oltre ed era arrivato dove nessuno avrebbe mai osato e aveva sempre portato a casa la pelle. Non credeva fosse dipeso solo dalla fortuna ma piuttosto che fosse il risultato di un duro lavoro. Dall’esercito era stato addestrato a rimanere vivo in situazioni estreme, dalla CIA a muoversi in silenzio e ad avere sempre il controllo della situazione, l’esperienza e la capacità di improvvisare avevano fatto il resto. Toccandosi la mano dolorante si infilò sotto la doccia, ricordava benissimo cos’era accaduto, ricordava benissimo anche i passi felpati del vecchio, non c’era più nulla che gli sfuggisse per quanto potesse bere. L’acqua calda gli scivolò addosso e nell’istante in cui chiuse gli occhi un flash back lo riportò indietro nel tempo a quando, diciotto mesi prima, tutto ebbe inizio. Quel ‘tutto’ per lui aveva il nome di Julie Senders, classificato come - Operazione Idra- per l’agenzia, così Trevor Duval il vice direttore della sua sezione, l’aveva soprannominata, Idra un serpente velenoso, che avrebbe volentieri chiuso in una teca se solo avesse potuto, se solo lui non ci avesse messo lo zampino per cambiare il corso delle cose.

    L’inizio di tutto, un salto nel passato

    Diciotto mesi prima

    La missione Union Station fu un disastro e non perché il diplomatico Paul Roder non morì. Come gli era stato ordinato Steve era riuscito ad ucciderlo, aveva piazzato la bomba sotto la sua Jaguar blu e, come gli era stato chiesto, l’aveva fatta esplodere davanti al Palazzo Berlaymont.

    Prima di mandare l’invio alla detonazione guardò l’edificio all’ombra delle bandiere posizionate in fila lungo tutta la piazza. Mosse dal vento sventolavano fiere ma smisero di farlo non appena la macchina si sollevò da terra con un boato assordante per ricadere, avvolta dalle fiamme, sull’asfalto facendolo vibrare. Nello stesso istante in cui toccò il suolo tutto attorno si fermò, seguì un breve silenzio surreale e Steve con uno scatto felino si alzò dalla sua postazione e corse verso il catorcio.  Al rallentatore tutto attorno, il traffico e la gente, aveva ripreso a muoversi e lui si mescolò a quelle persone radunate e spaventate. Sentì le urla, i pianti, respirò la confusione che lo circondava, ma indifferente, era solo concentrato sul suo obiettivo, doveva verificare se anche la valigetta stesse bruciando, ma fra le lamiere contorte e le fiamme non gli parve di scorgerla.

    Fu costretto ad attendere l’arrivo dei vigili del fuoco, con loro a sirene spiegate arrivò anche la polizia e assicurarsi di non aver commesso un errore fu un’impresa. Pazientemente a distanza attese e con un brivido si rese conto che l’errore lo aveva commesso, non c’era alcuna traccia di quella che doveva essere una valigetta, vicino al corpo carbonizzato di Paul Roder, appoggiato sull’asfalto e coperto con un telo verde, i pompieri avevano appoggiato ciò che rimaneva di un ombrello e nient’altro. Come da procedura si mise in contatto con l’Office Service, l’agenzia per la quale lavorava ma non riuscì a parlare con il suo superiore, risultava in missione e la cosa lo sorprese. Nancy aveva abbandonato da anni quel genere di cose e si occupava di dirigere gli agenti per quella struttura alle dipendenze della CIA.

    È una novità!, esclamò

    Novità o no anche tu non dovresti essere dove sei! Risulti in stand-by, in attesa di incarico. Io non posso aiutarti!, gli rispose il suo interlocutore.

    Costretto da quella straordinaria circostanza contravvenne al regolamento, dalla località sicura in cui trovò riparo, contattò la CIA e quando l’agenzia non lo riconobbe come loro agente, in preda alla rabbia urlò che doveva assolutamente parlare con qualcuno che gli desse istruzioni perché la sua missione, mai classificata, era in qualche modo fallita. Con quel problema attirò l’attenzione dell’agente che gli domandò di ripetere e, dopo averlo ascoltato, gli disse di rimanere dove si trovava. Pochi minuti dopo, l’assistente del direttore della sezione operativa lo richiamò e ascoltate le sue parole, lo fece parlare con il direttore Sean Mason in persona.

    Seduto alla sua lucida scrivania di mogano posta nel confortevole ufficio del prestigioso edificio con sede in Virginia, Sean Mason gli domandò di ripetere ancora una volta quello che aveva riferito al suo assistente, Una bomba, lei Jons ha fatto saltare per aria davanti al palazzo dell’ONU un nostro diplomatico, un nostro agente in missione! Qui non siamo nell’esercito dove è possibile riparare ad un errore con una bomba, ma che diavolo combinate voi dell’Office Service?

    Io eseguo gli ordini signore

    Già e che ordini! Piuttosto mi dica cosa intende esattamente quando dice che non sa dov’è la valigetta

    In pratica signore, dico che è svanita, e lui riaprì il fascicolo che lo riguardava e velocemente lesse come era stato valutato, e dopo aver letto che era un ottimo elemento, gli ordinò di tornare immediatamente a Bruxelles per recuperarla ma lui protestò, Secondo il mio regolamento, prendo ordini solo da Nancy Oleg

    Da oggi agente Jones, dopo questo bel casino lei risponderà a questa agenzia e a me personalmente. Ora la sua priorità è trovare quella dannata valigetta e ovviamente senza far uso di bombe!, replicò ma interpretando i dubbi di Steve, sfoderò la sua arma migliore, la persuasione, e con tono benevolo aggiunse che la faccenda era inquietante e le circostanze richiedevano un intervento immediato, Nessuno meglio di lei sa come muoversi in questa incresciosa situazione. Quella valigetta contiene informazioni riservate. La Oleg ha sempre speso buone parole sul suo conto, lei era già nel mio interesse, era già mia intenzione proporle di lavorare direttamente per noi. L’agenzia è sempre alla ricerca di validi agenti. Jons ha l’occasione di fare un salto di qualità, grazie alla sua grande capacità di saper improvvisare

    Non metto in dubbio le vostre intenzioni e nemmeno la mia capacità ad improvvisare, ma io sono stato addestrato per fare altro, ma nessuna delle sue giustificazioni venne accettata e costretto da quella improvvisa emergenza obbedì e si imbarcò sul primo volo per far ritorno a Bruxelles e mentre lui sorvolava i cieli d’Europa, in Texas una donna di nome Julie Senders, arrivò all’aeroporto Fort Worth di Dallas, in partenza anche lei con il primo volo, era diretta in California, e avrebbe cambiato il corso degli eventi. Alla hostess che l’accolse con un sorriso aperto rispose con un cenno del capo, non era dell’umore per dispensare sorrisi. Si accomodò sulla poltrona e la sua piccola figura scomparve dietro gli alti schienali dei sedili della business class, era esausta, appoggiò la testa al freddo finestrino e strinse forte lo zaino al petto e con quel gesto, improvvisamente, ne sentì tutto il peso. Le compromettenti informazioni racchiuse nelle cartellette molto presto l’avrebbero resa una preda e il suo predatore sarebbe stato molto accanito, ma forte della consapevolezza di avere il coltello dalla parte del manico e determinata a sfruttare quella posizione di vantaggio, aveva già fatto la sua prima mossa. Aveva inviato due buste con racchiuse alcune rivelazioni, una sarebbe stata recapitata alla stampa e l’altra sarebbe stata appoggiata sulla scrivania di Seam Mason, direttore della sezione operativa della CIA. I torti subiti andavano ricambiati, questa era stata la prima cosa che aveva imparato crescendo nel degrado di Skid Row, e avrebbe seguito le leggi di quel miserabile quartiere. Lo aveva tanto odiato ma riconobbe che le aveva insegnato molto sulle leggi non scritte della vita, e chi le aveva ucciso il marito non si sarebbe trovato di fronte ad una sprovveduta.

    Il tempo trascorso lontano da quel carnaio non le aveva fatto scordare come affilare le unghie e quando lo raggiunse attraversò quella lunga via con passo spedito. Con gli occhi bassi, evitando quelli curiosi di quella disperata gente, cercava Hernandez Palacio, e non le fu difficile trovarlo. Lui se ne stava mezzo rannicchiato su una sgangherata sedia di plastica al suo solito angolo di strada ed era circondato dalle solite facce, solamente più consumate. Il tempo, a Skid Row, le sembrò essersi fermato, nulla era cambiato, e con lui anche tutte le tristi controfigure che lo popolavano non erano cambiate. Quel vecchio assopito dolore improvvisamente tornò a farsi strada nella sua testa e la zavorra dei ricordi la trascinarono all’indietro, le ferite però non ebbero il tempo di riaprirsi, lui, Hernandez, riconobbe la sua figura ferma sulla strada e di scatto si alzò e le andò incontro. Al profondo silenzio dei loro sguardi, non seguì un abbraccio o uno scambio di saluti ma le dure parole di lui, Una scelta coraggiosa tornare! Da quanti anni sei sparita? Che diavolo succede Julie? Vuoi rubarmi altri soldi?, ritrovandosi faccia a faccia con lui, lei indietreggiò assumendo un atteggiamento di superiorità,

    Non sei cambiata affatto, aria di sfida e silenzio! In soli trenta secondi sei riuscita ad infastidirmi come quando eri bambina! Il tempo non ti ha ammorbidita, Che cosa sei tornata a fare? Torna da dove sei arrivata!

    Non sono stata mai una persona semplice, me lo avete ricordato ogni giorno per quindici anni!

    Risentimento e un passato che ancora bruciava, non facilitò quell’incontro ma sentendo quelle parole si pentì d’averla aggredita, non era suo padre ma la considerava come una figlia e da quando era sparita, senza far sapere più nulla di lei, si era interrogato molto riconoscendo che di errori ne aveva commessi molti, Sono solo riuscito a farmi odiare, vero? Eppure, credimi, avevo sempre e solo aspirato a proteggerti.  Io non so come spiegare, posso solo dirti che era un periodo difficile, disse ed era sincero, non avrebbe saputo cos’altro dire per chiederle perdono, non sapeva come spiegarle che sia lui che sua madre erano prigionieri e non solo della droga. La verità

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1