Intrigo irlandese: eLit
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Info su questo ebook
Chi ha rapito Limerick, il bellissimo stallone che Patrick Shaw ha dovuto cedere a Catherine Nelson, nuova proprietaria della fattoria di Beltene? E perché è scomparso anche Mick, il migliore amico di Patrick? Malgrado l'ostilità che li divide, Patrick e Catherine si alleano per risolvere l'intricato mistero. Nel frattempo c'è chi tenta di gettare fumo negli occhi ai due investigatori depistandoli, ma Black, gatto dal fiuto infallibile e dai poteri eccezionali, ha già trovato la soluzione e miagola in lontananza.
Serie "Black Cat Mysteries" - Vol. 3
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Anteprima del libro
Intrigo irlandese - Caroline Burnes
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
Thrice Familiar
Harlequin Intrigue
© 1993 Carolyn Haines
Traduzione di Gloria Fraternale
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
© 1998 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5893-394-7
www.harlequinmondadori.it
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1
Non riesco a credere che Eleanor mi abbia abbandonato in questa scuderia così squallida: una struttura con quaranta stalle e una decina di lavoranti che si affannano tutto il giorno.
E io dovrei vivere qui. All’aperto. Mangiare in una ciotola che non viene lavata da giorni, e bere acqua piovana, se sono così fortunato da trovarne. Probabilmente si aspettano anche che dia la caccia ai topi!
Non m’importa di essere stato portato in Irlanda di nascosto, ma sento che non potrò tollerare per molto tutto questo odore di fieno, cuoio e cavalli.
Avrei potuto tranquillamente rimanere a Washington e prendere cura di me stesso. Dallo scoppio della bomba, sono sempre stato in grado di guardarmi dal mio vecchio nemico, Arnold Evans. So che sta ancora cercando di vendicarsi di Eleanor e Peter e, credetemi, non potrò mai dimenticare quell’ordigno che ha quasi ucciso Eleanor. Il problema è che neanche lei intende scordarselo e quindi non vuole dargli un’altra occasione di far del male a me o a Peter.
Ecco perché sono finito qui.
Avrebbe comunque potuto trovarmi una sistemazione migliore, invece di questa scuderia per cavalli, sull’Emerald Isle. L’incontro sui diritti umani in programma a Galway si è tramutato in un’occasione per sventare un possibile attentato nell’Irlanda del Nord. Eleanor ora è a Dublino, diretta a Belfast per cercare di prevenire l’ennesima tragedia.
E io sono stato abbandonato qui, in una gabbia in una scuderia di campagna, e il mio protettore, se così si può chiamare quell’uomo, è un’anima solitaria.
Patrick Shaw vive nella scuderia, sopra i suoi amati cavalli. L’ho osservato, e l’unico momento in cui sembra davvero felice è quando lavora con quei grossi equini. Fra loro c’è una sorta di comunicazione istantanea, soprattutto con quel grosso diavolo grigio, Limerick. Peccato che non abbia la stessa sensibilità anche con gli uomini. Per conto mio, è un po’ brusco, e ancora non capisco come mai Eleanor lo ritenga meraviglioso abbastanza da affidarmi a lui per le due settimane in cui sarà via.
Forse, se riuscissi a nitrire, potrei attirare la sua attenzione. Voglio uscire da questa gabbia. Ormai mi sono acclimatato e farei di tutto pur di uscire.
Credo che proverò a nitrire.
Stupito dallo strano lamento del gatto, Patrick si precipitò verso la gabbia. Non adorava i felini, ma aveva dato la sua parola a Eleanor e Peter che si sarebbe preso cura del loro gatto nero a cui tenevano così tanto. E lui manteneva sempre la sua parola, soprattutto con due amici come loro, che si stavano impegnando per portare la pace in Irlanda.
Patrick aprì la gabbia e prese il gatto in braccio. In quell’ultimo anno, aveva perso la speranza di pace e libertà. La fattoria, che era stata della sua famiglia per generazioni, apparteneva a qualcun altro e ora lui non era nient’altro che un responsabile. L’unico motivo per cui gli avevano concesso di rimanere, era la sua abilità nell’addestrare i cavalli. Se non avesse avuto quel tocco magico, come lo definivano, sarebbe stato sicuramente allontanato.
«Posso fidarmi di te?» sussurrò all’orecchio del gatto, mentre gli accarezzava il pelo morbido. «Eleanor sostiene che tu sia un ragazzo in gamba. Ha detto che ti saresti subito abituato all’ambiente e che avresti evitato di cacciarti nei guai. Non deluderla.» Mise Black a terra e se ne andò.
Il gatto seguì i suoi passi fino al centro della scuderia. «La signorina Nelson sarà qui a momenti» comunicò Patrick a un gruppo di stallieri. «Controllate ancora la pista. Se c’è anche un solo granello sul suolo, salterà qualche testa. Assicuratevi che la coperta di Limerick sia pulita e la sua cavezza ben oliata.»
«È una bella mole di lavoro per una donna che verrà qui, storcerà il naso, impartirà qualche ordine e se ne andrà.» L’uomo che aveva parlato aveva un accento marcato, i capelli grigi, parecchie rughe e zoppicava leggermente. «È una bancaria, non una cavallerizza. Cosa vuole saperne?»
«Neanche a me piace la situazione, Mick, ma se a Catherine Nelson fa piacere avere le coperte pulite e le cavezze oliate, allora dovremo farlo.»
«Sì, quello che potrebbe farle piacere è...»
Gli stallieri scoppiarono a ridere al commento di Mick. Per la prima volta in quel giorno, Patrick accennò un sorriso. «Basta così. Non credo che la signorina Nelson sia famosa per il suo senso dell’umorismo o per la sua predilezione per il sesso opposto.»
«E per cosa sarebbe famosa?» La voce femminile sottintendeva una nota di sarcasmo.
Patrick e gli stallieri smisero di ridere e si girarono verso la donna che si trovava sulla soglia della scuderia, con indosso degli stivali immacolati, pantaloni da cavallerizza e un giaccone scuro.
Osservò la sua figura snella e le sue gambe lunghe. Sotto la costosa giacca, intravedeva il movimento dei seni mentre respirava cercando di trattenere la sua rabbia. Aveva davvero un bel temperamento e questo era qualcosa che lui apprezzava nei suoi cavalli e nelle donne. «È famosa per impartire ordini ridicoli e per il cattivo umore» le rispose Patrick.
«Proprio come il mio stalliere capo è conosciuto per la sua arroganza e maleducazione. Invece di odiarci, signor Shaw, dovrebbe essere lieto che mio padre abbia comprato l’impresa della sua famiglia. Sarebbe stata venduta all’asta, pezzo dopo pezzo, cavallo dopo cavallo. In questo modo, almeno, la fattoria è intatta e lei ha ancora un lavoro. Che non manterrà a lungo se si ostinerà con questo atteggiamento, indipendentemente dalle sue incredibili capacità con i cavalli.» La donna uscì e fece un cenno a qualcuno, poi si girò nuovamente verso Patrick. «Portate fuori Limerick. E assicuratevi che la sua coperta sia pulita e la cavezza ben oliata» ordinò, uscendo dalla scuderia.
«È una donna di ghiaccio» commentò Mick. «Molti uomini impietrirebbero di fronte a quella Medusa.»
«Un uomo intelligente scapperebbe» aggiunse Jack, un giovane stalliere, rivolto a Patrick, che stava osservando la porta dalla quale era uscita Catherine Nelson. L’espressione sul suo volto indicava chiaramente che era ben intenzionato a lottare. «Non pensare nemmeno lontanamente di poterla battere, Patrick» gli consigliò Jack. «È un diavolo e ti ha in pugno.»
«Voi continuate a lavorare. Io porterò fuori Limerick.»
«Vuole vederlo, perché tu non l’hai fatto lavorare per una settimana» sentenziò Mick. «Ti avevo detto che ti sarebbe stata alle costole. Vogliono farlo correre la settimana prossima, indipendentemente dalle condizioni del suo ginocchio. A loro non importa di azzopparlo, tanto, al limite, se ne comprano un altro.»
«Basta così» lo rimproverò Patrick con voce dura. «Tornate a lavorare, altrimenti vi ritroverete in mezzo a una strada. È solo grazie alla generosità della signorina Nelson se abbiamo tutti ancora un lavoro. Questo è un particolare che lei ci ricorderà ogni momento.»
Ah, pare che Eleanor e Peter non saranno gli unici a dover gestire una situazione esplosiva. Catherine Nelson. Che donna. Si muove come una regina e ne ha tutto l’aspetto. Davvero un affascinante figurino in quei pantaloni da cavallerizza. Però sembra una regina di ghiaccio. È molto fredda, ma sospetto che Patrick sia invece surriscaldato. Sarà una bella lotta fra i due, qui. Ora sarà meglio che vada a controllare come se la caverà Limerick in questa battaglia. Io scommetto su Patrick.
Il grosso stallone grigio infilò il muso nella cavezza che Patrick stava reggendo. Con un movimento veloce, lo agganciò e arretrò per consentire a Limerick di uscire dalla stalla che era separata dalle altre. Lo legò nel centro della scuderia e gli sistemò la coperta verde prima che Catherine Nelson arrivasse.
«È il miglior stallone che abbia visto da anni. È uno dei motivi per cui l’abbiamo tenuto qui a Galway. Non volevamo attirare l’attenzione. Quando lo porteremo a Kildare, sabato, vogliamo cogliere tutti di sorpresa.»
Le dita di Patrick si contrassero intorno alla corda, quando vide Catherine entrare nella scuderia con un uomo alto e muscoloso, vestito anch’egli da cavallerizzo.
«Patrick, ti presento Kent Ridgeway. Kent, questo è il nostro addestratore, Patrick Shaw.»
I due uomini si squadrarono senza tendere la mano o fare alcun cenno di cortesia. Patrick lo conosceva. Si erano fronteggiati per anni, anche se non si erano mai incontrati di persona.
«Cielo, Kent!» si lagnò Catherine. «Vi comportate come due bambini. Sicuramente sai come lavora Patrick. I suoi cavalli hanno vinto tutto in Irlanda. Da quel che ne so, i suoi stalloni hanno sempre messo i tuoi in secondo piano.»
«Ora sono i tuoi» precisò Kent. «Sì, conosco il nome degli Shaw per quanto riguarda l’addestramento dei cavalli. Una volta erano eccezionali. Dimmi, Patrick, cosa vi ha fatto perdere la fattoria Beltene? Una cattiva gestione, l’attaccamento alla bottiglia o il gioco d’azzardo?»
L’uomo cercò di contenersi. «Non credo sia affar tuo, Ridgeway.»
«Kent!» lo rimproverò lei con sincero disappunto. «Patrick ha ragione! Non sono affari tuoi. Se hai intenzione di comportarti così, ti farò riaccompagnare in città.»
«Scusami, Catherine. Non mi ero reso conto di quanto fosse personale la domanda. Scusami, Patrick. Non stavo pensando.»
«Basta con le sciocchezze, ora. Voglio che Kent dia un’occhiata a questo cavallo» sentenziò Catherine, togliendo la coperta all’animale prima che Patrick potesse protestare. «Vuole sellarlo, per favore, e chiamare Timmy per cavalcarlo?»
«Non ha ricevuto il messaggio che le ho mandato, relativo alle condizione del ginocchio destro di Limerick?» le domandò lui con calma.
«Certo» rispose, controllando il ginocchio in questione. «Non mi sembra dolorante. Selli il cavallo.»
«Non è dolorante, perché l’abbiamo tenuto a riposo e l’abbiamo sottoposto all’idroterapia.» Patrick trattenne l’istinto di allontanarla dall’animale. Limerick si era infortunato perché Catherine aveva ordinato che rimanesse nella stalla. Quando gli si era presentata l’occasione per uscire, il cavallo era stato così ansioso che aveva urtato il ginocchio nel tentativo di scavalcare il cancelletto.
«Lei non lo sta curando, Patrick. Lo sta solo coccolando» commentò Catherine, alzando lo sguardo. Anche se l’espressione adirata dell’uomo l’aveva intimidita, non lo diede a vedere.
«Ha bisogno ancora di un paio di giorni di camminata e di trotto. Se lo mette in pista subito, rovinerà quanto abbiamo fatto di buono. E allora non sarà in grado di correre né sabato, né per le prossime tre settimane!»
«Sembra che il tuo dipendente ti abbia