Creature
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Una sera, in un locale della movida milanese, incontra Mara: donna bellissima e sensuale. Il loro è un amore travolgente, tanto che appena pochi mesi dopo, si sposano con rito civile alla presenza degli amici e dei parenti di Sergio. Mara, che ha confessato al fidanzato di essere rimasta sola al mondo, non invita nessuno. La loro storia assume ben presto i connotati della favola: sono giovani, sono belli, sono felici, hanno un lavoro che li gratifica.
Durante la luna di miele, però, i primi segnali che forse qualcosa non è esattamente come appare. Chi è infatti la splendida creatura che ha conquistato Sergio? E come si interseca l’ossessione di Mara per una vecchia casa, fulcro di misteriose scomparse ed episodi inspiegabili?
Nonostante il tentativo di giustificare gli anomali comportamenti della moglie, l’evidenza assume i contorni dell’incubo, a cui occorre decidere se assoggettarsi o reagire.
La narrazione in soggettiva, il solo e unico punto di vista è quello di Sergio, scompensa in modo intrigante e avvince.
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Anteprima del libro
Creature - Andrea Mambretti
Camus
1
Mara
La sveglia delle cinque e quarantacinque è quasi in cima alla mia classifica personale delle cose più detestabili al mondo. Al primo posto per il momento c’è la carbonara con pancetta e panna. Non apro gli occhi ancora perché quando mi capita di svegliarmi così presto credo di avere dei piccoli traumi cerebrali e rimando l’evento il più tardi possibile. Il secondo tentativo di buttarmi giù dal letto, ho messo come suoneria la sigla dei Teletubbies, arriva inesorabilmente dopo un minuto e quindi sono costretto ad accendere il cervello e spegnere questa tortura. Come una marionetta snodata manovrata da un ubriaco esco dal mio confortevole giaciglio e mi trascino al bagno per lavarmi e iniziare un’ennesima formidabile e fruttuosa giornata di maggio in questa Milano sempre meno affascinante, e dire che sono un trentenne in ottima forma fisica. Credo che il problema sia il mio cervello che non contempla nulla prima delle nove del mattino. Sono sollevato almeno dal fatto che ormai è primavera piena e che vedrò tra poco la luce del sole così da non avere per mezza giornata quella flemma e tristezza tipica che mi prende nelle giornate invernali. Mi preparo la colazione in cucina con uno schifosissimo cappuccino che non riesco mai a farmi decentemente con la macchina del caffè presa con i punti dell’Esselunga lasciandoci anche metà stipendio oltretutto, una miriade di biscotti frollini e una mezza mela avanzata dal giorno prima. Amo mangiare nella mia confortevole e silenziosa cucina, credo che sia lo spazio dove passo la maggior parte del mio tempo in questo bilocale scarno dove abito in via Ludovico il Moro. Non ha niente di speciale, ma ci sto bene per il momento. Anche se a volte ho la sensazione che ci rimarrò per molto tempo, forse troppo.
Queste levatacce me le sorbisco in quanto devo andare fino a Como, a Castelnuovo Bozzente per l’esattezza, dalla ditta Ferroforma Srl, per riparare una piegatrice a controllo numerico. Mi sono laureato in Ingegneria dell’Automazione tre anni fa, e ora vago per il Nord Italia a riparare macchinari che fanno tutto da soli, tranne appunto ripararsi. Finisco di mangiare, mi vesto e sono pronto per uscire. Accendo il cellulare mentre esco di casa e con mia grande delusione mi accorgo solo ora che piove. Tiro qualche bestemmia e realizzo che come inizio, dopo la sveglia torturatrice, non è decisamente dei migliori. So che rimarrò per tutta la giornata con l’umore di un becchino quando non trova necrologi sul giornale. Dopo pochi secondi ecco il plin delle varie notifiche che ricevo quasi ogni giorno. Tredici stamane. Una scorsa veloce sotto la pioggia fino ad arrivare al mio furgone. Luigi della banca ore 23.44; Antonello e Sara 00.56 e 00.58 delle vacanze in Grecia; Vittoria all’01.23 la mia migliore amica; Unieuro 04.24 e altre ancora meno interessanti. Mi domando ogni volta da quando abbiamo sostituito il sonno rigeneratore con l’invio di frasi e immaginette ridicole. Le leggerò più tardi. Devo prendere atto però che ho una vasta cerchia di amici e conoscenti che alleggeriscono questo mio cammino solitario verso l’ineluttabile fine. Quelli che mi conoscono più a fondo mi trovano attraente e affascinante, simpatico e amichevole con tutti, anche troppo a sentire loro. Ho un carattere estremamente gentile e accondiscendente, forse all’estremo di una certa sudditanza verso gli altri, ma per quanto mi riguarda trovo che sia un mio punto di forza perché riesco a capire chi ci tiene veramente alla mia persona e intuisco chi se ne approfitta. Ma fondamentalmente io mi ritengo uno stronzo di prima categoria, se non ho un tornaconto personale raramente mi applico, sia per quanto riguarda il lavoro sia per le persone in generale. Certo, a volte ho commesso errori e distrutto amicizie e amori, ma sono situazioni che tutti volenti o dolenti prima o poi si trovano ad affrontare, no?
Arrivo comunque dopo una lunga coda in autostrada sul luogo dell’intervento. La giornata di lavoro trascorre lenta e noiosa, dovevo solo cambiare un’elettrovalvola che non faceva fermare il taglio laser al punto stabilito ma l’ho tirata per le lunghe. So che non sono cose da fare ma un piccolo bonus autoimposto senza che nessuno si faccia male mi permette di tirare avanti fino alle cinque. Durante la pausa pranzo leggo i vari messaggi. Vittoria mi propone un’uscita per stasera. Senza pensarci troppo rispondo di sì anche se non ho la minima idea di che cosa abbia in mente. Gli altri aspetteranno.
Finisco il mio intervento senza gloria né onore e torno a casa, che con il traffico, la pioggia e chissà quale altro strano impedimento ci arrivo per le otto e mezzo di sera. Ceno dopo una doccia veloce sempre in cucina con carboidrati tanto per tenermi su di morale e un bicchiere di vino rosso, cioè due, no veramente tre. Lascio tutto com’è e mi rilasso sul divano fino a che arriva l’ora di uscire.
È un giovedì infinito questo, piovoso, grigio e insignificante come pochi. Meno male che ho appuntamento con Vittoria, mi convinco. Vittoria posso dire è il mio angelo custode. Una professoressa quarantenne di matematica delle superiori. È una donna senza fronzoli, magra con un viso spigoloso ma non severo, da che la conosco porta sempre i capelli di un nero brillante corti, anche se ora qualche filamento grigio comincia ad apparire. Si veste sempre di bianco, gonne pantaloni giacche camicie top t-shirt scialle scarpe cappelli tutto. Sembra una macchia di candeggina su un lenzuolo nero, eppure ha sempre un’aria di autorevolezza. Mi consiglia sugli acquisti all’ultima moda, soprattutto in fatto di scarpe, credo sia l’unica donna che se ne intende di mocassini. Ci raccontiamo praticamente tutto, anche cosa abbiamo bevuto la sera prima e se l’ultimo nostro partner scoreggia mentre fai sesso. Se non avete una persona come Vittoria nella vostra vita vi consiglio di trovarne una. Questa è una di quelle uscite che accetti per forza perché altrimenti sei costretto a stare sul divano a ingurgitare birra e patatine e a vedere film scadenti o partita, mio Dio piuttosto mi stacco un piede a morsi.
Allora, senti me, stasera gli parlo e vediamo se capisce l’antifona.
Non mi dice neanche ciao appena salgo sulla sua Peugeot 208 nuova di zecca, ma capisco cosa intende e fino a destinazione parliamo di questo suo nuovo amore che secondo me durerà fino alle sei di domani mattina. Ci rechiamo al locale dove di solito passo la maggior parte delle serate in questo periodo meraviglioso alla soglia dei trent’anni: il Loolapaloosa. Il paradiso dei single. Lampadari volteggianti, musica incessante a elevati decibel come ai live da stadio, alcool a fiumi e ragazze splendide e non che ballano sul bancone e sui tavoli. Un’atmosfera decisamente frizzante. Una folla oceanica fa capannello all’entrata del locale chi con ombrellini, chi senza mettendosi il giubbotto sulla testa per non bagnarsi ma finiranno quasi tutti per lo più la serata lì in piedi e inzuppati. Noi vecchie glorie che conosciamo il simpaticissimo, ironicamente parlando, pierre dai capelli rossi saltiamo la coda ed entriamo subito. Come al solito strapieno come un trolley stipato per una vacanza di otto mesi, Vittoria si apparta subito in un angolo trovato il suo manzo e dopo una mezz’oretta di sano dancing acchiappafiga io, in un attimo di mancanza di carburante, la birra evapora dato che la temperatura nel locale sfiora i quaranta gradi, mi dirigo con molta fatica al bancone per ordinare da bere e giunto lì tra mille spintoni e sorrisi vedo per la prima volta colei che mi imprigionerà il cuore e le palle.
È un diamante lavorato alla perfezione: alta quasi quanto me circa un metro e ottanta, ma non è la prima cosa che noto; mora liscia splendente col taglio alla Shannen Doherty in Beverly Hills 90210 fino alle scapole, viso ovale e carnagione quasi albina, di porcellana oserei dire, naso nella media piccolo ben definito, labbra rosee sottili con le estremità che puntano sempre al sorriso, chissà quanti uomini ha tratto in inganno. Occhi azzurri oceano ecco questi ho notato subito la prima volta, intensi, alla ricerca di qualcosa, mai sazi e a volte crudeli che ti penetrano nel cervello e ti fanno dubitare a volte di aver vissuto. Non mi sono mai capitati i cosiddetti colpi di fulmine e devo dire che mi sono innamorato con la I maiuscola solo un paio di volte nella mia misera e mediocre vita, ma se esistono questa sera mi prende in pieno e mi lascia segni indelebili. È stretta in un abito blu marine, non scollato ed elegante, di più non riesco a vedere anche perché in tanti anni di frequentazione del locale non ho mai visto com’è fatto il pavimento, dalla vita in giù possiamo essere tutti dei pali della luce per quanto ne so. Sta chiacchierando con un tizio, come si fa in questi locali: si avvicina la bocca all’orecchio dell’interlocutore per farsi sentire nonostante la musica perennemente alta. In quel momento incrociamo gli sguardi. Lei volge gli occhi all’insù come per dire uff che noia questo qui io le sorrido e istintivamente le prendo la mano e la trascino via lontano dal tizio in mezzo al locale insieme alla mia nuova birra. Il tizio pare alquanto infastidito della cosa, ma non ci saranno strascichi fastidiosi tipo rissa da saloon stile Far-West. Si usa così al Loolapaloosa, nessun rammarico pace amen, è un po’ la regola vigente, nessuno reclama niente e nessuno pensa di trovarci l’anima gemella! Beh, neanche io fino a questa sera. Certo un single accanito che trova la persona con cui condividere la propria vita in una specie di succursale di Sodoma e Gomorra fa un po’ ridere lo so, ma d’altronde la vita è strana e pochi riescono a modellarsela a proprio piacimento. Non so se arriverò a tanto ma le premesse sono buone.
Chiacchieriamo un bel po’. Cose futili per lo più.
Come ti chiami?
le domando.
Mara.
E via di seguito: è del segno dei pesci, è una manager nel campo edilizio, e bla bla bla.
Di solito sono un grande ascoltatore, ma mentre parla e sorseggia il suo cocktail io non faccio altro che cercare di entrare nei suoi occhi. Non è proprio rapimento, mi sento come quando ti sdrai sul letto dopo una giornata sfiancante, quando il tuo corpo e il tuo spirito ti dicono grazie. Più l’ascolto e più ne sono