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Per l'onore della lady
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E-book240 pagine5 ore

Per l'onore della lady

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Info su questo ebook

Inghilterra, 1816 - Due anni prima l'indipendente e avventata Lady Joan Morland aveva rischiato di macchiare per sempre la sua reputazione a causa di Drew Rockleigh. Ma lui, a dispetto delle sue incerte origini e della precaria condizione economica che lo costringe a combattere incontri di pugilato clandestini, si era dimostrato un uomo d'onore salvaguardando la donna senza volere nulla in cambio. Ora, dopo la scoperta da parte di Joan che lui in realtà ha perso tutto a causa di un meschino imbroglio, la situazione si ripete perché la fanciulla, pur di aiutarlo, decide di incontralo da sola in una zona malfamata. A questo punto nessuno può evitarle uno scandalo. L'unica soluzione per sedare le diffamanti voci è calcare la navata della chiesa al fianco del seducente gentiluomo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 lug 2017
ISBN9788858967997
Per l'onore della lady
Autore

Mary Brendan

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Per l'onore della lady - Mary Brendan

    successivo.

    1

    «Portaci via all'istante da questo luogo infernale, stupido di un ragazzo!»

    «Calmati, zia. E ti prego, non gridare a Pip. Se lo spaventi, potrebbe ribaltare la carrozza, o calpestare qualcuno sotto gli zoccoli.»

    «Vorrei che i cavalli calpestassero questi dannati selvaggi!» strillò Dorothea.

    «Shh!» Joan si portò un dito tremante alle labbra. «Che ne sarà di noi, se li facciamo infuriare?»

    Lady Joan Morland tentava di tenere a bada la paura e al tempo stesso di calmare la sua accompagnatrice. Sapeva di essere responsabile di quella terribile situazione, ma era rimasta sconvolta e adirata dalla durezza del commento della zia. Fino a poco tempo prima lei stessa si era trovata nella stessa stanza con i figli di quella gente, e per niente al mondo avrebbe voluto renderli deliberatamente orfani.

    Aveva deciso di visitare la scuola in un quartiere povero della capitale per dare una mano al suo amico, il reverendo Walters, nell'insegnamento in canonica. Era colpa sua, dunque, se il giovane cocchiere aveva imboccato la strada sbagliata, addentrandosi in quel sobborgo malfamato. Pip era ancora un apprendista e gli era concesso guidare solo le carrozze più piccole, ma quella calamità aveva appena dimostrato che non possedeva l'esperienza necessaria ad affrontare gli imprevisti di Londra. Il giovanotto si era appena infilato nel bel mezzo di una folla che assisteva a un combattimento di strada e naturalmente la carrozza blasonata e i cavalli che la trainavano avevano attirato l'interesse di quella masnada.

    «Pussa via, vile creatura!» Dorothea scacciò con il fazzoletto un monello intraprendente che si era aggrappato alla carrozza e che le tendeva la mano dal finestrino, il palmo spalancato verso di lei.

    «Datemi qualcosa, signora, o vi strapperò quei gingilli dal petto!» Il ragazzino sfoderò il suo sorriso migliore mentre con le dita sporche imitava le zampette di un ragno.

    Con un gemito allarmato Dorothea si portò una mano alla spilla di perle appuntata al mantello.

    «Ecco, tieni queste e va' via.» Joan tese qualche monetina al monello, che le afferrò svelto prima di balzare a terra per mostrare inorgoglito agli amici il suo tesoro. E soltanto allora Joan si rese conto dell'errore che aveva commesso, perché in capo a pochi istanti la carrozza venne presa d'assalto da una miriade di ragazzini sporchi e maleodoranti a caccia di qualche monetina.

    Rabbrividendo, Dorothea abbracciò la nipote. «Ci uccideranno!» gemette in tono isterico prima di perdere i sensi.

    Joan ebbe un tuffo al cuore. Per quanto non sopportasse i vaneggiamenti della zia, avrebbe preferito che fosse rimasta cosciente. Ora, invece, era costretta a restarle accanto, rinunciando così a ogni possibilità di fuga. «Pip!» gridò per sovrastare il frastuono della folla. «Mi senti? Stai bene?»

    «Siamo bloccati, madam. Intrappolati senza via... di scampo» si lamentò il giovanotto con la voce rotta, segno che era sul punto di scoppiare in lacrime.

    Un volto si affacciò in quel momento al finestrino. Era un uomo male in arnese, certamente molto più giovane di quanto suggerisse il suo aspetto, e fissava Joan con cupidigia, leccandosi le labbra. «Scommetto che il tuo paparino sarà pronto a pagare una bella sommetta, per riaverti indietro» borbottò sghignazzando. «Sei proprio un bel bocconcino, tu» aggiunse strizzandole l'occhio.

    «Sua Altezza non varrà un cicca, se prima te la sbatti» risuonò in quel momento una rauca voce femminile alle sue spalle.

    All'improvviso il volto dell'uomo scomparve, strattonato via dal finestrino, e qualcuno spalancò la portiera dall'esterno.

    Joan si rintanò nel cantuccio più remoto della carrozza, soffocata dal terrore, ma pronta a sollevare i pugni per resistere al suo aggressore, quando una profonda, colta voce maschile risuonò nel vano della portiera. «Cosa diavolo pensate di fare, qui, piccola stupida?»

    Un profondo rossore le imporporò le guance alla vista dell'uomo che si era affacciato alla carrozza. Era a torso nudo, il petto muscoloso e le spalle possenti luccicanti di sudore, così come erano sudati i capelli brizzolati che gli si appiccicavano alla fronte e alle guance abbronzate. Doveva essere uno dei combattenti, rifletté. Comunque le sembrava un volto familiare, anche se non riusciva a spiegarsi come fosse possibile. La sorpresa l'aveva fatta ammutolire, tanto da impedirle perfino di chiedere al nuovo venuto come si chiamasse. E poi, all'improvviso come era arrivato, l'uomo scomparve.

    Joan, però, lo sentì urlare ordini ingiuriosi verso la folla che la circondava, finché, con uno scossone, la carrozza non si rimise in moto.

    Fu questione di istanti, e finalmente il veicolo si sottrasse all'aggressione avida della folla. A quel punto Joan incominciò a schiaffeggiare leggermente il volto della zia, tentando di farle riprendere i sensi, e quando quelle manovre non sortirono alcun risultato, prese la boccetta dei sali e gliel'agitò sotto il naso. La donna, però, continuò a restare inerte.

    «Complimenti, Pip!» gridò, per farsi sentire dal cocchiere. «Hai fatto davvero un buon lavoro!»

    Il sollievo le dava alla testa. Si avvicinò al finestrino per guardare fuori. Erano uscite finalmente da quel quartiere malfamato. La gente per strada si affaccendava alle proprie occupazioni, muovendosi tra cottage eleganti e dall'aspetto curato.

    «Farò sapere a mio padre con quale eccellenza stai imparando il mestiere, Pip...»

    Ovviamente senza rivelargli i dettagli di quanto è accaduto. Se il Duca di Thornley avesse scoperto quali rischi aveva corso la figlia, quel pomeriggio, l'avrebbe messa sotto chiave fino al Natale successivo! Joan sapeva che sarebbe stato difficile convincere la zia a tenere la bocca chiusa. Dorothea era la peggior chiacchierona del mondo ed era abituata a riferire al fratello ogni più piccolo errore della nipote.

    Si sporse dal finestrino. «In che quartiere ci troviamo, Pip?» domandò al cocchiere. «Siamo al sicuro?»

    «A Cheapside. E ora mettetevi seduta tranquilla e chiudete il becco» ruggì una profonda voce baritonale molto diversa da quella di Pip.

    Joan si ritrasse di scatto, lasciando cadere la boccetta dei sali, poi però si sporse di nuovo fuori del finestrino, ma non riuscì a vedere altro che una lunga gamba robusta avvolta nei pantaloni e un braccio muscoloso che terminava con forti dita graffiate che stringevano le redini. «Fermate subito la carrozza» ordinò allo sconosciuto. «Chiunque voi siate, fermatevi all'istante. Non vi ho dato il permesso di guidare la carrozza di mio padre!»

    Lui obbedì all'ordine con tale alacrità che Joan venne sbalzata dal sedile e cadde in ginocchio per terra, e ci mancò poco che zia Dorothea non le franasse addosso.

    Si stava rialzando quando la portiera si spalancò e una figura atletica balzò a bordo e prese posto sul sedile nello stesso istante in cui anche lei si rimetteva a sedersi.

    Joan lo fissò allarmata, vagamente consapevole dei borbottii incoerenti che risuonavano sulle labbra della zia. Sapeva che Dorothea stava riprendendo i sensi, ma senza dubbio sarebbe svenuta di nuovo alla vista del mascalzone scarmigliato seduto di fronte a lei, anche se adesso l'uomo in questione si era coperto il petto, indossando una camicia.

    E in realtà non aveva affatto l'aria del mascalzone, Joan ne aveva l'assoluta certezza. Certo, indossava abiti che avevano visto giorni migliori, ma sembravano di buona qualità. La camicia, per quanto macchiata, era di buona fattura, e le gambe muscolose erano avvolte da calzoni che, sebbene coperti di fango, erano fatti di pelle di daino.

    La sua prolungata ispezione parve divertire lo sconosciuto, che sollevò un braccio per asciugarsi con la manica il sangue che gli copriva la guancia. «Ebbene?» la esortò, sarcastico, quasi volesse sollecitare il suo verdetto.

    «Ebbene, cosa?» bisbigliò Joan, mascherando un sussulto quando si rese conto dell'identità dell'uomo a cui si era rivolta. «Mi state forse chiedendo se sono disgustata dall'individuo in cui sembrate esservi trasformato, Mr. Rockleigh? Perché, se la domanda è questa, la mia risposta è

    «Dunque vi ricordate di me. Ne sono lusingato.»

    «Non ne avete motivo» ribatté lei con asprezza. «Niente, in voi, mi compiace. E adesso scendete dalla mia carrozza e lasciateci proseguire verso casa.»

    «Nessun ringraziamento da parte vostra, milady? Nessuna offerta di ricompensa per il servigio che vi ho appena reso?» la stuzzicò lui. «L'ultima occasione in cui vi ho salvata da voi stessa, almeno avete avuto la grazia di scusarvi per il disturbo che mi avevate arrecato.»

    «Non vi avevo chiesto di salvarmi, allora, né l'ho fatto adesso» sbottò lei.

    «Preferite dunque che vi riporti a Ratcliffe Highway?» suggerì lui protendendosi verso la portiera per tornare a cassetta e mettere in atto quella minaccia.

    Joan lo afferrò per un braccio. «Non oserete!» Poi ritrasse di scatto la mano, quasi che toccandolo si fosse scottata, anche se il calore che si sprigionava dalla pelle sudata di lui non le era parso affatto sgradevole. I muscoli che aveva afferrato, però, si erano fatti di marmo non appena li aveva sfiorati. Joan sapeva che non sarebbe stata in grado di fermarlo, se lui avesse deciso di appropriarsi della carrozza, o di far loro del male. «Andatevene, per cortesia, prima che mia zia si svegli e vi veda.»

    Rockleigh adocchiò la matrona che giaceva a occhi chiusi sul sedile. «Lo farò non appena mi avrete spiegato cosa ci faceva la figlia di un duca nei bassifondi di Wapping.»

    «Mi sembra evidente. Ci siamo persi.»

    «Dunque vostro padre si è ridotto al punto di dover assumere cocchieri così incompetenti, per guidare le sue carrozze?»

    «Certo che no!» protestò vibratamente Joan. «Pip è giovane, ma sa il fatto suo, anche se non posso negare che oggi abbia incontrato qualche difficoltà.»

    «Ah! Chissà perché, mi ero fatto l'idea che aveste evitato di servirvi di un cocchiere più esperto per lasciare il duca all'oscuro della vostra passeggiata.» Rockleigh adocchiò incuriosito l'interno della carrozza. «Non è male, anche se immagino che il Duca di Thornley possegga molti mezzi migliori di questo, per sua figlia. Forse avete qualche anno di più, milady, ma di sicuro non avete guadagnato in saggezza.» Un lampo divertito balenò nei suoi occhi, che avevano il colore dell'ambra.

    «Questo è un commento che potrei facilmente indirizzare anche a voi, signore, se volessi proseguire questa conversazione.» Joan era arrossita violentemente all'astuta interpretazione degli eventi suggerita da Rockleigh. Quel giorno aveva deciso di mettere Pip alla guida della carrozza perché sapeva che nessuno avrebbe notato la sua assenza. «Ricordo che un tempo avevate buoni contatti e che eravate amico di mio cognato. Sembra che le cose siano cambiate, tuttavia.»

    «Non ho interrotto i rapporti con Luke Wolfson.»

    «Immagino sia lui a evitare la vostra compagnia, allora.»

    «Sono io che evito la sua.»

    «Oh, non mi sorprende che vi vergogniate di voi stesso.»

    «Non mi vergogno affatto di me stesso. Faccio un lavoro onesto per una paga onesta.»

    «Fate a pugni per strada come un delinquente qualunque!» esclamò Joan. Fiona le aveva raccontato che Drew Rockleigh aveva subito un rovescio di fortuna, ma lei non aveva fatto troppo caso ai commenti della sorellastra. Adesso, però, si rese conto che forse Fiona ignorava fino a che punto fosse caduto in basso l'amico di suo marito.

    «Fare a botte e piazzare scommesse è ciò che faccio per guadagnarmi da vivere. E voi che scusa avete, per esservi spinta in questo luogo squallido, milady? Eravate forse a caccia di novità e avete trovato più di quanto vi aspettaste?»

    «Certo che no! Davo una mano a un amico che insegna a leggere a quei bambini...» Joan zittì di colpo, furiosa per aver provato la necessità di spiegarsi.

    Un grido penetrante la fece sobbalzare. La zia aveva ripreso i sensi.

    Senza un'altra parola, ma rivolgendole uno sguardo penetrante che la fece fremere, Rockleigh balzò a terra. In capo a pochi istanti, Joan lo sentì parlare a voce bassa a Pip.

    «Chi era quel tizio?» sussultò Dorothea premendosi una mano sul petto.

    «Ci ha... ci ha reso un servigio aiutandoci a uscire da quei bassifondi» le spiegò in fretta Joan strofinandole le mani per aiutarla a riprendersi.

    La zia si lasciò ricadere sul sedile. «Tuo padre andrà su tutte le furie quando scoprirà cos'hai combinato questo pomeriggio.»

    «Non è necessario che ne venga informato. Dopotutto è finita bene, e nessuno di noi si è fatto male.»

    «Solo per una fortunata coincidenza!» sbottò Dorothea. «E come si chiama, il nostro buon samaritano? Di certo tuo padre vorrà saperlo, per ricompensarlo.»

    «Io... io... non si è presentato» mentì Joan a disagio, lieta che la zia non avesse riconosciuto in quel pugile da strada l'uomo che, fino a non molto tempo prima, era stato un frequentatore dei salotti londinesi.

    Un tempo Rockleigh aveva posseduto una casa a Mayfair e un cottage nella zona occidentale del paese, nei pressi della residenza di famiglia. Si era intrattenuto con la crema della società, anche se di rado si era accontentato di intrattenimenti tranquilli, lasciando a bocca asciutta ben più di una nobildonna desiderosa di invitarlo come scapolo papabile al ballo di debutto della propria figliola.

    Una volta, però, durante una rappresentazione operistica a cui aveva partecipato insieme al padre e alla matrigna, Joan lo aveva visto nel palco di fronte al loro in compagnia di una donna. Il padre aveva finto di non conoscere la dama in questione e Joan aveva capito che doveva trattarsi dell'amante di Rockleigh.

    Era trascorso un anno, da allora, e probabilmente nel frattempo Drew Rockleigh aveva perso un bel po' di denaro.

    Mentre la carrozza si rimetteva in moto a passo lento, Joan osservò il marciapiede alla ricerca di una figura alta e imponente dai capelli biondi, ma non ne trovò traccia. Probabilmente Rockleigh era tornato in quel crogiolo di indigenza, come se tutta quell'esperienza non fosse stata altro che un brutto incubo.

    Lei, però, sapeva fino troppo bene che si era trattato di un'esperienza reale. Il suo desiderio di aiutare il reverendo Walters a insegnare a leggere e a scrivere ai bambini della canonica avrebbe avuto molte ripercussioni, e purtroppo non tutte positive.

    2

    Joan si massaggiò le tempie dolenti, poi rotolò sulla pancia e si coprì la testa con un cuscino nella speranza di soffocare il suono di voci adirate che risuonava di sotto.

    Stava scrivendo una lettera alla sua adorata Fiona, quando le grida del padre avevano fatto tremare l'opulenta magione di Mayfair, e a quel punto aveva abbandonato penna e calamaio e si era rannicchiata sul letto. Era ovvio che, nonostante le sue esplicite richieste, la zia aveva raccontato al Duca di Thornley della disastrosa uscita del pomeriggio.

    Scese dal letto e si infilò le scarpette. Sapeva che da un momento all'altro sarebbe stata convocata dal padre, così incominciò ad allisciarsi la gonna e a sistemarsi le ricche ciocche color castagna. Meglio affrontare la situazione e scendere al pianterreno. Il duca aveva tutte le buone ragioni per essere furibondo, ma lei non poteva permettere che a pagarne le conseguenze fossero la zia e Pip. Soprattutto Pip, visto che in qualche modo Dorothea se l'era proprio andata a cercare.

    Con un sospiro aprì la porta della sua stanza e si diresse al piano di sotto, pronta ad affrontare il padre e a subirne la punizione.

    «Ah, eccoti qui, dunque!» ruggì Sua Grazia quando la figlia entrò nello studio. «Mi hai risparmiato il fastidio di mandare un domestico a convocarti, signorina. E nell'attesa che arrivi anche Philip Rook, che a quanto pare è responsabile di avervi accompagnate in questa avventura scellerata, sentiamo qual è la tua versione dei fatti.»

    «Non c'è bisogno che Pip o zia Dorothea ti diano un resoconto dei fatti, papà» replicò Joan scoccando un'occhiata delusa in direzione della zia. «Posso riferirti io stessa l'accaduto e dirti che è stata tutta colpa mia.»

    «Molto nobile» ribatté caustico il duca prima di incenerire con lo sguardo la sorella. «E tu smettila di frignare!» la rimproverò. «Ti ho portata qui affinché facessi da chaperon a mia figlia in assenza di mia moglie, ma a quanto pare le occasioni in cui devo rimproverarti per la tua incapacità si moltiplicano di giorno in giorno.»

    «Faccio del mio meglio, Alfred caro» gemette Dorothea nascondendosi dietro il fazzoletto di pizzo. «Ho cercato di dissuadere Joan dal frequentare il vicario, le ho spiegato che non è una compagnia adeguata per una persona del suo lignaggio, al pari dei bruti con cui si accompagna.»

    «Cosa dite? Il reverendo è persona degnissima!» protestò Joan. «E il fatto che dedichi tanto tempo ai meno fortunati va a suo merito.»

    «Ti ha forse chiesto di sborsare qualcosa per finanziare le sue buone azioni?» volle sapere il padre, ben consapevole di quanto fosse appetibile sua figlia per i cacciatori di dote.

    «No, papà, non lo ha fatto» negò lei, accalorandosi. «Quella di insegnare ai bambini a leggere e a scrivere è stata una mia idea. Come si può pensare che i ceti svantaggiati migliorino la loro posizione, se neghiamo loro l'istruzione che può introdurli all'attività commerciale o a una posizione impiegatizia?»

    L'espressione del duca si addolcì. «Il tuo interesse sincero per questi vagabondi è degno di lode, Joan, ma non puoi risolvere i problemi della società correndo un rischio mortale.»

    «Perderci è stato da stupidi, lo riconosco, ma siamo arrivate a casa sane e salve» ragionò lei. «Possediamo così tanto, noi, e lo diamo sempre per scontato. È nostro dovere far qualcosa per rischiarare il futuro oscuro che attende quei bambini.»

    «Su questo non posso contraddirti, mia cara, ma ciò non cambia il fatto che se le cose fossero andate in modo diverso, a quest'ora mi sarei potuto trovare a organizzare i funerali di mia figlia, di mia sorella e di un domestico. So che eri una bambina, all'epoca dei fatti, ma il ricordo degli efferati delitti di Ratcliffe Highway è ancora nitido nella mia mente.»

    Il carattere impetuoso della figlia faceva disperare il Duca di Thornley, anche se l'ammirava per l'indipendenza e la generosità di cui dava prova. Se tuttavia ciò che gli aveva raccontato Dorothea corrispondeva al vero – e cioè se la carrozza su cui viaggiavano era stata quasi ribaltata da una folla di mendicanti violenti e minacciosi – allora non poteva sottrarsi alla responsabilità paterna di punire la figlia.

    In quel momento la porta dello studio si spalancò e il maggiordomo fece entrare Philip Rook.

    Il giovane doveva aver già assaggiato la lingua affilata di Tobias Bartlett, a giudicare dall'espressione terrorizzata con cui giunse per la prima volta in vita sua al cospetto del padrone. Era pallido come un cencio, anche se sotto lo sguardo

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