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Amore senza riserve: Harmony Destiny
Amore senza riserve: Harmony Destiny
Amore senza riserve: Harmony Destiny
E-book149 pagine2 ore

Amore senza riserve: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Chiudere con il passato: per Annie Wainright questa rappresentava la sfida più importante. Per riuscirci, aveva deciso di mettere al servizio della riserva indiana di Wind River la propria esperienza di psicologa. Non immaginava però che avrebbe dovuto fare i conti con i pregiudizi della comunità e con l'ostilità di John Lonebear, moderno paladino dei diritti della sua gente. E soprattutto che la sensualità selvaggia di quell'uomo avrebbe risvegliato le sue paure più profonde...

LinguaItaliano
Data di uscita10 nov 2015
ISBN9788858941232
Amore senza riserve: Harmony Destiny
Autore

Cathleen Galitz

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Amore senza riserve - Cathleen Galitz

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Warrior In Her Bed

    Silhouette Desire

    © 2003 Cathleen Galitz

    Traduzione di Olimpia Medici

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-123-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Era molto più bella di quanto John Lonebear si aspettasse. Non che ci volesse molto, visto che nella sua immaginazione la perfida signorina Anne Wainright aveva come minimo un paio di corna e una coda. A dire la verità, era un’idea che si basava più sulle esperienze passate di Johnny che sui racconti della sua nipotina a proposito della nuova insegnante. Quando era in seconda elementare la maestra lo picchiava sulle dita ogni volta che si comportava male, il che in effetti capitava abbastanza spesso. Però doveva riconoscere che, a prima vista, la graziosa signorina Wainright non sembrava avere nulla a che fare con quella vecchia megera della signora Applebee.

    Ma Johnny non si sarebbe lasciato abbindolare dall’indubbio talento e dal sorriso cordiale di quella giovane donna, a differenza della sua influenzabile nipotina Crimson Dawn. La madre della bambina era convinta che tutti gli estranei fossero dei delinquenti. E, secondo lei, quelli che sembravano più ben disposti erano i peggiori in assoluto.

    Johnny era meno radicale della sorella maggiore. Aveva imparato la tolleranza sul campo di battaglia, dove troppo spesso il nemico che si era trovato di fronte aveva cercato di provare con le armi la superiorità di una religione, di una cultura o di una razza.

    Sapeva che era molto più difficile sconfiggere i fanatici che i mercenari. E temeva che in un’aula scolastica una fanatica fosse potenzialmente molto più pericolosa che al fronte.

    Se la signorina Wainright si fosse dimostrata l’estremista convinta che riteneva sua sorella, gli sarebbe toccato affrontare un nemico più insidioso di quelli che aveva incontrato in battaglia. Almeno così gli aveva detto Ester.

    Dopo averlo rimproverato aspramente per avere permesso a quella donna di intrufolarsi nella scuola, gli aveva ingiunto di andare a controllare di persona l’operato di quel demonio in gonnella.

    «Non sono io che assumo le maestre» le aveva spiegato Johnny. «Faccio solo del mio meglio per mandare avanti la baracca.»

    Mentre osservava quel volto sottile incorniciato da setosi capelli biondi, che contrastavano con quelli neri degli studenti, Johnny dovette ammettere che la nuova insegnante non sembrava particolarmente diabolica. Anzi gli costò un certo sforzo distogliere l’attenzione dai suoi capelli e concentrarsi sul motivo per cui era venuto.

    Come se gli avesse letto nel pensiero, Anne sollevò lo sguardo dal pezzo di vetro rosso che stava tagliando e lo fissò dritto negli occhi.

    «Si vuole unire a noi?» gli chiese.

    Il tono non era apertamente ostile. Anzi Johnny fu stupito dalla sua gentilezza. Quella voce così femminile lo toccò nel profondo, anche se nei suoi occhi lesse una sfida aperta e orgogliosa.

    Quei raggi laser di un blu intenso, puntati dritti su di lui, non avevano nulla di amichevole. Johnny era sicuro che potessero tagliare un uomo in due, proprio come un pezzo di vetro. D’improvviso gli sembrò di essere tornato alle elementari e provò l’impulso di ricorrere a quella sfacciataggine che lo aveva fatto finire così spesso nell’ufficio del direttore. La esaminò da capo a piedi con i suoi occhi scuri e le rivolse un sorriso che non lasciava il minimo dubbio sul suo apprezzamento.

    «No, grazie» rispose, appoggiandosi allo stipite della porta con le braccia conserte e un sorriso ironico sulle labbra. «Da qui vedo tutto quello che mi interessa.»

    «Come vuole» replicò lei, infilandosi un paio di occhiali di protezione e rimettendosi al lavoro.

    Se non fosse stato per il rossore che le aveva ricoperto le guance, Johnny avrebbe creduto che la sua presenza non le avesse fatto il minimo effetto. Era un osso duro. Dovette riconoscere l’abilità con cui aveva schivato lo scontro, continuando a comportarsi come se lui non ci fosse.

    Quando riuscì a tagliare il vetro in due seguendo il tracciato disegnato, gli alunni proruppero in un Ohhh! di ammirazione.

    Ricordando le direttive della sorella, e cioè di impedire alla maestra di distruggere il suo rapporto con la figlia, Johnny aggiunse sarcasticamente una seconda sillaba al coro ammirato della classe.

    «Ahhh» mormorò a voce abbastanza alta perché tutti potessero sentire.

    Crimson Dawn gli lanciò un’occhiataccia e borbottò: «Zio...».

    La maestra si tirò su gli occhiali e guardò il seccatore con un sorriso. «Non è poi così entusiasmante, ma sono contenta di avere la sua approvazione. Deve tornare domani quando inizieremo l’appassionante processo di levigatura degli spigoli.»

    Johnny si accorse che il suo sorriso era teso e non si trasmetteva agli occhi, che lo bersagliavano di lampi irritati. Se non fosse andato là proprio per attaccare briga sarebbe stato tentato di infilare a sua volta un paio di occhiali protettivi. Si chiese se quella battuta non contenesse un’allusione personale e subito si fece più serio. Tutte le donne a cui era stato legato avevano finito per scoprire che i suoi spigoli erano troppo aguzzi per poter essere smussati.

    «È tutto per oggi, ragazzi. Riponete pure il materiale.»

    Mentre gli allievi si affrettavano a eseguire l’ordine, la signorina Wainright si tolse gli occhiali. Con una certa sorpresa, Johnny si scoprì a desiderare che si sciogliesse anche i capelli. Quell’assurda coda di cavallo dall’aria così austera non le rendeva giustizia. Chissà come sarebbe stata bene con i capelli liberi di ricaderle sulle spalle. Probabilmente avrebbe dimostrato tutti i suoi ventisette o ventotto anni, mentre così sembrava una ragazzina. Si rendeva conto di essere indiscreto, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da lei.

    «Perché non mi presenti tuo zio?» la sentì chiedere a Crimson Dawn.

    La ragazza si scostò la frangia che le copriva gli occhi con un sospiro esasperato. Johnny sorrise senza batter ciglio. Non era la prima volta che metteva a disagio quella testarda di sua nipote, la più simile a lui di tutta la famiglia.

    Crimson Dawn obbedì di malavoglia e condusse la maestra verso la porta a cui Johnny si appoggiava con fare insolente, la gamba piegata e uno stivale contro lo stipite. Le braccia incrociate ostinatamente sul petto facevano pensare che non avesse nessuna intenzione di stringere la mano alla nuova arrivata.

    «Questo è mio zio Johnny...»

    «John» la corresse lui. «John Lonebear.»

    Lonebear come orso solitario, si disse Annie. Forse lupo solitario sarebbe stato più adatto.

    Alto quasi un metro e novanta, John aveva spalle possenti, un volto spigoloso e la pelle color del rame. Il taglio militare dei capelli non nascondeva la sua origine indiana, più di quanto i jeans e la camicia da cowboy dissimulassero il suo fisico scolpito e duro come la roccia.

    Annie si chiese distrattamente come sarebbe stato con quei fitti capelli neri più lunghi e acconciati da capo indiano, come nei vecchi film western. Un guerriero così fiero sarebbe stato senz’altro il terrore di tutti gli altri attori, perché avrebbe incantato il pubblico a ogni sua comparsa. Il lampo rapace che colse in quegli impenetrabili occhi neri la fece esitare nel tendergli la mano.

    Aveva la spiacevole sensazione che avrebbe potuto strappargliela via.

    «Sono felice di conoscerla» riuscì comunque a dire. Poi trattenne il respiro e gli tese coraggiosamente la mano.

    Lui ci mise un bel po’ a sciogliere le braccia conserte, ma alla fine le strinse la mano. A quel semplice contatto Annie avvertì una scossa devastante, una reazione puramente fisica che le fece rizzare i peli delle braccia. Non sapeva quasi nulla della cultura indiana, ma si chiese subito se quell’uomo misterioso non fosse uno sciamano o uno stregone.

    John Lonebear doveva avere una sorta di potere misterioso perché aveva subito evocato in lei l’immagine di un animale mitico, metà uomo e metà lupo che dominava le terre selvagge e il suo branco. Una creatura così avrebbe fatto di tutto per difendere il proprio territorio.

    Annie si affrettò a ritirare la mano e a far sparire il suo sorriso incerto. Sperando che non si fosse accorto che stava tremando, evitò di strofinarsi le braccia per far scomparire la pelle d’oca. Meglio non attirare la sua attenzione su quella reazione involontaria.

    «Cosa posso fare per lei, signor Lonebear?» gli chiese senza esitare.

    Puoi sparire dalla vita di mia nipote e dalla mia scuola e correre via da qui il più veloce possibile, fu tentato di rispondere Johnny. Puoi mettere in valigia le tue idee cittadine e quel tuo profumo seducente e andartene dalla riserva, prima di venire inghiottita da un lupo cattivo, troppo affamato per farsi scappare un bocconcino così allettante. E, dal momento che me lo chiedi, quel che mi piacerebbe fare sarebbe baciarti fino a toglierti il respiro.

    Johnny non sapeva come gli fosse venuta quell’idea. Sapeva solo che il brivido così evidente che aveva percorso quella donna si era trasmesso al suo corpo in qualche modo misterioso. I vecchi avrebbero detto che si trattava senza dubbio di un segno da prendere in considerazione.

    Un presagio che non poteva essere ignorato.

    Più probabilmente un avvertimento del cielo, si disse Johnny. Senz’altro quella donna era piena di pregiudizi verso gli indiani, ed era grazie alla gente come lei che era diventato così diffidente. Il suo sorriso si trasformò in un ghigno amaro. Si scostò dalla porta e fece un passo verso di lei.

    «Quel che può fare per me, signorina Wainright» le rispose, strascicando volutamente le parole, «è attenersi al suo compito di insegnare la pittura su vetro e smetterla di ficcare il suo grazioso nasino nelle vite private degli studenti.»

    Se le avesse dato uno schiaffo in piena faccia non sarebbe sembrata più stupita.

    «Diamoci del tu, per favore» propose Annie, cercando di portare la conversazione su un piano più personale prima di affrontare il problema.

    «Da queste parti preferiamo conservare l’abitudine di dare del lei agli

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