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Keep calm e cura l'orto
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E-book324 pagine3 ore

Keep calm e cura l'orto

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Info su questo ebook

Consigli semplici e pratici per coltivare e proteggere il proprio orto.

Come scegliere il posto ideale per un nuovo orto; come seminare, irrigare, proteggere le colture da parassiti e malattie; quali sono le principali verdure, le varietà, i tempi della raccolta e i metodi di conservazione. Laura Rangoni risponde a tutte queste domande e a molte altre ancora, e ci regala tante deliziose ricette, per godere a tavola dei frutti genuini del nostro orto. Infine illustra, mese per mese, i lavori da fare, cosa seminare con luna crescente e con luna calante, come trapiantare, cosa raccogliere, e ci racconta inoltre tutte le curiosità e le leggende legate al mito e alla tradizione contadina.
Laura Rangoni
giornalista, studiosa di storia dell’alimentazione e della gastronomia, sommelier, si occupa di cucina da trent’anni, con un centinaio di libri pubblicati. Dirige il settimanale di enogastronomia cavoloverde.it e gira l’Italia a caccia di sempre nuove specialità da assaggiare. Con la Newton Compton ha pubblicato, tra gli altri, Ammazzaciccia; La cucina della Romagna; La cucina dell'Emilia; La cucina milanese; La cucina bolognese; La cucina piemontese; La cucina toscana di mare; La cucina sarda di mare; Turisti per cacio; Kitchen Revolution; La cucina della salute; 1001 ricette di pizze, focacce e torte salate; 1001 ricette della nonna e 1000 ricette di carne bianca.
LinguaItaliano
Data di uscita2 apr 2015
ISBN9788854182516
Keep calm e cura l'orto

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    Anteprima del libro

    Keep calm e cura l'orto - Laura Rangoni

    Tecniche e consigli

    per l’orto perfetto

    Scegliere il posto ideale per un nuovo orto

    Scegliere il luogo ideale per l’orto è la prima cosa da fare quando si decide di intraprendere l’avventura della coltivazione in proprio di ortaggi.

    La zona in questione deve essere abbastanza ampia per permetterci di sperimentare vari tipi di coltivazioni, comoda da lavorare, quindi essenzialmente in piano, e ben esposta al sole. Per sapere quanto spazio ci necessita bisogna riflettere su quelli che sono i nostri consumi e sulla disponibilità di tempo e di forza per lavorarci: un orto può essere impegnativo, e non è il caso di farlo troppo grande se possiamo occuparcene solo saltuariamente.

    Per avere verdure tutto l’anno per una famiglia media di tre persone bastano 100 mq, che comprendono non solamente le aiuole, ma anche i vialetti di accesso (solitamente larghi circa 30-40 cm) e di separazione delle aiuole stesse, ed eventuali canaline di irrigazione. Bisogna assicurarsi che il nostro orto sia vicino a un rubinetto di acqua al quale attaccare la canna per l’irrigazione e, se si hanno bambini o animali, è opportuno recintarlo.

    Quando si impianta un orto per la prima volta bisogna prestare la massima attenzione alla terra, perché dal tipo di terra dipenderà il successo delle nostre coltivazioni. In generale, se il terreno non è mai stato lavorato, richiederà un’attenzione maggiore.

    La prima cosa da osservare, rovesciando una zolla di terreno, è se incontriamo qualche lombrico: la loro presenza è garanzia della fertilità della nostra terra. Inoltre, più la terra è nera e sciolta più sarà ricca di humus, ovvero resti di materiale animale e vegetale in decomposizione, e fertile. In un terreno di questo tipo sono presenti microrganismi che continuamente trasformano le sostanze organiche provenienti da foglie morte, letame e residui vegetali. Un terreno compatto, sassoso, argilloso è tendenzialmente sterile, ma può essere migliorato fertilizzandolo sia con letame che con compost, come vedremo più avanti.

    In generale, tutti gli ortaggi sono golosi di concime, quindi la prima cosa da fare è, se possibile, prendere accordi con qualche allevatore che possa fornirci letame in quantità.

    Il letame

    Concimare significa nutrire la nostra terra, rendendola sempre più fertile. I nostri vecchi sostenevano che il concime non è mai abbastanza, soprattutto se si tratta di letame.

    Il letame, o stallatico, è composto dagli escrementi degli animali da stalla e dai materiali, foglie, paglia, segatura ecc. che vengono usati per lettiera. Il letame bovino è abbastanza ricco di sostanze utili alla terra, e, considerando il fatto che una mucca produce ogni anno circa 20 volte il suo peso in escrementi, è abbastanza facile da trovare e a buon mercato.

    Addirittura molti allevatori hanno il problema di dove mettere il letame prodotto in stalla; quindi, se vi offrirete di portarlo via, ne saranno ben contenti.

    Il letame equino e ovino è meno ricco di acqua, quindi più concentrato di quello bovino.

    Quello dei suini invece è molto acquoso, quindi scarsamente utilizzato nell’orticoltura.

    La pollina è il letame prodotto da anatre, polli, oche, tacchini. È molto concentrato e ricco di azoto, per cui deve essere somministrato in piccole dosi altrimenti si rischia di bruciare le coltivazioni. Va benissimo se miscelato a sabbia o terra.

    Il letame deve essere assolutamente stagionato, poiché, quando è troppo fresco, è molto ricco di acqua e di azoto. Se si lascia fermentare il letame, perde acqua e si secca, e non c’è il rischio di bruciare le piantine come avverrebbe con il letame fresco. Il letame stagionato 3-4 mesi può essere usato in autunno, quando il ciclo vegetativo di alcune piante si è concluso e si preparano i terreni per le semine primaverili.

    Il letame migliore è quello che ha almeno sei mesi, ha perso totalmente il cattivo odore e si presenta come una massa non troppo compatta, di colore nero.

    Quando si lascia maturare il letame per un anno si ottiene un terriccio poroso, fine e secco, che è il non plus ultra, e che viene utilizzato soprattutto per la coltivazione di fiori e piante ornamentali.

    Se non è possibile trovare letame, si può ricorrere allo stallatico in pellet o ad altri concimi chimici.

    Il compost

    Il compost è un fertilizzante molto facile da ottenere, con quasi nessuna spesa. Proviene infatti dal riciclo degli scarti organici prodotti in casa.

    Possono entrare a fare parte del compost scarti di frutta e verdura, fondi di caffè e di tè, gusci d’uovo, frattaglie, pelli e piume di animali; paglia e sfalcio del prato; foglie morte; piante che hanno concluso il loro ciclo vegetativo o residui della potatura (che però devono essere triturati con un biotrituratore), segatura, carta e cartone anch’essi triturati, cenere della stufa a legna o del camino, pollina, fuliggine.

    È assolutamente necessario evitare di mettere nel compost materiali infetti, come piante colpite da malattie fungine o piene di parassiti. A volte è anche necessario aggiungere attivatori di compostaggio: quelli naturali sono il lievito, la birra, il solfato di ammonio.

    Tutto questo materiale deve decomporsi e lentamente trasformarsi. Per ottenere questo risultato bisogna predisporre uno spazio dove mettere la compostiera, o meglio le compostiere.

    Un tempo si usava mettere il materiale a strati, coprendo ogni strato con un po’ di terra fertile, direttamente sul terreno, in cumuli o in letamaie, che venivano coperte da un telo per aumentare il calore e accelerare la fermentazione.

    Nel giro di sei mesi il compost era pronto. Se non vogliamo questi cumuli in giro, possiamo sempre recintare con rete metallica fine una porzione di terreno da usare come compostiera.

    È importante anche ricordare che il compost deve essere smosso con il forcone almeno una volta al mese, per favorire una corretta aerazione, e per rimescolare le parti in putrescenza. Se fosse troppo secco è bene bagnarlo con un po’ d’acqua; se viceversa fosse troppo impregnato, allora lo si può alleggerire con foglie morte triturate o segatura.

    Attualmente sono in commercio contenitori di plastica o di legno che servono per produrre il compost e accelerare il processo di decomposizione. Solitamente sono recipienti chiusi, a forma di campana o di tronco di cono, con la base che poggia direttamente sul terreno.

    Alcuni hanno fori di aerazione per consentire il passaggio dell’aria, sono dotati di un coperchio mobile che si sposta quando si aggiungono i rifiuti dall’alto e nella parte sottostante c’è una sorta di apertura dalla quale è possibile togliere il compost maturo.

    Altri concimi naturali

    Vi sono altri concimi di provenienza organica, che possono essere usati nella coltivazione biologica dell’orto e sono: il sangue secco, la cornunghia (che è costituita da scaglie sottili di corna e unghie prevalentemente di bovini) e il guano, che è costituito dalle deiezioni degli uccelli della costa occidentale del Sud-America, e che può essere egregiamente sostituito con la più nostrana pollina, ovvero con il letame di pollo che possiamo prelevare dal nostro pollaio.

    Il sovescio

    Il sovescio è l’interramento di un determinato tipo di piante, coltivate appositamente per essere poi interrate, e serve sostanzialmente per migliorare la fertilità del suolo. Le principali piante usate per il sovescio sono le leguminose, per la loro notevole capacità di formare humus.

    La tecnica del sovescio solitamente è utilizzata da chi ha grandi spazi da destinare alle coltivazioni, in quanto, se per molti mesi all’anno la terra è occupata dalla coltivazione delle piante da interrare, non vi è spazio per piantare poi verdure e altri vegetali. Per questo motivo, per chi ha piccoli orti, è sicuramente consigliabile l’uso di letame o di compost maturo.

    I fertilizzanti chimici

    Per molti piccoli orti che si trovano nei pressi delle città i fertilizzanti chimici sono l’unica soluzione, in quanto quelli naturali quali ad esempio il letame sono difficili da reperire. Negli ultimi anni le industrie che producono fertilizzanti hanno sintetizzato gli elementi nutritivi necessari alle singole piante, per cui è possibile trovare in commercio concimi specifici ad esempio per pomodori, fragole, verdure a foglia ecc. che consentono di aumentare notevolmente la produzione delle piante e, se la concimazione è eseguita correttamente, di migliorare anche la qualità dei prodotti.

    Ci sono in commercio molti diversi concimi chimici, e prima di acquistarne uno a caso, è bene sapere alcune semplici cose. Anzitutto bisogna tenere presente che tipo di piante sono già presenti nel nostro orto e quali altre vogliamo coltivare. Poi, come nel caso delle sementi, bisogna imparare a leggere le etichette.

    Esistono concimi cosiddetti semplici, che contengono un solo elemento: azoto, potassio o fosforo.

    Poi vi sono concimi chiamati binari che ne contengono due: azoto e fosforo, azoto e potassio, o fosforo e potassio.

    Esistono inoltre concimi complessi che contengono, in diversa percentuale, tutti e tre gli elementi che determinano la fertilità.

    Infine, ci sono altri concimi che contengono elementi diversi quali calcio, magnesio e zolfo.

    Un buon concime deve essere facilmente solubile in acqua affinché le radici possano assimilarlo facilmente. Inoltre è importante saper distinguere i concimi cosiddetti a pronto effetto da quelli a lunga cessione. Nei primi gli elementi nutritivi sono immediatamente disponibili per le piante, mentre nei concimi a lunga cessione divengono disponibili solo dopo che i microrganismi del terreno li hanno sottoposti a una complessa trasformazione. In questo caso quindi gli elementi nutritivi vengono rilasciati in piccole quantità nell’arco di un lungo periodo di tempo.

    Bisogna prestare attenzione a quei concimi che possono lasciare nel terreno dei residui di sostanze che non sono state assorbite dalle radici delle piante e che, a lungo andare, accumulandosi, possono ingenerare forme di inquinamento.

    Vediamo ora alcuni dei principali concimi chimici.

    Il solfato di ammonio è un concime azotato a lento effetto che rimane a lungo nel terreno, ha un costo medio-alto, ma è molto efficace, oltre che solubile in acqua.

    Il nitrato di calcio è un concime azotato a pronto effetto, che non è trattenuto a lungo dal terreno: se non viene rapidamente assorbito dalle radici delle piante, viene lavato via dall’acqua e quindi va usato solamente nella fase di trapianto e massima crescita delle piante per evitare sprechi inutili. Costa abbastanza ed è molto solubile in acqua.

    Il nitrato di ammonio è un concime che contiene azoto in 2 forme: nitrica, a pronto effetto e ammoniacale, a lento effetto; per questo motivo può essere utilizzato sia prima della semina che durante la crescita delle piante. Ha un costo medio ed è molto apprezzato perché non lascia residui nel terreno e si scioglie facilmente nell’acqua.

    L’urea è un concime azotato a lento effetto che rimane a lungo nel terreno e difficilmente viene lavato via dall’acqua. Anch’esso non lascia residui, è molto solubile in acqua e ha il vantaggio di costare abbastanza poco.

    Il calciocianammide è un concime azotato a lento effetto che viene trattenuto a lungo dal terreno soprattutto perché è poco solubile. Ha un’azione anche lievemente disinfestante nei confronti di insetti e parassiti che potrebbero danneggiare le piante dell’orto, ma ha un costo abbastanza elevato.

    Il perfosfato minerale è un concime fosfatico a lento effetto che viene trattenuto a lungo dal terreno, costa poco, è poco solubile e lascia qualche residuo.

    Il perfosfato triplo, come il precedente, è un concime fosfatico a lento effetto che rimane a lungo nel suolo, è poco solubile e ha un costo molto contenuto.

    Il cloruro di potassio è un concime potassico a lento effetto che rimane a lungo nel terreno, ha un costo molto basso ma per l’orto presenta alcuni inconvenienti: in particolare i tuberi e i rizomi quali carote, cipolle, patate, rape e aglio possono essere intossicati dal cloro e riportare danni anche seri.

    Il fosfato di potassio è un concime potassico a lento effetto di costo medio-basso, ed è particolarmente indicato per la coltivazione di ortaggi sensibili al cloro, come cipolla, aglio, carota e rapa, per i quali è invece sconsigliato l’uso del cloruro di potassio.

    Il solfato di magnesio è un concime magnesiaco a lento effetto dal costo piuttosto alto, particolarmente adatto per gli ortaggi da foglia quali insalate, cicorie, coste e spinaci e per numerose piante da frutto.

    Il solfato di potassio e magnesio è un concime composto a lento effetto, di medio costo, molto utile per tutte le piante dell’orto grazie alla combinazione dei due elementi: potassio e magnesio.

    Il nitrato di potassio è un concime composto da azoto in forma nitrica, che ha un effetto molto rapido, e potassio, che invece è più lento. Costa abbastanza poco e non lascia residui.

    Il fosfato monoammonico è un concime composto che contiene azoto ammoniacale e fosforo, entrambi a lento effetto. Ha un costo piuttosto elevato, ma in compenso non lascia residui, quindi può essere usato anche per un tempo molto lungo sullo stesso terreno.

    Vi sono poi dei concimi cosiddetti complessi che contengono azoto, fosforo e potassio in quantità diverse e spesso sono arricchiti anche con altri elementi. Questi hanno il grosso vantaggio di poter essere usati una volta sola, apportando nello stesso tempo tutti gli elementi nutritivi necessari allo sviluppo delle piante. Bisogna solo fare attenzione a non eccedere con le dosi. Alcuni sono poi arricchiti con i microelementi necessari alle piante in piccole quantità, quali il ferro, il boro, il rame, lo zinco, il cloro, il manganese e il molibdeno. Questi sono per lo più concimi fogliari, che vengono nebulizzati sulle foglie perché le radici non riescono ad assorbirli. Hanno un costo molto elevato e vengono impiegati soprattutto per le colture di piante pregiate e in pieno campo.

    Attrezzi

    Non sono molti gli attrezzi utili per coltivare un orto. Ovviamente la scelta del tipo di attrezzo da usare è determinata, oltre che dal lavoro da svolgere, anche dalla compattezza del terreno.

    Pur essendo diversi tra loro, gli attrezzi per l’orto devono avere alcune caratteristiche comuni:

    i manici devono essere di legno stagionato e robusto, e abbastanza lunghi da consentire di svolgere i lavori senza piegare troppo la schiena e affaticarsi;

    la parte terminale degli attrezzi deve essere ben fissata nel manico, magari con un chiodo. È buona norma, dopo avere acquistato un attrezzo, fissarlo con un chiodo, poi lasciarlo a bagno per un giorno in acqua, in modo che il legno si gonfi e non ci sia gioco tra manico e lama;

    la parte lavorante deve essere di buon acciaio, robusta e possibilmente antiruggine.

    Bastano inoltre pochi accorgimenti per far durare i nostri attrezzi a lungo. Anzitutto, è bene spendere qualcosina di più al momento dell’acquisto, anziché poi pentirsi di avere acquistato attrezzi che si piegano, sono pesanti e così via. In questo caso chi più spende meno spende.

    È bene non lasciare gli attrezzi nell’orto, dopo che li abbiamo usati, perché l’azione di sole o pioggia li possono rovinare. È opportuno invece, dopo averli usati, ripulirli dalla terra e riporli in un luogo riparato, che può essere il casotto degli attrezzi o semplicemente una cantina.

    Capita che i denti dei rastrelli e del sarchiatore si storcano se vengono a contatto con pietre o residui duri. Quando ce ne accorgiamo bisogna raddrizzarli subito. È necessario inoltre affilare periodicamente vanghe e zappe perché siano taglienti e riescano a penetrare meglio nel terreno.

    Vediamo ora gli attrezzi più comuni.

    La vanga. Con questo attrezzo è possibile tagliare una zolla di terreno, staccarla e rovesciarla. In questo modo si porta in superficie uno strato profondo, non esaurito.

    La vanga è formata da una lama metallica, che può avere diverse forme e dimensioni, e da un manico, di lunghezza variabile. Una buona vanga non dovrebbe essere pesante: al massimo può raggiungere un paio di chili. La larghezza della lama è variabile dai 15-20 cm fino ai 30-40, e si deve poter appoggiare il piede lungo la parte superiore, per fare forza. Tra le varie forme le più comuni sono: a trapezio, per i terreni sabbiosi e facili da lavorare, a punta triangolare o a cuore per terreni pesanti e argillosi, quindi difficili da lavorare.

    La list-style: none; si utilizza per entrare nel terreno e separarlo quando è molto sassoso o molto duro. La base ha 3-4 denti, lunghi una trentina di centimetri. Si usa la forca anche per dissotterrare patate e altri tuberi, per estrarre radici e per spostare residui di coltivazione o letame. Le forche per le patate hanno solitamente i denti piatti per evitare di forare i tuberi, mentre quelle per scalzare i bulbi, come le cipolle e l’aglio, hanno denti quadrati.

    La zappa serve per tagliare il terreno e contemporaneamente rimescolarlo, senza estrarre una zolla. La profondità di lavorazione è minore che con la vanga, e solitamente si arriva al massimo ai 30 cm.

    Si utilizza soprattutto per frantumare le zolle create con la vanga, per smuovere lo strato superficiale del terreno, per arieggiarlo e per liberarlo dalle erbe infestanti.

    Alcune zappe hanno la lama rettangolare e sono usate soprattutto per smuovere il terreno ed eliminare le infestanti. La zappa olandese invece dispone di una lama in linea con il manico, ed è usata soprattutto per tagliare le radici. La zappa a collo d’oca ha la lama ripiegata ad angolo retto rispetto al manico e viene usata principalmente per rincalzare alcuni ortaggi, come le patate, o per tracciare i solchi per la semina.

    Il rastrello si utilizza prima della

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