Una Incontro Complicato
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Lei ha un sogno...
La parrucchiera ventunenne Tiffany Banks, pensava che la sua vita fosse pianificata finché una sua collega la convince a partecipare al provino per American Icon, una famosa competizione canora. Sfortunatamente, i suoi sogni di celebrità sono minacciati quando uno dei giudici, la famosa rock star Ransom, le mette i bastoni tra le ruote.
Niente gli impedirà di ottenere ciò che vuole...
Dopo aver vinto American Icon quattro anni prima e aver venduto la propria anima al diavolo, la vita di Ransom si trasforma in un turbine di concerti, sbronze e donne. Poi, quando è costretto a diventare uno dei giudici della gara per salvare la propria carriera, si trova faccia a faccia con Tiffany, la bellissima e innocente amica di infanzia della sorella. Cercherà in tutti i modi di impedirle di commettere il suo stesso errore, non importa a quale costo.
K.L. Middleton
New York Times and USA Today bestselling author, K.L. Middleton (Kristen Middleton) lives in the Midwest with her husband and daughters. She has written over thirty-nine books, including The Biker series, under pen name of Cassie Alexandra. She writes horror, romance, fantasy, and suspense. Visit her website at www.kristenmiddleton.com to learn more about her books.
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Anteprima del libro
Una Incontro Complicato - K.L. Middleton
Un Incontro Complicato
K.L. Middleton
––––––––
Traduzione di Alice Arcoleo
Un Incontro Complicato
Autore K.L. Middleton
Copyright © 2017 K.L. Middleton
Tutti i diritti riservati
Traduzione di Alice Arcoleo
Progetto di copertina © 2017 Book Cover By Design
Un Incontro Complicato
K.L. Middleton
Copyright ©2013 by K.L. Middleton
Questo è un lavoro di fantasia e qualsiasi riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale. La riproduzione di questo lavoro è proibita senza il consenso dell’autore. L’autore riconosce i proprietari di alcuni marchi citati in questo libro utilizzati senza permesso. La pubblicazione o l’uso di tali marchi non è autorizzata, associata o sponsorizzata dai proprietari.
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta, trasmessa tramite qualsiasi mezzo (elettronica, meccanica, fotocopia, registrazione o altro) senza il permesso dell’autore e della casa editrice.
Alla mia famiglia e ai miei lettori
xoxo
C:\Users\Kris\AppData\Local\Microsoft\Windows\Temporary Internet Files\Content.IE5\N7MBEIU3\MC900441261[1].jpgPrologo
––––––––
Ransom
Inclinai la bottiglia di Patron e ne bevvi un sorso, guardando le ragazze sul mio letto king size che si dimenavano e gemevano mentre le loro lingue danzavano tra le cosce. Sembrava una scena porno; entrambe arrapate che mi chiedevano di unirmi a loro. Era una fantasia che avrebbe mandato fuori di testa molti uomini. Diavolo, una volta era così anche per me. Queste situazioni, comunque, per me erano un normale sabato nel mio appartamento a L.A.
O era lunedì?
La bruna, una famosa modella d’intimo, alzò la testa e mi sorrise sensualmente. Non ti unisci a noi, Ransom?
fece le fusa.
Cercando di mettere a fuoco feci un gesto con la mano. Nah,
risposi con voce rauca. Lascio correre per questa volta.
Si leccò le labbra carnose suggestivamente. Sicuro? O dobbiamo continuare a supplicarti?
Sorrisi debolmente. Non sono più sicuro di niente, dolcezza.
Ridacchiò, pensando che stessi amoreggiando con lei e continuò a dare piacere alla rossa che mi stava fissando con famelici occhi adoranti. Mi strofinai il viso cercando di ricordare il suo nome.
Ginger? Cinnamon?
Non importava davvero. Per me, Spice-Girl era un’altra groupie senza viso, una che aveva attirato la mia attenzione qualche ora prima, durante la festa di compleanno di Vance, il mio batterista. Aveva una specie di top argentato da cui s’intravedevano i capezzoli e si era buttata sul mio grembo, sussurrandomi parole sconce, e alla fine si era offerta di succhiare il mio cazzo. L’avevo portata in bagno ma l’avevo respinta. Non potevo guardare una ragazza che mi fissava come se fossi qualcosa che in realtà non ero.
Un Dio.
Non ero un Dio
. Dio non era miserabile, non era controllato dagli altri.
Diavolo, io ero entrambe le cose.
Da fuori, la mia vita sembrava un sogno. Ero una celebrità ricca da fare schifo, con innumerevoli donne, droghe e alcol a mia disposizione. Avevo parecchie automobili, quattro case, un jet privato, e una piccola isola ai Caraibi. Io ero uno che contava. Una rockstar americana e vincitore di Grammy.
Giusto, che fottuta presa per il culo...
Non ero altro che un prigioniero, sottomesso ai miei contratti, e ai managers che mi minacciavano come un bambino di venticinque anni. Non potevo scrivere la mia musica, pianificare i tours, o prendere importanti decisioni nella mia vita, figuriamoci per la mia carriera. Merda, non potevo nemmeno mettere piede fuori dalla porta senza essere controllato da uno dei miei P.R. L’unica cosa che potevo controllare, era quanto potessi sballarmi, quindi ce la mettevo tutta. Per quanto mi riguardava, il fatto che potessi avere il controllo sul mio corpo era ciò che mi aveva trattenuto dall’annegare in una piscina. O forse mi stava spingendo ancora più a fondo, non lo sapevo più cazzo. La merdosa verità era che anche se avessi voluto fuggire dalla gloria, la mia faccia era ovunque, riviste, televisione, nei cessi. Non potevo andare da nessuna parte senza essere seguito da giornalisti o fans. Diavolo, avevo bisogno di guardie del corpo per prendere un milk-shake dal fottuto McDonalds. Poi c’erano gli stalker ossessionati e folli che giuravano di amarmi, convinti che fossimo anime gemelle. O i fanatici che volevano semplicemente distruggermi. Perché?
Io ero Ransom, un’icona, l’epitome del peccato e della dissolutezza per gli altri, ma in realtà ero solo un pupazzo attaccato a dei fili e nessuna favola in vista.
Capitolo Uno
Tiffany
Tiff!
urlò Sinclair. Sei pronta? Faremo tardi!
Le mie mani tremavano mentre guardavo inconsciamente la mia immagine riflessa allo specchio, cercando di non vomitare. Nel giro di sole due ore avrei passato dall’essere frastornata a uno stato di puro terrore. Non ero nemmeno abbastanza pazza da credere che sarebbe andata meglio. Almeno non nelle prossime ore.
Puoi sempre tirarti indietro, pensai, sbattendo il piede sul pavimento nervosamente. Risparmiati questa umiliazione.
Lei bussò alla porta. Tesoro?
Sospirai e mi alzai in piedi. Oh, al diavolo, non posso deludere Sinclair.
Sono pronta,
dissi aprendo la porta.
Sei bellissima,
disse facendo un passo indietro e annuendo.
Grazie,
risposi avvicinandomi a Felix, che mi guardò con disprezzo. Strinsi gli occhi e ricambiai il suo sguardo. Sei carino, ma non pensare che abbia dimenticato che è tutto un travestimento.
Suppongo che lui debba ‘andare’,
disse Sinclair, sorridendo divertita al suo gatto.
Felix.
Era l’unico gatto che conoscessi a usare il bagno e che non sopportasse che gli altri utilizzassero il suo. Sinclair era riuscita a insegnarglielo quando era un gattino, e avevo commesso l’errore di scontrarmi contro di lui qualche mese fa. Brontolò verso di me e pisciò sulla mia borsa firmata, il suo messaggio era chiaro. Sebbene non volessi altro che gettarlo dal balcone, cercai di mantenere la calma, il che era positivo, perché il giorno dopo, Sinclair rimpiazzò la borsa da trecento dollari per cui avevo risparmiato.
Felix si strusciò contro Sinclair e si mosse come un principino fino al bagno.
Alzai gli occhi al cielo.
Mi piace come sei vestita,
disse annuendo in segno di approvazione. Adesso sembri un incrocio tra una cantante country e una rockstar.
Dici?
chiesi mordendomi il labbro inferiore.
Cazzo sì, lo penso. Anche tu dovresti,
disse aggiustando uno dei miei ricci. Credimi, sembri già una star.
Io pensavo somigliassi più a una Barbie Cowgirl, ma lo tenni per me. Sinclair aveva passato ore ad arricciare i miei biondi capelli e applicare il mio makeup con precisione. Con mani tremanti, non sarei riuscita a combinare niente, se non fosse stato per lei. Beh, grazie per il tuo aiuto,
risposi. Vorrei soltanto non essere così dannatamente nervosa.
Perché? Ragazza, sei bellissima, sexy, e pronta a conquistare il mondo.
Feci una risatina. Beh, le apparenze ingannano.
Sì, ma la tua voce no. Non appena aprirai la bocca e comincerai a cantare rimarranno estasiati.
E se sono troppo nervosa per cantare?
Toccò la mia spalla. Non lo sarai. Rilassati, Tiffany. Stai benissimo e la tua voce è fantastica.
Inclinò la testa e annuì. Infatti, sembri la ragazza della porta accanto. I giudici ti adoreranno.
Dopo aver setacciato il mio armadio, scelsi una minigonna jeans, una maglia bianca e una camicetta blu, completando il look con stivali da cowgirl.
Sinclair strinse la catenina al collo. Sono sicura che ti porterà fortuna.
Allungai la mano e toccai il ciondolo di mia madre. Me lo aveva dato in ospedale, tre anni fa, prima di morire di cancro al seno. Dentro c’era la foto dei miei bellissimi genitori il giorno delle loro nozze. Sfortunatamente, cinque anni dopo il matrimonio, mio padre era stato ucciso da un uomo ubriaco alla guida. Da ciò che mia madre mi aveva spiegato, stava facendo jogging un sabato mattina, all’epoca avevo tre anni, quando qualcuno lo aveva colpito, lasciando mia madre vedova all’età di ventotto. Fortunatamente per me, mia madre era uscita dalla depressione, determinata a farmi crescere in un ambiente pieno di amore.
E ci era riuscita.
Mi aveva cresciuto da sola, mentre frequentava l’università e lavorava in un negozio durante i fine settimana. Alla fine, si era laureata e aveva iniziato a insegnare storia al liceo, cosa che adorava. Poi, dopo il mio diploma e una volta iniziata la scuola per estetista, si ammalò di cancro e morì poco dopo. Ma non si lamentò mai. Nemmeno durante la chemio. Infatti, da quello che ricordavo, era sempre stata una persona allegra, mi aveva sempre messo al centro della sua vita. Volevo soltanto che fosse qui per calmarmi.
"Sei davvero così nervosa?" chiese Sinclair, prendendo una spazzola dalla borsa. La passò tra i suoi lunghi capelli ramati e la fissai. Avere l’aria di una super modella e avere un fidanzato ricco ovviamente non guastava.
Molto. Probabilmente farò solo una pessima figura e vomiterò.
Ridacchiò. Li lascerai a bocca aperta, Tiff. Guarderanno in quegli immensi occhi blu, ascolteranno la tua magnifica voce e li conquisterai. Mi piacerebbe solo poter assistere.
Sniffai. Giusto.
Si voltò verso di me e mi scosse scherzosamente le spalle. "Smettila di stare giù. Devi andare là fuori e credere che sarai tu, solamente tu la prossima ‘American Icon’. Mi fido di te."
American Icon, un reality-show-barra-competizione-canora che gira per gli Stati Uniti in cerca della sua prossima grande star. Il vincitore riceverà un contratto discografico e due milioni di dollari. Ha già lanciato la carriera di sei fortunate persone, adesso così famose e ricche da avere una propria etichetta.
Sorrisi sommessamente. Vorrei avere la tua sicurezza.
Smettila di pensarla così. So che è soltanto uno stupido cliché, ma se sei veramente così nervosa, cerca di immaginare i giudici in mutande. Sul serio.
Risi. Giusto, con la fortuna che mi ritrovo, i giudici saranno sexy e mi metterò a sbavare.
"Okay, ancora meglio. Fa finta che loro siano i tuoi amanti mentre canti e poi puoi accattivarti i loro voti seducendoli."
Aprii una bottiglia d’acqua e scossi la testa. Facile per te dirlo. Non posso credere di averti permesso di trascinarmi in tutto questo.
Quando sarai ricca e famosa, mi ringrazierai. Adesso andiamo, prima che Jesse perda la pazienza per averlo fatto aspettare.
Alzai un sopracciglio. Guida Jesse?
Ha insistito quando ha saputo la notizia. Spera di incontrare Taylor Blake.
Taylor Blake, il presentatore di American Icon, era sexy. Aveva anche la reputazione di donnaiolo. Si dice che abbia avuto più donne che gel per capelli.
Jesse sa in cosa si sta cacciando?
Chiesi, ripensando alle lunghe file di partecipanti che mostravano sempre in tv.
Già, ha detto così. Ha anche detto che sarebbe meglio di guardare la pittura asciugare. Letteralmente. Suppongo che Daniel stia dipingendo la nuova casa di Jesse, e che lui avesse bisogno di una scusa per scappare. Conosci Jesse, odia qualsiasi tipo di lavoro manuale. Ha paura di sporcarsi le mani.
Ne sono sicura. Quindi, come va tra i due piccioncini?
Bene, credo,
disse Sinclair. Anche se Jesse ha iniziato a lamentarsi per la proposta di Daniel di fare una crociera in Alaska.
Perché dovrebbe lamentarsi?
Ha detto che gli sembrava una casa di riposo, e non voleva dei vecchi attorno.
Seriamente ha detto così?
Annuì. Jesse è dolce, ma anche molto vanitoso.
Beh, di sicuro è bello, quindi lo capisco.
Lo so, ma non è semplice da sopportare per Daniel. Comunque, sei pronta?
Chiese, prendendo le chiavi che erano sul tavolino.
No...
Deglutii il nodo che avevo in gola. Suppongo.
Afferrò la mia mano e mi condusse verso la porta. Rilassati. Sarà divertente.
Mi fermai bruscamente. Aspetta.
I suoi occhi verdi divennero due fessure sottili. Che c’è?
Io...io non so se posso farlo,
protestai con voce stridula.
Sì che puoi.
Scossi la testa con vemenza. No, seriamente, vomiterò se lo faccio.
Mi fissò preoccupata. Non osare, rovinerai il trucco.
Mi allontanai. Io...non posso farlo Sinclair. Mi dispiace di averti fatto perdere tempo.
Alzò un dito. Puoi farlo e sai perché?
Aprii la bocca per protestare ma lei continuò.
Perché Dio ti ha dato la voce per una ragione. Per quanto mi riguarda, è un dono, uno di quelli che deve essere condiviso con il mondo. Adesso, andrai di fronte ai giudici a testa alta. Poi aprirai la bocca e li lascerai sconvolti. Te lo giuro, è il tuo destino, il tuo momento per brillare. Posso sentirlo. Adesso andiamo tesoro, perché non ti lascerò sfuggire questa occasione. Potrebbe non capitarti mai più.
Arrossii. Lo credi davvero?
Naturalmente, e non so in che altro modo fartelo capire.
Non devi fare altro,
risposi stringendo la mia borsa. Facciamolo prima che cambi idea.
Bene. Um, comunque,
sorrise. Ho sentito dire che Ransom sarà uno dei giudici, voglio un suo autografo.
Mi si asciugò la bocca. Ransom?
Sì. Ho detto a mia nipote che me lo sarei procurato. Ama quel tipo.
Ransom?
ripetei ancora incredula.
Lei annuì. Sì, non è grandioso? È uno dei vincitori di Icon. Inoltre, viene dalla California. Uno di noi.
No. Non è così grandioso,
dissi posando la borsa.
Perché?
Perché,
risposi. Ero molto amica di sua sorella, e diciamo solamente che lui è un perfetto idiota. Non vincerò mai se Ransom è uno dei giudici.
Rimase a bocca aperta. "Tu conosci davvero Ransom?"
Sfortunatamente,
dissi, ricordando il modo in cui mi prendeva in giro chiamandomi Tiffy Taffy
o semplicemente Taffy
. Di solito ci perseguitava con le pistole ad acqua, e ci terrorizzava la notte durante i pigiama party.
Wow,
disse, scuotendo la testa incredula. Sei una ragazza fortunata.
Grugnii. Credimi, la fortuna non c’entra niente. Comunque, sono sicura ci sarà una regola sul fatto che sia scorretto conoscere uno dei giudici.
Quando l’hai visto l’ultima volta?
Alzai le spalle. Quando avevo quattordici anni credo.
Quattordici?
Sventolò le mani. Oh al diavolo, probabilmente nemmeno si ricorda di te.
Se ne ricorderà, credimi,
dissi, ripensando all’ultima volta in cui ci eravamo visti. Mi ero resa ridicola, e il pensiero di doverlo affrontare di nuovo mi faceva stare più male della gara.
Non eravate amici, giusto?
Giusto.
Allora, chi se ne frega se vi conoscevate. Non eravate amici, e nessuno deve sapere che eri amica di sua sorella. Inoltre, ha incontrato così tante persone nella sua carriera, potrebbe anche non riconoscerti.
Speriamo.
Wow. Non riesco ancora a credere che conoscevi Ransom,
disse Sinclair, ridacchiando. Quanto possibilità ci sono?
Che stavate dicendo su Ransom?
chiese Jesse, attraversando la porta. E perché state perdendo tutto questo tempo? Questo calore mi sta rovinando i capelli.
Sinclair andò verso di lui per aggiustargli la piega. Stavamo per uscire,
disse. Sapevi che Tiffany conosceva Ransom da piccola?
Spalancò gli occhi. Mi prendi in giro? Conoscevi Ransom?
Scrollai le