Il martirio di una lesbica
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Info su questo ebook
alla monarchia e agli aristocratici rimasero solo due chanches,
o la fuga o la ghigliottina.
Pochi cortigiani rimasero fedeli alla dinastia Borbone,
ancor meno alla Regina Maria Antonietta,
tra i fedelissimi l'ultima dama di compagnia, la principessa Luisa de Lamballe.
Il ritratto di un donna raffinata,
esuberante e avvenente con una spiccata personalità,
Luisa amava il lusso e adorava divertirsi,
è implicito il cuore di una lesbica non può abdicare davanti ai propri diritti.
In un contesto di eventi tumultuosi ebbero un rapporto intrigante e proibito,
offuscato solo in parte dalla perfidia della duchessa Yolande de Polignac.
La loro relazione fu intensa e passionale, solo il sibilo di una lama poteva travolgere questa unione.
Un percorso tortuoso e travagliato,
un viaggio attraverso gli sfarzi della corte reale, tra gelosie intrighi e rivalità,
uno spaccato approfondito dei personaggi dell'Ancien Regime e dei rivoluzionari.
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Anteprima del libro
Il martirio di una lesbica - Yolanda Simoncini
Yolanda Simoncini
Il martirio di una lesbica
Questo racconto è un'opera di fantasia,
vuole travolgere inquietare forse entusiasmare,
mai lasciare indifferenti.
Ogni riferimento a personaggi,
eventi e luoghi di importanza storica è puramente casuale.
S.E. & O. Salvo errori e omissioni.
UUID: e977069e-b6ba-4a50-83a3-4c0599fd6363
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Indice dei contenuti
Nasce Luisa Principessa di Savoia-Carignano
Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena
La sposa
La delfina di Francia
Tre nobili governanti
Fashion style
Seduttrice incantevole
Il Re Sole
Luigi XV
Luigi XVI
Bancarotta iperbolica
Rivoluzione avanti tutta
L'Incorruttibile
Il martirio
Il tramonto della dinastia Borbone
Dalla reggia al patibolo
Maximilien Robespierre
I ricordi deliziosi non muoiono mai
Sogno infranto
Tristezza e nostalgia
Ringraziamenti
Nasce Luisa Principessa di Savoia-Carignano
L'8 settembre 1749 potrebbe essere un buon giorno per nascere a Torino: la capitale del regno di Sardegna è in tripudio per il 43 anniversario della memorabile vittoria del 1706, riportata sui francesi dal valoroso Duca Vittorio Amedeo II e dal suo geniale cugino, il Principe Eugenio.
Si festeggiava la nascita della Vergine ed era giorno di scampagnata, per tradizione ogni 8 settembre i torinesi e i loro sovrani si trasferivano a Superga per pregare la Madonna delle Grazie nella Basilica a lei dedicata e per trascorrere una giornata in allegria.
A Palazzo Carignano, un monumento fatto di solidi mattoni ma privo di eleganza, Luigi Vittorio IV Principe di Savoia-Carignano con la consorte Cristina, si preparano ai festeggiamenti.
Non sono molte le opportunità che si offrono al ramo Carignano di partecipare alle solennità di Corte, l'austero Carlo Emanuele III non tiene in gran conto quei suoi cugini un po' borghesi.
Quella è una delle rare occasioni attese con allegra esultanza, tanto da far dimenticare che la principessa incinta per la quinta volta, è prossima a partorire, glielo ricordano le doglie improvvise.
Tutta la famiglia, un po' contrariata, dimentica la mondanità e si fa premurosa intorno a lei, la rottura delle acque... fu così che a Superga venne alla luce la quarta figlia, una bella bimba, la principessa Luisa di Carignano, entrambi i genitori, molti anni dopo saranno sepolti nella Cripta Reale dei Savoia a Superga.
Tutti esultarono e immaginarono che il futuro della piccola sarebbe stato radioso.
Fin dall'infanzia la piccola Carignano era talmente bella, che si associò la sua bellezza alla eleganza francese: spesso infatti la madre diceva al consorte che avendo tutta quella eleganza non si sarebbe trovata come un pesce fuori d'acqua fra le molte principesse della Corte di Francia.
Molti principi di quel casato avevano più o meno la sua età, ragion per cui sarebbe stato possibile che Luigi XV potesse sceglierne uno per darlo in marito alla giovane Luisa.
La piccola principessa trascorse l'infanzia in un educandato di suore , tra le nude pareti del convento, alternando lo studio alle preghiere e ai giochi.
Maria Antonietta d'Asburgo-Lorena
Nasce una stella
Pochi giorni prima che nascesse, il conte Tarauka aveva scommesso che sarebbe nato un maschio mentre la madre era convinta che sarebbe nata una femmina.
Dopo la nascita, il conte diede in dono a Maria Teresa una figurina in porcellana in cui era raffigurato un cavaliere che, con un ginocchio a terra porgeva una tavoletta a Metastasio, poeta di corte e futuro insegnante di italiano della principessina, aveva scritto questi versi:
"Io perdei: l'Augusta figlia
A pagar m'ha condannato
ma se è ver che a voi somiglia
tutto il mondo ha guadagnato".
Maria Antonietta nasce a Vienna nel 1755, quindicesima figlia di Francesco I e dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria, in un periodo di grave instabilità per le monarchie europee.
Fu battezzata il giorno dopo nella chiesa degli Agostiniani, poi venne affidata a una balia, Constance Weber, moglie di un magistrato da poco padre di un bambino, Joseph, che in seguito avrebbe scritto interessanti memorie sull'infanzia della principessa.
Da bambina fece spesso visita alla sua nutrice in compagnia della madre che, in una occasione fu molto prodiga di doni verso il piccolo Joseph, il fratello di latte, che in seguito raccontò come i reali fossero incoraggiati a fare amicizia con i bambini comuni.
L'educazione dei bambini imperiali veniva affidata alle cure di un istitutore per i ragazzi e di una governante per le ragazze.
La squadra che si occupava della piccola Maria Antonietta era composta dalla governante, dalla prima cameriera, da due camerieri, dalla persona di camera, da un addetto al riscaldamento, da 4 lacchè, da una lavandaia, da una donna particolare e da un servo.
A partire dall'età di 5 anni ai bambini veniva assegnato un appartamento di 5 stanze, la scuola iniziava all'età di 7 anni e terminava a 16.
Maria Teresa esigeva dai figli preghiere e devozione, obbedienza e disciplina, non era invece tollerata la cocciutaggine.
L'imperatrice era rigorosa per l'igiene personale in particolar modo per la pulizia dei denti e intransigente per l'alimentazione la cui regolamentazione era affidata al medico di corte che cercava di imporre ai suoi illustri pazienti un'alimentazione lontana dagli standard del tempo.
La prole imperiale doveva nutrirsi di zuppa, uova, verdura e frutta, di pochissima selvaggina e stufati, insomma un antesignano dei vegani.
Le bambine venivano esortate a seguire l'esempio materno vestendo in maniera sobria quando non si doveva comparire in pubblico.
L'imperatrice in famiglia indossava abiti semplici e cuffie di merletto quanto al suo abbigliamento di corte, era economa e pratica, tre vestiti all'anno, un cappotto e molti grembiuli da portare in privato, erano le regole che vigevano per le donne di casa Asburgo.
Ciprie e belletti di qualità ma in quantità ridottissime e, solo per le figlie fidanzate, acconciature elaborate ma piuttosto antiquate.
Appena tolte dalle braccia della balia, le bambine venivano affidate a un'istitutrice scelta tra le dame di corte, per Maria Antonietta venne scelta come governante la contessa Brandeiss.
Una donna buona e dolce che la circondava di affetto, quell'affetto che Maria Teresa, a causa degli impegni di governo non le poteva donare.
Grazie alle amorevoli cure della sua istitutrice Maria Antonietta nel gennaio 1758 si salvò dal vaiolo senza riportare grosse cicatrici.
Coccolata e viziata la piccola principessa considerava la sua governante come una seconda madre, purtroppo la contessa non riusciva a impartirle una buona istruzione, quando l'imperatrice chiedeva i compiti della figlia, trovava più semplice far copiare alla piccola una cosa scritta a matita da lei.
La bambina non doveva fare altro che ripassare con una penna, persino i disegni erano probabilmente in gran parte opera della Brandeiss.
Per questi motivi venne silurata e sostituita dalla contessa Lechfeld, intelligente e severa che aveva svolto le funzioni di gran maestro del guardaroba delle principesse più grandi.
Era inevitabile che la detestasse e continuasse a rimpiangere la Brandeis, aveva una innata antipatia verso la nuova istitutrice.
A scuola, le lezioni alle bambine erano impartite esclusivamente dai gesuiti che le stimavano assai poco in quanto femmine, consistevano più che altro in esercizi di memoria, erano invece molte le ore dedicate al canto alla musica e all'acquerello.
Ogni mattina l'imperatrice riceveva il rapporto del medico che le riferiva lo stato di salute dei suoi figli, vedeva i suoi bambini ogni 8-10 giorni.
Durante la sua assenza, permetteva alla governante di punire e di frustare le giovani principesse.
Giornalieri erano i balli, le feste e le recite.
Le piccole Asburgo salivano sul palco del teatro di corte per esibirsi davanti a un pubblico di invitati scelti ed era una gara a chi indossava i vestiti più belli e inventava i trucchi più elaborati.
Le loro frequenti esibizioni erano la delizia dei genitori e l'imperatrice stessa incoraggiava i figli a preparare svaghi serali per il padre.
La sposa
Una aristocratica italiana, morì per l'amicizia che la legò ai Reali di Francia.
Luisa crebbe a Torino nella casa di città della sua famiglia, il Palazzo Carignano costruito nella seconda metà del 1600 dal Guarini, il migliore architetto del secolo, trascorreva le estati nel castello di Racconigi, residenza estiva dei Savoia-Carignano, un ramo secondario escluso dalla discendenza diretta al trono.
La principessina era una fanciulla colta, d'indole tranquilla e sensibile, a diciassette anni sembrava ancora una bambina, era alta, slanciata, mani e piedi lunghi, capelli biondi e occhi innocenti colorati d'azzurro.
A 18 anni fu data in sposa a Luigi Alessandro di Penthièvre, principe di Lamballe, pronipote di Luigi XIV ed entrò così nel mondo dorato, ma anche insidioso della corte di Versailles, segnando per sempre il suo destino.
Il Duca di Penthievre viveva a Parigi, in quel periodo era crucciato per il figlio in età di matrimonio, sprecava il suo tempo frequentando cattive compagnie, immergendosi nelle vie del vizio con un parente il giovane Duca di Chartres.
Penthievre auspicava che una donna amabile, piena di charme e buona potesse distogliere il figlio da una vita viziosa, in modo da poterlo redimere.
Fu Luigi XV che volle appoggiare il desiderio del Duca e incaricò il suo ambasciatore Choiseuil Gouffier di domandare al Re di Sardegna la mano della Principessa di Carignano per conto del Principe di Lamballe.
Quando Luisa seppe che doveva andare in sposa cadde in un profondo sconforto, sapendo che avrebbe dovuto lasciare per sempre i suoi cari genitori ma il ritratto inviatole del suo giovane sposo alleviò le sue pene, era molto bello e se ne innamorò in effigie.
Sapeva che era il figlio del Duca di Penthièvre, un uomo retto che aveva saputo fare la felicità della moglie circondandola di sconfinate attenzioni e tenerezze, e che non aveva mai terminato di rimpiangerne la scomparsa, era certa che il figlio avrebbe fatto lo stesso con lei, emulo di come il padre, futuro suocero, aveva trattato la consorte.
Il pensiero di entrare nella Corte più rinomata d'Europa, Versailles, aveva fatto volare la ragazza in un sublime stato di eccitazione, sarebbe entrata in quella Corte ove la libertà, lo stile, il gusto e la magnificenza regnavano sovrani.
La Francia rappresentava per lei la Patria di tutte le donne e premiava in modo esemplare la bellezza, la grazia, la spregiudicatezza.
Il 14 Gennaio 1767 il fidanzamento fu annunciato alla famiglia Reale francese e 3 giorni dopo Luigi XV sottoscrisse il contratto di matrimonio concedendo il consenso.
Luisa pensò di amare per sempre il principe, in quanto la sua fisionomia era amabile, foriera di un carattere franco e sensibile: D'altro canto, è così dolce amare il proprio sposo!
affermò a quel tempo.
La madre le disse che se avesse trovato nel Principe il reciproco rispetto e l'amore quale quello che rese unico quello dei suoi genitori, sarebbe stata felice per sempre, però la mise in guardia su voci dalla Francia erano giunte alle orecchie dei piemontesi.
Attenzione il Principe di Lamballe era malauguratamente legato da un vincolo depravato al Duca di Chartres, che pubblicamente ostentava i suoi cattivi costumi.
La madre quindi la esortò, appena giunta a Parigi a far interrompere, usando ogni tipo di persuasione ed ascendente sul giovane futuro marito, quella relazione che alla lunga avrebbe minato la loro vita coniugale, di più, a non farsi corrompere dallo spirito laico e spesso antireligioso presente in Francia, poiché indipendentemente dall'aver torto o ragione, quei filosofi non sarebbero da perdonare se le avessero tolto l'amore che la univa a Dio.
Le nozze per procura si svolsero nella cappella del Palazzo Savoia, alla presenza dei Reali piemontesi, con il Principe di Carignano che fungeva per il Principe di Lamballe.
Finita la cerimonia, il Re diede la mano alla Principessa di Lamballe scortandola nel salone di parata, dove la Corte la vegliò mentre dormiva: era una usanza per scongiurare le conseguenze che una eventuale morte dello sposo