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Dove finisce il cielo
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E-book384 pagine5 ore

Dove finisce il cielo

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Info su questo ebook

Il vero amore può superare ogni ostacolo

Innamorata di Remington Tate, il campione di pugilato dei violenti incontri clandestini, Brooke sa che è necessario combattere per il loro amore. Stargli accanto come fisioterapista, infatti, l’ha resa più forte e più decisa che mai a non voltare le spalle al suo cuore. Remy è determinato a vincere il torneo e reclamare una volta per tutte il titolo a cui aveva dovuto rinunciare per amore di Brooke. Ma dopo un episodio in cui il disturbo bipolare di Remy esplode, il lieto fine non sembra più così scontato. Specialmente perché, quando Brooke scopre di essere incinta, lo stress dei combattimenti clandestini rischia di mettere la sua vita e quella di suo figlio in grave pericolo. Stare lontani significherà mettere il loro amore alla prova ancora una volta.

Un amore potente, imperfetto e reale che consuma completamente

Quando combatti per amore, lo fai fino in fondo

«Seducente, selvaggio e irresistibile.»
Christina Lauren, autrice bestseller del New York Times
Katy Evans
è un’autrice bestseller di «New York Times», «USA Today» e «Wall Street Journal». I suoi libri sono stati tradotti in dieci lingue. Ha fatto innamorare migliaia di lettrici con le sue storie di passione e romanticismo. Torna finalmente a pubblicare in Italia con Dove finisce il cielo, grazie alla Newton Compton.
LinguaItaliano
Data di uscita25 ott 2018
ISBN9788822724540
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    Anteprima del libro

    Dove finisce il cielo - Katy Evans

    Playlist

    Queste sono le canzoni che ho ascoltato durante la stesura di Dove finisce il cielo. Spero che vi piacciano come sono piaciute a Remington e Brooke! J

    Iris, dei Goo Goo Dolls

    Dark Side, di Kelly Clarkson

    I Choose You, di Sara Bareilles

    Beneath Your Beautiful, di Labrinth feat. Emeli Sandé

    First Time, dei Lifehouse

    Stay With You, dei Goo Goo Dolls

    Between the Raindrops, dei Lifehouse

    Breathless, dei Corrs

    According to You, di Orianthi

    Here Without You, dei 3 Doors Down

    When You’re Gone, di Avril Lavigne

    Far Away, dei Nickelback

    Hold Me Down, di Red

    Uprising, dei Muse

    Demons, degli Imagine Dragons

    Kiss Me, di Ed Sheeran

    From This Moment On, Shania Twain e Bryan White

    Dove finisce il cielo

    Il cuore è un muscolo cavo, e batterà milioni di volte nel corso delle nostre vite. Grande più o meno quanto un pugno, ha quattro camere: due atri e due ventricoli. Non riesco a capire come questo muscolo possa ospitare qualcosa di così pervasivo come l’amore. È il cuore ad amare? O amiamo con l’anima, che è infinita? Non lo so. So solo che sento questo amore in ogni molecola del corpo, in ogni respiro, in tutta l’immensità dell’anima. So che non possiamo correre se ci strappiamo un legamento, ma se il nostro cuore viene frantumato in mille pezzi possiamo ancora amare con tutti noi stessi.

    Mi hanno spezzata e mi hanno rimessa insieme.

    Sono stata amata, e ho amato.

    Sono innamorata, e sarò trasformata per sempre da questo amore, da quest’uomo. Un tempo sognavo medaglie e campionati, ma adesso non sogno che un pugile dagli occhi azzurri che un giorno mi ha cambiato la vita, quando ha messo le sue labbra sulle mie…

    Capitolo 1

    Bentornato, Riptide!

    Brooke

    Sono passati due mesi, esattamente sessantadue giorni, da quando sono tornata da lui. Millequattrocentottantotto ore trascorse a desiderarlo, a bramarlo, a volerlo. È passato ancora più tempo da quando migliaia di donne, uomini e ammiratori in tutto il mondo lo hanno visto cadere.

    È tornato.

    Eccolo. Il primo incontro della nuova stagione dell’Underground.

    Si sta allenando come un pazzo. Ha messo su ancora più muscoli. È più possente che mai, e so che in questa stagione è pronto a prendere ciò che gli spetta.

    Nell’arena di Washington ci sono un migliaio di persone, e quando viene annunciato il vincitore dell’incontro appena concluso, il pubblico si fa sempre più impaziente.

    Sappiamo tutti che adesso toccherà a lui essere chiamato. Il suo assistente personale, Pete, teso e vigile, è seduto alla mia destra. Mi ha detto che lui è il richiamo, che quasi tutti gli spettatori sono venuti qui per vederlo.

    Di sicuro io sono qui per questo.

    Nell’aria carica di eccitazione si sente un misto di profumo, birra e sudore. I due pugili dell’incontro precedente stanno uscendo dal ring, uno aiutato dalla sua squadra, e il cuore mi martella nel petto mentre me ne sto immobile al mio posto in prima fila, al centro esatto, proprio dove mi vuole il mio uomo. Per cui eccomi qui, in attesa, fin troppo consapevole della sua presenza e col cuore che scandisce il suo nome. Remington, Remington, Remington…

    Le casse dell’arena crepitano quando il presentatore accende il microfono, facendomi sobbalzare per la paura.

    «Signore e signori, ricordiamo tutti le nostre anime a pezzi – i nostri spiriti a pezzi! – quando l’anno scorso il più amato dal pubblico ha perso il campionato».

    Al ricordo, la folla prorompe in un sonoro: «buuuuu!», e sento un nodo alla gola ripensando al corpo di Remy che viene portato fuori dal ring.

    «Ma non temete, gente. Non temete!».

    «remy!!!», grida qualcuno.

    «E fatelo uscire una buona volta!», urla qualcun altro.

    «Oh, altroché. Non temete, lo facciamo subito», dice il presentatore con tono serio, cercando di sovrastare il chiasso della folla. «Dopo molte speculazioni e voci, è ufficiale. Combatterà questa stagione, e non ne avrà per nessuno, gente! Eccolo qui, signore e signori. Eccolo. Qui! Sapete tutti di chi sto parlando?».

    La folla ruggisce: «riptiiide!».

    «Chi?»

    «riptiiide!».

    «Un’altra volta, perché non vi sento!».

    «riptiiide!».

    «Esatto, signore e signori! Ecco il nostro ragazzaccio preferito, col suo famigerato sorriso e i suoi pugni mortali, pronto a mettere al tappeto chiunque gli intralci la strada. Il solo e unico Remingtooon Tate, il vostro riptiiide!».

    Vengo travolta da una folle eccitazione quando il pubblico si alza in piedi e grida impazzito.

    «Dio mio, i fan lo desiderano», sussurra Pete.

    E anch’io. Dio mio. Anch’io.

    Dall’altra parte del ring alcune donne agitano in aria delle mutandine. Mutandine! Una invece solleva un cartello che recita: rapiscimi, riptide!

    Ho la bocca secca, e sento un miliardo di farfalle nello stomaco quando vedo un lampo rosso.

    Si sta avvicinando.

    Corre sulla passerella che arriva fino al ring.

    Al suo ring.

    Il mio corpo si riaccende di sensazioni quando irrompe fra la folla.

    Alcuni spettatori escono dagli spalti e fanno per toccarlo, ma lui si fa strada facilmente tra la folla, con la faccia nascosta dal cappuccio dell’accappatoio di satin rosso. Remy. Il mio Remy. L’uomo che amo con tutta me stessa.

    «Riptide, sei il più fico di tutti!».

    «Remy, mettimi incinta, cazzo!».

    Sale sul ring con un salto agile, e poi si toglie l’accappatoio con la scritta riptide, lentamente, senza fretta. Centinaia di grida di donne mi fischiano nelle orecchie mentre Remington va all’angolo per dare l’accappatoio a Riley, l’allenatore in seconda.

    Riley gli dà una pacca sulla schiena muscolosa con un sorriso e gli dice qualcosa. Remington getta la testa all’indietro come se stesse ridendo, e poi va al centro del ring, dove stende le lunghe braccia possenti e comincia a fare il suo lento e arrogante giro su se stesso, come a dire Lo so che volete scoparmi.

    Sto morendo.

    Non mi abituerò mai, e dico mai, a vederlo sul ring. Il cuore mi martella eccitato nella gabbia toracica, mentre tutto il corpo pulsa di desiderio, e il petto sembra un palloncino sul punto di scoppiare per l’eccitazione. Duro, magro e perfetto, pericoloso, bellissimo, e tutto mio.

    Assorbo ogni centimetro di ciò per cui tutte le donne nell’arena stanno sbavando, e non riesco a non ammirare il fisico atletico e perfetto. I miei occhi gli accarezzano amorevolmente la pelle, e baciano i bracciali celtici tatuati sui bicipiti. Ammiro il tronco e le gambe lunghe e forti, le braccia scolpite, la vita stretta e le spalle larghe. Ogni muscolo del suo corpo magnifico perfetto è così definito che passandoci il dito sopra si saprebbe esattamente dove finisce una struttura e inizia la successiva.

    E mentre continua a girarsi, vedo gli addominali con otto quadrati… otto! Sì, è impossibile, ma lui li ha… E il viso.

    Oh, Dio, non ce la posso fare.

    Quella barbetta incolta. Quei luminosi occhi azzurri. Quel sorrisetto sexy. Le fossette. Ha un sorriso stampato in faccia; la sua espressione, quella che ti fa capire che ha cattive intenzioni per la serata e tu non ti vuoi perdere nemmeno un istante, è giocosa e giovanile.

    Un gemito collettivo si diffonde tra le file accanto a me quando si gira verso di noi.

    Le farfalle nello stomaco si risvegliano quando quei danzanti occhi azzurri cominciano a studiare la folla, ridendo di noi dentro di sé. È chiaramente divertito dalla nostra ossessione per Remington Tate!

    Accanto a me, una bionda di mezza età con troppo botulino saltella su e giù e urla come una pazza: «Remy! Dammi un assaggio di quel Riptide!».

    L’impulso di prendere quella donna per i capelli mi travolge, ma allo stesso tempo so che non puoi guardarlo senza scioglierti in una pozza di desiderio.

    È uno stallone. È stato fatto per accoppiarsi. Per procreare.

    E lo voglio come il prossimo respiro.

    Lo voglio più di quanto non lo desiderino tutte queste donne che urlano.

    Voglio ogni sua piccola parte. Voglio il suo corpo. La sua mente. Il suo cuore. La sua bellissima anima.

    Dice di essere mio, ma so che c’è una parte di Remington Tate che nessuno avrà mai.

    Io sono sua, ma lui è indomabile e incontrollabile.

    L’unica persona che può sconfiggere Remington Tate è lui stesso.

    È là sul ring, sfuggente e impenetrabile come non mai, una scatola nera di mistero senza fine. E voglio perdermi in lui, anche se non ne uscirò mai la stessa.

    Pete richiama la mia attenzione e mi sussurra all’orecchio: «E che diamine, non è giusto che riceva tutte le attenzioni mentre questo qui», dice indicando la sua figura pelle e ossa, «non ne riceve nessuna».

    Sorrido. Pete, capelli ricci e occhi marroni, indossa sempre un completo nero. Non è solo l’assistente personale di Remy, ma anche come un fratello maggiore e uno dei miei migliori amici.

    «A Nora piaci così come sei», lo prendo in giro riferendomi a mia sorella più piccola.

    Pete sorride e muove le sopracciglia facendo un cenno verso il ring, dove Remington sta finendo il giro ed è quasi rivolto verso di me.

    Le mie terminazioni nervose si agitano e mi solleticano ovunque per l’eccitazione quando quegli scintillanti occhi azzurri scorrono lungo la mia fila, dove sa che sono seduta. Giuro che ogni parte di me trema pregustando il suo sguardo, in attesa che i suoi occhi mi trovino.

    Mi vede.

    Mi elettrizza. Correnti invisibili guizzano fra di noi. Il suo sorriso mi infiamma, e all’improvviso, il petto, dove batte il mio cuore, mi sembra una torcia che lui ha appena acceso.

    Con gli occhi mi avvolge nel suo affettuoso calore, e stasera vedo la sua calma gioia, la sua possessività, il suo sguardo territoriale con cui dice a tutti i presenti nell’arena che io… sono… sua.

    Poi mi indica.

    Il cuore smette di battere.

    Sembra che tutti seguano il dito puntato verso di me, dritto al mio petto, dove il mio cuore galoppa per lui, mentre i suoi infuocati occhi azzurri dicono chiaramente: «Questa la dedico a lei».

    Un ruggito felice della folla esplode intorno a me. Il modo in cui tutti lo amano, in cui ama tutti loro, in cui ama me mi colpisce come una scarica di adrenalina, come uno shot di tequila che va dritto alla testa.

    Sono sbalordita da come il pubblico reagisce a lui e da come se ne sta lì sul ring, con quelle fossette ben in mostra, assorbendo tutta l’energia dell’arena e incanalandola in Riptide.

    Dio quanto lo amo, e voglio che non lo scordi mai!

    Vinta dall’euforia del momento gli mando un bacio.

    Lui lo prende al volo e si porta la mano alla bocca.

    La folla lo acclama ancora di più. Remy mi indica, ridendo, e rido anch’io. Mi bruciano un po’ gli occhi perché sono così felice che non sto più nella pelle. Sono contenta che lui sia felice, e che sia dov’è giusto che si trovi.

    Questa è la sua stagione. Quest’anno niente impedirà a Remington Tate di essere il campione dell’Underground League. Niente.

    Farà tutto quel che serve, perché è un uomo appassionato, potente e motivato, e che io sia spaventata, preoccupata, eccitata o tutte queste cose insieme, lo sosterrò.

    «E adesso, signore e signori, accogliamo con un bell’applauso un nuovo pugile dell’Underground, dal Fighter’s Club, il noto, temuto e letale Grant Gonzalez Gooodzillaaa!».

    Mentre l’avversario viene annunciato, Remington gira per il ring come una pantera irrequieta, finché un’enorme massa argentata esce da una seconda passerella. Remy flette le dita ai fianchi mentre guarda l’avversario salire sul ring. Stasera hanno entrambi le dita incerottate e le nocche libere, come si combatteva ai vecchi tempi.

    Il nuovo pugile non fa in tempo a togliersi l’accappatoio che il pubblico comincia a gridare: «Buuuuuu! Buuuuuu!».

    «Quello ha ucciso un paio di avversari», mi dice Pete a mezza voce. «È uno sporco e spregevole figlio di puttana».

    «Mi stai dicendo che sono morte delle persone in questi eventi?», chiedo terrorizzata, sentendo una scossa inquietante allo stomaco. Pete alza gli occhi al cielo.

    «Brooke, sono combattimenti non censurati. Ovvio che accadano certe cose».

    Il pensiero che Remy combatta contro degli assassini catapulta le mie paure pre combattimento a un nuovo livello. Paure che avevo represso mentre il mio uomo assorbiva l’adorazione del pubblico. Paure che mi attanagliano lo stomaco e mi stritolano.

    «Pete, la morte è più di certe cose».

    Remington batte i pugni con l’avversario e tra la folla scende il silenzio. Anche le farfalle nello stomaco si fermano. Sto valutando selvaggiamente, quasi con ansia, il nuovo pugile, come se potessi scoprire qualcosa di lui solo guardandolo. La pelle bianca del giovane è lucida, come se si fosse cosparso di grasso. È permesso essere scivolosi durante i combattimenti? I capelli lunghi sono raccolti in una coda, ed è muscoloso come la maggior parte dei pugili che ho visto. Nessuno è snello e bello come Remy. Scommetto che neanche uno di loro si prende cura del proprio corpo e si allena con lo stesso impegno che ci mette lui.

    Al suono della campanella, credo di aver smesso di respirare.

    Si avvicinano l’uno all’altro. Remington aspetta che l’avversario si muova, con la guardia alta e tutti i potenti muscoli rilassati per poter colpire in fretta. Alla fine Godzilla sferra un pugno. Remy lo schiva e colpisce l’avversario con violenza al fianco e, incredibilmente, mette al tappeto quell’enorme mostro con un forte tonfo.

    Rimango a bocca aperta per lo stupore quando l’arbitro comincia a contare.

    Un sorrisetto affiora sulle labbra di Remy mentre guarda il corpo immobile e lo sfida a rialzarsi.

    Ma Godzilla rimane a terra.

    Un ruggito esplode nell’arena.

    Pete si alza in piedi e alza un pugno. «Sì! Così si fa! Chi è un grande! Chi. È. Un. Grande!».

    «un pugno, signore e signori!», dice il presentatore. «Un pugno, cazzo! È tornato. è tornato!!! Uomini e donne, ragazze e ragazzi, ecco a voi, il solo e unico Riiiptide!!! Riptiiide!».

    L’arbitro alza il braccio di Remy, decretandone la vittoria.

    E anche se l’intera arena grida il suo nome, i suoi gioiosi occhi azzurri si spostano subito verso di me, e ogni centimetro del mio corpo comincia a farmi male.

    Dio.

    Porca troia, è un dio del sesso. E… cazzo quanto mi eccita.

    «Riptide, ti prego, oh, ti prego, fatti toccare!». Una donna corre urlando fino al bordo del ring, allungando una mano fra le corde.

    Remington sembra compatirla e le prende la mano. Le sfiora le labbra con le nocche, e la donna comincia a urlare come una pazza. Io rido, ma poi vengo presa da una fitta di gelosia. Remington mi guarda mentre lascia andare la mano della donna, e poi, con dei movimenti agili che mi ricordano quei grossi felini letali, scende dal ring.

    Nell’arena cala il silenzio più assoluto, finché non sento soltanto il battito del mio cuore.

    Remington… Remington… Remington…

    Si avvicina a me, e il sorriso sul suo volto mi dice che pensa di essere incredibilmente affascinante.

    «Sei gelosa», mi dice con la sua voce profonda e sensuale.

    «Un po’», rido di me stessa.

    Lui non ride, ma mi scocca un sorriso che gli fa brillare gli occhi azzurri mentre mi fa salire una mano fino al collo, accarezzandomi delicatamente il labbro inferiore col pollice. Le farfalle nello stomaco si risvegliano. I suoi occhi sono a mezz’asta mentre mi fissa la bocca. Lo fa lentamente, da un angolo all’altro, e poi, perché sembra credere di esserne il proprietario, si china e ne prende possesso.

    Le sue labbra mi infiammano. Sento lo stomaco fare le capriole quando mi costringe ad aprire le labbra, e quando tira fuori la lingua, calda, bagnata e potente, per prendere un rapido ed eccitante assaggio di me, trattengo un gemito.

    «Non essere gelosa», mi dice in tono brusco abbassando gli occhi sulla mia bocca, e apprezzando per un attimo le conseguenze del suo bacio. Per una frazione di secondo mi poggia le labbra sulla fronte, poi torna sul ring camminando con grazia, rilassato e quasi passeggiando.

    Alle mie spalle sento voci ansimanti.

    «Santo cielo, voglio farlo in dieci modi fino a domenica».

    «Porca troia, era proprio qui!».

    Mi lecco le labbra, e sento ancora il sapore di quello stronzo sexy, e per questo percepisco i capezzoli turgidi e l’eccitazione fra le gambe aumentare per la più completa possessività che provo per lui.

    Mentre l’avversario successivo viene chiamato sul ring, Remington flette i muscoli delle braccia, dalle spalle fino alla punta delle dita. Mi scocca un altro sorriso dal ring, e molto chiaramente le due fossette mi dicono quanto gli sia piaciuto lasciarmi in una pozza di amore e desiderio. Quel diavolo.

    Un pugile che ricordo dall’anno scorso, Parker Terror Drake, sale sul ring per affrontarlo. E suona la campanella.

    Ding.

    Cala di nuovo il silenzio nell’arena, e i due uomini cominciano a sferrare colpi. I pugni di Remy sono potenti, profondi, forti e rapidi come fulmini. Pum, pum, pum! Agitandomi sulla sedia, guardo e ascolto, alternando eccitazione e preoccupazione, quando alla fine Parker crolla a terra. Balzo in piedi e grido: «Riptide!» insieme a tutti gli altri spettatori, sapendo che questa è la prima di molte volte in cui sarò qui a guardare Remington reclamare tutto, ogni singola cosa, tutto quello a cui ha rinunciato per me.

    Capitolo 2

    Felicità = lui

    Ho dormito con un solo uomo in tutta la mia vita. Adoro andare a sbattere contro i suoi muscoli quando dormiamo. Adoro che le lenzuola profumino di lui, di noi, e che le sue spalle siano diventate il mio cuscino preferito, anche se sono dure come roccia e non capisco perché diavolo mi piace dormirci sopra, ma è così. E il braccio che mi cinge la vita, il suo profumo, il suo calore, io amo tutto questo, in ogni minimo aspetto. Soprattutto quando mi affonda il naso nel collo, e io faccio altrettanto.

    Il problema è che il suo lato del letto sembra catapultarlo fuori esattamente alle dieci del mattino, mentre il mio lato sembra non avere un pulsante Espelli.

    Oggi mi sento un peso morto, e percepisco che non è nella stanza.

    L’aria è diversa quando non è vicino. Quando è con me, invece, la carica di lente, potenti vibrazioni che mi fanno sentire iper vigile, al sicuro ed eccitata.

    Sono davvero cotta di lui.

    Sei mesi fa volevo l’avventura di una notte… divertirmi un po’ dopo aver dedicato anni della mia vita alla carriera. Invece… ottengo lui.

    Imprevedibile, irritante, sexy… l’uomo dietro a cui sbavano tutte, e che io invece non volevo. Alla fine ho finito non solo per sbavargli dietro, ma anche per innamorarmi perdutamente. E adesso amarlo è come cavalcare le più esilaranti montagne russe che abbia mai provato.

    Tirandomi su a sedere, socchiudo gli occhi per proteggerli dai raggi del sole che entrano nella stanza. Vorrei che la Red Bull e la Monster mi scorressero nelle vene come Remy. Abbiamo dormito pochissimo stanotte, ci abbiamo dato dentro con le nostre attività sessuali preferite, e lui non vede già l’ora di andare. Noto persino la sua valigia accanto alla porta, pronto per partire verso la prossima tappa del tour, mentre io devo ancora preparare le mie cose.

    Mi alzo dal letto, vado al piccolo armadio per cercare qualcosa da indossare, quando noto la lettera sul comodino accanto al suo iPhone, che non accende quasi mai, se non per ascoltare la musica. Vedere la mia lettera mi fa venire in mente un sacco di orribili ricordi, e devo reprimere l’impulso di prenderla, strapparla e gettarla nel gabinetto.

    Ma Remington si infurierebbe. Tiene molto a quella stupida lettera che gli lasciai subito prima di andarmene.

    Perché in quella lettera gli dissi ciò che nessuno gli aveva mai detto prima.

    Ti amo, Remy.

    Cominciano a tremarmi le gambe, e chiudo gli occhi, dicendomi che non sono perfetta. Non mi hanno mai insegnato a fare cose del genere. Non ho mai sognato l’amore, un compagno… Sognavo di sport e delle ultime scarpe da ginnastica. Non di capelli neri a spazzola e occhi azzurri. Sto cercando di imparare. Di essere la donna che un uomo come lui merita. E voglio passare il resto della mia vita a mostrare a Remy che lo merito, e il resto dei miei giorni ad assicurarmi che abbia ciò che ha perso a causa mia. Se qualcuno al mondo merita di essere un campione, quello è lui.

    «Tranquillo, quello è un cazzone». Sento la sua voce aspra e virile fuori dalla camera da letto.

    Rido per la risposta del mio corpo quando sento Remington dire quella parola; sento una stretta in mezzo alle gambe e subito una vampata di calore.

    Ghignando, rovisto fra le sue cose nell’armadio, poi vado alla sua valigia. So che gli piace se indosso le sue cose. Credo che lo faccia sentire come se io fossi una sua proprietà, ed è assurdo quanto mi piaccia assecondare le sue tendenze da maschio alfa. Quando ha gli occhi azzurri è possessivo, ma quando sono neri, diventa territoriale.

    Sono felice quando si comporta per reclamarmi sua, e lui è felice quando indosso le sue cose.

    Per cui perché questa mattina non rendere felici entrambi? Prendo l’accappatoio di Riptide e lo indosso, poi corro in bagno, mi lavo i denti e il viso, mi lego i capelli ed esco.

    Lo sento ridere in soggiorno, una sorta di risatina per qualcosa che ha mormorato Pete, e quando giro l’angolo e lo vedo sento tutte le cose che avvengono dentro di me.

    Dio mio.

    Non riesco a credere a quello che mi fa. Non posso nemmeno spiegare la combinazione di brividi, tremolii e agitazione che mi prende quando lo vedo, ma è una cosa ridicola.

    «Ti sta tenendo d’occhio, bello mio. Non vedo cosa ci sia da ridere», dice Pete, allarmato. «I suoi osservatori stanno chiedendo in tutti gli alberghi per sapere dove alloggeremo».

    «Rilassati e tienilo d’occhio, Pete», dice Remington, e io lo fisso per un momento, ritrovandomi senza fiato.

    Il mio leone dagli occhi azzurri.

    I capelli neri sono diabolicamente dritti. I bracciali celtici tatuati sulle braccia muscolose si flettono mentre sorseggia lentamente una bevanda elettrolitica. Vedo il divino fisico abbronzato. I pantaloni della tuta bassi sui fianchi stretti, lasciando intravedere appena la punta del tatuaggio a stella. I piedi nudi. È fico, forte, e coccolabile, e l’energia pulsante che sembra irradiare è come una calamita che non mi lascia scampo.

    «Brooke, buongiorno!», mi dice dalla cucina Diane Werner, chef e nutrizionista di Remington.

    Quasi pigramente, Remington si gira e lentamente, molto lentamente, si alza in piedi, e i muscoli gli tremolano per il movimento. I luminosi occhi azzurri mi squadrano da cima a fondo, guardando il suo accappatoio rosso, che mi arriva alle caviglie, e un luccichio possessivo nel suo sguardo mi regala eccitazione e desiderio in ogni mia parte femminile.

    «Ma ciao, signorina Riptide», interviene Pete, con occhi divertiti.

    Sorrido. Perché non solo voglio portare i vestiti di Riptide, ma vorrei anche che mi chiedesse di portare il suo nome, anche se una volta avevo detto alla mia migliore amica che non mi sarei mai e poi mai sposata, perché la mia carriera sarebbe stata sempre al primo posto. Come no!

    «Ciao, Pete e Diane», dico con voce assonnata, ma sto guardando solo Remington, e il mio cuore non ne vuole sapere di stare tranquillo.

    Starà mai calmo quando sono vicina a lui? Mentre questa mattina, come tutte le mattine degli ultimi mesi, lo fisso, mi dico che non sto sognando, che non è una fantasia, ma è reale. È mio.

    Ha sottratto mia sorella dalle grinfie di un uomo che non riesco nemmeno a nominare. Ha gettato al vento la finale del campionato della scorsa stagione per salvarla, senza nemmeno esitare. Senza nemmeno dirmelo. Ha perso il titolo, una montagna di soldi, e avrebbe potuto perdere persino la vita, e tutto per salvare mia sorella Nora.

    Ma non sapevo che lo avesse fatto per me.

    Sapevo solo che all’improvviso, all’ultimo combattimento della scorsa stagione, stava perdendo. Lo stavano battendo, in tutti i sensi. Cadeva. Si rialzava. Sputava in faccia a Scorpion.

    Volevo morire.

    Il mio combattente, sempre così motivato, persistente, appassionato e determinato, si rifiutava di combattere.

    Dio, quanto mi sbagliavo.

    Non stava punendo me… Stava salvando mia sorella per me.

    Se non fosse tornato a casa mia a Seattle, con Nora sana e salva, avrei fatto lo sbaglio più grande della mia vita, e ne avrei pagato le conseguenze per il resto della mia vita.

    Avrei vissuto senza amore, senza sorriso e, soprattutto, senza Remy. Come avrei meritato.

    Mentre lotto contro le tonnellate di rimorso che genera in me questo ricordo, Remington sorride mostrando le fossette, e se qualche momento fa credevo di essere felice, niente può essere paragonato a questa valanga.

    «Ciao», sussurro.

    «Allora la mia piccola dinamite è ancora viva», dice con un luccichio diabolico negli occhi.

    «A malapena, dopo quello che mi hai fatto».

    Remington scoppia a ridere, e Pete tossisce. «Ragazzi, non ve lo vorrei dire ma sono ancora qui, e anche Diane».

    Il mio sorriso scompare, mentre quello di Remington si addolcisce, così come il suo sguardo. All’improvviso mi fa sentire timida. Virginale. Come se stanotte mi avesse spogliata e stamani mi mancasse tutta la mia spavalderia, qualsiasi forma di protezione, e indossassi soltanto qualcosa che gli appartiene.

    Continuando a usare quelle fossette come armi letali contro di me, si avvicina.

    Non riesco a concentrarmi mentre mi costringo a camminare e a incontrarlo a metà strada, e sopprimo un grido quando allunga un braccio muscoloso, aggancia la cintura dell’accappatoio con un dito e mi attira a sé. «Vieni qui», mormora.

    Si abbassa e mi dà un bacio dietro l’orecchio, poi apre la mano e me la poggia sulla parte bassa della schiena, accarezzando le lettere della parola riptide sull’accappatoio, come a ricordarmi della loro presenza. Rimango senza fiato quando scende sul collo e inala il mio profumo. Cazzo, mi uccide quando fa così, e sento una stretta dolorosa di desiderio in mezzo alle gambe.

    «Remington, ma mi stai ascoltando?», chiede Pete.

    Remington ringhia il mio nome con voce bassa e profonda, come fa quando mi scopa. «Buongiorno, Brooke Dumas». Il mio stomaco risponde a quelle parole, e con il dolce bacio sull’orecchio cominciano a cedermi le gambe, perché con lui mi succede sempre così, e mentre Pete ripete quello che ha appena detto faccio per allontanarmi, ma Remington non me lo permette.

    Dà un calcio alla sedia per spostarla e si mette a sedere, trascinandomi giù con lui. Poi mi sistema su una gamba così da poter prendere la bevanda energetica dal tavolo, e alla fine guarda Pete, parlando con voce bassa ma decisa. «Raddoppia i nostri osservatori e fa’ seguire i suoi».

    Mi accarezza la schiena con un dito mentre beve la bibita elettrolitica, e Pete si gratta e scuote la testa in completa confusione.

    «Rem… bello mio… Quel bastardo di merda ha barato per vincere, e sa che perderà finché tu parteciperai a questo campionato. Ci sta spiando, e farà del suo meglio per sabotarti quest’anno. Cercherà d’incasinarti il cervello. Provocarti fino a farti scoppiare!».

    Non ho capito fino in fondo l’argomento della conversazione, ma qualsiasi cosa sia, provocare Remington non è una buona idea. Ha un carattere difficile, in genere. È ostinato, insistente e testardo, ma soprattutto è bipolare, ed è meglio non risvegliare il suo lato oscuro a meno che non si sia pronti ad affrontare più di novanta chili d’impulsività che non dormono.

    Mi piacciono i miei più di novanta chili d’impulsività, ma la sua irruenza mi preoccupa, anche se non sembra minimamente scalfito dagli avvertimenti di Pete.

    Invece di rispondere al suo assistente personale, si gira verso di me e mi infila le dita nei capelli. «Vuoi fare colazione?».

    Mordendomi la guancia, mi avvicino a lui e abbasso la voce per risparmiare Pete. «Dici oltre a quella che è uscita dal mio letto?». Mi pizzica il naso e mi sussurra all’orecchio: «Oggi gli affari hanno chiamato la tua colazione fuori dal letto».

    «In realtà mi sento come se fossi ubriaca, non ho per niente fame».

    «Ubriaca di cosa? Delle mie labbra?», chiede con occhi luminosi.

    Guardo la sua bocca, piena e perfetta. Il modo in cui la usa è perfetto. Ogni parola misurata che dice è perfetta. Bastardo sexy. Certo che mi fa ubriacare, in modi che non sapevo nemmeno esistessero.

    «Sai», interviene Pete, «sarei meno preoccupato per lui e quello che ha intenzione di fare se adesso non conoscesse la tua criptonite». Fa un cenno verso di me.

    «Non si avvicinerà nemmeno alla mia criptonite. Lo uccido prima». La calma determinazione con cui lo dice mi fa venire la pelle d’oca, e penso di avere un po’ di nausea.

    La finale della scorsa stagione è il mio peggior incubo.

    «Eppure sono sicuro che abbia già trovato il modo di raggiungere la tua criptonite», dice Pete. «Il modo di premere i tuoi bottoni, per farti infuriare».

    Remington si gira verso di me, poi mi spinge i capelli da una parte e mi inclina la testa all’indietro per studiarmi, come se sapesse che non riesco nemmeno a sentire pronunciare il nome di quell’uomo, figuriamoci sentir parlare di lui.

    Black Scorpion è il mio Voldemort personale. Quello stronzo ha ferito mia sorella, poi me. E soprattutto ha ferito Remington. All’incontro finale della scorsa stagione. Gli ha fatto male per colpa mia. Dio, fantastico spesso di uccidere quel bastardo.

    «Ti provocherà, ti tormenterà…», continua Pete in tono minaccioso.

    Remy mi guarda in silenzio, a petto nudo, il collo abbronzato e forte, e poi si rivolge a Pete, con voce più seria.

    «Pete, non ha ancora fatto una mossa e tu già perdi la testa».

    «Perché sono io quello che deve aggiustare le cose quando tu perdi la testa». Pete si liscia la cravatta nera. «Questo campionato può mettersi davvero male. Ti vogliamo forte e preparato. Devi andare all’aeroporto nel giro di mezz’ora, massimo, ma ti avverto, Phoenix potrebbe non essere tranquilla come pensavamo».

    «Manterrò la calma. Tu raddoppia i nostri osservatori», dice Remington, serio adesso, poi beve un ultimo sorso della sua bevanda energetica e poggia la bottiglia vuota sul tavolo.

    «D’accordo, fammi

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